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I migliori gol di ottobre 2022
01 nov 2022
01 nov 2022
Un mese caldo anche per i gol.
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Morgese Rossini/DPPI
(foto) Morgese Rossini/DPPI
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A ottobre in Serie A si è giocato tanto e segnato ancora di più. Un mese di colpi di testa vigorosi, bombe dalla distanza, tiri al volo, azioni avvolgenti chiuse da appoggi da pochi passi e da tocchi deliziosi. Il nostro campionato rimane uno di quelli in cui si segna di più, un po’ in controtendenza con l’idea del calcio italiano come di un calcio tattico e difensivista. Sempre più squadre hanno modi e idee molto peculiari per far funzionare il loro attacco e lo spettacolo è garantito. Non è mai facile sapere dove accadrà, ma ogni turno di Serie A può promettere partite goleade inattese. Tutta questa premessa, per dire, che più si segna, più - per forza di cose - si segneranno gol belli. E i gol belli sono il pane di questa rubrica, ma, lo sappiamo, troppo pane fa male. Per questo abbiamo dovuto lasciare fuori diversi gol belli, anche troppi gol belli, perché fare una classifica mettendone una ventina, sarebbe stato complicato (e, poi, scegliere è la parte fondamentale di ogni classifica). Quindi sono rimaste fuori le due cavalcate di Brahim Diaz contro Juventus e Monza, le punizioni di Ranocchia e Deulofeu, i gol di Zaccagni e Barella, gol belli per gesti singoli e collettivi. Altri bei gol ci sono sicuramente sfuggiti, non nel senso che non li abbiamo visti, ma magari non ne abbiamo capito la bellezza. Se, quindi, non vi trovate d’accordo con noi: noi siamo d’accordo con voi. Gianluca Caprari vs Sampdoria

Che fine aveva fatto Gianluca Caprari? Oggi è difficile crederlo ma è passato nemmeno un anno da quando era uno dei giocatori più influenti della Serie A, danzando nei mezzi spazi avversari come un numero dieci sudamericano. Il 2 ottobre, a Marassi, abbiamo però avuto uno squarcio sul passato, una specie di ritorno al futuro. Dopo una pigra circolazione palla a sinistra, Rovella ha cambiato gioco con grande eleganza per Patrick Ciurria, che ha alzato la testa e con il suo cross ha avviato una specie di riedizione “sporca” di uno dei gol più celebri della Serie A contemporanea. La sua palla tesa in mezzo è stata infatti alzata a campanile da Colley e poi trasformata in gol con un tiro al volo di interno destro da Gianluca Caprari, che l’ha colpita con la stessa piena soddisfazione con cui con una mazza da baseball si fa un fuoricampo. Dato che lo stadio è lo stesso, il lato del campo anche, l’angolo di tiro più o meno simile il paragone con il celebre gol di Totti alla Sampdoria è stato immediato, tanto che anche i profili social del Monza lo hanno subito cavalcato. Lo scorso anno, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Caprari aveva ribadito il suo amore giovanile per il capitano della Roma, con cui ha anche giocato per un breve periodo di tempo, dichiarando però che Totti «giocava un altro calcio». Chissà se quando si è messo le dita nelle orecchie, forse per non sentire i fischi dello stadio che lo circondava ostile, non ha ripensato a quelle parole o si è solo concentrato sul momento in cui per un attimo ha sfiorato il suo idolo. Mattia Destro vs Torino

E quindi siamo qui a raccontare un gol in rovesciata di Mattia Destro. Di questo gol abbiamo parlato approfonditamente nella newsletter dedicata agli abbonati de L’Ultimo Uomo (se volete farne parte, potete andare qui, non ci offendiamo se lasciate questo articolo a metà) ma valeva la pena spendere altre due parole. Destro chiama il pallone col braccio alto, come se avesse avvertito il momento, una tensione elettrica nell’aria. Il cross dalla trequarti di Ebuehi però è un po’ arretrato e, di solito, sono i cross un po’ lunghi che possono far nascere qualcosa di buono non quelli corti. Destro però ha da sempre questo talento estemporaneo di cavare gol dal nulla e quello che fa sembra anche troppo normale: con il piatto destro controlla, malino, il pallone che si alza sopra la sua testa, Djidji, che forse non conosce bene Destro o almeno non come dovrebbe, non avverte il pericolo e lo lascia fare e Destro fa. La sua rovesciata è lenta e anti-atletica, l’attaccante dell’Empoli quasi si siede per terra. È una rovesciata che non ha nulla a che vedere con quelle spettacolari e spropositate che abbiamo esaltato negli ultimi anni e, forse proprio per questo, merita un posto speciale nella nostra considerazione. Georgios Kyriakopoulos vs Atalanta

Il Sassuolo di Dionisi rimane una squadra enigmatica, capace di grandi momenti di calcio e crolli improvvisi anche all’interno della stessa partita. Questo gol è la dimostrazione della prima parte: dalla difesa Ferrari verticalizza su Pinamonti, che gli sta venendo incontro. Il centravanti del Sassuolo appoggia di prima per Frattesi che sempre correndo controlla e salta il primo avversario sullo slancio, aprendo poi sulla fascia per la corsa di D’Andrea. Con due passaggi la squadra di Dionisi ha spezzato la pressione dell’Atalanta e portato quattro diversi uomini dentro l’area di rigore avversaria, tutti arrivati da dietro. D’Andrea legge bene questo vantaggio e crossa di prima, teso, sul secondo palo. Anche le azioni ben costruite, però, possono perdersi in un bicchiere d’acqua (altrimenti assisteremo a decine di gol a partita). Il pallone attraversa tutta l’area, ma è un po’ alto, sembra un nulla di fatto. Da dietro però spunta Kyriakopoulos, che sarebbe un terzino ma in questa stagione sta giocando spesso alto a destra, che per un attimo si convince di essere Van Basten o Lewandowski, insomma uno di quei giocatori con la coordinazione di un ballerino e la potenza di un cannone. Il modo in cui si coordina e colpisce di mezzo collo esterno col sinistro, spedendo il pallone dentro la porta con la violenza di un sasso lanciato contro un muro da un paio di metri di distanza ci fa pensare alle possibilità dei calciatori professionisti: se un terzino senza particolari qualità tecniche riesce a segnare un gol così, perché non succede molto più spesso? Perché i grandi gol non sono poi tanti, pur con tutto quello che sanno fare i calciatori rimane un grande mistero. Victor Osimhen vs Roma

Non so se è un aspetto che può ascriversi strettamente al talento di un calciatore, ma di certo Osimhen sa come sorprenderti. Al 79esimo di Roma-Napoli pensavamo ormai di aver capito la nuova squadra di Spalletti, ci chiedevamo perché l’allenatore toscano non stesse facendo entrare in campo Raspadori, la cui sola presenza rende il Napoli una squadra più organica, più precisa nell’arrivare in maniera pericolosa sulla trequarti. Era il momento della partita in cui le squadre che affrontano la Roma di Mourinho iniziano ad allungarsi, a stancarsi di sbattere contro un muro di gomma, a mostrare il collo. E invece è bastato un momento per ricordarci che il gioco di Spalletti è soprattutto questo. Un lancio di prima verso la profondità, un uomo che lo insegue infilandosi nel lato cieco del diretto marcatore. In realtà forse è troppo generoso definirlo lato cieco in questo caso, perché Smalling sente che Osimhen gli è scattato alle spalle, cerca di tenere il contatto con le mani, ma sbaglia a calcolare il rimbalzo della palla, soprattutto la velocità del suo avversario. Osimhen non sempre è preciso tecnicamente ma ha dei momenti in cui tutte le sue qualità migliori si incastrano alla perfezione permettendogli di superare i suoi limiti. In questo caso la corsa a lunghissime falcate da manga giapponese e l’elasticità irreale nel coordinamento al tiro gli permettono di calciare il pallone come forse non aveva mai fatto nella sua carriera. Il turno successivo il Napoli ha battuto il Sassuolo per quattro a zero con una tripletta di Osimhen. La verità è che, in quel 79esimo di Roma-Napoli, ancora non sapevamo nulla della squadra di Spalletti. Nicolò Fagioli vs Lecce

In molti si sono affrettati a sovrapporre questo gol di Nicolò Fagioli con quello segnato da Del Piero contro lo Steaua Bucarest, nel momento d’oro dei tiri a giro di Del Piero. Certo, nel farlo c’è una certa voglia da parte dei tifosi di trovare qualcosa di buono nell’identità, in una stagione che fino a questo momento non è stata facile, ma non è un paragone del tutto peregrino. Oggi i gol con un tiro a giro non sono più rarissimi, ma quasi sempre hanno una dinamica diversa, arrivano al culmine di azioni in cui l’attaccante taglia dall’esterno verso l’interno e poi calcia sul palo lontano con forza più che curando la parabola. Fagioli, invece, riceve all’interno dell’area di rigore, controlla col sinistro dando le spalle alla porta, tocca appena il pallone con il destro, per crearsi lo spazio e poi calcia da fermo. Per calciare a giro da fermo in maniera pericolosa, bisogna lavorare molto sulla parabola, farla passare lontano dal portiere. Per farlo bisogna usare il corpo, piegare il busto in avanti, spingere il culo in fuori, irrigidire la gamba al momento dell'impatto. Fagioli riesce proprio in questo. «Il pallone non sembrava entrare mai» ha detto dopo la partita, ed effettivamente il suo tiro ha la lievità delle cose che planano, aggira Falcone con lentezza, si appoggia al palo e entra, quasi senza muovere la rete. Antonio Candreva vs Lazio https://youtu.be/4_fmSfMNZh0 Antonio Candreva è uno dei calciatori più difficili da raccontare nella storia recente della Serie A. Un calciatore tecnicamente molto dotato che ha dedicato quasi tutta la sua vita al cross. Piazzato sulla fascia ha iniziato a macinare chilometri avanti e indietro, pensare il calcio come un sistema binario dove tutto è cross o non cross. Eppure Candreva è un calciatore con una tecnica straordinaria, non così facile da trovare nel nostro campionato. Magari se avesse avuto un fisico diverso, più potente, sarebbe potuto diventare una specie di Di Natale o Quagliarella, quegli attaccanti che sembravano poter segnare solo gol bellissimi. In questo pallonetto, nel modo in cui controlla docilmente il lancio di Mazzocchi che gli spunta sopra la testa, nel modo in cui si prende quell'attimo in più per pensare e poi colpire il pallone da sotto con il piatto, nella traiettoria beffarda in cui scavalca Provedel, come fosse una battuta ironica più che un gol c'è molto del Candreva ideale, il calciatore che forse non è riuscito a essere con continuità, ma che comunque gli ha permesso di essere ancora a 35 anni il leader tecnico di una squadra di Serie A.

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