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Federico Principi
Come attaccano le piccole al Mondiale
29 giu 2018
29 giu 2018
Le strategie offensive con cui le nazionali con pochi mezzi tecnici hanno provato a ridurre il gap con le grandi.
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Federico Principi
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I Mondiali di calcio rappresentano il palcoscenico più epico e affascinante per celebrare le gesta calcistiche dei grandi campioni. Per certi versi il calcio delle Nazionali può apparire perfino più autentico di quello dei club. Essendo meno strutturato tecnicamente e tatticamente, costringe i commissari tecnici a incastrare le qualità - a volte disomogenee - dei giocatori a disposizione, senza poter intervenire sul mercato.

 

Il miscuglio di fuoriclasse e giocatori di medio-bassa fascia avviene molto più spesso nelle Nazionali di basso livello. Forse proprio per questo l'interesse che queste suscitano è spesso perfino più alto rispetto di quello delle grandi. Eppure le selezioni con meno qualità tecnica a disposizione sembrano non riuscire a mantenere il passo delle big nemmeno a livello tattico, anche perché sta aumentando il fenomeno delle Nazionali di spicco che interiorizzano princìpi di gioco che si portano dietro dai club di prestigio (

).

 

Il Mondiale di Russia 2018, quindi, non ha ancora dato grandi risposte positive sull'evoluzione tecnica e tattica delle nazionali di fascia bassa. La tendenza generale è stata quella di un calcio speculativo, fatto di difesa bassa - quasi sempre con il 4-4-2 e molto raramente con 4-5-1 o 5-4-1 - e un gioco verticale a volte anche organizzato, ma sicuramente ancora troppo poco sofisticato e facile da leggere per gli avversari. Poche Nazionali hanno provato a costruire attivamente il gioco e in molti casi, per avviare una costruzione bassa rudimentale, sono state aiutate anche dal pressing delle squadre più forte, non sempre coordinato. Nonostante ciò, la mano dei commissari tecnici è visibile e ogni squadra prova a interpretare e a organizzare il proprio calcio a seconda delle caratteristiche dei propri giocatori.

 


Giocare un calcio “verticale” è meno rischioso, innanzitutto perché diminuisce la possibilità di perdita del possesso in zone pericolose. Le squadre meno dotate tecnicamente di solito non possono permettersi un possesso prolungato e cercano di arrivare alla conclusione il prima possibile. In questo Mondiale, come del resto avviene poi genericamente, le squadre di bassa fascia hanno attaccato in verticale in quattro modi: verso il centro, verso le fasce, verso la profondità e attraverso i lanci lunghi organizzati.

 

Anche all'interno di uno spartito comune, però, gli adattamenti alle caratteristiche dei propri giocatori sono stati molteplici. Ad esempio, le due squadre che attaccano di più in verticale verso il centro, vale a dire Perù e Australia, lo fanno in modo piuttosto diverso nonostante entrambe siano schierate con il 4-2-3-1. In particolare è interessante analizzare come gli australiani - anche ad esempio in una partita teoricamente difficile come quella contro la Francia - giochino una lunghissima circolazione arretrata prima di andare in verticale verso la trequarti, principalmente sul trequartista Tom Rogic. Alto quasi 1,90 m, Rogic ha sia la capacità di usare il corpo per difendere il pallone spalle alla porta che la tecnica col piede sinistro per addomesticare le verticalizzazioni, mentre il centravanti Andrew Nabbout è un giocatore meno fisico e più rapido e può quindi attaccare velocemente la profondità.

 

L'obiettivo di impostare una lunghissima e paziente circolazione arretrata è proprio quello di provare ad attirare il pressing per aprire spazi in profondità, dove scatenare la velocità proprio di Nabbout ma anche degli esterni, Max Kruse in particolare, che spesso combinano anche rapidamente sullo stesso lato per favorire la manovra diretta. Il giro-palla difensivo dell'Australia coinvolge sia i 4 difensori che i due mediani, in particolare il centrocampista Aaron Mooy, dell'Huddersfield. Mooy ha una gran capacità di resistere al pressing difendendo il pallone grazie al suo baricentro basso, ma anche alla sua tecnica: sia contro la Francia che contro la Danimarca è stato il giocatore australiano ad aver messo a segno più passaggi chiave, 2 e 3 rispettivamente. Partono molto spesso sia da lui che dalla qualità del difensore Trent Sainsbury (che molti ricorderanno all'Inter) le palle in verticale che generalmente hanno Rogic come target, per poi scatenare rapidissime fasi di rifinitura e finalizzazione in velocità.

 


Mappa dei passaggi dell'Australia contro la Francia. Sono evidenti la circolazione arretrata (perfino più pronunciata contro la Danimarca) e la responsabilità di Mooy, che riceve spesso anche dal portiere Ryan. Molte tracce in verticale da Sainsbury a Rogic, dalle quali parte l'attacco rapido verso la porta avversaria.


 

Il Perù, a differenza dell'Australia, fa circolare il pallone molto meno nella propria trequarti ma può invece capitare che il suo attacco diventi più manovrato in fasi avanzate del campo. La presenza di un riferimento offensivo più statico come

, e di un esterno molto abile nel dribbling

, non costringono i peruviani a cercare per forza di crearsi tutti questi spazi in profondità. Molto spesso il Perù va in verticale verso il suo centravanti e tiene almeno 2 dei suoi 3 trequartisti (Cristian Cueva ed Edison Flores) in posizione piuttosto accentrata per raccogliere gli scarichi di Guerrero, mentre Carrillo spesso svaria da una fascia all'altra per cercare un dribbling sull'esterno, che fa stagnare la rapidità della manovra ma che molto spesso si rende indispensabile per dare qualità.

 

Carrillo in entrambe le partite è stato il giocatore del Perù con più dribbling riusciti (3 contro la Danimarca, 5 contro la Francia) e più passaggi chiave, alla pari con Cueva contro la Danimarca e Farfan contro la Francia. Ma rispetto ai trequartisti dell'Australia, quelli del Perù tendono ad accentrarsi di più anche per via delle grandissime capacità di corsa dei terzini, Advincula a destra e Trauco a sinistra, che partecipano di meno alla fase di costruzione e accompagnano invece con grande puntualità l'azione grazie alle classiche sovrapposizioni.

 

Diverso invece il caso di Panama ed Egitto, due squadre di caratura e modulo di gioco differenti - il 4-3-3 per i centroamericani, il 4-2-3-1 per la nazionale di Salah - ma con lo stesso principio di gioco della ricerca della verticalità verso gli esterni. Ovviamente i diversi schieramenti costringono i rispettivi commissari tecnici a impostare questo tipo di idea di gioco in modo differente. L'Egitto verticalizza verso le fasce cercando la ricezione dell'esterno alto o del trequartista, Abdallah El Said, che viene sempre a supporto del lato di riferimento dove la squadra decide di andare in verticale, per aumentare la presenza in campo e la qualità tecnica in quella zona. Un piano di gioco che non è cambiato nemmeno con il ritorno di Salah contro la Russia, dove il fuoriclasse del Liverpool è stato costretto a ricevere molti passaggi lunghi non rasoterra, anziché venire incontro al terzino destro Ahmed Fathy per legare il gioco con la sua qualità: Salah è risultato il terzultimo tra i titolari per palloni toccati (39, più solo del portiere El Shenawy e di El Neny, sostituito dopo un'ora) e non ha messo a referto alcun dribbling vincente.




Dalla mappa dei passaggi dell'Egitto contro l'Uruguay si vede come le tracce preferite siano la verticalizzazione del terzino Shafy verso il trequartista El Said e la sua associazione con l'esterno sinistro Trezeguet.


Panama, invece, soprattutto nella partita contro il Belgio ha utilizzato la stessa arma - ovvero la verticalizzazione dal terzino all'esterno - ma nel suo 4-3-3 di solito è la mezzala che attacca velocemente in verticale lo spazio alle spalle della difesa avversaria, che contrasta la ricezione dell'esterno. Una sorta di catena laterale interpretata in senso molto verticale e che sfrutta la velocità e il dinamismo soprattutto della mezzala destra Armando Cooper, dell'Universidad de Chile, che è anche il giocatore che ha messo a segno più dribbling vincenti contro il Belgio (2). La discreta efficacia di Panama nell'attacco veloce in verticale ha incoraggiato l'Inghilterra a non portare pressing nella partita contro i centroamericani, per non concedere loro campo in profondità.

 


Panama che, contro il Belgio, va costantemente in verticale dai terzini agli esterni di attacco.


 

Giocare in verticale, anche se prevalentemente in transizione e in profondità, è stato anche il canovaccio tattico preferito del Costa Rica. Per questo il commissario tecnico Oscar Ramirez ha deciso di lasciare fuori uno dei giocatori più importanti, Joel Campbell, sul quale fino alla penultima amichevole sembrava tarato tutto il gioco dei caraibici. Nel 3-4-3 di Ramirez, che si trasforma puntualmente in un 5-4-1 bassissimo in fase di non possesso, i due esterni di attacco sono Bryan Ruiz e Johan Venegas, generalmente a destra e sinistra rispettivamente. Ruiz in particolare è il giocatore dal quale deve partire la verticalizzazione, soprattutto in transizione dopo aver recuperato palla: contro la Serbia è stato il giocatore di movimento ad aver effettuato più passaggi lunghi (5) escludendo difensori centrali e mediani, contro il Brasile addirittura il secondo (4 passaggi lunghi) dopo il difensore centrale Oscar Duarte.

 

La scelta di Venegas al posto di Campbell risponde all'esigenza di sfruttare le verticalizzazioni di Bryan Ruiz con un giocatore più abile a ricevere sulla corsa e meno propenso invece, come Campbell, a ricevere sui piedi. La prova si è avuta contro il Brasile dove più volte Venegas è stato spostato a destra, con l'intento evidente di sfruttare lo spazio alle spalle di Marcelo e della catena sinistra del Brasile per attaccare in contropiede, un contesto ideale anche per la grandissima velocità del centravanti Marco Ureña e dell'esterno destro Cristian Gamboa.

 

Ma il modo più antico e immediato per attaccare in verticale restano i lanci lunghi. L'Iran, schierato con il 4-3-3, ha costruito tutto il suo gioco attraverso uno schema semplicissimo: il lancio per la punta Sardar Azmoun e l'attacco alla profondità - sulle sue spizzate - dell'esterno d'attacco del lato palla. La testa di Azmoun è uno dei più importanti punti di riferimento di questo Mondiale: il centravanti del Rubin Kazan ha vinto 7 duelli aerei contro il Marocco, 6 contro il Portogallo e addirittura 9 contro contro la Spagna di Piqué e Sergio Ramos. L’Iran preferisce attaccare a sinistra, lanciando in quella zona per far sì che a raccogliere le spizzate di Azmoun fosse il talentuoso esterno sinistro Karim Ansarifard. L'Iran è così diventata la squadra dalla fase di possesso più semplice di questo Mondiale: contro il Marocco le statistiche indicano che gli asiatici non abbiano imbastito nemmeno una singola azione manovrata, mentre nel primo tempo contro la Spagna l'Iran ha messo a segno solo 49 passaggi riusciti, facendo peggio solamente proprio dello stesso Iran ma ai Mondiali 2014 (nel primo tempo contro l'Argentina) per quanto riguarda i passaggi completati nella prima frazione di una partita dei Mondiali dopo il 1966.

 

Accanto all'Iran c’è l'altra squadra che storicamente fa largo uso dei lanci lunghi, cioè l'Islanda. Gli scandinavi hanno giocato prevalentemente a sinistra contro l'Argentina, facendo salire il terzino Magnusson per risalire il campo sulle seconde palle derivanti da un suo duello aereo (ne ha vinti 3, meno soltanto della colonna Arnason e del centravanti Finnbogason). In questo modo speravano di far arrivare il pallone a Bjarnason, esterno sinistro del 4-4-2 ma forse il vero playmaker dell'Islanda: l'ex Pescara riceveva, controllava il pallone e ogni volta si liberava lo spazio per una sovrapposizione che spesso veniva effettuata dall'altro mediano Halfredsson, dalla mezzapunta Gylfi Sigurdsson o perfino dall'esterno opposto Gudmunsson.

 

Diverso, e forse scorretto, il piano gara contro la Nigeria, dove è stato tolto Halfredsson (che doveva costruire la gabbia intorno a Messi) ed è stata inserita un'altra punta vera, Bodvarsson, spostando indietro proprio Gylfi Sigurdsson. In quel caso l'Islanda ha invece cercato il lancio lungo a destra, soprattutto verso l'esterno Gislason, ma anche la libertà concessa nelle conduzioni palla al piede e nelle sovrapposizioni al terzino destro Saevarsson hanno permesso all'Islanda di attaccare molto più spesso a destra (48% contro 27% a sinistra). Sigurdsson si staccava spesso dalla sua posizione di mediano per andare a raccogliere le sponde delle due punte Finnbogason e Bodvarsson e rifinire, ma il piano gara dell'Islanda è fallito per due motivi principali: per aver tagliato fuori dal gioco Bjarnason nella maggior parte delle azioni e perché nel centro-sinistra della Nigeria - dove l'Islanda cercava spesso di lanciare - il difensore Omeruo ha retto egregiamente, mettendo a segno ben 6 duelli aerei vincenti, permettendo agli africani di vincerne complessivamente il 57% nella partita.

 


La mappa dei passaggi dell'Islanda contro la Nigeria è totalmente sbilanciata verso destra ed è evidente la diversità di altezze sul campo nelle posizioni medie dei due mediani nominali, Gunnarsson e Gylfi Sigurdsson, che andava spesso a raccogliere le sponde delle punte oltre che associarsi talvolta proprio con il lato destro.



Ma accanto a una spiccata verticalità soprattutto di alcune di queste squadre di livello medio-basso, altre Nazionali hanno provato a offrire un calcio più propositivo. Il caso più incredibile è quello dell'Arabia Saudita, che ha realizzato il 53% di possesso palla contro l'Uruguay, il 61% contro la Russia e addirittura il 64% contro l'Egitto, completando più passaggi perfino rispetto alla Celeste (87% contro 84%). La formazione di Juan Antonio Pizzi, campione nella Copa America 2016 con il Cile, si caratterizza per le grandi qualità nel fraseggio stretto dei suoi 3 centrocampisti, soprattutto della mezzala mancina Salman Al-Faraj, oltre che del mediano Abdullah Otayf.

 


C'è poco da commentare, se non che la mappa dei passaggi dell'Arabia Saudita contro la Russia è una delle più belle del Mondiale, quasi a livello di quelle del Brasile (per rimanere su un'altra squadra con il 4-3-3).


Purtroppo per gli arabi le capacità tecniche dei difensori centrali (Osama e Omar Hawsawi e Ali Albulayhi) non sono all'altezza di quelle dei centrocampisti e per questo l'Arabia Saudita è ricorsa troppo spesso al lancio lungo, senza poter sfruttare a pieno la qualità del fraseggio del suo centrocampo con una costruzione bassa pulita. I lanci lunghi spesso sono coincisi con possessi regalati: l'Arabia Saudita ha vinto solo il 26% di duelli aerei contro la Russia e il 43% contro l'Uruguay. Tuttavia, quando riesce a manovrare a metà campo, la Nazionale Saudita ha sviluppato una capacità straordinaria nel creare continui triangoli e quadrilateri, avvicinando anche uomini dal lato debole, rendendo difficilissimo il recupero palla degli avversari.

 

Alcune statistiche: contro l'Uruguay la mezzala Al-Faraj ha messo a segno l'87.5% di passaggi riusciti, percentuale più alta di quella di Vecino e poco inferiore a quella di Bentancourt, e 3 passaggi chiave come solo Carlos Sanchez; mentre l'esterno sinistro di attacco Salem Al-Dawsari (pur venendo molto dentro al campo con l'Arabia che attaccava tutta sbilanciata verso destra) ha messo a segno 6 dribbling riusciti e 10 passaggi lunghi completati su 10 tentati, quasi tutti cambi di gioco verso il terzino sinistro Yasir Al-Shahrani. Soprattutto contro la Russia, tuttavia, i sauditi hanno mostrato una grande sterilità del proprio possesso: hanno tentato solo 6 cross e nessun passaggio filtrante, nessuna imbucata in profondità, senza mettere a segno tiri in porta. Certamente la scarsa qualità del materiale umano e soprattutto la discrepanza tra diversi reparti ha reso impossibile la vita a una Nazionale già inesperta.

 

Un'altra proposta di gioco diversa ma altrettanto interessante è stata quella della Tunisia. La Nazionale di Nabil Maaloul ha dimostrato una flessibilità incredibile cambiando completamente spartito dalla partita contro l'Inghilterra a quella contro il Belgio, sia nella fase di possesso che in quella difensiva. Temendo il pressing degli inglesi, Maaloul ha disposto continui lanci lunghi sull'esterno alto del 4-3-3, Fakhreddine Ben Youssef, che in fase difensiva scalava come terzino destro nel 5-4-1, ma contro il Belgio la Tunisia ha messo in campo una proposta di gioco ben diversa e decisamente più ambiziosa.

 

L'idea di gioco messa in campo da Maaloul, partendo dal 4-3-3, è stata quella di dilatare subito le distanze tra i propri giocatori in fase di uscita della palla, rendendo più difficile il pressing del Belgio. La mezzala sinistra, Saif-Eddine Khaoui si staccava e lasciava solo due mediani come riferimenti davanti alla difesa, ma in caso di difficoltà si poteva abbassare per aiutare l'azione. Ma quando la Tunisia riusciva a uscire pulita, come nella maggior parte delle volte, poteva attaccare sugli esterni grazie anche alle corse dei terzini Bronn (o Nagguez) a destra e Maaloul a sinistra, con il centravanti Wahbi Khazri al quale si affiancava proprio Khaoui nell'attacco all'area. L'importanza dei terzini risiede proprio nel fatto che Nagguez (alla pari con Ben Youssef) e Maaloul (alla pari con Skhiri) abbiano messo a segno rispettivamente 3 e 2 passaggi chiave a testa contro il Belgio. Non solo, ma la Tunisia è stata l'unica squadra (per lo meno tra quelle della fascia più bassa) a impostare un recupero palla aggressivo.

 

Più modestamente anche la Corea del Sud, contro la Svezia, ha cercato di costruire il gioco dal basso sfruttando le catene laterali naturali del 4-3-3, mentre contro il Messico il ct coreano Shin Tae-yong ha virato verso un 4-2-3-1 molto più verticale con la ricerca della velocità di Son Heung-Min, schierato centravanti. Ma contro la Svezia l'esterno del Tottenham ha agito a sinistra, anche se il gioco è passato più spesso verso la catena di destra (44% contro 34%) grazie al maggior supporto della mezzala destra Lee Jae-Sung rispetto all'omologo Koo Ja-cheol, ma questo non gli ha impedito di essere stato comunque il giocatore più influente della Corea con 2 passaggi chiave e 3 dribbling riusciti. Il ct Shin ha voluto forse equilibrare il peso delle due catene laterali, ma in fase di costruzione ha provato a uscire spesso pulito dalla difesa grazie alla salida lavolpiana del mediano Ki Sung-Yueng, centrocampista dello Swansea, che doveva dare superiorità numerica insieme ai due difensori centrali contro le punte Toivonen e Berg.

 

Ma anche l'abiura verso questo sistema, e la ricerca di una maggiore verticalità verso Son contro il Messico, dimostrano come ormai la tendenza generale sia orientata alle sicurezze a breve termine. Certamente molti allenatori guardano al calcio europeo e cercano di implementare molti concetti e molte soluzioni, ma la domanda atavica rimane la stessa: è giusto elaborare dei princìpi avanzati che richiedano uno sforzo ai giocatori forse al di sopra delle proprie possibilità, soprattutto in un periodo breve come la preparazione a un Mondiale, o in alternativa rimane necessario costruire sistemi più semplici che esaltino le qualità più immediate dei giocatori, senza curarsi troppo dell'evoluzione a lungo termine della Nazionale?
Il Mondiale di Russia 2018 ha risposto che, per il momento, si predilige soprattutto la seconda opzione, non solo nelle squadre di bassa fascia. Ma d'altronde la cultura calcistica avanza piuttosto lentamente e non è detto che in futuro non si cerchi di far assorbire alle squadre nazionali principi di gioco più complessi e simili ai club, facendo venire meno però parte della biodiversità calcistica che i campionati del mondo mettono in campo.

 

 

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