Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco D'Ottavi
Quale Pogba torna alla Juventus
05 lug 2022
05 lug 2022
Con il suo ritorno i bianconeri vogliono ritrovarsi.
(di)
Marco D'Ottavi
(foto)
Manchester United via Getty Images
(foto) Manchester United via Getty Images
Dark mode
(ON)

Nelle chat private di Whatsapp, sui canali Telegram, nei tweet criptici degli insider l’emoticon con il polpo si è rincorsa per settimane e i tifosi della Juventus sapevano bene che voleva dire (che poi: Polpo è stata una italianizzazione del soprannome francese di Paul Pogba, La pioche, la cui traduzione letterale è “il piccone”, ma che indica anche una persona sempre pronta a scherzare, anche troppo). Come se ci fosse bisogno di ulteriori conferme, oltre quelle degli incontri tra procuratori e società, qualcuno ha raccontato di una ditta di pulizie impegnata alacremente nell’appartamento che Pogba aveva tenuto a Torino; qualcun altro ha citato amici torinesi del francese avvertiti per tempo del suo ritorno; le macchine si sono spostate tra garage di varie città, i pezzi del puzzle si sono uniti lentamente in una rincorsa che sembra simile, in qualche modo, a quella di Cristiano Ronaldo nel 2018. L’annuncio, si era detto, sarebbe arrivato in concomitanza della presentazione del suo documentario Pogmentary, uscito il 17 giugno. Poi c’è stato lo spavento del PSG, con Zidane promesso allenatore a concupire Pogba. Superata la paura, l’annuncio definitivo è stato rimandato di giorno in giorno, mentre le parti stanno limando dettagli sempre più piccoli. Nei giorni scorsi è arrivata anche la conferma di Arrivabene, che ha raccontato che l’idea di prendere il francese è nata «da una domanda: “Ma perché non prendiamo Pogba?”».Quale sarà il giorno, forse già questa settimana, solo una cosa è sicura: Paul Pogba è pronto a tornare. https://youtu.be/GKgOKv8V_7Q Tra i tifosi si insegue il ricordo del passato, impauriti però dal pessimismo della ragione. Pogba ha lasciato la Juventus nel 2016 in rampa di lancio per diventare uno dei migliori giocatori al mondo, pensare di avere indietro lo stesso centrocampista sarebbe miscredenza, un insulto al tempo che passa. In mezzo ci sono state sei stagioni con il Manchester United, stagioni difficili, che forse lo stesso giocatore vorrebbe cancellare (e, si può credere, la voglia di tornare alla Juventus nonostante offerte di club come City e PSG, ha proprio un senso di “rinascita” per lui). Tra Pogba e lo United non ha mai davvero funzionato, almeno al livello che si pensava potesse raggiungere il francese, e non è mai sembrato che nessuna delle due parti volesse sforzarsi di trovare una soluzione a riguardo. Arrivato come calciatore più costoso della storia, a Manchester Pogba ha attraversato tutti i possibili bassi: dai litigi con Mourinho, che lo ha definito “un virus”, agli infortuni sempre più frequenti; dalle incomprensioni tattiche alle accuse di scarso impegno, dalle richieste di cessione all’indifferenza dei tifosi verso il suo mancato rinnovo. https://twitter.com/UnitedStandMUFC/status/1529755516775317505 Certo ci sono stati anche gli alti: la vittoria dell’Europa League, una stagione da 16 gol, un feeling con Solskjaer che sembrava promettente, alcune partite in cui è sembrato semplicemente troppo forte anche nel campionato più competitivo del mondo ma, alla fine dei conti, il saldo è largamente negativo. Nel crollo tecnico e societario dello United attuale Pogba più che risultare un appiglio nella tempesta è stato lo specchio del momento negativo. Che Pogba è il Pogba del 2022Senza stare troppo a scavare nel passato e indagare le ragioni profonde di questo fallimento, è interessante provare a capire a che punto è il Pogba attuale, un calciatore di 29 anni, non vecchio quindi, ma con otto diversi infortuni negli ultimi tre anni che gli hanno fatto perdere quasi 80 partite. In questa stagione il francese è sceso in campo 27 volte, per un totale di 1782 minuti (è partito titolare nel 45% delle partite, giocando il 42% dei minuti disponibili), saltando 20 partite per due infortuni principali, entrambi muscolari: uno alla coscia (recidivo) e uno al polpaccio, che l’ha costretto a uscire dopo 10 minuti della sfida contro il Liverpool, poi persa 4-0, l’ultima partita del francese in maglia United. In un’annata storta per lo United, che non è riuscito a confermare quanto di buono visto nella scorsa stagione, anzi facendo un deciso passo indietro sia nei risultati che nella crescita dei giovani, Pogba ha faticato a mantenere il suo posto da titolare. Con Solskjaer, esonerato a fine novembre, ha giocato principalmente come esterno sinistro in un 4-2-3-1, con Rangnick ha un po’ vagato per il campo, giocando davanti alla difesa, ma anche un paio di volte come trequartista (in assenza di Bruno Fernandes) e addirittura una partita come falso nove, in una sconfitta 4-1 contro il City. Anche in quest’ultima versione allo United, Pogba è rimasto incastrato tra le due anime che hanno accompagnato la sua esperienza inglese: la qualità con cui può gestire il possesso e le sue doti difensive lo spingevano più basso sul campo, posizione che occupa di solito anche con la Francia, ma in maniera diversa; la creatività e la capacità di essere incisivo negli ultimi metri di campo più in alto. https://twitter.com/StatsBomb/status/1531983104822362112 Pogba era partito anche bene: alla prima giornata di Premier, in un 5-1 contro il Leeds, ha servito quattro assist. Dopo quattro giornate gli assist erano diventati sette. Poi però è appassito come tutto il Manchester United. A fine stagione gli assist sono diventati nove (da 3.8 xA) a cui ha aggiunto appena un gol (da 2.5 xG), numeri lontani dalle sue migliori stagioni (nel 2018/19 16 gol e 10 assist). Le statistiche raccontano di un centrocampista che tira molto meno che in passato (1.73 tiri per 90’, con una percentuale di appena il 26,5% in porta), che ha ridotto l’influenza sul possesso della squadra (75.7 tocchi ogni 90’ minuti, 20 in meno di quelli della prima stagione allo United), ma che è ancora al top per dribbling (2.6 riusciti per 90’ in Premier, l’ottavo migliore del campionato) e passaggi nell’ultimo quarto di campo (è oltre il 90esimo percentile tra i centrocampisti per passaggi nella trequarti avversaria, passaggi in area di rigore e assist). Anche a livello difensivo le sue statistiche sono in calando rispetto alle migliori stagioni e basta vederlo giocare per capire come la capacità di strappare il pallone agli avversari usando la lunghezza delle sue gambe è molto diminuita, così come in generale la sua elasticità, che gli permetteva di essere agile e sfuggente anche con un fisico imponente.

Non proprio una giocata del Pogba che ricordiamo.

Per chi ha nella memoria il Pogba della Juventus il confronto può essere avvilente: la differenza maggiore tra le due versioni non è solo nella fisicità dirompente, nella velocità delle sue corse palla al piede o nella forza dei suoi tiri, quanto piuttosto nell’atteggiamento mostrato in campo. Nel ricordo dei tifosi Pogba era un’espressione di gioia, in campo poteva essere sopra le righe, anche all’eccesso alcune volte, ma solo con la sua presenza il centrocampista francese poteva accendere una partita, non c’era niente di banale nelle sue giocate. Oggi Pogba sembra invece svuotato da questo spirito, almeno quando indossa la maglia dello United. Non che abbia totalmente cambiato il suo modo di giocare - anzi, c’è sempre la voglia di prendersi rischi, di tentare cose difficili - ma è l’atteggiamento che tiene in campo, un certo tipo di indifferenza, che può essere anche la conseguenza di un rapporto con i tifosi e la stampa inglese difficile dal primo giorno. Pogba è apparso fin da subito molto restio ad aprirsi con il pubblico inglese, con i giornali sempre pronti a criticare ogni singolo inciampo di un calciatore costato 105 milioni di euro. Rapidamente il rapporto tra il calciatore e l’ambiente si è deteriorato, come si può notare in alcuni passaggi del documentario appena uscito per Amazon (altro segno che Pogba preferisce “raccontarsi da sé", e non è andata benissimo, visto che la serie che si è classificata all’ultimo posto su IMDb secondo le valutazioni degli utenti). Il francese è sempre stato molto onesto a riguardo la sua necessità di sentirsi bene per giocare bene. È un argomento su cui è tornato anche pochi giorni fa, in un'intervista a Uninterrupted: «Se sono in sintonia prima di tutto con la squadra, con i tifosi, con il club che ti conosce e ti ama, io come tutti i giocatori posso dare il meglio» ha detto, lasciando intuire come a Manchester la situazione fosse un po’ diversa. «Se sei libero mentalmente e ti diverti, performi. Devi essere a tuo agio dove giochi e con le persone con cui giochi. È la cosa più importante», una frase che sembra un messaggio ad Allegri, alla società e ai tifosi della Juventus. Che Pogba vedremo a Torino?Tutto nella volontà di riprendere Pogba va proprio verso questa direzione, un tentativo di mettere il più a suo agio possibile il francese. Se tornare al 2016 è impossibile, si può cercare di ricostruire le stesse sensazioni. L’amore dei tifosi, che ha invaso i social, non sembra cambiato di una virgola nonostante l’addio rumoroso e difficile da mandare giù della prima volta; anche la presenza di Allegri è una garanzia. Se arrivare a dire che Pogba è una creatura dell’allenatore livornese è esagerato (è stato lanciato da Conte, ma insomma non è uno di quei giovani che dovevano essere plasmati da qualcuno), è indubbio che tra i due esistesse una forte alchimia, come raccontato bene dai social della Juventus con due video rimasti storici, uno in cui si sfidano a segnare in delle porticine e un altro in cui si sfidano a basket. Inoltre Pogba arriverebbe in una squadra con pochi leader, in cui può svolgere quel ruolo di trascinatore a cui ha sempre ambito e che ha funzionato bene con la maglia della Francia ma molto meno a Manchester. https://youtu.be/mdjgXTiTACE Certo, nel calcio niente arriva da solo. Allegri dovrà trovare il modo per mettere a suo agio Pogba tatticamente, anche a costo di rompere gli equilibri visti nell’ultima stagione. Nel 4-4-2/3-5-2 con cui la Juventus si è disegnata nel corso della stagione, il francese dovrebbe idealmente prendere il posto del compagno di Nazionale Adrien Rabiot, che veniva usato come una specie di elastico tra l’esterno del campo e il centro. È un ruolo che richiede un lavoro principalmente senza palla e un grande dispendio di energie. Se Rabiot non è Pogba, i suoi 0 gol e 2 assist in quasi 3000 minuti giocati raccontano di una posizione di campo da dove è difficile essere incisivi. Affidare gli stessi compiti a Pogba sarebbe come spararsi su un piede. Nello stesso sistema, in alternativa, Pogba potrebbe fare il centrocampista che rimaneva più bloccato davanti alla difesa, dove nella scorsa stagione si è visto principalmente Locatelli. Anche in questa posizione, però, avrebbe compiti più difensivi che non creativi, aiutando certamente la risalita del possesso, che però la Juventus non usa con costanza, preferendo appoggiarsi rapidamente sulle punte. Un’altra possibilità è che Allegri torni al 4-2-3-1 visto nei momenti migliori della prima esperienza a Torino. In questo caso Pogba potrebbe essere schierato tra i tre trequartisti dietro la punta; sia a sinistra come già visto al Manchester United - magari in attesa del ritorno di Chiesa in piena forma - che al centro. Messo sul lato Pogba finirebbe per stringere molto dentro al campo, accentuando i problemi nel creare ampiezza a sinistra evidenziati nella scorsa stagione (a meno che non dovesse arrivare un terzino molto più a suo agio nello spingere rispetto all’ultimo Alex Sandro). Anche al centro, dovendo ricevere in spazi stretti, spesso spalle alla porta, sembrerebbe un po’ sacrificato rispetto alla versione che può guardare la porta con tempo e spazio per la giocata decisiva in rifinitura.

Permettere a Pogba di guardare la porta dalla trequarti può risolvere alcuni dei problemi creativi della Juventus, anche grazie alle caratteristiche di Vlahovic.

Come detto, però, il suo ruolo ideale è quello di mezzala sinistra in un centrocampo bilanciato per permettergli di non occuparsi troppo della fase difensiva. Può funzionare bene in un 3-5-2, con un centrale e l’esterno a tutta fascia pronti a coprirlo o anche in un 4-3-3, il modulo più probabile con cui vedremo la Juventus nella prossima stagione visto l’arrivo in concomitanza di Angel Di Maria, che è ancora più difficile da immaginare in un modulo diverso. Con accanto due centrocampisti più attenti a dare equilibrio (che potrebbero essere Locatelli e Zakaria, o chi porterà il mercato), Pogba partendo da sinistra avrebbe la libertà di toccare tanti palloni, almeno in relazione al possesso della Juventus. Se nell’ultima stagione in bianconero Pogba era una forza della natura nel connettere la fase difensiva a quella offensiva con le sue corse sul lato sinistro del campo, per poi essere fondamentale nella rifinitura (15 assist) e nella finalizzazione (10 gol), in questa nuova versione c’è da aspettarsi corse palla al piede meno trascinanti, ma non necessariamente una minore influenza nella fase offensiva della squadra. Sulla carta il talento offensivo della Juventus è altissimo e Pogba è proprio il giocatore ideale per unire tutti i punti: con la qualità del suo palleggio in spazi stretti può connettersi sul lato sinistro del campo con Chiesa; con la visione di gioco può servire i continui tagli di Vlahovic alle spalle delle difese avversarie; con i suoi inserimenti può essere uno dei ricevitori dei passaggi di Di Maria quando col sinistro entra dentro al campo.

Indubbiamente - al di là dell’aspetto romantico del ritorno o del ricordo di quello che in bianconero era diventato uno dei migliori centrocampisti al mondo - Pogba alla Juventus è un grande colpo: quante squadre in Serie A possono schierare un calciatore decisivo per la vittoria della Coppa del Mondo della propria squadra? Se la carriera a livello di club non è decollata come ci potevamo aspettare, Pogba è comunque diventato una stella di primo livello grazie alla Francia e alla capacità di crearsi un personaggio in relazione con il suo talento. In una Serie A sempre più povera di grandi nomi, il suo arrivo non può che essere una buona notizia: potrà non piacere a tutti, ma il francese è un calciatore genuino, con un modo di giocare a calcio appagante e peculiare. La Juventus si ritrova tra le mani il centrocampista che gli mancava, con caratteristiche diverse dagli altri che ha in rosa. Quanto però questo secondo matrimonio sarà felice dipenderà dalle due parti in causa. Pogba vuole riprendere da dove aveva lasciato? E la Juventus è ancora la stessa squadra? Rispondere di sì a queste due domande ora è difficile, ma non è detto che le cose possono cambiare: Pogba e la Juventus vogliono ritornare a quei momenti, quando tutto sembrava più facile. Ritrovarsi è il primo modo per farlo succedere.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura