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Elogio della stranezza di Simy
15 mar 2021
15 mar 2021
Un calciatore entrato nella sua fase post-ironica.
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Il fatto è che si parla sempre di Simy come se ci fosse qualcosa di comico, di ridicolo. Persino noi abbiamo cominciato, quattro anni fa, a parlare di lui definendolo l’attaccante più goffo della Serie A - «dire che Simy è l’attaccante più goffo della serie A è lapalissiano. È come dire che il cielo è blu, l’erba verde e i gatti migliori dei cani» – poi lo abbiamo paragonato a Cheick Diabaté perché entrambi erano appena retrocessi e fanno parte della macro-categoria degli attaccanti enormi (sempre divertente) sottolineando la mancanza di grazia di entrambi ma soprattutto di Simy - «nell’ultima stagione Simy è riuscito a scagliare verso la porta avversaria 26 tiri con i piedi ed ognuno di questi 26 tiri ha rappresentato uno sforzo disumano». Abbiamo cominciato a correggere il tiro durante le ultime due stagioni in Serie B, quando Simy ha ricevuto per due volte il premio di miglior giocatore (sia marzo che a ottobre 2019 aveva segnato cinque gol in quattro partite). Ma adesso è arrivato il momento di espiare le nostre colpe ed elogiare seriamente il talento e la stranezza di Simeon “Simy” Nwankwo.

Perché se da una parte è vero che già durante quel primo periodo, che definirei “il periodo ironico di Simy”, quando è arrivato al Crotone praticamente dal nulla (dalla seconda divisione portoghese, cioè, dove aveva comunque segnato 20 gol in una stagione), si poteva leggere un certo fascino nelle nostre parole, l’attrazione verso un giocatore che comunque conservava qualcosa di misterioso, al tempo stesso è vero che ancora oggi sembra impossibile nominarlo senza una specie di sorrisino, magari implicito, dato per scontato. Persino dopo che ha superato il record di Oba Oba Martins in una stagione di Serie A, segnando contro la Lazio, lo scorso venerdì, il suo undicesimo e il suo dodicesimo gol, diventando il calciatore nigeriano ad aver segnato più gol in una singola stagione – dopo che lo scorso anno è stato capocannoniere in Serie B con 20 gol, il primo calciatore africano ad arrivare in cima a una classifica marcatori in un campionato professionistico italiano.

Quando nel turno precedente Simy aveva segnato altri due gol al Torino (con quelli alla Lazio ha segnato 4 gol in 6 giorni) in TV è stato chiesto a Serse Cosmi di “spiegare” Simy, lui che lo allena da poche settimane. Cosmi, un po’ imbarazzato, ha ricordato che anche anni fa aveva segnato gol molto belli, tipo quello alla Juve, e che magari è penalizzato dalla sua «gestualità», dal fatto cioè che può sembrare «scoordinato». L’idea comune sembra davvero quella secondo cui Simy ha segnato così tanti gol, a un livello così alto, quasi per caso. Che sia possibile segnare 12/30 dei gol della propria squadra (il 40%, solo Joao Pedro ha una percentuale superiore nei gol del Cagliari) senza neanche sembrare veramente un giocatore di calcio. Chiaramente c’è qualcosa di sbagliato in questo pensiero.

Quindi, tanto per cominciare, un gol segnato con la maglia del Gil Vicente in cui non solo non c’è niente che non va con la gestualità di Simy ma, anzi, è eccezionalmente composto e freddo.

La prima cosa da chiedersi, prima di parlare di Simy, è: potrebbe un uomo alto quasi due metri, quasi tutti di gambe, coordinarsi come un uomo alto venti centimetri in meno? No. Ovvio. Poi, non so quale sia la sua taglia di scarpe (sarebbe interessante saperlo) ma visto che in alcune foto sembra che il piede gli sia stato allungato in post-produzione per farlo sembrare un tentacolo, mi sembra corretto dire che non può neanche avere lo stesso rapporto con la palla di, mettiamo, Benzema, o Firmino. Ma ecco che ci cado di nuovo anche io, nei paragoni che sembrano fatti per prenderlo per il culo. Non era esattamente contro questi presupposti che avevo cominciato a scrivere?

Giusto questo fine settimana l’account di ESPN ha postato il sondaggio su chi fosse l’attaccante africano più forte di sempre tra Samuel Eto’o e Didier Drogba (una domanda a cui, tra l’altro, noi abbiamo già risposto) e un commentatore italiano ha tirato in mezzo Simy. Così, perché fa ridere. Eppure in questa cattiva abitudine c’è qualcosa di interessante: Simy, in effetti, non è paragonabile a nessuno. Anzi, se inizi a fare confronti ti accorgi di quanto sia unico il suo modo di giocare, anche se poco conforme ai nostri standard estetici.

Contro il Venezia, in Serie B lo scorso ottobre. Questo è un gol fantastico anche per gli attaccanti migliori in assoluto.

Prendiamo la rovesciata segnata alla Juventus nel 2018, quella a cui si riferiva Cosmi e che ha fatto nascere il soprannome (sempre sottilmente offensivo) di Simyonaldo. Rispetto alla rovesciata “originale”, quella di Ronaldo, appunto, questa di Simy è un gesto tecnico e atletico di segno opposto. Se il corpo di Ronaldo sembra alzato da una mano invisibile, la sua gamba estesa sopra le facce incredule e vagamente spaventate dei suoi avversari – la manifestazione fisica del suo gigantismo psichico – Simy deve piegarsi in due per colpire la palla a mezz’aria. Deve rimpicciolirsi, ingobbirsi come un contorsionista per entrare in una valigia. La sua gamba mulina come se stesse provando a darsi un calcio in faccia da solo. E il suo piede taglia la palla, ne esce un tiro storto e angolato. Prende di sorpresa Benatia, che non immagina possa eseguire un gesto di quel tipo di quel tipo, e Sczesny che non può arrivare sulla palla anche se non ha calciato con grande potenza.

Non sarà una rovesciata “bella”, ma di scoordinato non c’è proprio niente. Simy è in perfetto controllo dei propri movimenti e sa benissimo cosa sta facendo. Per quanto sia storta e poco convenzionale, è persino un gesto tecnico preciso.

Il talento di Simy sta nella sua stranezza, non solo nelle sue proporzioni ma nel modo in cui le usa. Di solito dagli attaccanti giganti, con le leve lunghe, ci si aspettano duelli corpo a corpo per proteggere il pallone o per anticipare il difensore sul cross. Simy ogni tanto sfrutta in questo modo le sue braccia e gambe da ragno, per tenere lontani gli avversari dalla palla, ma molto più spesso gli sono utili per colpire la palla in modo sorprendente, infilando un piede tra le costole degli avversari, arrivando in estensione su un pallone che sembrava troppo lontano, oppure per calciare in anticipo usando i suoi arti inferiori come una mazza da golf.

Insomma, il talento di Simy non è puramente fisico, ma tira in ballo anche la sua intelligenza. Intesa anche come esperienza, quel tipo di pensieri che migliorano di anno in anno, per questo oggi è un giocatore capace di andare in doppia cifra in Serie A pur giocando nella squadra ultima in classifica. Simy non è un giocatore dominante, quanto piuttosto sorprendente. C’è sempre qualcosa di controuintivo nelle sue scelte, che però sono sempre scaltre, rapide, seppur in contrasto con i suoi movimenti al rallentatore. I suoi tiri non vanno mai dove ti aspetti, e non perché, come qualcuno sembra pensare davvero, è così scarso che diventa imprevedibile. Ci deve essere per forza un qualche tipo di premeditazione da parte sua.

Se ci fate caso, spesso i suoi gol sembrano dovuti all’errore dei portieri, che arrivano quasi sulla palla ma non riescono a toccarla, e se la toccano non riescono a deviarla fuori dalla porta anche se non i suoi tiri non sembrano mai molto potenti, anzi la colpisce spesso in modo sporco, schiacciandola. Possibile che i portieri sbaglino solo contro di lui? O magari è Simy ad essere particolarmente difficile da leggere, a trovare traiettorie inaspettate?

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Alcuni tiri di Simy del tutto inaspettati o che vanno dove non ti aspetti. Tratteggiata la traiettoria più “normale” del tiro, o comunque dove ci sarebbe lo spazio per fare qualcosa. Non tratteggiata la traiettoria scelta da Simy.

Contro la Lazio ha segnato il gol del momentaneo 1-1 con un tiro di punta da fuori area. Aveva il lato sinistro vuoto e Messias che gli stava tagliando davanti alla palla. Avrebbe potuto aspettare ed effettuare un passaggio filtrante, oppure portare palla, fintare magari con il sinistro e ricavarsi lo spazio per coordinarsi e calciare di destro. Invece colpisce in quel modo sgraziato, come se avesse una stecca da biliardo al posto del piede, con un avversario davanti a fargli da muro. Simy doveva aver visto che c’era lo spazio per far passare la palla, e magari anche che Reina non si aspettava tirasse da quella parte.

Il primo gol contro la Lazio è un buon esempio di quello che sto cercando di dire. Perché ci sono solo due opzioni: o pensiamo che Simy sia stato preso da un raptus improvviso che lo ha spinto a calciare di punta come se fosse a un metro dalla porta, che sia andato totalmente in confusione e abbia fatto una cosa senza senso che al tempo stesso si è trasformata in un gol; oppure dobbiamo riconoscere la complessità cognitiva che gli ha permesso di segnare quel gol, l'intelligenza e l'istinto che gli hanno permesso di fregare tutti calciando velocemente sul primo palo. Anche questa è creatività, in fondo. La capacità di inventarsi un gol dal niente, di trovare una via innovativa, e più veloce, per arrivare in cima alla montagna.

Oppure prendiamo il secondo gol al Sassuolo segnato alla fine della stagione 2017/18. Simy prima sbaglia il controllo, con cui potrebbe arrivare al tiro da solo davanti al portiere. Poi si gira spalle alla porta e si fa sfilare un difensore dietro. A quel punto, quando ormai sembra troppo tardi, e ci sarebbe in teoria un compagno libero alla sua sinistra, in posizione di tiro migliore, Simy si sposta la palla sul sinistro e calcia girando su stesso. Non solo, ma incrocia anche il tiro rasoterra sul secondo palo. Il portiere guarda la palla entrare lentamente in porta, solo alla fine si rende conto di quello che aveva in mente Simy.

Il suo modello dichiarato, manco a dirlo, è Nwankwu Kanu. Un giocatore dalla tecnica irraggiungibile per lui, con una sensibilità nel controllo, nei passaggi e nel calcio che azzerava la lentezza del suo metro e novantasette. Anche questo confronto ci dice di Simy più che altro per contrasto. Perché anche se Simy colpisce spesso male la palla, a volte malissimo, da un punto di vista tecnico è un giocatore ambizioso, che prova cose difficili. I suoi piedi si muovono a un ritmo diverso rispetto al resto del suo corpo, sono la sola cosa veloce di lui – oltre ai pensieri. Simy deve aver studiato le soluzioni creative, talvolta geniali di Kanu, e in qualche modo le ha integrate nel suo sistema operativo.

Il nuovo Zidane!

Simy ha segnato 12 gol tirando tutto sommato poco. È nel 6% degli attaccanti che hanno tirato meno nei principali campionati europei (diciamolo meglio: il 94% degli attaccanti hanno tirato più di lui) e con una pericolosità tutto sommato bassa: è nel 18% di attaccanti con il minor numero di Expected Goals su azione (0.26 ogni 90’, l’82% degli attaccanti hanno numeri superiori), e ha segnato 7 gol su azione sfruttando 5.5 xG.

Oltretutto, solitamente, questo è il momento dell’anno in cui Simy segna la maggior parte dei suoi gol. Lo scorso anno ha segnato 7 gol nelle ultime 7 partite (con una tripletta e una doppietta), la stagione precedente 8 delle sue 14 reti sono arrivate dopo marzo e nell’ultima stagione nella Serie B portoghese ha segnato addirittura 14 dei 20 gol totali nel girone di ritorno. In linea di massima, quindi, qualche gol da qui alla fine della stagione in corso dovrebbe ancora segnarlo.

In questi anni Simy è diventato una presenza familiare per il pubblico italiano, che dietro l'ironia ha fatto crescere un affetto sincero, vedendolo fare su e giù dalla Serie A, convincendo un allenatore dopo l'altro che in fondo era meglio lui dei suoi competitor in attacco (l'ultimo dei quali Di Carmine). Oggi però siamo entrati nel “periodo post-ironico” di Simy. Quello in cui dobbiamo per forza di cosa prenderlo sul serio. Chi vorrà potrà ammirarne l’unicità, la sua lenta eleganza, quella specie di grazia sgraziata, e soprattutto la capacità inventiva, la creatività in fase di finalizzazione. Di sicuro nessuno può più pensare che i suoi gol siano frutto del caso, di una divinità capricciosa che si diverte a prenderci per il culo facendo segnare Simy.

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