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Il Puskas Award è il premio più divertente dell'anno
27 set 2019
27 set 2019
Ha vinto di nuovo uno sconosciuto.
(articolo)
7 min
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In un calcio sempre più oligarchico, che premia sempre le stesse squadre e gli stessi giocatori, il Puskas Awards rimane il premio più eccentrico della stagione. Il fatto che a venire premiato sia il miglior gol e che il vincitore sia deciso da una votazione pubblica sui siti della FIFA e di France Football finisce per democratizzare i vincitori, e così l’albo d’oro del trofeo istituito 10 anni fa è un’accozzaglia di fenomeni, meteore e perfetti sconosciuti. Ecco qualche esempio di vincitore improbabile.

  • Miroslav Stoch, centrocampista slovacco che oggi, a 30 anni, continua a girare l’Europa facendo il suo mestiere: tirare bombe da fuori. La sua carriera si è divisa tra Repubblica Ceca, Turchia, Grecia ed Emirati. Nel 2012 segnò con una volée di destro dal coefficiente di difficoltà incalcolabile.

  • Wendell Lira, calciatore brasiliano caduto in depressione per problemi economici e ora gamer professionista di FIFA. Nel 2015 arrivò primo grazie a un istintiva sforbiciata in area di rigore a pochi metri dal portiere dopo un’azione confusa e geniale.

  • Faiz Subri, attaccante malesiano autore di pochi gol nella sua carriera, ma uno incredibile su punizione nel 2016, con una punizione da videogioco che ha sfidato le leggi della fisica.

Cos’è un bel gol?

Accanto a queste meteore, la cui carriera è stata interamente definita da quel premio, ci sono fenomeni come Cristiano Ronaldo, Neymar, Salah e Ibrahimovic. Non c’è invece Lionel Messi, candidato per 7 volte e mai vincitore del premio. Anche quest’anno Messi era candidato alla vittoria con il pallonetto dal limite dell’area segnato nella sconfitta contro il Betis di marzo, un gol che racchiude la sensibilità molecolare e inarrivabile del piede sinistro di Messi. Non abbastanza bello, almeno per la FIFA, per vincere il premio Puskas, che è invece andato anche quest’anno a un calciatore semi-sconosciuto che ha illuminato un campo periferico d’Europa con un gol assurdo.

Daniel Zsori a febbraio ha segnato con una rovesciata nei minuti di recupero, regalando la vittoria al Debrecen contro il Ferencvacos. Una vittoria che in ogni caso non ha pesato più di tanto sugli equilibri del campionato visto che il Ferencvaros ha comunque vinto con 13 punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Il gol di Zsori rimane però uno sforzo titanico che ha ottenuto un giusto riconoscimento.

Qui lo potete vedere in varie versioni con del rap francese in sottofondo.

Come per tutti i premi, non si può essere unanimamente d’accordo neanche con l’assegnazione del Puskas Award. Quando si premiano i calciatori conosciuti ci si lamenta che vincono tutto sempre gli stessi; se vincono sconosciuti come Zsori si pensa che sia una “fenomenata” della FIFA, che il premio sia una botta di culo estemporanea che può capitare a tutti, che premi i “gol della domenica”.

A pensarci bene, però, è proprio questo l’aspetto più affascinante del Puskas Award: che possono vincerlo tutti. Tutti i calciatori professionisti possono essere capaci di confezionare un gesto tecnico in grado di competere con quelli dei migliori al mondo.

Al terzo posto di quest’edizione si è piazzato Juan Quintero, un giocatore di culto capace ancora di momenti di assoluta bellezza, candidato per un calcio di punizione segnato da una posizione astrusa più vicina alla linea laterale che all’area di rigore.

Ognuno ha le proprie idee sulla bellezza dei gol e il Puskas in fondo è anche la valutazione di un organo istituzionale su cosa sia un gol bello. Quello di Zsori è uno di quei gol talmente assurdi da poter esistere solo in qualche demo di FIFA in cui i giocatori in automatico eseguono gesti tecnici fuori dalle possibilità umane togliendo le ragnatele dagli angoli delle porte.

Si fatica persino a cominciare a descrivere questo gol. C’è un cross bruttissimo dalla trequarti campo. A dire il vero non è neanche un cross perché arriva da posizione centrale e non taglia l’area, anzi, la supera appena. Lì, però, Zsori ha già pensato la sua giocata inconcepibile, si è già coordinato per una rovesciata: ha fatto due passi verso la palla, spalle alla porta, e l’ha colpita col sinistro, il suo piede naturale.

Szori colpisce la palla a un’altezza ronaldesca e la tira sul secondo palo con grande forza. Il portiere ci arriva ma è un tiro così violento che non riesce a respingerla. Dobbiamo per forza fermarci un attimo per considerare quanto sia eccezionale un uomo che riesce a tirare un pallone con una tale potenza stando sospeso in aria al contrario.

Non è una rovesciata elegante come una di Van Basten, né ha la perfezione atletica di quella di Ronaldo contro la Juventus, fermando l’immagine il corpo di Zsori è obliquo rispetto al campo. Eppure è una rovesciata complicatissima, che ha qualcosa di visionario per come è stata pensata. Forse il frutto di un pensiero disperato da minuti di recupero, quando arriva un’ultimissima palla in area e l’immaginazione viene spinta fino all’unica conclusione possibile per fare gol.

Il premio Puskas è diventato un premio per i gol impossibili e strani, più dei gol semplicemente belli, che sono un’espressione di eleganza e classe, oltre che di un talento fuori scala. Paradossalmente, il gol di Zsori è meno rivelatorio del talento di chi l’ha fatto rispetto a quello di Messi. Nessuno forse sarebbe riuscito a replicare l’estro e l’esattezza del pallonetto di Messi; magari qualche giocatore in più sarebbe stato capace del gesto folle di Zsori.

Guardando l’albo d’oro del premio, fuori dai nomi più grandi - autori di gol che sono spesso una fotografia delle cose che in campo gli riescono meglio - gli altri vincitori si sono tutti prodotti in reti che hanno ampliato il “dicibile” nel calcio con gesti fuori dal nostro immaginario. Il gol di scorpione di Giroud, la punizione calciata con un effetto anti-fisico da Subri, il tiro al volo impossibile di Stoch.

Anche quest’anno, fuori dai finalisti, erano candidati gol assurdi e mai visti. Come il gol alla Bettega versione deluxe di Quagliarella, con quel colpo di tacco volante contro il Napoli; oppure il colpo di kung-fu di Ibrahimovic, principe assoluto dei gol che non esistevano prima di lui. Quello di Zsori è stato considerato il più unico e irriproducibile.

Come Cristiano

A Zsori forse non riuscirà più un gol così nella sua carriera, ma tra tutti i vincitori sconosciuti è sicuramente quello con più probabilità di diventare famoso nei prossimi anni, magari usando il Puskas per farsi pubblicità.

Stiamo parlando di un giocatore del 2000, che ha realizzato quel gol ad appena 18 anni (il più giovane a vincere), e che è ungherese come Puskas, che dà il nome al premio: «È un grande onore essere il primo ungherese a vincere il premio dedicato al più grande calciatore ungherese di sempre».

La ridicola punizione con cui Subri ha vinto nel 2016. Oggi Subri gioca ancora nel Penang.

Zsori in realtà è nato in Romania, a Oradea, un paesino al confine con l’Ungheria, dove i genitori gestivano una fattoria. A 14 anni è stato notato dal Debrecen, aveva la mano ingessata per un infortunio ma decise di tagliarsi il gesso da solo per andare a sostenere il provino.

Il gol segnato al Puskas è il primo da professionista in carriera, segnato dieci minuti dopo il suo debutto. Un articolo della FIFA su di lui si intitola “He came, he saw, he scored”. C’è qualcosa di più fiabesco di vincere il premio di migliore gol al mondo col primo segnato tra i professionisti?

Zsori ha dichiarato di aver provato a non piangere, ma di non avercela fatta «Se la televisione potesse guardare attraverso i vestiti si sarebbe visto il battito del mio cuore». Ha poi candidamente ammesso di essere uno specialista delle rovesciate, provate e riprovate in allenamento per provare a emulare il suo idolo, Cristiano Ronaldo. A quanto pare, quindi, i grandi calciatori diffondono i gesti tecnici come i grandi pensatori le idee.

Quando riguarda il suo gol dice di provare una specie di dissociazione: «Anche adesso non mi rendo conto di aver segnato il gol più bello del mondo. Quando lo vedo ancora mi chiedo “È mio?!”»

Dopo il suo gol, in estate, si è parlato di un possibile trasferimento in un campionato di più alto livello: Serie A, Bundesliga ed Eredivisie. Alla fine invece Zsori è rimasto a giocare in Ungheria, passando all’inizio di questo mese al MOL Vidi (ex Videoton), un club dalla storia modesta ma dalle ambizioni in crescita. In questo momento è primo nel campionato ungherese, Zsori non ha ancora esordito.

Chissà se tra dieci anni ricorderemo il suo gol come il segno precoce di una grande carriera o la momentanea illuminazione di un ragazzino che ha visto troppi video di Cristiano Ronaldo.

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