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Quattro storie del rapporto Garcia
07 lug 2017
07 lug 2017
Dietro lo scandalo della Fifa ci sono trame e personaggi da Commedia dell'Arte.
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Lo scorso martedì la FIFA è stata costretta a pubblicare

il cosiddetto rapporto Garcia, dopo che la Bild aveva annunciato di essere riuscita ad entrare in possesso di una copia. Il rapporto Garcia è un lungo documento (più di 400 pagine in tutto) che prende il nome da Michael Garcia, l’avvocato statunitense assunto dalla FIFA nel 2012 per indagare sulla legalità dei processi di assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022, ed è la scintilla che ha acceso la miccia dello scandalo corruzione che ha finito per travolgere anche Sepp Blatter e Michel Platini.

 

La prima cosa importante del rapporto Garcia è quello che

contiene: al suo interno non c'è nessuna prova schiacciante sulle presunte illegalità commesse da Russia e Qatar per ottenere quei Mondiali. D’altra parte, erano state le stesse autorità svizzere - che collaborando con quelle statunitensi avevano condotto i primi arresti - 

che il rapporto Garcia alla fine non era stato poi così utile. Tuttavia il documento rimane una miniera di dettagli e aneddoti che ci permette di squarciare il velo di Maya su un mondo e su dei personaggi di cui parliamo molto, ma di cui sappiamo tremendamente poco. Ne ho raccolti alcuni per ricostruire quattro piccole storie tanto strane quanto simboliche.

 

 



 

L’arresto di Sandro Rosell

poco più di un mese fa ma dei suoi rapporti poco chiari con Ricardo Teixeira si parla già nel rapporto Garcia, un documento consegnato alla FIFA nel settembre del 2014. Oltre ad aver fatto il presidente del Barcellona e il rappresentante della Nike in Brasile, Rosell tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 è stato assunto come consulente dalla federazione qatariota per produrre una strategia di candidatura per un Mondiale tra quello del 2018 e quello del 2022. Il contratto di Rosell prevedeva una retribuzione di duemila euro per giorno di lavoro e una serie di clausole paranoiche tra cui quella di “cancellare permanentemente ogni informazione” legata al lavoro svolto una volta conclusa la consulenza.

 

Il contratto di consulenza di Rosell, come velatamente ammesso anche dal CEO di Qatar 2022, era diretto anche a raggiungere Ricardo Teixeira, che allora era il presidente della federazione brasiliana e soprattutto membro (uno di ventitré) del Comitato Esecutivo della FIFA, quello che per intenderci votava per l’assegnazione dei Mondiali (oggi si chiama Consiglio della FIFA e dopo le riforme di Infantino ha perso parte del proprio potere).

 

Rosell e Teixeira sono grandi amici. Il primo è stato testimone al matrimonio del secondo e i due sono gli artefici del contratto da 300 milioni di dollari stipulato tra la Nike e la nazionale brasiliana nel 1996. La loro storia, con il rapporto Garcia, si arricchisce di un nuovo capitolo: un conto bancario intestato alla figlia di Teixeira, che allora aveva appena 10 anni, dove Rosell ha versato 2 milioni di sterline, a quanto pare derivanti dalla vendita di un terreno in Brasile.

 

L'assegnazione dei Mondiali è avvenuta nel dicembre del 2010 e il bonifico è del giugno 2011. Tuttavia il paragrafo del rapporto Garcia sulla questione si chiude così: «Non c’è nessuna prova che collega Qatar 2022 al trasferimento di 2 milioni di sterline alla figlia di dieci anni di un membro del Comitato Esecutivo». È comunque affascinante pensare a un consulente pagato duemila dollari al giorno, a cui viene esplicitamente chiesto di cancellare qualsiasi informazione riguardante la consulenza stessa, che regala due milioni di sterline a una bambina con un conto già intestato a suo nome, figlia di un suo caro e potente amico.

 

 



 

Dal rapporto Garcia è molto chiaro come i membri del Comitato Esecutivo della FIFA si sentissero se non al di sopra della legge comunque al di sopra dell’operato di Michael Garcia e del Comitato Etico. Su questo modo di pensare deve aver influito e non poco una figura come Sepp Blatter, che solo pochi giorni fa, dopo anni di indagini che lo hanno marginalizzato dal mondo del calcio e portato la credibilità della FIFA ai minimi storici,

: «Cosa c’è di più grande della FIFA? Il presidente degli Stati Uniti? Le Nazioni Unite? No: non c’è niente di più grande della FIFA».

 

Quando Garcia, ad esempio, ha indagato sulla conformità alle norme interne dei regali che l’Emiro del Qatar elargiva generosamente ai membri del Comitato Esecutivo (una pratica comunque comune a tutti i comitati), il comitato organizzatore di Qatar 2022 ha risposto che «l’Emiro non è vincolato dalle norme della FIFA». Un altro membro del Comitato Esecutivo, Angel Maria Villar Llona (attualmente è il vicepresidente della FIFA), era talmente infastidito dal fatto che Garcia lo stesse interrogando che ha finito per diventare volgare: «Quindi uscirò da questa stanza senza sapere chi vi ha dato il mio nome? Beh, avete veramente le palle».

 

Chi è riuscito ad eludere le domande in maniera più elegante è invece Julio Grondona, un uomo su cui girano talmente tante storie che ha finito per essere soprannominato “il Padrino del calcio argentino”. Le conversazioni tra lui e Garcia sono la parte più letteraria dell’intero rapporto e le parole pronunciate durante questi interrogatori hanno fatto tutto tranne che fugare i dubbi sulle azioni di Grondona. L’inizio dell’interrogatorio sembra tratto direttamente dalla sceneggiatura di un film di Quentin Tarantino.

 

JG: «Beh, probabilmente questo è uno dei pochi casi in cui il capo viene indagato da un impiegato».

MG: «Non sono un impiegato della FIFA, ovviamente».

JG: «No?».

MG: «No».

JG: «Ho scambiato due parole con Blatter su questo. È quello che mi aveva detto lui».

MG: «Sono un presidente indipendente come lo è il signor Borbely del Comitato Etico. Simile al ruolo del signor Scala con il Comitato dell’Audit. Ok?».

JG: «Non ho capito ma me lo farò andare bene lo stesso».

 

Anche Grondona, ovviamente, ha messo in discussione il fatto che potesse sottostare all’operato del Comitato Etico. A riguardo ci sono altri scambi epici, degni di una stella del cinema.

 

JG: «Lei ha il suo lavoro, non posso farlo io».

MG: «È quello le sto chiedendo: mi vuole aiutare nel fare il mio lavoro?».

JG: «Non così».

 

O ancora.

 

JG: «Quindi sono sotto la sua giurisdizione?»

MG: «Sì».

JG: «Beh, vediamo quanto dura».

 

Poco dopo Grondona ha deciso di lasciare l’interrogatorio e di rispondere al resto delle domande per iscritto. Peccato perché in quanto a presenza scenica sembrava avere potenziale.

 

 



 

Chi cerca nel rapporto Garcia il lusso e il mercimonio che spesso si associa alla FIFA rimarrà probabilmente deluso. Se si esclude la scarsa chiarezza che aleggia intorno ai regali dell’Emiro del Qatar ai membri del Comitato Esecutivo, per il resto sembra che i comitati organizzatori siano rimasti molto aderenti alle norme della FIFA a riguardo, al punto che parlare di corruzione in relazione ai loro regali sembra ridicolo. Questi, ad esempio, sono i regali del comitato organizzatore statunitense, che cercava di attirarsi i favori dei membri del Comitato Esecutivo:

 


 

Per alcuni comitati organizzatori corrompere delle persone tutto sommato molto benestanti come i membri del Comitato Esecutivo sarebbe stato in ogni caso piuttosto difficile, perché avevano in realtà dei budget molto limitati. Il cui CEO del comitato organizzativo giapponese, ad esempio, Kozo Tashima, prese con un sospiro di sollievo il tetto massimo di soldi spendibili per i regali «perché il nostro budget era troppo piccolo». Questi sono i regali del comitato organizzatore giapponese:

 


 

Un livello superiore di assurdo viene poi raggiunto dai membri del Comitato Esecutivo che si sono difesi dalle accuse di corruzione lamentandosi dei regali ricevuti dai comitati organizzatori. Michel D’Hooghe, interrogato su un quadro ricevuto dal comitato russo nell’estate del 2011, ha risposto così: «Non sono un grande conoscitore di arte russa ma, con tutto il rispetto, devo confessare che quel quadro non mi piaceva affatto, e mi sembrava che non avesse alcun valore. Ho persino provato a regalarlo alla mia segretaria ma nemmeno lei era interessata».

Quindi: «L’ho messo nell’attico di casa mia, dove ripongo tutti i souvenir ricevuti durante la mia lunga carriera. Non sono sicuro che riuscirei a ritrovarlo».

 

 



 

Michel D’Hooghe siede attualmente nel Consiglio della FIFA. Allora era il presidente del comitato medico dell’organizzazione con sede a Zurigo, e come tale avrebbe dovuto esprimere un parere determinante sulla questione del caldo estivo del Qatar. Cioè, avrebbe dovuto dire se secondo lui sarebbe possibile giocare a calcio in Qatar tra giugno e luglio, quando le temperature massime si aggirano intorno ai 42 gradi.

 

Per quanto possa sembrare assurdo, però, dalle informazioni rivelate dal rapporto Garcia si evince chiaramente che prima dell’assegnazione ufficiale al Qatar non c’è mai stata alcuna discussione sulle condizioni climatiche dei Mondiali del 2022. Blatter ha dichiarato, ad esempio, che la riunione del Comitato Esecutivo in cui si doveva discutere dei report tecnici «è stata del tutto silente».

 

Quella negligenza, com’è noto, ha portato la FIFA a spostare il Mondiale del 2022 dall’estate all’inverno (la finale con ogni probabilità si giocherà il 18 dicembre) provocando un danno incalcolabile. Non solo per i campionati nazionali, che si dovranno riorganizzare tenendo conto di una lunga pausa invernale, ma anche per le stesse casse della FIFA.

 

Nel rapporto Garcia si legge infatti che, al contrario delle emittenti europee, la FOX americana protestò con la FIFA per lo spostamento dei Mondiali in inverno, perché in quel modo si sovrapponevano al campionato di football. Per risarcirla, la FIFA decise di vendergli senza gara i diritti TV dei Mondiali 2026, applicando poi la stessa tariffa pagata per Qatar 2022. Parliamo di un

, soprattutto se pensiamo al fatto che i Mondiali del 2026 saranno i primi a 48 squadre, con ben 16 partite in più da mandare in onda, e che probabilmente si giocheranno proprio negli Stati Uniti, con la FOX che avrebbe avuto quindi ancora più interesse a trasmetterli. La Fifa ha rinunciato a un'asta potenzialmente ricchissima, a cui iniziano

anche Facebook, Twitter e Snapchat.

 

I presunti tentativi di corruzione da parte di Qatar 2022 dietro ad una negligenza così clamorosa, sarebbero comunque molto più patetici di quanto non si possa immaginare. Michel D’Hooghe, ad esempio, sarebbe stato convinto assumendo il figlio in uno degli ospedali collegati al

e assicurando all’azienda del migliore amico del figlio un contratto molto vantaggioso (è doveroso precisare che sia il comitato qatariota che D’Hooghe hanno smentito questa ipotesi). Harold Mayne-Nicholls, presidente dell’Evaluation Group della FIFA, sarebbe andato addirittura oltre, chiedendo lui stesso a Qatar 2022 un lavoro dentro ad Aspire per suo figlio e suo cognato. Senza nemmeno ottenerlo.

 

Il paradosso del rapporto Garcia sta nel fatto che inizialmente era pensato per indagare la corruzione dei comitati per accaparrarsi i Mondiali, ma che ha finito per dimostrare

 che la FIFA era più che disponibile a farsi corrompere senza però ottenere grandi risultati. Come si legge nelle conclusioni del rapporto: «I comitati organizzatori operavano in un ambiente dove molti membri del Comitato Esecutivo non esitavano a sfruttare un sistema che per certi aspetti non li vincolava alle stesse regole valide per i comitati stessi. Molti membri del Comitato Esecutivo cercavano di ottenere favori personali o benefici che avrebbero aumentato il loro status nei paesi di provenienza o nelle confederazioni».

 

La sua pubblicazione ha dato a tutto questo una consistenza meno caricaturale, più umana in un certo senso, anche se non per questo meno immorale. Se qualcuno volesse trarne un film, un giorno, piuttosto che farne un film ad alta tensione, tra spionaggio e corruzione di alto livello, probabilmente dovrebbe scegliere il registro della commedia.

 

 

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