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Gabriele Anello
Shopping in Giappone vol. 2
14 mar 2017
14 mar 2017
10 talenti da tenere d'occhio nella nuova J. League.
(di)
Gabriele Anello
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Il 2016 ha avviato il filone dei trasferimenti milionari in Cina e il 2017 non è iniziato diversamente. Tuttavia, anche i vicini giapponesi, sebbene sulla base di un modello completamente diverso, possono dirsi soddisfatti: la J. League cresce, accumula accordi (recentemente con EA Sports e TAG Heuer, nonché la Rakuten

del Barcellona) ed espande il proprio raggio d’azione. A luglio i blaugrana e il Borussia Dortmund verranno in Giappone per giocare due amichevoli, rispettivamente contro

e

.

 

Ma i miglioramenti non riguardano solamente la struttura della piramide calcistica nipponica: anche i giocatori continuano a farsi un nome. L’anno scorso

più due bonus per il mercato: di quei cinque, Asano è andato

, Usami

, Shibasaki

con il Las Palmas dopo aver spaventato il Real Madrid e poi si è accasato

. Infine, Caio è stato oggetto di un trasferimento importante (è passato

per tre milioni di euro).

 


Ryota Oshima è l’unico a esser rimasto in Giappone, ma intanto dribbla mezzo Vegalta Sendai e spara una bomba all’altro incrocio.



 

Considerando la crescente importanza del mercato nipponico, un secondo volume sembra quasi dovuto. Specie guardando quanti giovani stanno crescendo nel panorama della J. League, forse il migliore da cui pescare per rapporto qualità/prezzo fuori dal binomio Europa-Sud America.

 

 


 

I portieri in Giappone hanno uno status tradizionale precario almeno quanto quelli dei centravanti in Portogallo. Eppure il Sol Levante ha avuto due-tre rappresentanti importanti nel ruolo. Seigo Narazaki e Yoshikatsu Kawaguchi giocano ancora rispettivamente a 40 e 41 anni, ma rappresentano il passato remoto (quattro Mondiali disputati). Eiji Kawashima è il passato recente, visto che fa la navetta panchina-tribuna al Metz.

 

Il futuro, invece, è nelle mani di Kosuke Nakamura, portiere dei Kashiwa Reysol. Finora il ct Halilhodzic è riuscito a ignorarlo, nonostante in Giappone la sua convocazione sia spinta dal popolo di appassionati della J. League. Cresciuto nel vivaio del Kashiwa Reysol, era un perfetto sconosciuto fino all’estate 2015, quando è in prestito all’Avispa Fukuoka, in seconda divisione.

 

Masami Ihara – tecnico dell’Avispa ed ex capitano della nazionale, nonché assistente al Kashiwa Reysol negli anni precedenti – conosce il ragazzo e lo butta nella mischia solo a luglio. Risultato? 13 partite senza subire gol, solo 10 reti concesse in 20 gare. Nel 2016 è tornato al Kashiwa e

quanto di buono visto nel Kyushu. Lui dice di

, visto ai Mondiali 2002, disputati in Giappone. Non è difficile crederlo: il suo

, pieno di riflessi fulminei e un’ottima capacità nell’uno contro uno (quasi da hockey), ricorda proprio quello dell’ex Bayern.

 


Da quella distanza ravvicinata, andar giù velocemente non è da tutti.



 




 

La necessità di investire nei giovani è uno dei più chiari punti di forza del calcio giapponese. Quello del Kashiwa Reysol è uno dei vivai più floridi e il 2016 è stato prolifico: la squadra della Hitachi ha schierato diversi giovani interessanti.

 

Nakatani è nato a Sakura, città della locale prefettura di Chiba che ospita un mulino, in ricordo dell’arrivo degli olandesi sulle coste nipponiche nel 1600. E come la struttura domina sui circostanti tulipani, Nakatani si è imposto velocemente su compagni e avversari al Kashiwa.

 



 

Fin dal suo debutto nel 2013, molti guardano con attenzione a Nakatani, anche per il solito bisogno nel movimento di difensori centrali. Nakatani ha buoni piedi, soprattutto nel gioco lungo, una discreta personalità e nessuna paura nel risalire il campo in azione personale.

 

È al Kashiwa dal 2005, quando aveva nove anni: l’ultima stagione ha giocato ben 37 partite, accompagnate da due gol. Ha giocato per tutte la rappresentative giovanili del Giappone, ma il ct dell’U-23 Teguramori lo ha incredibilmente lasciato a casa per le Olimpiadi di Rio 2016. Halilhodzic ha però bisogno di nuovi protagonisti in quel ruolo e l’evoluzione di Nakatani sembra arrivare al momento giusto.

 




 

Wataru Endo ha 23 anni ma si prepara alla sua ottava stagione da professionista. Allo Shonan Bellmare, nel 2010, lo fecero esordire con la retrocessione già in tasca. A 19 anni diventa capitano, mostrando una duttilità notevole: nel 3-4-3 di Cho Kwi-jea, inizialmente viene schierato come mediano, ma poi si trasforma in centrale, potendo aiutare a far risalire la palla con la sua tecnica, più che discreta per un difensore.

 

Il merito della

non è solo di Cho, ma anche di Yasuharu Sorimachi, il suo primo allenatore allo Shonan, che ebbe l’intuizione di spostarlo più indietro. Dal 2016 è passato agli Urawa Reds, la squadra perfetta per continuare a crescere, visto che anche a Saitama si gioca con la difesa a tre. Da lui passa la prima costruzione dell’azione. È un giocatore di personalità: capitano dell’U-23 e sette presenze in nazionale maggiore, allo Shonan Endo si prendeva la responsabilità dei rigori, motivo per cui ha già all’attivo 23 gol in carriera.

 


A proposito di rigori, questo è valso la vittoria della J. League Cup, il primo trofeo in casa Urawa dal 2007.



 




 

Takahiro Sekine, in un’altra vita, sarebbe il giocatore perfetto di Walter Mazzarri: può giocare su entrambe le fasce nel 3-4-2-1/3-5-1-1 di Mihailo Petrović, trovando la sua consacrazione già

(otto gol e nove assist in 42 partite). L’arrivo di Komai gli ha ridotto il minutaggio, creando un dualismo che ha fatto bene agli Urawa, ma un po’ meno a Sekine.

 

Sembrerebbe un affare da sfruttare – 21 anni, transfermarkt lo valuta poco più di un milioni di euro – anche perché Sekine è un prodotto grezzo sul quale lavorare. Oltre al dinamismo, c’è una resistenza e uno scatto nel breve che mette in difficoltà qualunque avversario, accompagnati da una discreta tecnica di base e una buona capacità nel mettere cross con entrambi i piedi.

 

https://youtu.be/3v_qMM6CNiU

 



 

Junya Ito fa parte della tradizione di esterni alti abbassati sulla linea difensiva. Cresciuto alla Kanagawa University, viene tesserato dal Ventforet Kofu. Sarebbe una seconda punta, ma nel 2015 – sua prima stagione da professionista – viene prima usato da centravanti, poi il tecnico Satoru Sakuma lo schiera come ala destra nel 3-4-2-1. Il Ventforet si salva, ma Ito, capace di segnare tanti gol ai tempi dell’università, è entrato nel tabellino dei marcatori appena quattro volte.

 

Il Kashiwa Reysol lo acquista nell’inverno 2016 e lo imposta come terzino destro. L’esperimento si rivela un successo: Tomohiro Shimotaira, nuovo allenatore dei Reysol, riporta Ito qualche metro più avanti, ma ormai la crescita procede spedita (sette gol in 33 gare di J. League).

 

Atleticamente siamo già su alti livelli, mentre dal punto di vista tecnico deve diventare più preciso. Forse deve migliorare la forza fisica e l’uso del corpo nei contrasti se vuole imporsi fuori dal Giappone, ma le premesse ci sono tutte.

 

https://youtu.be/a7En6Mb6Iv4

Il concetto è: non dategli spazio in transizione, che vi porta via la difesa in tre secondi netti.








 

Ideguchi sta crescendo gradualmente accanto a una leggenda come Yasuhito Endo, con cui dovrebbe costituire la coppia di centrocampo nel Gamba Osaka targato 2017. Potrebbe essere il classico mediano sradica-palloni, ma in realtà è qualcosa di più. FourFourTwo

la sua capacità di passaggio, la discreta visione di gioco e il talento nel trovare la conclusione dalla distanza.

 


Non vi preoccupate, anche il sinistro è discreto.



 

Ideguchi ha dichiarato che il 2017 sarà utile per mettere a posto i suoi difetti e rafforzare i suoi pregi.

 




 

Forse il giocatore con il maggior boost di confidenza e tecnica nell’intero 2016. 12 mesi fa, il suo club – gli Urawa Red Diamonds – avevano confermato un altro anno di prestito al Fagiano Okayama. Nel frattempo, Yajima aveva fatto parte della spedizione vincitrice del campionato asiatico U-23 a gennaio. Non sapevamo quanto bene avrebbe fatto nel 2016.

 

Forse non se lo immaginava neanche Tetsu Nagasawa, l’uomo che lo ha voluto a Okayama: cresciuto alla scuola Urawa, Yajima si è adattato benissimo al 3-4-2-1 del Fagiano, lo stesso modulo in cui ha giocato (poco) sotto Mihailo Petrović. Se già nel 2015 aveva fatto intravedere

– gran tiro, buon senso dell’assist, visione di gioco da regista e primo dribbling fulmineo – il 2016 è stato l’anno dell’esplosione.

 

Con l’U-23 si è sacrificato da esterno nel 4-4-2 di Teguramori e ha segnato sia nella

sia a Rio

. Grazie al suo contributo a centrocampo – cinque gol e quattro assist, ma soprattutto tanti passaggi-chiave – il Fagiano ha centrato il piazzamento più alto della sua storia, perdendo solo la finale play-off contro il Cerezo Osaka. Quest’anno Yajima è tornato agli Urawa Reds: starà a Petrović trovargli spazio da vice-Kashiwagi.

 


L’intesa con Toyokawa c’è sempre stata, ma qui Yajima trova una linea di passaggio concessa a pochi.








 

Daichi Kamada è uno dei tanti cloni di Kakà in giro per il mondo. Del trequartista brasiliano prova a mimare la conduzione palla elegante e sempre a testa alta.

 

Cresciuto nel vivaio del Gamba Osaka, nel 2015 è stato acquistato dal Sagan Tosu, dove sta crescendo con grande tranquillità. Lanciato da Hiroshi Morishita, quest’anno Kamada è esploso sotto Massimo Ficcadenti: otto gol in 34 partite, nonostante un piccolo infortunio che gli ha fatto perdere la prima parte di stagione.

 

Classificabile come trequartista, Kamada ha giocato anche un po’ sulla fascia. Se dovessimo consigliare una destinazione futura, c’è anche l’Italia: le sue conduzioni palla al piede potrebbero funzionare nel nostro contesto tattico.

 

https://www.youtube.com/watch?v=oZpy7fkRMnY

 




 

La folle corsa dei Kashima Antlers al Mondiale per club – arrivati in finale, hanno costretto il Real Madrid ai supplementari – ha attirato tanta attenzione sul club della prefettura di Ibaraki. Storicamente non solo uno dei più vincenti della storia della J. League, ma anche uno di quelli che può contare sul maggior numero di talenti autoctoni.

 

Prima della partita uno dei talenti più attesi era Yuma Suzuki, che aveva dichiarato: «Questo è un match storico per noi, il Giappone intero ci guarderà. Cristiano Ronaldo? Ricordo quando venne a giocare il Mondiale per club con lo United e andai a Osaka con mio padre, sotto il suo hotel, solo per avere un autografo. Per me lui è un esempio. Se dovessi segnare? Esulterò come lui, proprio come

contro l’Atlético Nacional».

 

è un attaccante classe ’96 degli Antlers e uno dei talenti più maturi nel panorama nipponico. Qualcuno lo ha paragonato a Shinji Okazaki e ne ha lodato lo spirito combattivo. Una traversa gli ha negato il gol del 3 a 3 nei supplementari, ma ha potuto comunque farsi una

.

 


 

Prima o seconda punta, è bravo a inserirsi negli spazi e ha un senso del gol che gli permette di sfruttare qualsiasi indecisione dell’avversario. Ha chiuso il 2016 per la prima volta in doppia cifra (

in tutte le competizioni; su dieci gare con un suo gol, il Kashima ne ha vinto, l’altra l’ha pareggiata) e si è fatto conoscere dopo il 3-0 ai colombiani per la sua esultanza. Per chi non segue la J. League, quest’emulazione può sembrare del tutto nuova.

 

In realtà, fin dal suo primo gol, Yuma Suzuki ha sempre esultato così. Ma non sono solo le sue abilità tecniche ad attirargli attenzione: è stato uno dei protagonisti indiscussi della parata per il titolo a Kashima (

per le strade), vuole intraprendere una

e la sua personalità è talmente debordante da

nella finale dei play-off a Mu Kanazaki nel dicembre scorso.

 

Se le capacità non mancano, c’è da chiedersi se la forza mentale, che spesso sconfina nella malizia, se non nella provocazione, non lo possa danneggiare a lungo termine.

 


Nella finale per il titolo è furbo, qui è simulazione: ma il confine lo conosce solo lui.





 



 

Qui entriamo in territorio inesplorato: di Ritsu Dōan si parla parecchio in Giappone e non. Qualche mese fa il PSV Eindhoven si era fatto avanti, ma l’affare non è andato in porto. Lui – che ha esordito a 16 anni con il Gamba Osaka, giocando contro il FC Seoul in Champions League asiatica – è forse il giocatore nipponico più promettente della prossima nidiata, ma quest’anno ha giocato soprattutto con la squadra riserve in terza divisione: è stato

, segnando dieci gol in 21 partite, ma soprattutto sembrando fuori posto.

 

Ci si attende che Kenta Hasegawa gli dia il giusto spazio quest’anno, viste le partenze di Omori e Abe. Dopo aver giocato appena nove volte con la prima squadra, il 2017 deve regalargli più spazio, forse anche per motivare l’attenzione su di lui. Dōan può giocare su entrambe le fasce, ma essendo mancino preferisce partire da destra per poi decidere la giocata più congeniale al suo estro. Molti

un altro Takashi Usami, passato dal Gamba.

 


¯\_(ツ)_/¯



 

Hasegawa ha avuto un ruolo fondamentale nella vittoria del campionato U-19. Finora il Gamba ha voluto proteggerlo, ma l’

e il premio di miglior giovane asiatico nel 2016 lo mettono per forza sotto la luce dei riflettori.

 

 

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