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Foto di Gabriele Maltinti/Getty
Calcio Emanuele Atturo 31 gennaio 2017 5'

Saponara tra passato e futuro

A Firenze dovrà ritrovare se stesso ma anche adattarsi al gioco di Sousa.

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Quando si scrive di calcio si è spesso costretti a esprimere giudizi definiti su un insieme di eventi che cambiano molto velocemente. Pochi mesi fa avevo scritto un articolo dai toni abbastanza entusiastici su Riccardo Saponara, che in quel momento si stava consacrando come uno dei giocatori offensivi più unici ed efficaci della Serie A. Pochi mesi dopo la situazione “oggettiva” del giocatore (la sua valutazione generale, il suo posto nel mercato calcistico nazionale) è tale che rileggere quell’articolo – anche a fronte a tutti i miei sforzi argomentativi – lascia perplessi.

 

Saponara ha iniziato la propria crisi di rendimento nel girone di ritorno dello scorso anno, come se avesse all’improvviso esaurito l’onda lunga di fuoco cominciata dal suo ritorno ad Empoli, quella che lo aveva portato, in pochi mesi a cavallo di due stagioni, a mettere insieme 9 assist e 12 gol. Anche per questo motivo l’hype intorno a lui ha cominciato a smorzarsi proprio in corrispondenza dell’inizio del calciomercato estivo, dove Saponara è rimasto in mezzo ai fraintendimenti tra l’Empoli e le squadre che potevano essere interessate. Da una parte la società proprietaria valutava il giocatore “più di 20 milioni”, dall’altra non c’era nessuno in giro disposto a spendere una cifra simile: «Le offerte al momento sono inferiori al valore del giocatore» diceva Corsi a fine luglio.

 

Alla fine il giocatore è rimasto ad Empoli ad appassire: quest’anno, finora, ha segnato 2 gol e fornito 1 assist. Numeri ridicolmente bassi, anche considerando la centralità tecnica di Saponara nella squadra, accompagnati da prestazioni sciape. All’interno di quello che è, tanto per xG quanto per gol effettivamente realizzati, uno dei peggiori attacchi in Europa, Saponara ha smesso di brillare e, prima che si svalutasse ulteriormente, l’Empoli ha deciso di venderlo alla Fiorentina per 8 milioni. Meno della metà di quanto Corsi chiedeva in estate (ma pare che il ragazzo fosse triste…). A dimostrazione di come il calciomercato rispetti le regole del consumismo, ed è importante che i calciatori arrivino in un momento positivo di forma alle finestre di mercato per essere venduti meglio (vedi Gagliardini).

 

I numeri attuali di Saponara raccontano di un giocatore involuto. Ha abbassato i propri passaggi chiave (da 2.5 a 1), i dribbling (da 2.4 a 1.5) e i tiri, da 2.4 a 1.6. Questo, nonostante l’Empoli abbia proseguito nel solco della continuità tattica, mantenendo il 4-3-1-2 in cui Saponara si muove come dentro la sua cameretta. La circolazione palla della squadra, però, è meno veloce e diretta che in passato, anche a causa dell’assenza di un regista affidabile nei passaggi taglialinee.

 

Così Saponara si è trovato spesso a lavorare sulla trequarti in spazi ancora più congestionati del solito. Quando poi riusciva a produrre il suo movimento classico – quello in cui riceve spalle alla porta e con il primo controllo riesce a girarsi – si trovava di fronte movimenti delle punte inariditi.

 

Gli iper-dinamici Pucciarelli e Maccarone quest’anno sono stati spesso sostituiti da Mchedlidze e Marilungo, il primo molto statico e il secondo che spesso asseconda l’istinto a venire verso la palla sulla trequarti, con Saponara che a quel punto ha dovuto fare la punta a tutti gli effetti.

 

Va detto però che oltre a questioni tattiche e di squadra, Saponara è stato molto meno brillante del solito. Quasi sempre spento in quelle iniziative personali con cui accendeva la luce sulla trequarti di una squadra senza troppe soluzioni tecniche.

 

Saponara è un vecchio pallino di Corvino, uno dei ds dal gusto calcistico più spiccato, e ha colto l’occasione di mercato per portarlo a Firenze, nella speranza di riaccendere le motivazioni del giocatore. La Fiorentina gioca con due trequartisti, eppure al momento non è chiaro se Saponara ricoprirà da subito un ruolo centrale nella squadra. I dubbi sono gli stessi di quando scrivevamo di lui un anno fa: Saponara ha reso molto all’interno del sistema iperstrutturato dell’Empoli, dove faceva il vertice alto del rombo stretto di centrocampo, ma si è trovato a disagio con altri moduli e principi (ad esempio nel Milan, dove giocava più arretrato, o in U-21 dove ha fatto l’ala di un 4-3-3).

 

Nella Fiorentina non troverà le distanze molto corte di Empoli, con il centrocampo sempre molto stretto a supporto, e più raramente potrà sfruttare la propria superlativa conduzione palla in transizione. La squadra di Sousa preferisce attaccare posizionalmente e con distanze più stirate, e in questo Saponara non ha forse la stessa pericolosità statica di Ilicic col pallone, spesso visionario nella ricerca della profondità e sempre temibile nei tentativi dalla distanza.

 

Lo scorso anno l’asse Ilicic-Kalinic ha garantito più pericolosità offensiva, ma nel girone di ritorno si è raffreddato. Quest’anno con Bernardeschi e Kalinic la Fiorentina sulla trequarti ha un eccesso di giocatori statici, che vogliono il pallone tra i piedi. Saponara – che ha comunque un’ottima visione di gioco – aggiunge un set di movimenti senza palla di cui la Fiorentina non dispone, e che forse sgraveranno Kalinic di un po’ di lavoro.

 

Il centravanti croato ha anche un gioco di sponda raffinato, che finora è stato poco valorizzato dal fatto che gli inserimenti in area erano limitati. Saponara avrà quindi bisogno di modificare leggermente il proprio gioco, magari con meno ricezioni sui piedi spalle alla porta e più movimenti dietro la linea difensiva.

 

Saponara, insomma, più che col pallone, sarà importante per la sua capacità di inserirsi negli spazi di mezzo e alle spalle della difesa, per aggiungere elettricità alla manovra offensiva di una squadra a volte troppo compassata, e per bilanciare allungandosi i movimenti ad accorciare di Kalinic. Ma sebbene dovrà velocizzare una manovra eccessivamente compassata quando gioca Ilicic, la Fiorentina è comunque abituata a giocare con ritmi più bassi, portando molti uomini oltre la linea della palla.

 

In un contesto così Saponara dovrà imparare ad avere delle letture più complesse del “tirare dritto” verso la porta: imparando a dare la “pausa” e ad associarsi con centrocampisti tecnici quanto lui. Non gli sarà più permesso di provare giocate rischiose ogni volta che ha la palla tra i piedi e non potrà avere una visione del campo esclusivamente verticale.

 

Innanzitutto, però, deve ritrovare sé stesso.

 

Quest’anno Saponara ha messo in crisi l’idea che avevamo di lui. La parabola indecifrabile della sua carriera ci ha mostrato praticamente tre giocatori diversi. Quello acerbo e incollocabile del Milan; il trequartista dinamico e devastante dello scorso anno; e quello anonimo e mediocre di questi mesi. Saponara finora ha dimostrato di saper fare la differenza solo in un preciso contesto tattico e ambientale. Privo di troppe pressioni e con gli stessi riferimenti di quando era ragazzo (Saponara è arrivato ad Empoli a 18 anni).

 

La Fiorentina ha scommesso che il Saponara “autentico” è il migliore che abbiamo visto, ma ha scommesso anche sull’adattabilità del ragazzo a un contesto tattico ed emotivo completamente diverso. I “viola” in fondo non si giocano tanto: 8 milioni, per un giocatore che ha ancora 26 anni, rappresentano un investimento a basso rischio. Saponara invece si gioca molto: «Questa è l’occasione della mia carriera. Ho già avuto una grande opportunità in passato, ma non era il momento giusto e non sono riuscito a coglierla». Alla Fiorentina Saponara chiarirà se il suo talento così raro, il suo dinamismo, la sua visione verticale del campo, rappresentano solo un esotismo buono per i contesti di provincia o delle qualità che possono davvero fare la differenza ad alti livelli.

 

 

Tags : calciomercatoempolifiorentinariccardo saponara

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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