In principio fu Omar Sivori. L’argentino neanche ci provava a tenerli almeno un po’ su, i calzettoni intendo. Li arrotolava fino alla caviglia per lasciare impudica la tibia, alla mercé degli avversari perché tanto quelli poi non lo prendevano. Sivori raccontava di giocare con i calzettoni abbassati «per far capire ai difensori avversari che anche se ero piccolino, nessuno davvero nessuno mi faceva paura». Sul calcio insolente e sensuale di Sivori – uno che ti dribblava anche al bagno – ci stavano alla perfezione. Era un po’ il gioco del torero con il toro: ti faccio vedere la carne, il punto in cui infilare le corna, ma poi ti frego.