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Alfredo Giacobbe
Sensazione Alli
01 feb 2016
01 feb 2016
Come il rookie dell'anno sta cambiando la stagione del Tottenham.
(di)
Alfredo Giacobbe
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C'è un giocatore in Inghilterra capace da solo, a 19 anni, di cambiare il volto della propria squadra, che ha riaperto il dibattito sui troppi stranieri nelle rose delle squadre inglesi e che sta modificando le gerarchie della Nazionale. Dele Alli ha fatto il suo esordio in Premier League cinque mesi fa, facendo un doppio salto dalla terza serie.

 



 



Bamidele Alli nasce l’11 Aprile 1996 a Milton Keynes, una

tirata su per volere del governo inglese nel corso degli anni ‘60, con l’obiettivo di decongestionare l’area metropolitana di Londra. Deve aver preso alla lettera gli ordini governativi anche la dirigenza del Wimbledon FC, che dopo tentennamenti e tentativi a vuoto, nel 2003 è riuscito a rilocare lo storico club del Sud di Londra nel Buckinghamshire. Sulle vestigia del Wimbledon è nato l’odierno MK Dons, nelle cui giovanili entrò a fare parte l’undicenne Alli.

 

I Dons hanno scalato la piramide professionistica inglese dalla quarta serie fino alla Championship. Il protagonista dell’ultima promozione, assicurata dal secondo posto in League One conquistato lo scorso maggio, è stato proprio Alli. Nell’ultima stagione in maglia bianca, Alli ha totalizzato 16 gol in 39 presenze; le sue segnature sono 22 in 74 partite, se consideriamo tutti i match giocati in League One. Un’enormità per qualsiasi centrocampista, figurarsi per un teenager.

 

Il manager Karl Robinson lo ha utilizzato inizialmente nei tre dietro l’unica punta, per poi spostarlo più indietro nel suo 4-2-3-1. Robinson

ancora con trasporto l’esordio di Alli tra i “pro” appena sedicenne, quando entrò nella ripresa e toccò il suo primo pallone di tacco: «Avrei voluto strozzarlo!». Già undici giorni dopo, alla sua prima presenza da titolare, riuscì a realizzare il suo primo gol.

 

Il talento di Alli non aveva bisogno che della vetrina del più classico dei

di Coppa per palesarsi al grande pubblico degli appassionati: il 26 agosto del 2014 l’MK Dons elimina il Manchester United dalla Capital One Cup con un pesante

. Squadre come Liverpool e Bayern Monaco si affrettarono a chiedere informazioni sul ragazzo, ma fu il Tottenham a chiudere l’affare con un blitz nell’ultimo giorno della sessione di mercato invernale 2015.

 

Alli finì la stagione coi Dons e sbarcò a Londra all’inizio della scorsa estate, per mettersi a disposizione di Mauricio Pochettino. Lo

è un personaggio dalle tante sfaccettature ma ha un pregio indiscutibile: quello di concedere fiducia ai giovani e metterli nelle condizioni di esprimere il loro potenziale. Tant'è vero sembrerebbe che qualcuno al Chelsea, club che ha un Academy di

e decine di ragazzi a farsi le ossa

per l’Europa, si sia svegliato e stia pensando di affidare a Pochettino la panchina per la prossima stagione.

 



L’impatto che Alli ha dovuto sopportare per il salto di due categorie è stato attutito dall’adozione da parte di Pochettino di uno schema, il 4-2-3-1, che il ragazzo di Milton Keynes conosceva alla perfezione. In principio, Pochettino ha utilizzato Alli come mediano davanti alla difesa: le sue letture erano sempre corrette, e il ragazzo aveva mostrato un buon tempismo sulla palla nei contrasti e un buon senso della posizione. Alli è esuberante nella sua azione, e questo lo spinge ad essere fin troppo falloso (1.81 falli commessi ogni 90 minuti), ma surclassa i compagni di reparto per numero di tackle vinti (1.92) e recuperi palla (2.66).

 

https://youtu.be/jWwQm4XlXZw?t=58

Alli non s'è fatto mancare la prima rete in Premier League già alla sua seconda presenza, al ottantunesimo di Leicester-Tottenham, dopo aver fatto il suo ingresso sedici minuti prima. Forse quella palla era destinata a Kane e gli arriva in maniera fortunosa, ma l’inserimento lungo e l’intuizione del lato dell’area da attaccare è davvero notevole.



 

Ma c’è qualcosa che spinge Pochettino ad andare oltre e a spostare Alli nella batteria dei trequartisti. Il Tottenham aveva iniziato la stagione così come aveva finito quella precedente: con Dembele dietro l’unica punta, Chadli a sinistra, uno tra Eriksen e Lamela a destra. Pochettino ha sperimentato varie soluzioni, provando a ruotare gli uomini a disposizione: Lamela, Son e Eriksen si sono tutti cimentati nel ruolo di trequartista centrale, senza farsi preferire. La manovra d’attacco degli Spurs era prevedibile e l’onere della finalizzazione era ad esclusivo carico di Harry Kane: se gli avversari arrivavano a disinnescare il centravanti, il Tottenham non aveva altro modo per colpire; inoltre, per quanto erano mobili gli attaccanti nella fase di possesso, altrettanto non poteva dirsi di loro quando si trattava di andare alla riconquista del pallone o di ripiegare all’indietro.

 

Pochettino prova Alli alle spalle di Kane e trova la chiave che cercava: Alli si muove di continuo, cercando di smarcarsi e scambiando la posizione con le ali che vengono dentro il campo; aggredisce con energia la costruzione bassa degli avversari, dettando per primo il ritmo del pressing ai suoi compagni; permette al Tottenham di avere un’alternativa tattica in fase di non possesso, attraverso la rotazione del triangolo centrale di centrocampo.

 



 

Soprattutto Alli ha una comprensione unica del gioco per un ragazzo della sua età, e lo dimostra attraverso i gol che segna e fa segnare: in stagione ha già messo a referto 7 gol e 5 assist, 3 dei quali verso Harry Kane. Alli sa sfruttare alla perfezione i movimenti del centravanti, inserendosi nei varchi che Kane crea nelle difese avversarie. Il suo girovagare nella trequarti offensiva non gli permette di toccare molti palloni in costruzione, sicuramente ne toccano di più i piedi buoni di Eriksen e Lamela, ma ha un talento naturale per la verticalizzazione decisiva. Al punto da finire per abusarne: 32 passaggi di media a partita, con una precisione del 77%, sono numeri certamente migliorabili; soprattutto considerando che il compagno Dembele, suo backup nel nuovo ruolo, con una distribuzione più sicura ma anche meno pericolosa, ha una media di 49 passaggi con una precisione del 90%.

 

È lo stesso allenatore argentino che chiarisce il cambio di ruolo richiesto al suo giocatore, qualche settimana dopo, in occasione della

sul rinnovo di contratto di Alli. Per Pochettino, «il calcio oggi è questione di versatilità [...] Alli è un giocatore speciale, che ha forza per giocare da area ad area ma ha anche grande tecnica. Quando gioca da numero 10 ha movimenti da attaccante, ma quando è utilizzato come numero 8 o 6, si muove come un centrocampista difensivo». Soprattutto Pochettino mette a fuoco la miglior caratteristica del suo giocatore: per quanto possa correre più degli altri, la sua più grande qualità è l’intelligenza che mette nel suo gioco.

 



 



Appiccicare etichette e accostare questa o quella vecchia gloria ai giovani prospetti è una tentazione forte nella quale tutti incappano, prima o poi. In Inghilterra dev’essere lo sport nazionale e i paragoni per Alli si sono sprecati negli ultimi mesi: nuovo Lampard, nuovo Gerrard, nuovo Scholes.

 

Alli, già in anticipo di un biennio sul ciclo della Under 21, fa il suo esordio in Nazionale maggiore lo scorso 9 ottobre contro l’Estonia, salendo dalla panchina. E come poteva bagnare il suo esordio al Wembley Stadium, alla sua prima presenza da titolare, un mostro di precocità come Alli, se non con una bomba da venticinque metri che batte il compagno di club Lloris?

 

https://www.youtube.com/watch?v=5lZn3lWRkFI

Era la sera della triste commemorazione dei caduti per gli attentati di Parigi, prima del fischio d’inizio di Inghilterra-Francia.



 

Nei giorni che seguono Inghilterra-Francia, com’era prevedibile, l’opinione pubblica inglese si è

in due: da un lato chi crede che si stia correndo il rischio di bruciare prematuramente un talento; dall’altro, chi pensa che la freschezza atletica di Alli, la sua esuberante incoscienza e l’intesa che sta sviluppando con Kane, numero 9 inamovibile, sia un moltiplicatore da sfruttare, ai danni degli

Barkley e Rooney.

 

Inoltre l’esplosione di Alli, rinforzata da quella di

, ha aperto un altro fronte nei dibattiti televisivi: quello della proliferazione dei giocatori stranieri della lega. Prima delle 21 partite di Premier League disputate quest’anno, Alli aveva conosciuto solo la Serie C inglese; Vardy, oggi capocannoniere della massima serie, era saltato dalla Conference al Championship, che è come dire che era passato dall’Eccellenza direttamente alla B. I loro sono due

isolati, o davvero le società inglesi stanno sottovalutando il talento già presente nella Football League? Secondo

, predecessore di Pochettino al Tottenham, il calcio inglese ha un problema di scouting e di marketing: il talento c'è, ma i grandi club non si muovono alla ricerca di acquisti che hanno poco appeal mediatico. Secondo

, ex CT della Nazionale e ora manager del Newcastle, quello inglese è un problema di coaching: i talenti nascono in maniera estemporanea, e per questo sono difficili da individuare, perché i club non investono abbastanza nella formazione degli allenatori delle squadre giovanili.

 

https://twitter.com/FriendlyDele/status/691722589354483716

Perché Alli è differente.



 

La prossima partita dei Leoni sarà solo a marzo e la decisione finale di Roy Hodgson sui ventitré eleggibili per l’Europeo francese è ancora lontana. Intanto Pochettino, Kane e il resto dei compagni nel Tottenham provano a proteggere Alli dal rischio di bruciarsi, lo fanno ormai praticamente in occasione di ogni conferenza stampa. Perché l’importanza di essere Dele oggi è l’indeterminatezza del suo gioco e del suo potenziale: è già un giocatore forte, ma non lo è ancora abbastanza; ha la fantasia di un trequartista, l’energia di una mezzala, la durezza di un mediano, ma non copre nessuno di questi ruoli in maniera esclusiva. Di Alli abbiamo ancora tutto da scoprire.

 
 

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