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Foto di Philippe Huguen/Getty
NBA Dario Ronzulli 16 dicembre 2016 4'

Rinascere in Grecia

Alessandro Gentile ha scelto il Panathinaikos per rilanciare la sua carriera.

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Partiamo dall’epilogo della storia: Alessandro Gentile è un nuovo giocatore del Panathinaikos. L’Olimpia Milano ha accettato l’offerta dei Verdi di Atene per il prestito fino al termine della stagione. Inevitabile ripensare ai fasti del binomio Gentile-Panathinaikos con papà Nando, che sul finire degli anni Novanta produsse tre scudetti di fila e una Euroleague nel 2000.

 

Nella finale di Salonicco contro il Maccabi, Nandokan chiuse con 3 punti e 1 assist: in quel Pana strabordante di campioni serviva soprattutto la sua esperienza e la sua lucidità in regia.

 

Che l’avventura di Gentile in maglia Olimpia fosse destinata a concludersi prima della scadenza naturale del contratto era ormai palese, ma che ciò potesse avvenire neanche a metà stagione non era poi così scontato. Facile pensare che i rapporti, umani prima ancora che tecnici, fossero ormai talmente logori che andare avanti sarebbe stato deleterio per entrambe le parti. E la conferma è arrivata direttamente dal presidente dell’Olimpia Livio Proli in un’intervista a Rai Sport: «Sono venuti meno i fattori di una sopravvivenza serena: non è giusto stare insieme se poi non si riesce a dare sfogo al proprio potenziale. Era una sorta di castrazione che andava risolta per il bene di tutti». Perché, aggiungo, tutti hanno le loro responsabilità.

 

Vissuta in maniera dirompente da giocatore, uomo-immagine e personaggio/catalizzatore/faccia di tutti i fatti riguardanti la compagine biancorossa, sia in positivo che in negativo, l’esperienza a Milano di Alessandro si chiude nel segno del cinque. Cinque come il suo numero di maglia. Cinque come gli anni passati nella città meneghina, arrivato da Treviso nel dicembre 2011 dopo il ritorno negli USA di Danilo Gallinari (al termine della breve esperienza dovuta al lockout NBA). Cinque come i trofei e i premi vinti: due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa, un titolo di MVP delle finali.

 

Poi c’è anche il premio come miglior U-22 del campionato nel 2013-14, l’anno del primo Scudetto.

 

Cinque sono stati anche i mesi che hanno segnato l’arco temporale della svolta della carriera del classe ‘92. Ripercorriamone le tappe pubbliche principali:

 

13 giugno – A Scudetto appena conquistato, Alessandro Gentile dichiara nella zona mista del PalaBigi di Reggio Emilia: «Potrebbe essere stata la mia ultima partita con la maglia dell’Olimpia».

 

10 luglio – Con ancora nel cuore e nella mente la delusione per l’eliminazione al Pre-Olimpico per mano della Croazia, scade l’opzione per uscire dal contratto in essere. Gentile, vista l’assenza di offerte ritenute valide da lui e dal suo entourage, è costretto a rimanere a Milano. L’accordo con gli Houston Rockets – prima opzione per il salto sull’altro lato dell’Atlantico, considerato che la franchigia texana con in panchina Mike D’Antoni è detentrice dei suoi diritti NBA – non arriva e Gentile è costretto ad accantonare quello che è il suo obiettivo dichiarato per la stagione 2016-2017.

 

20 settembre – In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Livio Proli ufficializza la rimozione della fascia di capitano a Gentile e il passaggio dei gradi ad Andrea Cinciarini, mettendo in forte dubbio la maturità di Alessandro con frasi particolarmente dirette: «Deve capire se è ancora un ragazzo o è un uomo. Le dichiarazioni egoistiche post-Scudetto hanno mangiato la vetrina di un momento bellissimo portando su di sé l’attenzione del basket italiano».

 

15 novembre – Durante l’intervallo della sfida contro il Baskonia, Gentile dà un calcio ad un cestino nello spogliatoio e sposta la lavagna. Repesa per punizione nel secondo tempo lo lascia in panchina.

 

Il ritratto che viene fuori da questi episodi – ribadisco: pubblici, perché molte cose accadute all’interno del team non le sappiamo e possono interessarci solo marginalmente – sembra essere quello di un giocatore di enorme talento arrivato a un momento della sua carriera in cui si è sentito nel posto sbagliato al momento sbagliato. A Gentile non ha mai fatto difetto la personalità, ma quello visto in questa prima parte di stagione è apparso spesso lontano parente proprio sotto questo aspetto. Aggiungiamoci una meccanica di tiro dalla media-lunga distanza sembrata più macchinosa rispetto al passato, nonostante il lavoro estivo fatto negli States. Fa male ai suoi ammiratori, figuriamoci a lui. Le cifre non sono drasticamente calate rispetto alla stagione precedente, fatta eccezione per il defensive rating crollato da 104.1 a 110.8 – che però è influenzato dall’atteggiamento difensivo di Milano, che definire sui generis è riduttivo. Prende 3 tiri in meno, tira leggermente meglio dal campo, segna 2 punti e mezzo in meno, cattura qualche rimbalzo in più. Messa così, cambiare aria non può che essere una mossa salutare mentalmente prima ancora che sul campo.

 

 

L’inserimento al Pana

 

Ale Gentile finisce in un club in solita lotta diarchica con l’Olympiacos per il trono di Grecia e in corsa più dell’EA7 per un posto nei playoff di Eurolega. Nel roster ritrova Fotsis e Bourousis, già suoi compagni in una versione di Milano non particolarmente brillante, mentre in panchina c’è Xavi Pascual, che da più parti è indicato come estimatore di Alessandro tanto da aver provato più volte a portarlo a Barcellona nella sua precedente esperienza di coach.

 

Ci sarà molto da lavorare per l’azzurro perché la concorrenza nel suo ruolo è folta, spietata e di qualità. Nick Calathes e James Feldeine sono inamovibili, non fosse altro per il fatto che sono gli unici fin qui sempre partiti in quintetto; KC Rivers è un tiratore affidabile come pochi in Europa; Demetris Nichols porta atletismo e presenza fisica; Mike James è tornato da poco dall’infortunio e si è subito ben integrato nel sistema; Nikos Pappas è il “gregario” utile a tante piccole cose. Apparentemente è più il Pana che serve a Gentile che non il contrario: non è una squadra costruita intorno a lui – come del resto non lo era l’Olimpia – ma può dargli quella carica agonistica che a Milano pareva dispersa. Dev’essere pronto, almeno all’inizio, a essere ancora meno protagonista e ancora più figura di secondo, se non terzo, piano: ma avere meno pressioni può essere un bene, in un ambiente che peraltro non lo metterà sotto i riflettori per ogni minimo dettaglio.

 

A settembre a Ettore Messina servirà un Gentile così.

 

Fino al 30 giugno dunque Alessandro Gentile sarà un giocatore del Panathinaikos. Cosa accadrà dopo per ora resta un mistero: ciò che più conta oggi è che Atene ci restituisca un giocatore in pace con il mondo e con il proprio talento.

 

 

Tags : alessandro gentilebasket europeoolimpia milano

Dario Ronzulli è nato a Foggia nel 1982 e da bambino sognava di fare il giornalista sportivo. Ora che è cresciuto lo fa davvero: anni di preziosissima gavetta in radio locali, poi cinque anni a Radio Sportiva e due a Radio Montecarlo Sport. Ora collabora con la redazione basket di Tuttosport e bazzica l'etere bolognese.

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