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Emanuele Atturo
L'indescrivibile bruttezza dei 7 minuti di recupero di Roma-Juventus
06 mar 2023
06 mar 2023
Un caos così assoluto da diventare affascinante.
(di)
Emanuele Atturo
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Foto di Giuseppe Maffia / Imago
(foto) Foto di Giuseppe Maffia / Imago
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Il calcio è anche gestione e organizzazione del tempo. La densità di eventi si può restringere o estendere senza limiti. Il fatto che si tratti di uno sport a basso punteggio non significa che non possano succedere molte cose in uno spazio temporale molto ristretto. Le partite di Champions League degli ultimi anni ci ricordano anzi la relatività del tempo in una partita di calcio. Si possono passare 180 minuti senza segnare, come è successo dalle 12.30 alle 17 in Serie A ieri pomeriggio; oppure ribaltare una finale di Champions League in pochi minuti, come fece il Manchester United contro il Bayern Monaco.A volte la temporalità di una partita di calcio sembra possa essere condizionata dall’alto, guidata da un Dio capriccioso, ma in realtà sono le due squadre e i giocatori a dirigerla. Le esigenze di punteggio li costringono a far succedere cose, o a far sì che non succedano. Da una parte il tentativo di forzare le difficoltà intrinseche a segnare un gol - un’impresa che può sembrare facilissima o tortuosissima - e dall’altra la resistenza, la perdita di tempo, il tentativo di non far succedere niente.

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Perdere tempo, nel calcio, può essere un arte. Gli si può dare una forma esteticamente appagante. I torelli di fine partita, con cui certe squadre cercano di congelare il risultato, possono essere una dimostrazione di controllo e perizia tecnica impressionanti. Una specie di esibizione definitiva di dominio su un oggetto per definizione capriccioso come la palla. Le corride alla bandierina possono essere altrettanto belle. Il calcio per una finestra di tempo si trasforma in uno sport individuale. Come un eroe omerico, un campione viene mandato dalla propria squadra a un angolo del campo, a far scorrere il tempo col pallone tra i piedi, usando lo spazio ambiguo nei dintorni della bandierina. Il tempo scorre veloce, gli avversari si innervosiscono mentre cercano di rubare il pallone disarcionando il campione dal suo toro meccanico. Serve furbizia, sapiente uso del corpo e della suola. Francesco Totti è stato uno dei massimi dispersori di tempo dalla bandierina. Potevi andare a cucinarti una frittata nel frattempo, e una volta cotta lo avresti trovato ancora lì.Perdere tempo, nel calcio, può essere però anche molto brutto. Un brutto ricercato sia chiaro, da una squadra che non vuole far succedere nulla. Trasformare il calcio in uno sport governato dal caos e dall’entropia; uno sport sporco, approssimativo, in cui l’essere umano è destinato a rivelare la propria fallibilità in ogni istante. Far sprofondare una partita di calcio nella sua stessa negazione. I sette minuti di recupero di Roma-Juventus di ieri sera rappresentano un esempio di questo modo di perdere tempo decisamente più radicale.Non che la partita prima del recupero fosse stata bellissima, anzi. Due squadre che erano disposte a vincere solo se potevano star sicure di non perdere. Due squadre che temono il rischio, e a cui forse un punto tutto sommato stava bene - più per principio che a guardare la classifica. Due squadre spesso lente e impacciate col pallone, e che hanno bisogno che i loro migliori giocatori portino la luce nel buio più totale. Una partita in cui la Roma è andata in vantaggio con un tiro da fuori del proprio difensore più ruvido. Negli ultimi minuti la Roma è stanca e spaventata. I suoi giocatori rifiutano il pallone come un oggetto che rischia di portare solamente problemi. Il risultato di 1-0 è troppo importante per la classifica dopo la terribile sconfitta con la Cremonese. La Juventus dall’altra parte non ha, diciamo, le idee chiarissime su come si segna un gol. Specie senza spazi. È venuto fuori uno dei tempi di recupero più brutti negli ultimi anni. Un periodo di tempo in cui il calcio ha negato tutto ciò che è bello in modo così netto da fare il giro, e diventare qualcosa di artistico. Un’esperienza estetica simile a quegli articoli che abbiamo scritto su minuti orrendi di calcio e la schadenfreude che provocano.I minuti di recupero di Roma-Juventus sono però ancora più radicali di quei video. Alla fine non portano a un gol, a una realizzazione di qualcosa. Se si prendono in astratto, senza conoscere il contesto, sembra che le squadre giochino male apposta. I giocatori annegano nella bruttezza del calcio col fatalismo di chi asseconda un destino.L’espulsione di Moise KeanIdealmente questo momento di assoluta bruttezza comincia con l’ingresso in campo di Moise Kean. Tenete d’occhio il cronometro: è il minuto 88 e 57 e Moise sta entrando in campo.

43 secondi dopo viene espulso, senza aver praticamente toccato il pallone.

So cosa vi state chiedendo e no, non è l’espulsione più veloce della storia del calcio. Steven Gerrard riuscì a stare dentro i 38 secondi quando entrò in campo solo per provare a rompere la gamba di Ander Herrera, nel 2015. E tantomeno è l'espulsione più veloce della storia della Serie A. Questa di Moise Kean però contiene una bruttezza particolare. È difficile non provare un po’ di fastidio per le molestie di Gianluca Mancini, che sembra non poter proprio fare a meno di mettere le mani addosso agli attaccanti davanti a sé. Ha sempre questo stile manesco, aggressivo, sempre antipatico. Che bisogno c’è di trattenere così un avversario con le ginocchia a terra? Siamo nel territorio della violenza psicologica.

D’altra parte l’inaccettabile stupidità di Kean, che dopo neanche un minuto dal suo ingresso in campo non riesce a tenersi la propria reazione. Un momento di grande squallore.

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Tutti quei momenti in cui il pallone viene lasciato da solo e i giocatori sembrano ignorarloCi vuole un minuto perché la partita provi a rimettersi in moto. La palla giace sul punto in cui la Roma dovrebbe battere il calcio di punizione. Nessuno vuole batterlo però, la palla è lontana mentre i giocatori pensano ad altro, piccoli personaggi infilzati del teatro kabuki. Vediamo Smalling, il più vicino al punto di battuta, addirittura correre lontano dal pallone, dargli le spalle, rifiutarlo.

L’arbitro deve ricordare a qualcuno che il pallone è lì, bisogna ricominciare in qualche modo. Non è che si può uscire dal campo per mettere autonomamente fine alla partita.

Alcuni minuti di vuoto totaleLa Juve deve riequilibrare il risultato con un uomo in meno, senza l’attaccante che era in origine entrato proprio per dare una spinta offensiva in più. La Juve lancia lungo dalla difesa direttamente per Rui Patricio, mentre Smalling scivola e cade mentre cerca di coprire la traiettoria. La regia inquadra gli spalti perché in campo non c’è niente da vedere. Se la palla è tra le braccia di Rui Patricio possiamo anche metterci a fare altro nel frattempo, usare la partita come uno sfondo.In un severo articolo su Emily in Paris, il New Yorker ha scritto che è nato un nuovo tipo di fruizione. La serie è così povera di trama e di cose che succedono che si può direttamente tenere in sottofondo mentre facciamo altro. Possiamo risolvere un puzzle, scrollare Instagram, assentarci con la mente per 10 minuti, e poi tornare alla puntata senza che sia effettivamente successo nulla. Roma-Juventus può funzionare tranquillamente allo stesso modo, ma col brutto calcio che sostituisce l’estetica Tumblr di Emily in Paris. Al posto di ragazze che lavorano al laptop sedute in un caffè parigino in una giornata assolata, il “Gallo” Belotti che prova a tenere in campo un pallone lungo senza riuscirci.Passano i minuti ed è difficile descrivere ciò che succede, anche focalizzandoci di più sui dettagli. Anche sforzandoci di appuntare proprio tutto. Belotti perde un duello aereo, Zalewski commette un fallo vistoso su Pogba. Entrato un quarto d’ora prima, era strano rivederlo in campo. Come ha scritto Marco Maioli, era come se la Roma avesse all’improvviso mandato a giocare Falcao. Poi che altro. Karsdorp parte in contropiede, si fa 70 metri di campo per poi sbagliare l’ultimo passaggio e far ripartire il contro-contropiede della Juventus. Diciamo che Karsdorp non è la persona preferita di Mourinho, che schizza dalla panchina ricordandosi solo all’ultimo di non poter entrare in campo per strozzare il suo giocatore. Un'altra ottima base meme.

Chiesa commette controfallo

Al 93’ succede anche questo, che Federico Chiesa batte così male la rimessa laterale che l’arbitro è costretto a chiamare una delle scorrettezze più rare del calcio. Matic esulta con le braccia verso il cielo come per ringraziare il divino che forse ha rincoglionito i giocatori della Juventus.Dopodiché la Roma batte il fallo laterale solo per darla a Matic che la rimette in fallo laterale decine di metri più avanti. Szczesny batte la rimessa laterale. Che cosa stiamo guardando?

È trascorso metà del tempo di recupero. La Juventus prova a battere un calcio di punizione venti metri più avanti dal punto del fallo, l’arbitro rettifica la posizione, si perde altro tempo. Punizione battuta, girandola di rimpalli, Rui Patricio blocca la sfera e si accascia a terra come la persona anziana dei meme.

Bonucci butta la palla in fallo laterale, boato dell’Olimpico. Karsdorp rimette in gioco verso Belotti, che ributta la palla in fallo laterale. Nessun raccattapalle all’orizzonte, Paredes deve arrivare fino in Tevere per recuperare la palla. Diversi colpi di testa, palla che vola in aria scorbutica. Fallo di Abraham su Danilo. Il tempo effettivo di questa partita è stato inferiore ai 50 minuti, e inferiore all’ora di gioco che è la media delle partite di Serie A. Si è quindi giocato 10 minuti in meno rispetto alla media di gioco. Nei minuti di recupero non è semplice dire con certezza se si sia proprio giocato o se i giocatori volevano soltanto dimostrare quanto difficile sia il gioco del calcio.La scena madre del recuperoQuesto groviglio di oscenità tecniche corona poi nella scena madre. Non il momento più drammatico, né quello più intenso, ma appunto il contrario: cioè un momento di assoluta insensatezza. Se i migliori gesti tecnici ci ricordano gli attimi di perfezione che può toccare la vita, i peggiori ci ricordano l’assurdità di quella stessa vita, il fatto che non c’è davvero un senso nella nostra presenza della terra. Siamo solo delle creature goffe che inciampano addosso al pallone come Belotti sul passaggio di Abraham. Voi direte è la stanchezza, ma stiamo parlando di due giocatori appena entrati.

Durante questo tempo di recupero la palla sembra un oggetto capriccioso, che si muove agitato da una volontà propria. Un oggetto da temere, venerare e spazzare più in alto possibile. Il tiro di Chiesa arrivato a Ponte MilvioMentre Mancini si perde in un litigio con Pogba in area di rigore, la Roma è così bassa che Chiesa converge verso il destro e ha molto spazio per tirare. È come però se l’orrore della partita inquinasse e corrompesse tutto. Persino i giocatori più talentuosi e le loro qualità più riconosciute.

Il momento in cui tutta questa oscenità poteva trovare un sensoQuando mancano ormai trenta secondi alla fine pare tutto finito. Del resto la palla continua a sorvolare il prato in una specie di gara chi fa il rinvio più sbilenco. Abraham ne fa uno particolarmente storto, mentre il suo corpo si avvita verso terra. La palla schizza in aria e viene rimessa a terra dall’unica bella giocata di questo recupero da Federico Chiesa. Dopo aver vinto il duello con Karsdorp salta Cristante e mette in mezzo. Salta Pogba, respinta di un difensore della Roma. Allora arriva Danilo che tira di piatto. È un tiro centrale che Rui Patricio para con grandissima fatica, ma riuscendo comunque a tenere il pallone lontano da Pogba a pochi centimetri. Diversi giocatori della Roma sono a terra e non vogliono più rialzarsi, l’arbitro Maresca si arrende e fischia la fine. Quando assistiamo a spettacoli simili di solito si fa sarcasmo: “Uno spot per il nostro calcio”. E a dire il vero sì: forse solo in certe partite di Libertadores si può ammirare questo tipo di spettacolo, in cui la tensione psicologica divora tutto il resto. La tensione mentale finisce per accartocciare le qualità tecniche di alcuni dei migliori calciatori al mondo, trasformandoli in burattini agitati dal caos.

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