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Neil El Aynaoui: poca esperienza, molte potenzialità
25 lug 2025
I motivi che potrebbero aver convinto la Roma a puntare su di lui.
(articolo)
9 min
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IMAGO / PsnewZ
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Meglio arrivare in un nuovo club, in un nuovo campionato, in pompa magna e con grande aspettative che poi magari si trasformano in delusione alla prima partita giocata così così, oppure meglio arrivarci mantenendo un profilo basso, senza dare troppo nell’occhio e, in caso, stupire?

Meglio essere accolti all'aeroporto da tifosi in festa o essere costretti a chiudere i commenti del proprio profilo Instagram perché quelli che dovrebbero essere i tuoi nuovi tifosi ti scrivono di restare dove sei, che sarai un flop, che sarai "il nuovo Le Fée"?

Neil El Aynaoui ha avuto entrambi i trattamenti. I tifosi romanisti - alcuni tifosi romanisti - avrebbero preferito arrivasse Richard Rios al posto di Neil El Aynaoui. Per qualche ragione, col solo utilizzo di YouTube immagino, avevano deciso che Rios fosse il giocatore veramente qualitativo tra i due e per questo hanno fatto pressione nei commenti della sua pagina Instagram. Magari avrebbero potuto spingerlo a rifiutare la Roma e quindi sarebbe venuto Rios. Non fa una piega, no?

Poi, però, all’aeroporto è stato accolto bene (anche se non esattamente da una folla oceanica). Perché dopotutto bisogna apprezzare quello che si ha nella vita e se dal mercato estivo, nella prima stagione di Gasperini, arriva El Aynaoui e, per una manciata di milioni, non arriva Rios, chissà magari un motivo ci sarà.

Forse meglio così, considerando il carattere di El Aynaoui. Se Rios ha 5.2 milioni di follower su Instagram (la Roma ne ha appena 2 in più) e un taglio di capelli imitato dai ragazzini, oltre a uno stile palla al piede provocatorio, che ruba l’occhio, tempo fa El Aynaoui diceva all’Equipe: «Cerco di fare il mio lavoro, concentrato su me stesso e sulle cose che devo fare. Non sono il tipo che si presenta e attira l’attenzione di tutti».

Ma, appunto, per quale motivo uno dei primi acquisti di Gasperini alla Roma è un ventiquattrenne poco vistoso, nato in Francia, da padre marocchino (l’ex tennista Younes El Aynaoui, a inizio secolo arrivato fino al numero 14 della classifica ATP, che ha insegnato a suo figlio Neil l’igiene di vita da atleta) e cresciuto in Catalogna (a Gavà non lontano da Barcellona) col mito di Iniesta?

Anzi, per quali motivi?

UN MOTIVO
Neil El Aynaoui ha segnato 3 gol nelle ultime due partite dello scorso campionato. Partiamo da qui, anche se non possono essere i gol la ragione per spendere più o meno venticinque milioni per un centrocampista che possiamo definire prima di tutto difensivo.

La scorsa stagione, con in panchina il trentaduenne Will Still, allora il più giovane tecnico dei cinque principali campionati europei, El Ayaonoui ha segnato addirittura 8 gol in Ligue 1, di cui 3 su rigore (ha iniziato a calciarli dopo la cessione di Frankowski lo scorso febbraio).

El Aynaoui ha segnato i suoi gol con un potenziale di occasioni relativamente basso: 1.43xG, e la percentuale realizzativa tiri/gol più alta tra i centrocampisti del campionato francese (31%).

Qui in gol contro il Marsiglia, accompagna l’azione e si fa trovare libero dopo che il terzino sinistro, Machado, ha fatto praticamente tutto. Al tempo stesso quando deve calciare, la mette sotto l’incrocio.

La stagione precedente, la 2023/24, sempre con il Lens ma con in panchina Franck Haise, ne aveva segnato appena uno. E nelle due stagioni precedenti, nella terza divisione con il Nancy, ne aveva segnati in tutto 6.

Nella sua prima intervista ai canali ufficiali della Roma ha detto di aver giocato in attacco, da piccolo, e di avere «un occhio per il gol». Ha anche sottolineato come dipenda dal sistema di gioco, dal fatto se gli viene concessa la possibilità di inserirsi nell’area di rigore avversaria oppure no.

Dei cinque gol segnati su azione, sono particolarmente significativi i due realizzati contro il Monaco (nel 4-0 che ha chiuso la stagione, in cui ha realizzato una doppietta) e quello al Tolosa, per come è stato premiato il tempismo del suo inserimento sul secondo palo.

Ma anche quando ha dovuto semplicemente concludere in porta da pochi metri, raccogliendo un cross in cutback o vincendo la battaglia dei rimpalli, lo ha fatto dopo un inserimento intelligente.

In generale, in un sistema diretto come quello di Will Still lo scorso anno, e in coppia con un giocatore dinamico e di copertura come Nampalys Mendy, El Aynaoui si proponeva spesso in verticale quando vedeva uno spazio.

In questo senso, non è difficile immaginarlo in un calcio dinamico come quello di Gasperini, in cui non solo i centrocampisti, ma persino i difensori, sono chiamati a partecipare alla fase offensiva e a buttarsi nei buchi creati dai movimenti degli attaccanti.

Nel gol contro il Tolosa si inserisce e indica lo spazio dove vorrebbe la palla già a inizio azione, ma il compagno preferisce aprire a destra. Allora lui va in area e prende il cross.

UN ALTRO MOTIVO
Quindi, sarebbe paradossale dire che di El Aynaoui abbiano convinto i gol della scorsa stagione - per ora una semplice eccezione positiva nel suo rendimento, considerando che 3 su 5 sono arrivati nelle ultime due partite - ma sicuramente le sue doti offensive per quanto riguarda la lettura dell’azione, il tempismo dell’inserimento e anche le capacità in fase di finalizzazione, devono aver avuto il loro peso.

Si tratta, dicevamo, comunque e prima di ogni altra cosa di un centrocampista difensivo. Ma in che senso? Anche in questo caso bisogna considerare il tipo di squadra da cui viene e quella che Gasperini potrebbe avere in mente.

El Aynaoui è un giocatore verticale anche quando difende. Corre molto, spesso a vuoto, e per quanto possano essere grandi le porzioni di campo che riesce a coprire con le sue leve lunghe - è alto un metro e ottantacinque - capita che gli avversari (tipo Bennacer con il Marsiglia, in un’occasione in cui poi lo ha trattenuto facendo fallo) riescano ad aggirarlo.

Lui è quello della coppia di mediani che si alza a pressare il play avversario, e che poi va a raddoppiare le marcature in fascia chiudendo gli spazi e intercettando palla.

Difende, quindi, molto meglio in avanti che in copertura, anche se proprio grazie alle sue capacità aerobiche e alla tecnica negli interventi può anche recuperare giocatori correndo all’indietro.

Esempio:

El Ayan gif 1

Qui recupera il terzino del Marsiglia, Merlin, con un intervento che ai tifosi romanisti ricorderà Nainggolan. Ma che nessuno si faccia illusioni, non ha quel tipo di talento nei duelli.

Non è fortissimo nell’uno contro uno ma, ancora una volta, il meglio del suo gioco sta nelle letture e nei volumi. Secondo Hudle Statsbomb il Lens lo scorso anno è stata la quarta squadra di Ligue 1 con l’indice PPDA più basso - ovvero: la quarta a concedere meno passaggi prima di effettuare un intervento difensivo - e la quarta per pressioni nella metà campo avversaria.

El Aynaoui è stato il decimo centrocampista del campionato per duelli aerei vinti, con 3.5 contrasti e 1.7 passaggi intercettati in media ogni 90’. Questi dati, oltretutto, sono praticamente identici a quelli della stagione precedente, con Haise in panchina e un sistema leggermente meno aggressivo e verticale. Quindi è roba sua, sono qualità che fanno di lui il giocatore che è.

Ela Ay 2

Qui mostra una bella capacità di resistenza al pressing, ma sempre grazie al grande dinamismo e al coraggio con cui interpreta gli spazi. Non è un playmaker, sia chiaro.

Con Still, rispetto a Haise, è aumentato il suo contributo in costruzione e lo scorso ha fatto 50 passaggi in media ogni 90’. Quasi tutti corti, perché comunque resta un giocatore lineare, a cui piace giocare a pochi tocchi.

Ha le qualità per proteggere palla quando è pressato, anche tecnicamente se la cava nello stretto, e può anche portarla nello spazio, ma non è quello il forte del suo gioco. Si muove incontro, ha una buona visione del gioco intorno a sé e degli avversari alle sue spalle, ma preferisce giocare vicino, di sponda, più per liberare il compagno in impostazione che per girarsi verso la metà campo avversaria.

Anche rispetto ad altri centrocampisti difensivi, come il suo futuro compagno di reparto Manu Koné, o il prototipo del centrocampista gasperiniano Marten De Roon - e aggiungiamo anche la sua versione di lusso, Ederson - El Aynaoui porta meno palla, dribbla meno ed è meno preciso nei passaggi.

Un po’ di confronti che lasciano il tempo che trovano ma che ci aiutano a metterlo meglio a fuoco.

QUINDI, QUANTO GIOCHERA'?
Ad aprile 2024 El Aynaoui si è infortunato al ginocchio sinistro. Ha fatto semplice riabilitazione ed è arrivato fino a luglio, alla visita medica del Monaco che voleva acquistarlo, prima di operarsi. Il passaggio al Monaco è saltato e lui è tornato in campo a metà settembre, saltando le prime tre partite della nuova stagione.

«Con l’adrenalina correvo come un pazzo», ha detto del suo rientro, «mi sembrava di essere rinato». Forse proprio perché ha corso come un pazzo, poco dopo si è infortunato alla coscia destra ed è stato fuori un’altra manciata di giornate. A gennaio un altro piccolo infortunio muscolare gli ha fatto saltare tre partite, ma da quel momento ha giocato per intero la seconda parte di stagione, venendo sostituito appena tre volte e rimanendo fuori solo quando squalificato per somma di ammonizioni.

Insomma dovrebbe essere pienamente integro e in fase di ulteriore sviluppo atletico, considerando l’età. Nonostante ciò, tra dubbi sulla tenuta fisica e una considerazione forse troppo ridotta delle sue qualità, secondo alcuni potrebbe vedere poco il campo, finendo magari per fare il panchinaro di Manu Koné.

Ovviamente è impossibile saperlo con certezza ma, dopo averlo studiato e considerando le qualità che aggiunge alla rosa della Roma, non penso che le cose andranno così. Anzi, El Aynaoui potrebbe essere il partner ideale di Koné in un centrocampo a due. Sono due giocatori dinamici, che a mio avviso danno il meglio con posizioni non troppo fisse da mantenere, con tanto campo da coprire, ma Koné è più influente con la palla tra i piedi, gli piace portarla, dettare il gioco, mentre El Aynaoui ama guardare in avanti e muoversi per ricevere in area.

Difensivamente formerebbero una coppia difficile da superare, uno schermo tanto più solido quanto spostato in avanti, perché sono simili anche nel fatto che entrambi difendono meglio in alto, mettendo pressione, piuttosto che piazzandosi davanti alla difesa. El Aynaoui potrebbe essere una piccola rotella in una macchina più verticale e aggressiva di quella che nelle passate stagioni è stata la Roma.

Paradossalmente è avvantaggiato rispetto alla concorrenza interna (Cristante e Pisilli). Haise, suo allenatore due anni fa, è un estimatore dichiarato di Gasperini, che negli anni ha riproposto in Francia soluzioni come il pressing a uomo o i cross da esterno a esterno. In generale, viene da un sistema e un campionato più intensi, da un calcio più simile a quello di Gasperini, che potrebbe dargli uno spessore nuovo, se El Aynaoui sarà in grado di imparare e seguire le sue indicazioni

Si tratta di un giocatore relativamente giovane, che dovrà adattarsi a un palcoscenico più grande di quello a cui era abituato. Va tenuto presente, cioè, che tre stagioni fa era in terza divisione e si è ritrovato col Lens a giocare le sue prime partite in Champions League. Di esperienze ne ha poca, di potenzialità molte.

Sembra anche un ragazzo umile, che nelle interviste passate diceva di stupirsi di giocare titolare nel Lens e che si presenta dicendo di portare «generosità e sacrificio». Certo Rios era più stiloso, ma quella era una cotta estiva, El Aynaoui ha le qualità per far innamorare davvero i tifosi della Roma.

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