Anche in questo inizio di nuovo anno in Serie A si è segnato tantissimo, anche in un mese in cui sono saltate diverse partite a causa del Covid. Statisticamente, più si segna, più si segnano bei gol, più questa classifica è fatta per sottrazione. Abbiamo dovuto, con grande rammarico, lasciare fuori la punizione di Orsolini contro il Cagliari e le due punizioni in una partita di Biraghi contro il Genoa, per premiare quella di Pellegrini con la Juventus. Allo stesso modo abbiamo lasciato fuori il geniale colpo di testa di Joao Pedro, un altro bel gol di Orsolini, i tiri da fuori area di Dybala e Bastoni.
Mattia Destro contro il Sassuolo
Gli anni passano, i suoi capelli si allungano, la sua barba si fa sempre più incolta e disordinata, ma Mattia Destro rimane uno degli attaccanti migliori della Serie A in quell’abilità magica che consiste nel trasformare un’occasione in gol. Anzi, in una squadra che sembra ogni giorno più in difficoltà nel mettere palloni pericolosi in area, Destro sembra che sia riuscito ad affilarsi in quest’ultima propaggine della sua carriera, dimostrando di saper segnare anche alla minima, più impercettibile possibilità. Contro il Sassuolo questo suo talento si è raffinato al punto da trasformarsi in arte, come se di fronte al decadimento del suo corpo, al diminuire della sua mobilità avesse deciso di affinare solo il senso del gol. Dopo un rimpallo in area nato da una rimessa laterale disperata, Caicedo riesce a raccogliere il pallone e a metterlo dentro a mezza altezza: l’idea sembra non avere troppe pretese eppure Destro è già lì, dopo aver preso posizione a Chiriches. Il movimento con cui con il tacco destro accompagna il pallone sul palo più lontano facendolo passare tra le gambe del centrale romeno assomiglia a quegli scatti improvvisi con cui le rane catturano una mosca passeggera a cui non sembravano far caso. A velocità normale sembra una reazione nervosa, inconscia, quasi inconsapevole: solo nel replay in slowmotion si può notare tutta la grazia della sua coordinazione - inusuale per un attaccante che di solito sembra muoversi per il campo con l’accappatoio e le pantofole da casa.
Andrea Petagna contro la Sampdoria
Solitamente le acrobazie rimandano un forte senso plastico, sono un atto futurista: la forza, la rivoluzione, il movimento. Petagna riesce ad annullare tutto questo nella sua, eppure rimane un gol bello, che lascia stupiti. Nessuno è più “centravanti” di lui, nel senso statico del termine: guardatelo fare a sportellate con Ferrari al centro dell'area mentre l’azione si sviluppa confusa. Potrebbero essere quasi uno spettacolo a parte, come mettere due uomini a fare la lotta durante una partita di calcio. Quando il chip con cui Elmas prova a servirlo lo scavalca, addirittura, Petagna lascia cadere le braccia lungo il corpo, come se una campanella avesse segnalato la fine del round. Ma Ferrari stecca il rinvio di testa e il pallone diventa un campanile pronto a ricadere su di lui, che si risveglia immediatamente. La sua acrobazia, seppur statica e un po’ pesante, mostra una grande sensibilità nella coordinazione: l’attaccante del Napoli deve trovare lo slancio nel movimento del busto, non avendo l’inerzia della corsa e, soprattutto, per battere Audero deve colpire di taglio, per dare una traiettoria a pallonetto. Petagna ci riesce perfettamente, quasi accartoccia il corpo, segna il gol vittoria e regala al Napoli tre punti importantissimi per il futuro.
Lorenzo Pellegrini contro la Juventus
Sembra passata una vita dalla rimonta della Juventus con la Roma - nel frattempo si sono giocate altre due giornate di campionato, la Supercoppa italiana che ha vinto l’Inter proprio contro la Juve e gli ottavi di finale di Coppa Italia - e invece era appena il 9 gennaio scorso. Ma il tempo scorre velocemente anche all’interno delle stesse partite. Quando Pellegrini curva la punizione del 3-1 sopra la barriera, con la palla che passa sopra alla testa dell’ultimo uomo e poi rientra uscendo dalla traiettoria del tuffo di Szczesny, infilandosi esattamente all’incrocio dei pali, come se ci fosse un invisibile canestro poco più grande della palla, era appena iniziato il secondo tempo. La Roma aveva segnato il secondo gol dopo pochi minuti che il gioco era ripreso e questo di Pellegrini sembrava il classico gol che corona e chiude una grande vittoria. Così attesa, poi, dalla Roma di Mourinho, che pochi giorni prima aveva perso con il Milan ma, andando indietro ancora di un paio di settimane, aveva battuto l’Atalanta a Bergamo.
Il gol di Pellegrini, insomma, definiva una nuova realtà per la Roma, una dimensione in cui poteva giocarsela e magari vincere di nuovo, finalmente, con le squadre al cui livello ambiva di essere. Lottare per il quarto posto in classifica e tornare a sperare per un futuro migliore sarebbero state dirette conseguenze. Per quanto riguarda Lorenzo Pellegrini, poi, una punizione così bella confermava tutto ciò che di buono si è sempre detto sul suo talento, cose che in questa stagione, più che in quelle passate, ha concretizzato. Sarebbe stato un momento importante della sua carriera, una svolta forse, se poi non avesse sbagliato il rigore del possibile 4-4 a meno di dieci minuti dalla fine della partita. Era sicuramente più facile segnare quel rigore che questa punizione, anche se sarebbe stato infinitamente più importante. Riguardare la perfezione del calcio di Pellegrini - la parabola da sogno che lui intuisce mentre ancora sta superando la barriera, continuando il movimento del calcio e facendolo diventare parte dell’esultanza - serve, come spesso capita con le cose belle, come parziale consolazione. Pellegrini non ha più giocato dopo quella partita ed è già stato fuori più di un mese dall’inizio della stagione, ma c’è ancora tempo per mostrare che tipo di giocatore è diventato.
Luis Muriel contro l’Udinese
Non è la stagione di Luis Muriel. Non per ora, almeno, soprattutto se la paragoniamo a quella passata, in cui, in questo stesso periodo dell’anno, aveva già segnato 14 dei suoi 26 gol stagionali. Fermo a 6 gol, di cui appena 4 in campionato, reduce da un infortunio da cui forse non si è ancora del tutto ripreso, Muriel sembra lontano dallo stato di grazia dello scorso anno e l’Atalanta ne sta pagando il conto. Contro l’Udinese, però, anche se solo per novanta minuti - in una partita, va detto, in cui l’Udinese doveva fare a meno di molti titolari per via del Covid - Muriel è tornato brillante come ce lo ricordiamo. Forse appena più lento, il che peraltro non fa che aggiungere bellezza ai suoi due gol. In entrambi i casi salta De Maio prima di segnare, nel secondo gol in modo secco e fulmineo, con una sterzata improvvisa che, però, dipende di più dalla sua scelta di tempo che dall’esplosività atletica, calciando poi forte e rasoterra addosso al secondo palo, imparabile per Padelli. Ma è forse più bello il primo gol, non solo perché De Maio sembra farlo arrivare in area di rigore per rispetto, passeggiando, ma soprattutto per il piatto sinistro con cui appoggia la palla in porta come se non ci fosse neanche un portiere. Far sparire difensori e portieri era il superpotere di Luis Muriel, che speriamo di rivedere presto in azione al proprio meglio.
Hirving Lozano contro il Bologna
Passano gli anni, cambiano gli allenatori, ma il Napoli rimane la squadra che più riesce a produrre maestose azioni collettive che coprono l’intera grandezza del campo prima di arrivare al gol. Questo grazie al grande patrimonio tecnico dei suoi giocatori, dai piedi buoni e dalla tattica individuale raffinata, capaci spesso di giocare respirando all’unisono. Contro il Bologna il Napoli esce dal basso attraverso l’amato lato sinistro, con Elmas e Ruiz che chiudono un triangolo lungo e, con l’aiuto di Mertens, servono Zielinski a palla scoperta e un’intera metà campo da poter trafiggere con la sua minuziosa precisione dei suoi filtranti. Il passaggio diagonale trova ancora Fabian Ruiz, che di prima serve Lozano sul secondo palo. La finta e il dribbling sul portiere sono una chicca, uno sfoggio di coolness inusuale per un calciatore caotico come Lozano.
Dusan Vlahovic contro il Genoa
Nel massacro del Franchi perpetrato dalla Fiorentina sui resti del Genoa, brilla ancora Dusan Vlahovic. Se c’è una persona che non ha pietà dei suoi avversari, e che è pronto a prendersi tutti i gol che la Serie A gli lascia, è lui, che riceve questo bel lancio del risorto Bonaventura. Il primo controllo è bello, ma il secondo di più: è veloce, la palla si aggiusta per il tiro, il passo si accorcia, il difensore torna, sembra essersi incartato, ma aveva già pensato al pallonetto crudele sopra la testa di Sirigu. A inizio partita aveva provato a passare sopra la testa del disteso portiere dal dischetto, con un cucchiaio fallito.
Gianluca Caprari contro il Bologna
Abbiamo aperto con un gol di tacco e chiudiamo con un gol di tacco. Se quello di Destro era un tacco da centravanti - Crespo come padre putativo di questi gol - quello di Caprari è un tacco da funambolo, che riprende, in maniera meno spettacolare, quelli segnati da Mancini e Zola. Il 10 del Verona è in un momento di forma incredibile, con Tudor è diventato un trequartista insostituibile, uno dei migliori calciatori del campionato e vincitore del premio AIC per le migliori performance a gennaio. Questo gol è la dimostrazione plastica di questo tipo di fiducia, la tranquillità nell’andare a raccogliere un cross troppo corto con una piroetta da ballerina per colpire al volo di tacco. Certo, la sua conclusione non si infila all’incrocio, ma è un colpo astuto, a Caprari basta prendere sul tempo il portiere, che non può aspettarsi quel tiro, per segnare.