Dopo l’esordio in campionato con gol decisivo, Zaza vive un nuovo momento oscuro, uno di quelli in cui sembra non sapersi gestire. Marcelino lo sistema in panchina nel derby contro il Levante, poi, prima di farlo entrare, gli chiede di riscaldarsi meglio di come stesse facendo. Entra, non cambia la partita (che finisce in parità), e corre nel tunnel degli spogliatoi. Marcelino lo riprende, obbligandolo a salutare i tifosi: è una prima frattura con un tecnico che deve dimostrare a tutto il gruppo di essere intransigente.
In quel momento, Zaza ha due possibilità: incartarsi di nuovo nella sua rabbia, non riuscendo a gestire il momento, fino a cedere il posto a Santi Mina; oppure trasformare finalmente le energie negative in propellente per le prestazioni in campo. Sceglie la seconda, e fa bene: poche settimane dopo vince il premio di giocatore del mese della Liga e, forse, può rilassarsi al pensiero di aver rimesso definitivamente in carreggiata la sua carriera.
Nell’esultanza, all’inizio sembra quasi fare un gesto con le mani per chiedere scusa, ma poi si aggrappa a un palo e comincia a urlare sul serio, e poi molte volte in pochi secondi: Zaza ha stappato, la rabbia esce e travolge il Malaga.
Cinque giorni dopo il Valencia affronta
di Eusebio, una squadra piena di ottime individualità ma a volte un po’ troppo naïf. La partita diventa nel secondo tempo un grande battere e levare, con le transizioni a farla da padrone: ma in questa stagione a lasciare campo al Valencia si rischia tantissimo.