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Alla fine torna sempre Rugani
15 ott 2025
Con l'infortunio di Bremer si è tornato a parlare di lui come titolare della Juventus, dopo 10 anni di alti e bassi.
(articolo)
12 min
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IMAGO / Marco Canoniero
(copertina) IMAGO / Marco Canoniero
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Contro il Milan, Daniele Rugani ha giocato la 151esima partita con la maglia della Juventus. È stato strano vederlo ricomparire all’improvviso, titolare al centro della difesa bianconera in una serata importante. In novanta minuti svuotati di eventi, si può dire che abbia giocato bene, o meglio: che sia stato affidabile. “Affidabile” è un termine che spesso viene usato quando si parla di lui. Prima della partita hanno chiesto a Tudor della scelta di farlo giocare titolare, nonostante avesse giocato fin lì pochissimi minuti: «Cosa ho detto al ragazzo? È un giocatore affidabile, che ha fatto partite importanti ed è giusto farlo giocare» è stata la sua risposta.

Affidabile, però, non è chiaro se sia un complimento o quanto piuttosto la necessità di dare una definizione a un difensore di cui non sappiamo davvero che cosa dire. Cosa ha fatto Rugani negli ultimi 10 anni? Dove è stato? È andato a letto presto? Sappiamo che è stato un giocatore della Juventus, ma lo è stato davvero? La sua immagine è sfuggente, presente eppure assente. Il ricordo più limpido che ho di lui è quando Allegri decise all’ultimo di non farlo giocare contro il Frosinone perché il campo era troppo stretto. Queste sono il tipo di cose che accadono a Rugani, una carriera indecifrabile e un po' buffa.

Dieci anni fa le cose erano molto diverse. Rugani doveva essere il nuovo grande difensore italiano, l’erede di una scuola che pensavamo non si sarebbe mai esaurita. Con Sarri all’Empoli, a 20 anni, per la prima volta in Serie A, aveva giocato la stagione perfetta, almeno in senso biblico: 38 presenze, ogni singolo minuto giocato, zero ammonizioni. Questa cosa della perfezione faceva storcere il naso a qualcuno - un difensore deve sporcarsi i tacchetti e la coscienza - ma sperare ad altri. Rugani sembrava infatti uno di quei difensori che vince i duelli con gli avversari ancora prima di ingaggiarli, uno che vede le cose in anticipo, l’eleganza dei Nesta e Maldini, a cui aggiungere dei piedi buoni e una faccia pulita.

All’epoca era già della Juventus, che lo aveva preso dalla Primavera dell’Empoli, portato nella sua Primavera e poi prestato all’Empoli per due stagioni per poi riprenderselo. Era tutto naturale: il miglior giovane difensore italiano che va a giocare nella Juventus, così va la vita in Serie A. Ripeto, oggi sembra assurdo, ma all’epoca era normale che una sua intervista su Repubblica si intitolasse: Rugani, il ragazzino alla Scirea. Dentro c’è tutto il Rugani ideale: il non essere ammonito come simbolo della razionalità del suo gioco, la dieta rispettata strettamente («non tocco una Coca Cola da 4 anni»), l’automiglioramento attraverso gli allenamenti extra o le sessioni video per rivedere le sue partite e «capire cosa e dove ho sbagliato».

Nell’intervista Rugani si augura di poter restare alla Juventus per dieci anni, cosa che, più o meno, gli è riuscita. Tornasse indietro, però, chissà se avrebbe firmato per dieci anni così. Ho scritto che ha giocato 151 partite in bianconero, che sono tante, ma andando a indagare un po’ si scopre la polvere sotto il tappeto. Ad esempio in tutti questi anni ha giocato solo 17 volte in Champions League, per un totale di poco più di 1000 minuti. L’ultima partita da titolare in Europa è stata l’infame Maccabi-Juventus, una sconfitta per 2-0 che ha segnato uno dei punti più bassi nella storia recente del club. Sul Corriere della Sera, il suo voto (5) è più alto di tutti i compagni di reparto. La motivazione è quanto più Rugani possibile: Meno colpevole di altri perché è una riserva designata.

Quando è arrivato alla Juventus, si diceva che per lui sarebbe stato come andare all’università, studiare con i professori della difesa Barzagli, Bonucci e Chiellini. «Sono tre giocatori straordinari», aveva detto nella sua prima intervista da giocatore della Juventus, «con caratteristiche che messe insieme compongono il difensore perfetto: da Barzagli prenderei l’attenzione, da Chiellini l’aggressività e la cattiveria agonistica, da Bonucci la personalità e la capacità di impostare il gioco con un alto livello tecnico». Sembrava davvero tutto perfetto per Rugani, ma oggi invecei si può dire che più che maestri, siano stati loro gli avversari che lo hanno battuto.

A parole Allegri ha sempre incensato Rugani, la sua serietà, il suo essere, ancora, affidabile, ma poi a giocare erano sempre gli altri tre, ed è difficile fargliene una colpa. Lo stesso Rugani è sembrato accettarlo come se fosse l’ordine naturale delle cose, un destino troppo sopra la sua testa per essere combattuto. Con la faccia da perenne studente e un modo di fare come se vivesse in punta di piedi, ha sempre mostrato un timore reverenziale troppo alto verso i compagni e la Juventus in generale.

L’estate del 2019 sembra possa essere quella della svolta: Rugani è cresciuto, Allegri ha salutato e al suo posto è arrivato Sarri, l’allenatore che lo ha lanciato. Sembra che tutto possa finalmente incastrarsi, poi però la Juventus compra Matthijs de Ligt per quasi 80 milioni di euro. Sarei curioso di sapere cosa ha pensato Rugani in quel momento. L’olandese arriva praticamente come una sua versione riveduta e corretta: più forte, più aggressivo, più tecnico, più veloce, più tutto. A metterli vicini sembrano un difensore di oggi e uno degli anni ‘50, il futuro e il passato, nonostante Rugani a quel punto avesse solo 25 anni.

Pochi mesi prima, nel ritorno dei quarti di finale di Champions League, de Ligt aveva segnato il gol che aveva eliminato la Juventus saltando proprio sopra la testa di Rugani, costretto a giocare titolare per l’infortunio di Chiellini.

IMAGO / ANP

Con Sarri gioca ancora meno, nonostante l’assenza di Chiellini che si rompe il crociato a inizio stagione. L'allenatore si giustifica così: «Demiral, per caratteristiche, può essere più simile a Chiellini. Rugani, invece, è più simile a Bonucci. È un discorso di caratteristiche e non di gerarchie». Sul Corriere della Sera scrivono: Daniele Rugani, il pupillo «troppo gentile» di Sarri nato star e diventato gregario di lusso. Viene citata tra virgolette una presunta mancanza di cattiveria, le poche ammonizioni diventano un segno di debolezza caratteriale.

Si torna a parlare di lui solo a marzo, per un episodio che oggi abbiamo provato a cancellare dalle nostre vite, ma che in quel momento sembrava tutto il nostro mondo. Rugani è il primo calciatore di Serie A a risultare positivo al SARS-CoV-2. Sta bene, è asintomatico, ma il mondo del calcio gli tributa messaggi di speranza commoventi (mentre sulla Gazzetta fanno notare come, per causa sua, anche Andrea Agnelli è costretto alla quarantena). È un altro di quei momenti che potremo definire ruganeschi, in cui per Rugani le cose sembrano andare storte senza una ragione precisa. Sulla sua pagina Wikipedia c’è scritto: “superato questo imprevisto, a fine stagione conquista il suo quinto scudetto consecutivo”.

In estate viene messo sul mercato, ma nessuno si fa avanti. All’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato va in prestito al Rennes. È un passaggio di carriera così dimenticabile che neanche lo ricordavo. L’unica informazione che ho trovato, è questo video pubblicato dalla Gazzetta dello Sport della moglie Michela Persico (chiamata Lady Rugani) che gira alla scoperta di Rennes. In Francia gioca la prima partita da titolare, ma già alla seconda dopo pochi minuti viene fermato da un infortunio alla coscia e scompare.

All’arrivo a Rennes gli vola un ombrello addosso, fa per raccoglierlo poi pensa al Covid e si ferma.

Riappare a febbraio, quando viene mandato in prestito al Cagliari, che è in piena lotta salvezza. Gioca al centro della difesa con Godin, un altro strano momento della sua carriera, a pensarci oggi. Non è sempre titolare, ma segna anche un gol decisivo e la squadra si salva. In estate torna alla Juventus e ritrova Allegri, che dice: «Rugani è uno dei difensori migliori d’Europa». Una stima ricambiata da Rugani, che lo definisce «un maestro. Una persona vera, che sa gestire uomini e gruppo». Eppure torna a sedersi in panchina, ancora dietro a Bonucci, Chiellini e de Ligt nelle gerarchie. In tutta la stagione gioca appena 1265 minuti, ma è in campo nella sciagurata sconfitta in casa 0-3 contro il Villarreal che costa l'eliminazione dalla Champions League. È lui a commettere l’ingenuo fallo da rigore che spiana la strada agli spagnoli e dopo il quale viene sostituito.

Le stagioni di Rugani alla Juventus si ripetono come un eterno ritorno. Ogni tanto sembra poter diventare titolare per il suo essere “affidabile”, poi però finisce sempre per scomparire. A novembre del 2023 gioca cinque grandi partite in fila, da titolare, nel momento migliore della Juventus, che addirittura scavalca l’Inter in testa alla classifica. Allegri lascia intendere che possa essere arrivato il suo momento: «Ha sempre lavorato bene. Ovvio che con Chiellini, Bonucci e Barzagli era difficile trovare spazio. Quando ha giocato è sempre stato efficace (una alternativa ad "affidabile", nda). Ora è più tranquillo. Lui e Bremer possono giocare anche in campo aperto ma dentro l'area in questo momento hanno imparato a restare fermi nelle proprie posizioni. È da 8 anni alla Juventus e sa bene cosa significhi stare alla Juventus. È un veterano ed è stato sottovalutato».

Su Ultimo Uomo gli dedichiamo un articolo dal titolo “La rinascita di Rugani”. In un mondo in cui i difensori sono diventati tutti aggressivi e capaci solo a inseguire gli attaccanti, il suo senso della posizione e la capacità di difendere a zona sembra possano diventare un valore aggiunto. Poi però contro il Monza Allegri gli preferisce Alex Sandro adattato nella difesa a tre e Rugani torna a scaldare la panchina. Un’altra stagione scivola così: gioca i suoi circa 1200 minuti stagionali, minuti affidabili, in un certo senso, ma anche indecifrabili, non abbastanza buoni da fargli conquistare una maglia da titolare, seppure i rivali non sono più Bonucci, Barzagli e Chiellini.

Qui mentre commenta un salvataggio contro la Fiorentina che ha spinto Pardo a paragonarlo a Beckenbauer, non senza involontaria ironia.

In estate, comunque, firma un rinnovo di contratto fino al 2026. Per Giuntoli, Rugani «è un ragazzo straordinario e un grande calciatore, alla Juve da tanti anni: sicuramente è un valore aggiunto». Al posto di Allegri arriva Thiago Motta, che però il primo giorno di ritiro lo prende da parte e gli comunica che non farà parte del suo progetto tecnico. Rugani ha raccontato come l’allenatore sia stato «fin troppo schietto». Per due mesi si allena a parte con gli altri esiliati, poi quando sembra dover rimanere alla Juventus relegato in tribuna, va in prestito l’Ajax.

È il passaggio più indecifrabile di una carriera indecifrabile. Come ci è finito lì? A volerlo è Farioli, che vede in lui un difensore esperto da aggiungere in una squadra molto giovane. Dall’Olanda le notizie che ci arrivano su Rugani sono filtrate dalla distanza. Scopriamo che i tifosi lo chiamano The Wall. Nei primi 611 minuti con lui in campo, l’Ajax subisce zero gol. Eppure anche qui la sua stagione è un continuo ballo tra campo e panchina. Alla fine colleziona 26 presenze, di cui solo 15 in campionato e 15, complessive, da titolare. I minuti sono 1341, quindi solo leggermente di più che nelle stagioni alla Juventus. È in campo nella sconfitta per 3-0 con il Nijmegen che preannuncia lo psicodramma con cui il club perde l’Eredivisie, ma in panchina nelle ultime due decisive, in senso negativo, partite.

Saluta l’Ajax con un commovente messaggio sui social, viene convocato da Spalletti in Nazionale, dove torna dopo 7 anni, un altro momento, se ci pensate, assurdo. Il CT è alle prese con gli infortuni e Rugani diventa un nome affidabile da piazzare nel gruppo per poi lasciare a casa quando gli altri staranno meglio. La vita di Rugani, insomma. Intanto però la sua vita fuori dal campo ha preso una piega inaspettata, considerando il soggetto: prima viene condannato in primo grado a sei mesi con la condizionale e un'ammenda di 2000 euro, per guida in stato di ebbrezza, poi il suo matrimonio con Persico finisce nel gossip per colpa di un suo tradimento. Su Ultimo Uomo non parliamo mai di queste cose, ma è interessante vedere come viene trattato Rugani. Cito testualmente il giornalista che ha fatto lo scoop, pubblicando le foto di lui che si bacia con un’altra donna: «Rugani era in Nazionale mentre prendevamo tre pere dalla Norvegia. Era in Nazionale ma in panchina. Il giorno prima pubblico le foto di lui e la sua compagna mentre limonano duro».

Dopo aver visto la tragica sconfitta contro la Norvegia dalla panchina e i suoi affari privati finire su internet, Rugani torna alla Juventus per il Mondiale per Club. Sembra solo di passaggio: si parla di Stati Uniti, Qatar, Porto, dove ritroverebbe Farioli. Finalmente potrebbe rompere il cordone ombelicale che lo lega al club di Torino. Poi però Tudor vede in lui qualcosa: «Rugani è affidabile, esperto, commette pochi errori e può aiutarci» dice dopo un'amichevole col Borussia Dortmund. Torna l’aggettivo affidabile per Rugani, una specie di chiave di lettura della sua carriera.

Il resto è il presente. Rugani è stato di nuovo necessario nel momento del bisogno, che in questo caso è l’infortunio di Bremer. Tudor non ha molte alternative in difesa, e se vuole continuare con la difesa a tre è probabile che Rugani possa essere uno dei titolari. Potrebbe quindi a breve mettere insieme le presenze numero 152, 153, 154, 155 con la Juventus. E chissà quante altre ancora potrà giocarne. Quanti possono dire lo stesso? Tra i difensori centrali nella storia della Juventus, solo in diciassette hanno più presenze di Rugani, e alcuni di questi potrebbe superarli alla fine di questa stagione, tra cui il suo allenatore Tudor, fermo a 174.

Le telecamere di DAZN hanno ripreso Allegri, l'allenatore che più ha parlato bene di lui, mentre dice a Leao «Rafa vai su Rugani, devi attaccare Rugani». Poi si gira verso la panchina e dice «Serve andare su Rugani, è cotto Rugani».

Dopotutto, Rugani ha solo 31 anni nel suo contratto c’è un'opzione per rinnovare fino al 2027. Qualche tempo fa ha raccontato come Chiellini gli dicesse sempre «che la parte migliore della sua carriera l’ha avuta dai 33 anni», lasciando intendere che, magari, potrebbe essere così anche per lui. Per la Juventus è difficile dire se questa sia una speranza. Qualche anno fa era diventato impensabile considerarlo un giocatore importante, ma oggi molto è cambiato. Rugani viene considerato un leader silenzioso, uno dei pochi a portare in gruppo "lo spirito Juve", qualunque cosa voglia dire. E poi rimane questa cosa che è affidabile: di questi tempi, viene da pensare, è meglio di niente.

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