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Fabio Barcellona
Rifinitura: Monaco - Juventus
03 mag 2017
03 mag 2017
Non solo una sfida tra un grande attacco e una grande difesa.
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Fabio Barcellona
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Il tema più evidente di Monaco-Juventus è quello del grande attacco contro la grande difesa. Tra le quattro squadre rimaste in Champions League, il Monaco è secondo solo al Real Madrid sia per Expected Goals prodotti (15.2) che per gol fatti (21). Mentre la squadra di Allegri, com’è noto, ha il miglior assetto difensivo d’Europa: 6 Expected Goals concessi; appena 2 gol subiti. Questo tipo d’interpretazione, però, si può anche ribaltare parlando di peggior difesa contro peggior attacco: il Monaco è la squadra che ha subito più Expected Goals e gol (12.2 e 16); la Juve quella che ne ha fatti di meno (rispettivamente, 10.8 e 17), con la sola eccezione dell’Atletico nella statistica dei gol effettivamente segnati.

 

Monaco e Juve, insomma, sono due squadre che, pur essendo costruite su basi teoriche simili, arrivano a conclusioni opposte: la squadra di Jardim vuole arrivare alla vittoria cercando di segnare sempre almeno un gol più dell’avversario; la Juve subendone sempre uno in meno dell’avversario, convinta che la sua maggiore qualità tecnica le permetterà in ogni caso di segnare almeno un gol.

 

Contro il Monaco questa consapevolezza avrà basi ancora più solide. La squadra di Jardim lascia molto spazio tra difesa e centrocampo (quello in cui di solito fiorisce il genio di Dybala) quando si difende bassa nella propria metà campo, soprattutto per le titubanze dei due centrali, Glick e Jemerson, che non amano staccarsi dalla linea di difesa. E ha diversi problemi anche in transizione difensiva, essendo una squadra che non si cura troppo di allungarsi sul campo per cercare di disordinare l’avversario.

 

Jardim ha anche dei problemi contingenti. Il Monaco sembra essere piuttosto stanco per via dell’incredibile cavalcata in campionato, che lo sta portando a vincere clamorosamente la Ligue 1, e la panchina sempre più corta a causa degli infortuni. Per risparmiare energie lo scorso 26 aprile il tecnico portoghese ha schierato una squadra totalmente composta di riserve per le semifinali della Coppa di Francia, perse 5-0 col PSG. Non bisogna dimenticare che il Monaco ha iniziato la stagione a fine luglio per via dei preliminari di Champions League, e sommando anche la Coupe de la Ligue ha giocato ben 7 partite in più rispetto alla Juventus.

 

La squadra monegasca si ritrova inoltre da diverse settimane con il problema di sostituire il suo terzino destro titolare, Sidibé. Il suo diretto sostituto, il giovane Touré, non è sembrato tecnicamente all’altezza e nelle ultime partite Jardim ha addirittura adattato in quella posizione Dirar, che nasce come ala molto offensiva ed estrosa. Da quella parte Mandzukic e Alex Sandro potrebbero lasciare macerie.

 

Ma il problema del Monaco non è tanto quella di subire dei gol, una possibilità che come abbiamo già detto è messa in conto dal piano gara di Jardim. La più inquietante delle prospettive per il Monaco è quella di vedere la propria arma migliore (la capacità di segnare all’avversario in qualunque momento e in qualunque modo) spegnersi sul muro bianconero. È una prospettiva reale, perché il Monaco in questa stagione non ha ancora affrontato una solidità difensiva come quella della Juve e ha fatto fatica anche con squadre molto più squilibrate, ma anche difficilmente prevedibile adesso, visto che la prolificità della squadra di Jardim si basa molto più sull’efficacia nella realizzazione che sulla quantità di occasioni da gol prodotte.

 

https://www.youtube.com/watch?v=9P3Ghp-ZXPk

A proposito di realizzazione: il Monaco è ancora la squadra che segna di più su palla inattiva in Europa (20). Questo il gol di Glik, su calcio d’angolo, con cui il Monaco ha temporaneamente pareggiato l’ultima di campionato con il Tolosa.



 

Certo, il presupposto su cui si basa quest’efficacia, cioè che il Monaco sia superiore fisicamente e tecnicamente all’avversario nei duelli individuali (soprattutto nell’ultima trequarti), contro la Juve verrà quasi del tutto meno. Ma la squadra di Jardim avrà comunque alcune carte da giocarsi.

 

Innanzitutto l’elasticità di Mbappé nell’attaccare la profondità contro una difesa non velocissima come quella della Juve, che dal canto suo in Champions ha già avuto dei problemi contro giocatori molto forti in progressione (penso soprattutto al Lione di Fekir e Lacazette). Ma anche i movimenti incontro di Lemar e Bernardo Silva, che verranno a prendersi il pallone nei mezzi spazi difesi da Khedira e Pjanic, che hanno più di un problema a schermare lo spazio alle proprie spalle (anche se Khedira all’andata non ci sarà per squalifica, e le cose per la Juve miglioreranno in questo senso). O, infine, i danni che una catena di fascia così fisica come quella composta da Mendy, Bakayoko e Lemar potrebbe infliggere a Dani Alves, Khedira e Cuadrado.

 

Ma l’aspetto più affascinante della sfida probabilmente sta in ciò che non possiamo ancora definire con certezza, cioè nel fatto che le due squadre sembrano conoscersi davvero poco. Il Monaco per adesso ha costruito la sua fortuna in Champions League contro squadre tatticamente molto ben definite che avevano l’esigenza di controllare il possesso (il Manchester City e il Borussia Dortmund), lasciandogli il pallone e sfruttandone cinicamente le imperfezioni. Contro la Juve, che ha un’identità fluida e non si fa problemi a lasciare il pallone all’avversario per lunghi tratti di partita, sarà testata quindi la capacità del Monaco di variare i registri di gioco, a seconda dei momenti della partita.

 


La capacità del Monaco di attaccare difese schierate, sempre dall’ultima di campionato contro il Tolosa.



 

Ma anche la Juve non dovrà sottovalutare la capacità della squadra di Jardim di attaccare posizionalmente con il pallone. Dopo il 2-2 nell’ultima di campionato, Allegri

che il Monaco gioca come l’Atalanta perché palleggia poco e verticalizza molto. Forse era un modo per tenere alta la tensione alla luce di un pareggio subito all’ultimo secondo, ma è un’idea che non risponde del tutto alla realtà. La squadra di Jardim ha diversi giocatori associativi e creativi nell’ultima trequarti (Falcao, Fabinho, Bernardo Silva, Moutinho, Lemar), che sanno dialogare anche in spazi stretti, e sa costruire l’azione dal basso in maniera pulita, soprattutto grazie all’abilità tecnica di due centrali come Glik e Jemerson.

 

Considerare il Monaco una squadra esclusivamente reattiva è un errore comune che la Juve non può permettersi di commettere.

 



Massimiliano Allegri è un allenatore sincero in conferenza stampa. Lo è quando annuncia i giocatori che giocheranno dal primo minuto, quando comunica i suoi dubbi e anche quando parla di tecnica e tattica. Per questo le sue parole al termine di Atalanta-Juventus sono state particolarmente interessanti.

 

Il tecnico ha interpretato la sfida contro l’Atalanta come una prova generale in vista dell’andata delle semifinali di Champions League. La Juventus è scesa in campo con quella che, con ogni probabilità, sarà la formazione che affronterà il Monaco, con l’unica eccezione di Khedira squalificato, per dare 90 minuti di gara ai titolari dopo l’ampio turnover della precedente partita contro il Genoa.

 

Il rodaggio della formazione tipo non si è però limitato al minutaggio ma si è esteso a una prova generale di certi aspetti tattici che i bianconeri si troveranno di fronte al Louis II di Montecarlo. Nel post-partita di Bergamo Allegri ha evidenziato alcune similitudini tra il gioco offensivo dell’Atalanta e quello del Monaco, sottolineando la preferenza di entrambe le squadre per le transizioni offensive rapide e verticali e per un gioco d’attacco diretto e poco palleggiato. Pur con i dovuti distinguo, la similitudine è pertinente e proprio nel fronteggiare le veloci ripartenze dell’Atalanta, la Juventus ha mostrato qualche difficoltà nella partita di Bergamo.

 

La scelta di Gasperini di rinunciare a Petagna e di schierare il Papu Gomez in posizione di centravanti ha privato i centrali della Juventus di un riferimento su cui fissare le marcature. Gomez, con la sua mobilità, sfuggiva da Bonucci e Chiellini, staccandosi e venendo incontro al pallone o aprendosi in fascia. In questo modo riusciva spesso a ricevere il pallone e a fungere da perno per la ripartenza veloce della sua squadra che attaccava gli spazi sulla fascia con Hateboer e Conti a destra e Kurtic e Spinazzola a sinistra. Le marcature preventive della Juventus, perfette contro il Barcellona, hanno funzionato meno bene contro la mobilità del Papu Gomez e di certo, saranno un fondamentale su cui Allegri e i difensori bianconeri dovranno porre particolare attenzione per sabotare sul nascere le letali ripartenze del Monaco.

 

Un altro indizio sulla strategia che la Juventus adotterà per sterilizzare il gioco verticale del Monaco lo ha fornito direttamente Allegri in conferenza stampa. Oltre alla ovvia necessità di eliminare banali errori tecnici in fase di palleggio, quando, con la squadra aperta per trovare gli spazi utili alla manovra offensiva, le veloci ripartenze avversarie possono trovare spazi da attaccare, Allegri ha sottolineato l’importanza di “avere pazienza e non scoprirsi”.

 

È quindi facile immaginare che “avere pazienza” si tradurrà nel concreto in una fase di possesso palla in cui le giocate rischiose verranno ridotte al minimo mentre “non scoprirsi” significherà scaglionarsi in modo prudente in fase offensiva, tenendo sempre un buon numero di uomini sotto la linea del pallone per garantirsi copertura e superiorità numerica contro le eventuali ripartenze del Monaco. Un atteggiamento non troppo dissimile a quello adottato contro il Barcellona, dove, ad esempio, i due terzini Dani Alves e Alex Sandro solo raramente sono andati in sovrapposizione sugli esterni Cuadrado e Mandzukic. La probabile presenza di Marchisio al posto dello squalificato Khedira appare un’ulteriore garanzia di un attento presidio degli spazi in ogni fase di gioco. La Juventus, insomma, proverà ad abbassare i ritmi della partita e a trasformare il match in una disputa chiusa in cui la velocità e la freschezza del Monaco possano rimanere imbrigliate.

 

In fase di attacco posizionale le migliori armi del Monaco sono le combinazioni esterne, con l’occupazione degli half space da parte di Bernardo Silva e Lemar e le contestuali avanzate in fascia dei terzini. Già contro i tagli esterno-interno di Messi, la cerniera di sinistra costituita da Alex Sandro, Mandzukic e Khedira ha costruito un'ottima gabbia attorno al fuoriclasse argentino e, con l’aggiunta di Marchisio, sembra potere gestire le conduzioni palla al piede di Bernardo Silva. Sulla destra sarà importante il lavoro congiunto di Dani Alves e Cuadrado per controllare la fisicità di Mendy e la cura della corretta posizione da parte dell'interno di destra per occupare l'half-space di Lemar.

 

Sul lato opposto del campo la Juve dovrà provare ad approfittare delle debolezze della linea difensiva del Monaco. Sull’esterno i terzini di Jardim hanno problemi a trovare la giusta posizione tra marcatura dell’avversario e copertura dei centrali. In particolare la Juventus dovrebbe provare ad attaccare con decisione il lato debole con Mandzukic, poco presente in fase offensiva nelle ultime grande partite, approfittando della probabile assenza di Sidibè.

 

Come sempre, sarà fondamentale la posizione di Dybala. Ricevendo alle spalle degli interni potrebbe mettere a dura prova la coppia Glik-Jemerson nella scelta tra copertura della profondità e aggressione in avanti; sull’esterno potrà creare superiorità posizionale, specie sulla fascia sinistra del Monaco mai impeccabile con Lemar e Mendy nella gestione delle catene d’attacco esterne avversarie.

 

La squadra di Allegri è probabilmente la peggiore da affrontare per l’attacco dai

. Ai tre gol a partita realizzati dalla squadra di Jardim contro le difficoltà in transizione negativa di Manchester City e Borussia Dortmund, la Juve contrappone le reti inviolate di Buffon contro Porto e Barcellona e la sua incredibile capacità di difendere a diverse altezze di campo, in fase di difesa posizionale e in transizione difensiva. Se la Juventus gioca bene, la sua fase di non possesso palla, con gli opportuni accorgimenti già suggeriti da Allegri, è in grado di neutralizzare la migliore fase di gioco del Monaco, la transizione offensiva. Di contro, l’attacco posizionale e la difesa del Monaco non sembrano potere competere su 180 minuti contro la difesa schierata bianconera e contro l’attacco della squadra di Allegri. Almeno sulla carta, visto che l’esito di un doppio confronto di Champions passa per un’attenzione a tanti piccoli dettagli che possono sfuggire a qualsiasi previsione.

 

 

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