Come i più attenti di voi si saranno accorti, il campionato di Serie A è fermo. O meglio: il calcio intero è ormai fermo. Lo sappiamo: quando l’offerta cala ma la domanda di un bene rimane alta, questa è costretta a diventare meno schizzinosa, a cominciare ad apprezzare cose a cui prima non si sarebbe nemmeno avvicinata. Dalla scorsa settimana abbiamo cominciato a simulare il campionato di Serie A su FIFA 20 facendo finta che fosse continuato. Cioè, come se la pandemia fosse finita e si fosse tornati in campo. Era stata una giornata ricca di sorprese, con la vittoria al San Paolo della SPAL e quella del Parma contro l’Inter. Una giornata spettacolare, col 6-0 del Piemonte Calcio in casa del Lecce e il sorprendente 3-0 del Milan sulla Roma. Una giornata che ci ha forse dato l’impressione che il calcio su FIFA contiene un grado di realismo piuttosto accurato. Ovviamente è un mondo parallelo, ma conserva sempre qualcosa del “nostro”.
Quindi, ricapitoliamo. La Serie A è diventata sempre più una corsa a due tra Juventus e Lazio, soprattutto dopo la seconda sconfitta consecutiva dell’Inter, ormai ufficialmente in crisi; Roma e Atalanta hanno stentato mentre dietro il Genoa ha fatto un balzo importante per la salvezza.
Ma va bene, adesso andiamo a vedere cosa è successo nella nuova giornata. Prima vi ricordo le regole della casa: abbiamo simulato condizioni meteo e orari di gioco (secondo una calendarizzazione fatta da noi ma che prova a seguire i normali criteri della Serie A). Abbiamo settato due tempi da 5 minuti e tenuto “campione” come difficoltà. Abbiamo però abbassato leggermente la capacità dei portieri e alzato la precisione dei tiri degli attaccanti. Il realismo di FIFA ha finito infatti per far diventare il gioco più noioso della realtà e ci è voluta una spintarella per non far finire tutte le partite zero a zero, in un delirio utopico uscito dalla testa di Brera. Per quanto riguarda le formazioni, purtroppo, non abbiamo potuto fare scelte: se lasci che sia il computer a giocare vuole il diritto a scegliersi la sua formazione, e mi pare giusto.
Sempre un caro saluto a Matteo Barzaghi, interpellato da Pierluigi Pardo solo per sapere quanto manca alla fine: un professionista ridotto a orologio vivente.