
POSIZIONE LO SCORSO ANNO: 5°
CHI IN PIÙ: Wesley, Neil El Aynaoui, Evan Ferguson, Daniele Ghilardi, Devis Vasquez;
CHI IN MENO: Leandro Paredes, Eldor Shomurodov, Mats Hummels, Alexis Saelemaekers, Victor Nelsson, Lucas Gourna-Douath, Pietro Boer;
UNA STATISTICA INTERESSANTE DALLO SCORSO ANNO: La scorsa stagione la Roma ha avuto tre allenatori diversi ma nel turbinio di scelte e idee sembra aver mantenuto una caratteristica dall’inizio alla fine: un rifiuto quasi filosofico per il contropiede, nonostante Claudio Ranieri sia generalmente considerato uno dei maestri del genere. La scorsa stagione, secondo i dati forniti da Hudl StatsBomb (come tutti quelli che verranno citati in questo pezzo), la Roma infatti è stata la squadra che ha tirato di meno su azione di contropiede di tutta la Serie A: 20 volte, quanto il Venezia, e meno di squadre come Monza, Torino e Genoa. Indovinate qual è la squadra che ha tirato di più su contropiede? Esatto: l’Atalanta di Gasperini (57).

Come quasi ogni estate, la Roma cerca di guardare al futuro per mettersi alle spalle una stagione tribolata, in cui ai suoi tifosi sarà sembrato di averne vissute almeno altre sette. Com’è possibile che sia passato solo un anno da quando la prospettiva era quella di capire come si sarebbe comportato in Serie A Daniele De Rossi? In mezzo c’è stato di tutto, ed è inutile ripercorrerlo qui, ma è interessante che il punto di partenza alla fine sembri lo stesso: nuovo allenatore, nuove idee, una rosa da ricostruire di conseguenza. Come scrisse una volta Emiliano Battazzi: uno stato di rivoluzione permanente. Ovviamente tra Daniele De Rossi e Gian Piero Gasperini ci passa un mondo, che è riduttivo tradurre con la sola parola “esperienza”.
Gasperini e Roma, intesa non solo come squadra ma anche come città-universo, sembravano (erano?) antropologicamente agli antipodi e adesso si ritrovano sullo stesso treno della storia alla ricerca di una consacrazione che in fin dei conti sarebbe simile. Un allenatore e una squadra a lungo considerati incompatibili con le vittorie più importanti, con molte antipatie in giro per l’Italia, che recentemente hanno vinto un inaspettato trofeo europeo, e che troverebbero il successo della vita nel modo più controintuitivo possibile. Siamo all’inizio di una grande storia o di un disastro annunciato? Per adesso l’unica certezza che abbiamo è che l’ostilità dei tifosi giallorossi, materializzatasi in uno striscione offensivo quando i rumor su Gasperini hanno iniziato a serpeggiare in città, è stata già sostituita da una generale speranza nel futuro, o almeno da una certa curiosità ottimistica su ciò che ne potrebbe uscire fuori.
Le cose, soprattutto nel calcio, cambiano molto più in fretta di quanto la nostra percezione sia in grado di stargli dietro. Oggi sembra passato un secolo, e non poco più di un mese, da quando la Roma veniva multata dall’Organo di Controllo Finanziario dei Club UEFA per aver sforato il Fair Play Finanziario, e sembrava attesa da una sessione di mercato lacrime e sangue. Gli euro spesi solo in cartellini sono invece già 54 milioni e i rumor di mercato continuano a piovere su Trigoria, forse per assecondare un Gasperini come al solito irrequieto quando è aperto il calciomercato. Le dichiarazioni su possibili nuovi arrivi, da quando è allenatore della Roma, si fanno già fatica a contare. L’ultima solo pochi giorni fa, ai microfoni di Sky Sport: «In attacco mi aspetto ancora qualcosa. Ieri abbiamo fatto una bellissima riunione con la proprietà, sono stati molto positivi. Ci sono poche settimane di mercato, ma ci hanno detto cose molto importanti, si spera che vengano realizzate».
I nuovi arrivi a Trigoria, comunque, sono già tanti. In porta, alle spalle di Mile Svilar (finalmente rinnovato fino al 2030), è arrivato a sorpresa Devis Vasquez, dopo una stagione in chiaro-scuro all’Empoli. Un portiere che ha punti di forza e limiti chiari, ma che rappresenta una sicurezza come seconda scelta tra i pali.
Più significativi gli innesti in difesa, dove c’era bisogno della mano pesante. Daniele Ghilardi è uno dei centrali di difesa di prospettiva più interessanti della scorsa stagione di Serie A, e che potrebbe ritrovarsi titolare meno di dieci mesi dopo aver fatto il suo esordio nel massimo campionato. Dietro la concorrenza non è poi molta, e gli infortuni e il calendario fittissimo potrebbero dargli un ruolo che forse solo pochi mesi fa non si sarebbe nemmeno immaginato e per cui non è chiaro se sia già pronto. Ghilardi ha un buon destro in impostazione, una visione di gioco rara per un centrale a quest’età, ma non sempre è perfetto nella scelta dei tempi di intervento e attesa (decisiva nel calcio di Gasperini), e nei duelli aerei non è certo dominante (la scorsa stagione ne ha vinti il 56%, 15 punti percentuali in meno rispetto al suo compagno di reparto al Verona, Diego Coppola). Con lui sembra che la Roma stia provando il metodo “nuota o affoga” con cui ha già bruciato diversi suoi investimenti in passato.
Sulla corsia di destra la Roma ha speso ben 25 milioni di euro per acquistare dal Flamengo Wesley, un giocatore che Gasperini ha ammesso di aver provato a prendere già quando era all’Atalanta. La sua storia ha dell’incredibile: nella sua prima intervista da giocatore giallorosso ha raccontato che ancora nel 2020, dopo una serie di provini andati male, aveva perso la speranza di sfondare nel calcio e che si era messo a lavorare nel ristorante della madre come parcheggiatore. Meno di quattro anni dopo essere riuscito a farsi prendere dal Flamengo, con cui ha esordito alla fine del 2021, si ritrova come possibile titolare di una delle squadre di Serie A che puntano a qualificarsi per la Champions. Su di lui la scommessa, però, è più rischiosa.
Se per Ghilardi la Roma può contare comunque su rimpiazzi relativamente affidabili come Celik, definitivamente riconvertito in centrale, e Mario Hermoso, che pare poter diventare uno di quei centrali che Gasperini trasforma in oro, a destra la situazione è più pericolante, visto che Rensch sembra convincere poco il nuovo allenatore e Buba Sangaré rimane un giocatore di cui non si sa praticamente nulla. Nelle prime uscite di pre-campionato Wesley ha dimostrato di essere tecnicamente ancora piuttosto ruvido e il suo adattamento al calcio italiano potrebbe essere più lungo del previsto. Se non dovesse funzionare Gasperini sarebbe costretto a far scalare di nuovo Celik a destra, e al centro la coperta tornerebbe ad essere troppo corta. Forse è per questo che la Roma cerca di chiudere da settimane la trattativa per portare a Trigoria Jan Ziolkowski, centrale polacco promettentissimo che interpreta il ruolo come un regista.
Anche perché contro un avversario di alto livello come l'Aston Villa, Celik da braccetto di destra non ha funzionato benissimo.
A centrocampo è forse dove la Roma ha più abbondanza eppure questo non le ha impedito di spendere altri 23 milioni e mezzo per Neil El Aynaoui, su cui ha scritto più approfonditamente Daniele Manusia. Il centrocampista marocchino ex Lens, tra i nuovi arrivati, è uno di quelli che ha impressionato di più e nell’ultima amichevole, vinta 0-1 contro l’Everton, Gasperini lo ha provato da trequartista incursore nel suo 3-4-2-1 - soluzione che ciclicamente ha proposto all’Atalanta (e che ha fatto la fortuna di giocatori come Pasalic) e che potremmo rivedere anche in campionato. Per la coppia di mediani non ci si dovrebbe allontanare troppo dall’asse Cristante-Koné, nessuno dei due particolarmente a suo agio in impostazione, aspetto che però interessa relativamente (cioè zero) a Gian Piero Gasperini. «Non c’è bisogno di avere un illuminato che gioca tutti i palloni», disse una volta l'allenatore piemontese «Se deve passare la palla a cinque metri, posso darla anche io».
Gran parte delle incognite, dei bivi che determineranno la stagione della Roma, passano per l’ultimo quarto di campo. Il primo, forse il più grosso, è quello che riguarda Paulo Dybala: è ancora un calciatore? È ancora quel calciatore? Gasperini lo può davvero portare a un livello che ancora non abbiamo visto, come sperano i più ottimisti? Lo spettro delle possibilità è quasi infinito ma il nodo è innanzitutto tattico. Dybala, sin da quando era un giocatore della Juve, ha dimostrato di preferire i corridoi di destra, dove però già staziona quello che sta diventando (o già è) il giocatore offensivo più importante della rosa giallorossa, cioè Matias Soulé, e difensivamente di certo non può dare ciò che Gasperini cerca dai suoi calciatori. È possibile far convivere Soulé e Dybala, magari con la soluzione che aveva trovato Ranieri - di spostare cioè il più giovane da falso esterno a tutta fascia? È sostenibile, magari anche solo in alcune partite? Ce lo chiedevamo già un anno fa e una risposta chiara ancora non esiste.
Con l’insistenza con cui pare che stia cercando un altro esterno alto (cioè, come si è iniziato a dire, un “altro Lookman”, che infatti gioca dall’altra parte), comunque, forse Gasperini considera alternativi Soulé e Dybala. Si è parlato del “diablito” Echeverri, per cui però a quanto pare la trattativa con il Manchester City si è arenata sulla formula per il prestito; di Leon Bailey, che però è mancino, gioca preferibilmente a destra e viene da una stagione piuttosto negativa all’Aston Villa; ma soprattutto, negli ultimi giorni, di Fabio Silva. L’attaccante portoghese di proprietà del Wolverhampton viene da una buona stagione al Las Palmas (10 gol e 3 assist in campionato, dove ha giocato meno di 1900 minuti) ma nella sua carriera ha giocato quasi sempre sul fronte d’attacco, e molto meno sull’esterno. Con lui bisognerà immaginare un rovesciamento del triangolo offensivo? Un riadattamento? Va detto che Fabio Silva attacca molto bene sia la profondità che la porta, e in fase di finalizzazione sembra avere un buon talento (la scorsa stagione 0.36 gol, esclusi i rigori, da 0.26 xG; 17% di tasso di conversione). Immaginare una sua partenza da “falso trequartista” non è impossibile.

Certo, il suo radar Hudl StatsBomb non è esattamente lusinghiero.
Di certo con Fabio Silva non arriverebbe un esterno puro, la cui ricerca sembrava aver escluso a priori le alternative già presenti in rosa. Tommaso Baldanzi, che ha continuato a far vedere buone cose in pre-campionato, e soprattutto Lorenzo Pellegrini, la cui marginalità all’interno della rosa è un problema forse sottovalutato in questo momento. Gasperini è riuscito per adesso a schivare le polemiche sull’assegnazione della fascia da capitano con una regola burocratica basata sul numero di presenze in maglia giallorossa, ma il campionato non è nemmeno cominciato. Cosa succederà se Pellegrini rimanesse a Roma per avere un ruolo da comprimario anche a stagione in corso? (per lui si era parlato di un interesse del West Ham ma non sembra esserci grande movimento) È davvero impossibile che l’ex capitano riesca a tornare ai suoi livelli con Gasperini? Alla fine è un trequartista piuttosto mobile senza palla, applicato in fase difensiva, cresciuto con Di Francesco a pane e tagli interno-esterno ad attivare le catene laterali.
Ancora più ingarbugliata, se possibile, è la situazione davanti. La Roma ha puntato molto forte su Evan Ferguson, pagando ben tre milioni di euro solo per averne il prestito (e fissando un diritto di riscatto altissimo a 37), e da quando l’attaccante irlandese ha giocato le sue prime amichevoli con la maglia giallorossa in città quasi tutti vogliono fare fuori Artem Dovbyk. L’attaccante ucraino viene da una stagione paradossale, in cui è riuscito a non convincere nessun pur segnando 17 gol stagionali: non proprio pochi, tanto più all’esordio in Serie A e in un’annata drammatica come quella appena passata. Per lui i rumor non sono mancati, ma l’impressione è che la Roma, che lo ha pagato più di 30 milioni solo un anno fa, per garantirsi una plusvalenza abbia bisogno di una cifra troppo alta per attirare un interesse concreto.
Lo stesso Gasperini non ha dissipato del tutto i dubbi su un proprio gradimento per un cambio davanti. «Dovbyk è stato fermo parecchio, sotto il piano atletico è in crescita e si sta impegnando molto», ha detto dopo l’ultima amichevole contro l’Everton «Ogni tanto leggo che non mi piace. Non scrivete queste cose perché io non le ho mai dette: a me piacciono tutti i giocatori della Roma finché sono alla Roma». Nei pochi minuti giocati con la maglia della Roma finora - contro avversari non sempre all’altezza, va detto - Ferguson è sembrato più consistente nelle caratteristiche che più piacciono al tecnico piemontese: il gioco spalle alla porta, il riciclo dei possessi, l’applicazione in fase di pressing (da cui è nato anche uno dei suoi gol in amichevole, contro il Kaiserslautern).
Rimane, però, un attaccante di vent’anni, che ha recuperato da un grave infortunio al ginocchio solo da un anno, e che viene da una stagione negativa in Inghilterra. Puntare subito tutte le fiches su di lui potrebbe essere un rischio più grande di quanto non sembri oggi.
MIGLIOR SCENARIO POSSIBILE
Una rosa costruita su Mancini e Cristante come non poteva funzionare con i principi tattici di Gasperini? Era semplice. Il centrale di Pisa torna ad essere il difensore più prolifico dei cinque principali campionati europei e il centrocampista ritorna quello di Bergamo dopo essere spostato sulla linea dei trequartisti. Su questo asse, che è completato agli estremi da Svilar e Ferguson, si regge la grande stagione della Roma, che alle porte di marzo clamorosamente ha soli due punti di distanza dal Napoli capolista. Persino Dybala è rinato per la sua last dance: l’argentino ha accettato di convivere con Soulé sul centro-destra e in cambio ha ricevuto da Gasperini l’elisir di giovinezza. Chi se lo immaginava che lui e Cristante sulla trequarti funzionassero così bene. Sembra tutto pronto per un grande finale di stagione, non mancano nemmeno le frecciatine tra Gasperini e Antonio Conte, e invece, proprio come l’Atalanta la scorsa stagione, una serie di sanguinose sconfitte (di cui tre di fila in campionato contro Juventus, Genoa e Como) compromettono tutto, o quasi. La Roma incappa in un finale di stagione più complicato del previsto, esce prematuramente da Coppa Italia ed Europa League, in campionato è costretta a una sconfitta bruciante in casa contro la Fiorentina che porta Gasperini e Pioli a strattonarsi per il bavero della giacca, ma alla fine riesce ad agguantare un terzo posto che alla luce delle ultime stagioni è grasso che cola.
PEGGIOR SCENARIO POSSIBILE
Il pre-campionato ha tutto sommato dato risposte positive ma sono le prime giornate a illudere tutti definitivamente. Tre vittorie contro Bologna, Pisa e Torino: sei gol fatti, nessun subito. Sembra tutto andare liscio ma secondo i beninformati, che si guardano live-streaming Twitch di sei ore trasmessi in diretta da personaggi che vivono a Dubai, c’è qualcosa che bolle in pentola. Nella conferenza pre-partita del derby, che si tiene alla quarta giornata, Gasperini e un giornalista di Repubblica vengono quasi alle mani. A scatenare tutto una domanda sul suo rapporto con Lorenzo Pellegrini. L’ex capitano non è riuscito o non ha voluto trovare una nuova squadra e i maligni dicono che stia cominciando a mettere lo spogliatoio contro il nuovo allenatore. Il derby è una Caporetto e il prosieguo del campionato va ancora peggio. Agli inizi di novembre, quando Gasperini perde il suo ennesimo scontro diretto con Allegri, a San Siro, sulla colonnina delle vittorie c’è scritto ancora: tre. La piazza chiede la testa o di Massara o di Gasperini: i Friedkin, per non saper né leggere né scrivere, mandano via entrambi. Il direttore sportivo non verrà sostituito (tanto c’è Ranieri), sulla panchina arriva Jurgen Klinsmann. Jurgen Klinsmann? La società non fa sapere nulla sulle ragioni della scelta e la stagione va a picco. A dicembre la squadra guarda pericolosamente la zona retrocessione, e a gennaio tornano le purghe di Ranieri, nel frattempo subentrato in panchina (tanto c’è il nuovo amministratore delegato). Wesley torna in Brasile, Ferguson messo in panchina mentre i tifosi lo etichettano “nuovo Bartelt” (nel 2046 ancora si parlerà di quella leggendaria tripletta all’esordio, contro il Bologna), Paulo Dybala mandato in esilio in Arabia Saudita. L’allenatore di Testaccio alla fine riesce ancora a salvare capra e cavoli, ottenendo un settimo posto che per le triangolazioni della classifica significa almeno qualificazione alla Conference League. A fine stagione - sfinito - si ritira però definitivamente dal calcio. In maniera drammatica, in una matrioska di citazioni a Spalletti e Califano, prima di alzarsi e andarsene, declamerà: «Escludo categoricamente il ritorno».
GIOCATORE DA PRENDERE AL FANTACALCIO
Soulé è una chiamata ormai troppo inflazionata e andrà via per una fortuna, e Ferguson ha scoperto le sue carte troppo presto. Neil El Aynaoui è invece il giocatore della Roma che potrebbe avere il miglior rapporto resa/prezzo. Appena arrivato, ottimamente listato al Mantra (M/C) ma dalla titolarità ancora incerta (quindi con meno interesse all’asta), El Aynaoui era già un centrocampista prolifico al Lens giocando da mediano. La scorsa stagione ha segnato otto gol in poco più di 1500 minuti, con statistiche piuttosto impressionanti in fase di finalizzazione (0.25 gol per 90 minuti, ad esclusione dei rigori, da appena 0.07 xG; addirittura 31% di tasso di conversione, terzo in questa statistica tra tutti i giocatori della Ligue 1). Cosa succederebbe se dovesse essere davvero spostato sulla trequarti in una squadra di Gasperini?