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Foto di Marco Iacobucci / IPA
Fondamentali Fabio Barcellona 22 marzo 2021 9'

Fondamentali: Roma-Napoli 0-2

Le scelte di Gattuso hanno di nuovo mandato in pezzi la Roma.

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L’inattesa sconfitta interna della Juventus contro il Benevento aveva reso il match tra Roma e Napoli ancora più importante per la classifica di entrambe le squadre. La distanza dalla zona Champions League si era complessivamente ridotta e una vittoria avrebbe avvicinato la Juventus, oltre all’Atalanta, a distanza di una sola partita. Per la Roma la partita contro il Napoli presentava stimoli supplementari: l’ennesima occasione per invertire il disastroso bilancio contro le migliori squadre del campionato, riscattare la deludente sconfitta contro il Parma penultimo in classifica e, infine, provare a vendicare il rotondo 4-0 subito all’andata dagli uomini di Gattuso. Tutti obiettivi falliti. La squadra di Fonseca ha pagato con una netta e meritata sconfitta un primo tempo davvero deludente, che ha definito il destino dell’intera partita.

 

Le difficoltà difensive della Roma nel primo tempo

Come sua abitudine la Roma ha provato a fronteggiare il Napoli utilizzando il suo solito atteggiamento: un mix di difesa posizionale – per proteggere il centro del campo – e difesa alta per rimanere compatti senza abbassarsi troppo. La struttura difensiva scelta da Fonseca è stata una sorta di 3-5-2 che muoveva in maniera diversa i due trequartisti Pedro ed El Shaarawy. In fase di non possesso lo spagnolo si affiancava a Dzeko per schermare i passaggi dei due centrali avversari – Maksimovic e Koulibaly – verso il centro del campo, mentre El Shaarawy si affiancava al mediano Diawara per formare, assieme a Pellegrini, una linea a 3. L’idea era di occupare il centro con una prima linea da 2 e una più arretrata da 3, forzare il passaggio verso l’esterno e quindi uscire in pressione con Pellegrini a destra ed El Shaarawy a sinistra, chiudendo gli avversari su un lato del campo.

 

A

La palla si muove verso il terzino Di Lorenzo all’esterno ed El Shaarawy si alza in pressione.

 

Le contromosse di Gattuso alle scelte difensive di Fonseca sono state piuttosto semplici, ma hanno ottenuto ottimi risultati, complice anche una scarsa risposta e una cattiva esecuzione dei compiti assegnati dei giocatori giallorossi. 

 

La prima mossa di Gattuso è stata quella di utilizzare con frequenza una linea arretrata di costruzione formata da 3 uomini. Il Napoli ha spesso aggiunto un uomo alla destra di Maksimovic; ad affiancare il centrale serbo sono stati, in maniera molto libera, il terzino destro Hysaj o Fabian Ruiz e, più di rado, Diego Demme. Al contempo il Napoli ha spesso sovraccaricato la propria fascia destra, allargando Hysaj quando a ricevere al fianco di Maksimovic era un centrocampista o allargando un interno quando a comporre la linea a 3 era il terzino albanese. Questo semplice accorgimento tattico, che ha definito anche il lato forte della costruzione del gioco del Napoli, ha spesso costretto in inferiorità numerica El Shaarawy, preso in mezzo tra un uomo largo e uno al fianco di Maksimovic e ha fissato alla propria linea difensiva Spinazzola, bloccato dalla posizione di Politano. Il Napoli ha quindi avuto buon gioco a palleggiare sulla propria fascia destra abbassando la difesa della Roma e destrutturando la linea mediana giallorossa, per poi provare a passare dalla fase di costruzione a quella di rifinitura sulla fascia opposta, approfittando del fatto di avere preventivamente spostato il centrocampo di Fonseca su un lato del campo. Un esempio abbastanza chiaro è quello dell’azione che ha originato la punizione dal limite che Mertens ha poi trasformato nel gol del vantaggio della sua squadra.

 

Nell’azione in questione, in fase di costruzione il Napoli ha spostato Demme sulla fascia destra garantendosi superiorità numerica e spostando verso quel lato l’intero centrocampo della Roma.

 

B

 

La palla è stata quindi mossa da destra verso sinistra e ha raggiunto Mario Rui, libero di avanzare: troppo distante Diawara (che nell’occasione aveva invertito la posizione con Pellegrini) e bloccato in basso dalla posizione di Insigne, Karsdorp.

 

C

 

Mario Rui ha avuto il tempo di avanzare fin quasi al limite dell’area di rigore avversaria e di servire Zielinski che con il suo solito magistrale primo controllo si è liberato di Ibañez che è stato costretto a fare fallo per fermarlo.

 

D-1

 

In questa azione un altro aspetto della strategia offensiva del Napoli, che ha contribuito a mettere in difficoltà la fase di non possesso della Roma. A supporto dei movimenti dei giocatori più arretrati in fase di costruzione, Gattuso ha previsto l’occupazione dell’intera ampiezza del campo dei 4 giocatori d’attacco del suo teorico 4-2-3-1 offensivo. Il Napoli ha tenuto Insigne e Politano alti e larghi sull’esterno e ha schierato inizialmente Zielinski sulla stessa linea di Mertens, sulla linea difensiva avversaria. Così, come visto in occasione dell’azione che ha portato al fallo al limite dell’area di Ibañez, gli esterni Karsdorp e Spinazzola sono stati fissati sulla linea arretrata rendendoli indisponibili alle uscite alte in pressione, o, comunque, ritardandone l’esecuzione. I due esterni giallorossi sono stati costretti alla prudenza sia dalla posizione avanzata e aperta assunta da Politano e Insigne sia dall’affollamento centrale creato da Zielinski e Mertens che hanno reso meno disponibili i centrali a scalate verso l’esterno. Il Napoli è stato quindi abile a palleggiare in costruzione creando zone di superiorità numerica, specie sulla fascia destra e, abbassando l’intera struttura difensiva della Roma, è stato poi bravo a capitalizzare sulla trequarti i vantaggi ottenuti tenendo bloccata l’intera linea a 5 arretrata degli avversari.

 

I vantaggi tattici immaginati a tavolino da Gattuso sono poi diventati reali in campo grazie all’abilità tecnica dei giocatori del Napoli e alle difficoltà in fase di esecuzione della Roma. Partendo da una situazione di svantaggio posizionale i difensori giallorossi, in genere molto abili a marcare aggressivamente in avanti i propri avversari, utilizzando una vera e propria marcatura a uomo nella propria zona di competenza, hanno avuto parecchie difficoltà contro il reparto d’attacco del Napoli, molto mobile e tecnico. In concreto Zielinski e Mertens non hanno fornito alcun punto di riferimento fisso per Mancini, Cristante ed Ibañez e la loro mobilità, assieme alla capacità tecnica di ricevere ed essere subito pronti alla giocata successiva, ha permesso al Napoli di eludere la pressione dei difensori giallorossi. Per caratteristiche individuali e di reparto la difesa della Roma è più a proprio agio contro attaccanti più fisici ma meno sfuggenti. In particolare il controllo di Zielinski è stato un grosso problema per la Roma. Staccandosi dalla linea difensiva avversaria il polacco è stato in grado per tutto il primo tempo di ricevere alle spalle del centrocampo giallorosso. A favorire le ricezioni di Zielinski sono state anche le difficoltà di Pellegrini di schermare efficacemente le ricezioni del trequartista avversario alle sue spalle.

 

E

Per una volta Karsdorp riesce ad alzarsi in pressione su Mario Rui. Zielinski e Insigne si sono scambiati di posizione, col polacco che allargandosi attira con sé Mancini. Insigne è così libero di ricevere, ma Pellegrini è troppo pigro nel leggere la posizione di un possibile ricevitore alle sue spalle.

 

Purtroppo per la Roma, le difficoltà individuali di Pellegrini nella copertura del campo alle sue spalle e quella dei marcatori nell’affrontare gli attaccanti del Napoli, non sono state le uniche mostrate dai calciatori nell’esecuzione dello spartito tattico della fase difensiva. Dzeko e Pedro sono sembrati troppo passivi nel loro lavoro di protezione del centro del campo durante l’impostazione bassa del Napoli e poco disposti a dare una mano ai centrocampisti spesso in inferiorità numerica. Anche il centrocampo è apparso in difficoltà negli scivolamenti laterali e ha concesso al Napoli tempo e spazio per ricezioni efficaci sul lato debole. Infine, nelle poche occasioni in cui la Roma ha provato a pressare in maniera più aggressiva e più in alto nel campo, i giallorossi hanno in genere sbagliato i tempi di uscita, si sono allungati e hanno concesso enormi spazi alle spalle della pressione al Napoli. 

 

Le difficoltà in fase di non possesso dei giallorossi hanno finito per influenzare la qualità della transizione offensiva, generalmente uno dei punti forti degli uomini di Fonseca. Quando recuperava palla la squadra pagava le posizioni troppo basse di Karsdorp e Spinazzola e la scarsa vena in appoggio di Pedro e Dzeko.

 

I problemi della Roma in fase di possesso palla nei primi quarantacinque minuti

Per la Roma, alle difficoltà in fase difensiva si sono sommati anche grossi imbarazzi nella fase di possesso palla. I giallorossi hanno evidenziato grosse difficoltà a risalire il campo in palleggio in maniera pulita, soffrendo oltremisura il pressing del Napoli. Come di consueto, in fase di impostazione bassa la Roma allargava i due braccetti – Mancini a destra ed Ibañez a sinistra, – disegnando dinamicamente una linea arretrata a 4, abbassando Diawara sul fianco sinistro di Cristante. Partendo dal 4-3-3 con cui inizialmente disponeva la sua squadra in fase di non possesso, a Gattuso bastava alzare una delle due mezzali – più frequentemente Fabian Ruiz – sulla linea degli attaccanti per pressare in parità numerica la linea di impostazione bassa degli avversari. Alle spalle della prima di pressione, il resto del centrocampo ruotava per contrastare le possibili ricezione del trequartista del lato forte e di Pellegrini, sempre troppo lontano dalla linea arretrata per fungere da facile appoggio della manovra.

 

F

Fabian Ruiz si alza in pressione su Diawara, ristabilendo la parità numerica. Demme e Zielisnki ruotano su El Shaarawy e Pellegrini. Il sistema di pressing del Napoli, semplice, ma, nel primo tempo, efficacissimo.

 

A fare la differenza, come sempre, è stata, assieme all’idea, la sua concreta esecuzione sul terreno di gioco. Il sostegno della mezzala del Napoli all’iniziale lavoro difensivo di Mertens è sempre stato portato con tempi ed angolazioni corrette, mettendo così in difficoltà la costruzione della Roma. Al contempo Diawara, che abbassandosi sulla linea difensiva è stato investito di un compito fondamentale nell’impostazione del gioco della sua squadra, ha mostrato difficoltà tecniche nel giocare palloni puliti e di qualità in avanti; Pellegrini non ha mai trovato la corretta posizione per ricevere un passaggio corto e, più avanti, la qualità degli smarcamenti di El Shaarawy e Pedro non è stata all’altezza di quelli, quasi sempre magistrali di Mkhitaryan e dello stesso Pellegrini quando utilizzato da trequartista. In particolare Pedro è stato in grado di ricevere solo 12 passaggi nei suoi 67 minuti di gioco. Anche Dzeko, sostituito nella ripresa insieme a Pedro, ha ricevuto solo 15 passaggi. La Roma non ha quindi trovato le fondamentali ricezioni dei suoi trequartisti, che costituiscono il fulcro del suo gioco offensivo e non ha trovato in Dzeko un’alternativa valida per risalire il campo.

 

Ma, oltre alla sua inefficacia, la difficoltosa fase offensiva dei primi quarantacinque minuti è costata cara ai giallorossi anche in transizione difensiva. La prima grossa occasione del Napoli è arrivata al minuto 22 dall’intercetto in zona offensiva di Insigne di un passaggio filtrante di Cristante, che ha generato un diagonale fuori di un soffio di Zielinski. Successivamente, al minuto 34, un passaggio diretto tra lo stesso Cristante e Pedro nella metà campo del Napoli, è stato agevolmente intercettato in anticipo da Koulibaly e ha originato la ripartenza con cui gli uomini di Gattuso sono riusciti a raddoppiare, complici una certa lentezza complessiva nel ripiegamento difensivo e un’incertezza in uscita di Pau Lopez.

 

G

Nella ripartenza che porta al secondo gol del Napoli, la Roma ripiega troppo lentamente e la linea arretrata della Roma è attaccata in superiorità numerica da 4 giocatori del Napoli. Ibañez è preso in mezzo da Politano e Mertens.

 

Le prospettive di Roma e Napoli

All’ennesimo risultato negativo contro una big del campionato la Roma sembra sempre più lontana dalla zona Champions League. Non è certo bastato un secondo tempo giocato mettendo in campo un pressing più efficace ed aggressivo contro un Napoli votato alla gestione del match, per riparare i danni di un primo tempo molto deludente. L’assenza di Veretout e Mkhitaryan, probabilmente i due giocatori più efficaci in fase d’attacco per Fonseca, unita alla rinuncia iniziale a Villar, che forse sarebbe stato utile a migliorare la difficoltosa circolazione del pallone, ha abbassato troppo la qualità della manovra offensiva. Al contempo la fase di non possesso è stata destrutturata con troppa facilità da alcune semplici mosse di Gattuso, complice anche un’interpretazione troppo pigra di alcuni giocatori. Assieme alla qualificazione alla prossima Champions League a essere sempre più in bilico sembra anche il destino di Fonseca, che viene considerato colpevole di non far compiere alla propria squadra il passo necessario a raggiungere il livello delle migliori squadre della serie A. Bisognerebbe comunque anche porsi qualche domanda sul livello della rosa della squadra e sulla sua effettiva possibilità di colmare il gap fin qui mostrato con le migliori squadre italiane.

 

Il Napoli invece appare lanciatissimo nella sua rincorsa alla zona Champions League, grazie alle sue due vittorie consecutive in trasferta contro Milan e Roma. Il recupero di Mertens e di Lozano, e la scelta che sembra definitiva di schierare Fabian Ruiz e Zielinski assieme nel reparto di centrocampo, fornisce a Gattuso la possibilità di schierare un undici particolarmente tecnico e mobile in zona offensiva, capace di mettere in difficoltà qualsiasi avversario se supportato dalla volontà di proporre un calcio offensivo. Il recupero della partita contro la Juventus diventa a questo punto fondamentale nello scontro per un posto Champions League per entrambe le squadre.

 

Tags : gennaro gattusonapolipaulo fonsecaromastephan el shaarawy

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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