Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
I 20 secondi di calcio più brutti di sempre?
12 lug 2017
12 lug 2017
Un'azione tratta da una partita del 1993 tra Queens Park Rangers e Manchester City ci ha ricordato quanto il calcio può essere surreale, senza essere meno epico.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)

 

https://www.youtube.com/watch?v=l_-yT7PZP20

L’account

 ha una discreta collezione di video surreali del calcio inglese pre-rivoluzione tecnica, tattica e professionale (

c’è la pagina Facebook se Twitter è troppo piena d’odio per i vostri cuori gentili). Una collezione di palleggi di testa tra squadre avversarie in campi fangosi, tacchi non riusciti, autogol tragicomici che rappresenta il lato oscuro di tutti quei gesti tecnici belli e riusciti che qui su l’Ultimo Uomo celebriamo ogni giorno. Più volte al giorno.

 

Quest’azione, tratta da un Queens Park Rangers vs Manchester City del 1993 - 

il 23 gennaio di quell’anno e finita 1-2 per il City - gliel’ha suggerita

e mi  spinge a farvi la seguente domanda: siamo forse di fronte ai i venti secondi più brutti che abbiamo mai visto di una partita di calcio? O meglio: i venti secondi più brutti e al tempo stesso gloriosi? Dovremmo forse considerare questo video come uno tra i più incredibili che ci possa capitare di vedere sul calcio?

 

Ecco una serie di ragioni che vi aiuteranno a rispondere:

 

Se non si fa attenzione a chi batte il calcio d’angolo all’inizio, bisogna guardarlo almeno una seconda volta per capire quale delle due squadre sta attaccando.

 

Se riuscite a ignorare la maglia del giocatore che batte l’angolo, potreste guardarlo anche più di due volte senza sapere quale squadra sta attaccando. Che è il modo più puro in cui si può godere questo video.

 

Solo concentrandovi sul dribbling del numero 10 del Queens Park Rangers sul portiere del Manchester City capirete chi sta attaccando e comincerete a dare un senso al comportamento degli altri giocatori.

 

A quel punto, la prima cosa di cui vi renderete conto è che l’ultimo giocatore a colpire la palla, il numero 9 del QPR, non sta cercando di liberare l’area di porta. Ma il tempo di realizzarlo e già starete guardando il video un’altra volta, da capo, e la vostra attenzione sarà rapita da altri dettagli.

 

Il secondo grande snodo interpretativo sta nel capire che il numero 4 con la maglia viola e il numero 10 con la maglia a righe orizzontali bianche/blu non giocano nella stessa squadra. E che il numero 4 viola stava dribblando e correndo verso la propria porta. Se vi concentrate solo sul suo dribbling difensivo, separandolo da quello che succede prima e quello che succede dopo, dovete ammettere che è un bel dribbling.

 

Subito dopo, però, il numero 4 sembra passare la palla direttamente al numero 10 avversario, mettendolo davanti al proprio portiere. Quello in realtà era un retropassaggio: vi stupirete di non averlo capito subito, vi sentirete come quelle mattine in cui al risveglio per un attimo non ricordate in che stanza, in che casa, in che città vi trovate, e poi all’improvviso riconoscete intorno a voi i vostri oggetti di tutti i giorni.

 

Come ha fatto il numero 4 a colpire la palla così male? Perché ci va con l'esterno del piede? Il passaggio non è solo corto, ma anche direzionato... non in direzione del portiere. E se avesse voluto passarla a un altro compagno, non al portiere?

 

Un momento, devo riguardalo da capo.

 

No, non c’era nessuno in zona. A meno che non abbia confuso l’arbitro con un compagno…

 

Quel giocatore, il numero 4 del Manchester City, è Steve McMahon,

. Un giocatore di talento ma anche ruvido, un

tipico della Premier League di quegli anni.

, il più hard tra gli hard man del calcio inglese, lo considerava come suo degno rivale.

una volta McMahon ha detto: "Prenderei a calci mio fratello se fosse necessario... questo significa essere un calciatore professionista". McMahon è anche il giocatore che,

, consola “Gazza” Gascoigne dopo l’eliminazione in semifinale a Italia ’90.

 

Adesso potete godervi in tutto il suo splendore violento il recupero difensivo di McMahon, che dopo essersi reso conto di aver combinato un pasticcio scatta verso la propria porta vuota e anticipa il numero 7 del QPR - Clive Wilson, che in realtà i genitori avevano chiamato "Euclid", in onore dello scienziato greco, ma che appunto preferiva farsi chiamare Clive - con un intervento che avrebbe potuto spezzargli una gamba e che invece a suo modo finisce con l’essere persino pulito.

 

Nell’inquadratura più ravvicinata su McMahon potete perdervi nell’ampiezza di quella maglia viola a righe bianche, chiedendovi come sempre di fronte a immagini del calcio anni ’90 se era il taglio della maglie o se erano i corpi dei giocatori ad essere così strani.

 

Niall Quinn, compagno di squadra di McMahon, nella sua biografia ha scritto che era “troppo intenso per noi, l’atmosfera spensierata del nostro spogliatoio non faceva per lui”. Anche Quinn è in campo in questo video, con la maglia numero 9 del Manchester City. Anche se è molto difficile identificarlo è bello sapere che ha preso parte ai 20 secondi più assurdi della storia del calcio anche

.

 

Ok, ora riguardate tutto da capo: il calcio d’angolo lento e lungo, la spizzata di testa, i due rimpalli in area e la palla che arriva tra i piedi di McMahon: crossover difensivo, esterno strozzato a metà strada tra il proprio portiere e l’avversario. Qui entra in scena il numero 10 del QPR, che dribbla con grazia il portiere.

 

Il numero 10 del QPR si chiama Bradley James Allen: è la persona più esile in campo e anche l’unico in questo video a uscirne bene. Sull’intervento del portiere in gamba tesa leva la gamba all’ultimo momento, risparmiandosi una visita in ospedale; poi compie una torsione elegante per rimettere la palla al centro. Non ha avuto una grande carriera, Allen, ma qui

carino contro il Chelsea.

 

Altra domanda a cui è difficile rispondere: perché il portiere del City non prende la palla con le mani? La regola che vieta di farlo su retropassaggio è del ’92, ma in questo caso la gli arriva dopo un contrasto. Tony Coton, che prima di quella partita era stato eletto per tre volte eletto miglior giocatore della stagione dal pubblico del Watford, ha esordito con il Birmingham City a diciannove anni  in una partita in cui ha toccato per la prima volta palla parando un rigore, assegnato dopo neanche un minuto dall’inizio.

 

Quando la palla arriva a Tony Coton sembra tutto finito. Sarebbe già un video strano così, ma non sarebbe probabilmente uno dei video di calcio più incredibili che ci potrebbe capitare di vedere nell'era del calcio su YouTube. Per qualche ragione, Tony Coton decide di calciare fortissimo, di punta, addosso a un’avversario, generando il caos dell’ultima parte del video.

 

Prima di andare avanti: notate come tutti i giocatori siano immobili al loro posto, muovendosi solo in risposta a nuovo evento. Sembra una recita. Se dovessi dedurre com'era il calcio negli anni ’90 solo da questi 20 secondi direi che si poteva giocare in due modi: da fermi, o muovendosi come se avessero realizzato all'improvviso di trovarsi in una stanza che ha preso fuoco.

 

Il protagonista negativo dell’ultima parte è anche il giocatore che è più probabile conosciate già. Non ho fatto il suo nome, nel caso non lo abbiate riconosciuto, proprio per farvi una sorpresa. Il numero 9 del Queens Park Rangers, che sembra dibattersi su una macchia d’olio al centro dell’area, è Les Ferdinand.

 

Les Ferdinand è l’antenato di quel tipo di centravanti forte fisicamente ma anche agile e tecnico

. Al tempo stesso non c’è campionato migliore della Premier League degli anni ’90 per dare risalto alle sue progressioni palla al piede, all’equilibrio e alla compostezza che era in grado di mantenere in un’inferno di contrasti e rimbalzi imprevedibili. Era così forte di testa - per tempismo, stacco, tecnica e precisione nel colpo - che sarebbe stato un peccato se fosse nato venti anno dopo e avesse giocato in un calcio più moderno. Tutto sommato è bello che il ruolo peggiore nel video lo interpreta un giocatore che in molti ricordano

 di questa. Lo rende meno ingiusto.

 

Ok, adesso riguardiamo nel dettaglio cosa succede negli ultimi cinque secondi.

 

Credo che il primo errore di Les Ferdinand in realtà sia colpa del campo. Della zona sabbiosa al centro della porta che attutisce il rimbalzo e tradisce la sua coordinazione. Ferdinand era andato in spaccata per colpire con il sinistro, forse di suola, e invece riesce solo a smorzare il pallone con la coscia. C'è da dire che è davvero difficile ridurre in quel modo un prato d'erba e che c'è un limite oltre il quale il calcio diventa qualcos'altro; e anche se quel limite, in questo video, è stato sorpassato probabilmente un secondo prima che la palla entri in quella zona sabbiosa, a questo punto è evidente che stiamo parlando di qualcos'altro. Quel pezzo di terra davanti alla porta del Manchester City è il Triangolo delle Bermuda dove finisce inghiottita qualsiasi idea razionale di calcio.

 

Da quanti metri avrà sbagliato Les Ferdinand? Aspettate devo riguardarlo.

 

Credo si tratti di mezzo metro.

 

Il secondo errore di Les Ferdinand è ancora più ridicolo del primo. Lui prova a coordinarsi di fretta, per colpire la palla prima che arrivi qualcuno a togliergliela, e chissà, magari voleva colpirla con l’esterno del piede invece che di punta.

 

Ricordate quando non capivamo quale squadra stesse attaccando? L’ha presa così male che con un po’ di sforzo riesco a guardarlo pensando che in realtà il suo scopo fosse effettivamente quello di liberare l’area di porta rifugiandosi in angolo.

 

Sembra che tutti i fallimenti umani si siano concentrati nello sforzo inutile di Les Ferdinand per colpire una palla e spingerla dietro una linea a mezzo metro di distanza. Sembra un insetto infilzato dallo spillone di un collezionista mentre è ancora vivo. Sembra che una forza invisibile lo voglia trattenere a terra, schiacciarlo.

 

Prendetevi un secondo e pensate al termine tedesco

. Se siete soli, pronunciatelo ad alta voce.

 

Significa, in estrema sintesi, provare piacere per la sfortuna, i fallimenti, le sconfitte degli altri. Per il filosofo tedesco Schopenhauer era il sentimento peggiore tra quelli a disposizione dell’uomo, nello sport si esprime in quello che chiamiamo tifo contro, ed è alla base più o meno di tutto quello che ci fa ridere su internet.

 

 Adesso guardate il video un’altra volta concentrandovi solo sugli insulti del pubblico che si alza in piedi, che gesticola verso Les Ferdinand, che per poco non scavalca in massa la ringhiera di ferro che lo separa dal campo e da Les Ferdinand.

 

Prima di passare alle altre attività della vostra giornata guardate il video di nuovo, un’ultima volta, concentrandovi sulla disperazione di Les Ferdinand. Si rende conto subito di aver sbagliato, è inginocchiato ma segue con lo sguardo la lenta traiettoria della palla: solo quando ha varcato la linea di fondo, Les Ferdinand appoggia la fronte a terra come se stesse pregando, lasciando che a esprimere tutta la sua disperazione sia la schiena curvata.

 

Siamo arrivati alla fine.

 

Ora potete rispondere alla domanda iniziale: quelli che avete appena guardato sono i venti secondi calcistici più brutti, e al tempo stesso più gloriosi, che abbiate mai visto?

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura