
La Premier League 2024/25 non è stata propriamente la più emozionante degli ultimi anni. Il Liverpool, forse sottovalutata a inizio stagione per via del cambio Klopp-Slot, ha dominato un campionato dove le contender per il titolo, Manchester City e Arsenal si sono sfaldate sotto il peso degli infortuni e delle aspettative, rendendo quella dei “Reds” una marcia trionfale ininterrotta e sporcata giusto dalle eliminazioni nelle coppe. Arne Slot, al suo primo anno in Premier e in una stagione che poteva essere traumatica, ci ha regalato un Liverpool esaltante da vedere, che ha anche rotto la deriva conservativa – quasi paranoica – intrapresa da Guardiola al City e Arteta all’Arsenal.
Guardando all’altro estremo della classifica non è che sia andata tanto diversamente: l’Ipswich ha regalato molto coraggio ma non ha mai mostrato qualità sufficienti per salvarsi, il Leicester è sembrato fuori contesto per tutta la stagione. Discorsetto a parte lo merita il Southampton, che in una stagione ha raggiunto il record di sconfitte della storia del campionato – 30 – e sfiorato il minor numero di punti totalizzati – 12, uno solo in più del Derby County 2007/08 – solo grazie a un pareggio a fine stagione contro il City (come probabilmente saprete, dentro questo dramma c'è il dramma più piccolo di Ivan Juric). Per il secondo anno di fila tutte le neopromosse sono retrocesse e questa volta lo hanno fatto con un margine talmente ampio da iniziare a pensare che il divario tra la punta della piramide e il resto, nel calcio inglese, si sia davvero allargato troppo.
Per il resto la Premier è stato un campionato estremamente livellato: la lotta per i piazzamenti in Champions si è conclusa solo all’ultima giornata con il ritorno di Arsenal, Newcastle, Manchester City e Chelsea. Il Nottingham Forest, senza dubbio la rivelazione dell’anno, è arrivato al settimo posto dopo diversi mesi al terzo, e anche nella metà classifica abbiamo visto squadre che hanno proposto idee molto ambiziose – Bournemouth e Brighton – e altre meno ambiziose ma che da anni continuano a crescere – Brentford, Fulham, Crystal Palace. Non meno incredibili sono state le stagioni del Manchester United, che ha chiuso quindicesimo, e del Tottenham, che con la vittoria dell'Europa League è riuscita a salvare la stagione in extremis qualificandosi alla Champions League.
Questo il racconto della stagione, ma chi sono stati i giocatori che lo hanno animato? Abbiamo provato a riassumerlo con questa Top XI, che come ogni anno non avrà più di un giocatore per squadra, ad eccezione del Liverpool, che insomma se l'è meritato (ne avrà due). Il modulo scelto è il 4-2-3-1.
PORTIERE: DAVID RAYA (ARSENAL)
Nonostante la stagione avara di soddisfazioni, l'Arsenal ha confermato di essere la miglior difesa della Premier League nonché una delle migliori in Europa. La novità di questa stagione è che questo "primato" per una volta si deve anche molto al suo portiere: David Raya.
Nonostante sia piuttosto basso per essere un portiere (supera a fatica il metro e ottanta), Raya è uno dei migliori portieri in Europa nelle uscite alte e uno di quelli che blocca più cross nei principali campionati europei. Complice una difesa meno brillante dello scorso anno, quest’anno lo spagnolo ha mostrato anche di essere uno shot stopper di grande qualità, con 8.2 gol evitati all’Arsenal in questa stagione (rispetto ai post-shot Exptected Goals, si intende; dati Hudl StatsBomb), 13 clean sheet – miglior dato del campionato alla pari di Sels del Nottingham Forest – e la quinta miglior percentuale di tiri parati del campionato (73%). Vale anche la pena notare come molte delle parate di Raya siano state anche particolarmente belle da vedere per la sua esplosività e gli siano valse varie nomination nei premi mensili della Premier League, come questa doppia parata che potete vedere qui sotto contro l’Aston Villa alla seconda giornata o questa contro il Newcastle alla penultima.
Inoltre, Raya ha tenuto ampiamente fede alla sua nomea di portiere bravo con i piedi, tanto che Arteta gli ha affidato molti più compiti in costruzione, e si è dimostrato utilissimo anche quando può avviare le transizioni direttamente dai rilanci con le mani. Insomma, un portiere completo in tutto e per tutto.
TERZINO DESTRO: DANIEL MUNOZ (CRYSTAL PALACE)
Il Crystal Palace ha vinto la sua prima partita in stagione a fine ottobre e per tutto il girone di andata ha dovuto sudare per rimanere fuori dalla zona retrocessione. Da gennaio, però, la squadra di Glasner si è trasformata, si è salvata comodamente e ha addirittura vinto la prima FA Cup della sua storia. In tutto questo percorso, il colombiano Daniel Muñoz è stato sempre uno dei punti fermi delle “Eagles”.
Muñoz è un terzino classico, magari non geniale con il pallone ma comunque affidabile. Il colombiano sa leggere bene il campo ma le sue giocate preferite sono quelle di un esterno a tutta fascia, che dà il suo meglio quando può ricevere aperto sulla corsa e crossare senza troppi pensieri o ricevere a sua volta sul secondo palo.
L’aspetto più sorprendente del gioco di Muñoz è la resistenza. Le sue partite sono enormemente dense di queste giocate in cui il suo atletismo viene spinto all’estremo, tanto che è uno degli esterni che compie più corse alle spalle della difesa e che va a ricevere più cross (dati SkillCorner via The Athletic) ma anche l’esterno con più contrasti vinti del campionato, a dimostrazione di come la sua presenza sia fondamentale a tutte le altezze del campo.
In finale di FA Cup, il gol decisivo di Eze nasce proprio su un’azione in cui Muñoz riceve in corsa da Mateta e crossa dal limite dell’area. A fine partita è stato anche premiato come migliore in campo: il giusto coronamento di una bella stagione.
DIFENSORE CENTRALE DESTRO: NATHAN COLLINS (BRENTFORD)
Nei suoi primi anni in Premier, con Burnley e Wolverhampton, Nathan Collins ha dato spesso l’idea di essere un centrale con grandi potenzialità ancora inespresse, soprattutto quando è stato scaricato prima da Dyche e poi da Lopetegui. Al Brentford, dove è arrivato nel 2023, però Collins ha trovato in Thomas Frank un allenatore intenzionato a investire totalmente su di lui.
Al suo arrivo, Frank ha detto di averlo voluto per la sua qualità con i piedi ma Collins prima che un passatore pulito è un difensore che si diverte a salire in prima persona con il pallone. Per uno col suo fisico enorme, l’irlandese ha una qualità nelle conduzioni notevole e sa calciare anche molto bene. Pur giocando con una linea a quattro – seppur ibrida per la presenza di un centrale come Ajer a destra – Frank chiede spesso a Collins di seguire l’azione anche nella trequarti avversaria e questo fa sì che l’irlandese si comporti quasi come un box-to-box, toccando un volume di palloni – 1.98 per 90’ – dentro l’area avversaria fuori scala per un difensore centrale.
Difensivamente poi le sue qualità non sono da sottovalutare: non avrà il passo da duecentista di Saliba o van de Ven ma le sue letture si stanno raffinando molto bene e il suo fisico gli fa sostenere bene anche i duelli individuali, rendendolo utilissimo per il modo in cui difende Frank, che non si fa mai troppi problemi ad abbassarsi dentro la propria trequarti.
DIFENSORE CENTRALE SINISTRO: MURILLO (NOTTINGHAM FOREST)
Prima di andare incontro a un vistoso calo nel finale di stagione, che gli ha anche impedito di qualificarsi in Champions League, il Nottingham Forest è stato una delle migliori difese della Premier League. In questo ha avuto un ruolo fondamentale Nuno Espirito Santo, che ha trovato molto rapidamente un assetto molto ordinato e reattivo che ha esaltato moltissimo le qualità dei suoi difensori. Su tutti, quello che ne ha tratto più beneficio è stato anche il più forte del pacchetto, ossia il brasiliano Murillo.
Per come è strutturato fisicamente – è abbastanza basso, molto massiccio fisicamente ma anche estremamente rapido – Murillo è il partner perfetto per un marcatore più classico come Milenkovic, assumendo molti compiti di copertura e di difesa dell’area. In termini statistici ha numeri abbastanza poveri nella gestione dei duelli ma le sue letture e la sua velocità lo hanno reso fondamentale per presidiare bene l’area, rendendolo uno dei difensori con più palloni respinti e spazzati di tutta la Premier League.
Anche con il pallone Murillo si è dimostrato molto sicuro dei propri mezzi: è uno dei centrali che dribbla di più in Europa e uno dei giocatori con più lanci lunghi riusciti in Premier League, due qualità molto utili per facilitare l’uscita del pallone dalle lunghe fasi di difesa posizionale a cui si sottopone il Forest.
Quest’anno è stato meno appariscente, ma per capire quanto Murillo crede nei propri mezzi in questa clip della scorsa stagione ci sono due tiri da metà campo e un’azione in cui dribbla mezzo Crystal Palace.
TERZINO SINISTRO: ANTONEE ROBINSON (FULHAM)
Oltre a essere una vecchia conoscenza del Milan, che era andato vicinissimo a prenderlo svariati anni fa, Antonee Robinson è indubbiamente uno dei migliori esterni sinistri del campionato inglese: nella scorsa stagione l’americano era già stato un candidato forte a un posto in questa formazione – alla fine assegnato a Destiny Udogie – ma in questa è riuscito a fare un altro passo in avanti.
Robinson è un esterno molto completo: ha una tenuta atletica di primissimo livello, è solido nei duelli individuali e ha delle basi tecniche eccellenti. In questa stagione, è stato tra i terzini con più conduzioni progressive del campionato, avendo un peso fondamentale nella costruzione del Fulham, che nell’uscita del pallone si affida in generale moltissimo alle catene laterali.
Nella zona più avanzata del campo, invece, a essere fondamentali sono spesso le sue corse esterno-interno. Infatti, Robinson dà il suo meglio, in termini creativi, nel mezzo spazio di sinistra e in questa stagione questi movimenti sono stati particolarmente esaltati dalla presenza di un compagno di fascia come Alex Iwobi, che non è un mostro di creatività ma sa associarsi benissimo in quasi tutte le situazioni. Numericamente parlando, in questa stagione Robinson è stato il difensore con più assist in Premier League (10) - tutti tra l'altro arrivati su azione manovrata, soprattutto con cross o cutback dal mezzo spazio, un dato eccezionale considerando che ha anche numeri di primissimo piano sia nei palloni intercettati che nei contrasti vinti. Insomma, oggi è difficile trovare un terzino che sappia fare così tante cose a un livello così alto.
CENTROCAMPISTA DESTRO: RYAN GRAVENBERCH (LIVERPOOL)
Ryan Gravenberch è indubbiamente la singola sorpresa di questa stagione se si considera che prima di agosto era un giocatore su cui si era spento tutto l’hype accumulato all’Ajax e che, soprattutto, aveva tutt’altro ruolo. È stato Slot a riposizionare l’olandese come mediano del suo Liverpool – con Klopp aveva giocato solo come mezzala di possesso – e se questa scelta poteva inizialmente apparire controintuitiva, dopo poche partite ha finito per esaltare le qualità sia dello stesso Gravenberch che degli altri centrocampisti.
Gravenberch è un "sei" atipico, che accetta molto più il rischio di un regista posizionale classico, facendo sfoggio della sua turn per avanzare col pallone senza il bisogno di giocare eccessivamente conservativo, in quella che Michele Cecere ha definito “una danza”. Anche numericamente, Gravenberch è un passatore preciso (intorno al 90% di successo) ma non perfetto e che ha un gusto per le conduzioni atipico per il ruolo, tanto che per dribbling tentati è il primo tra i centrocampisti nel Liverpool. Con il passare dei mesi, Gravenberch ha anche affinato la sua qualità difensive e il suo allargamento sulla destra in fase di non possesso si è rivelato fondamentale per proteggere meglio una fascia in cui Salah e Alexander-Arnold hanno, per motivi diversi, dato contributi difensivi abbastanza modesti.
Quella che inizialmente doveva essere una scelta temporanea – in estate il Liverpool aveva cercato Zubimendi in quel ruolo – ha permesso a Gravenberch di esprimere il suo calcio in modo molto più continuo ed efficace anche ad altissimi livelli, sbloccando una maggiore fluidità nel centrocampo dei “Reds” che alla fine si è rivelata decisiva per il titolo.
CENTROCAMPISTA SINISTRO: ENZO FERNANDEZ (CHELSEA)
Nell’estate del 2024 Enzo Fernandez aveva fatto una diretta Instagram dopo la vittoria in Copa America in cui cantava un coro razzista e transfobico contro i giocatori francesi. Quel video era stato subito ripreso da diversi giocatori – tra cui Fofana, suo compagno al Chelsea – con toni abbastanza indignati, creando un caso diplomatico interno al club che sembrava sul punto di far implodere la stagione del Chelsea già a luglio. Poi, per fortuna, sono arrivate le scuse dell’argentino, che da quel momento ha cominciato a dare un senso alla sua esperienza a Londra.
Maresca ha infatti ripensato abbastanza radicalmente il gioco di Enzo, levandogli quasi tutti i compiti di prima costruzione e lasciandogli maggiormente la possibilità di muoversi verticalmente per il campo. In questo modo l’argentino è diventato un giocatore che accompagna di più l’azione, ricevendo già dalla seconda linea di costruzione e andando a occupare la zona di rifinitura o direttamente l’area, in un ruolo quasi da mezzala creativa.
Pur toccando meno palloni rispetto agli scorsi anni, Enzo Fernandez ha segnato 6 gol e offerto 7 assist, e i suoi passaggi chiave sono quasi raddoppiati dalla scorsa stagione (2.07 contro 1.16 per 90’), a dimostrazione di come questo ruolo di congiunzione ben si presti alle qualità tecniche e di visione dell’argentino.
Se il Chelsea ha raggiunto il quarto posto in classifica nonostante il vistoso calo avuto da Palmer da gennaio in poi, molto del merito è proprio di Enzo Fernandez, che si è dimostrato un giocatore anche dalla grande continuità.
ESTERNO DESTRO: MOHAMED SALAH (LIVERPOOL)
Oltre a Gravenberch, Salah è stato il giocatore che più ha tratto beneficio dall’arrivo di Slot a Liverpool. Con il suo approccio meno estremo in pressing, l’ex Feyenoord ha gestito meglio le risorse dell'egiziano sia nei 90 minuti che lungo l’intera stagione. Se negli scorsi anni, pur con numeri sempre importanti, il contributo di Salah finiva spesso per crollare dopo gennaio, in questa stagione la sua brillantezza si è conservata intatta fino a primavera, spegnendosi gradualmente solo a titolo ampiamente ipotecato.
Il Salah che stiamo vedendo in questa stagione è una versione più matura, raffinata e cerebrale del giocatore a cui eravamo abituati. Non più solo un mostro dell’attacco alla profondità ma un attaccante che ha elaborato il suo gioco anche in termini di regia offensiva, con un ventaglio di soluzioni tecniche che hanno aiutato a irradiare il suo talento anche sui suoi compagni, tanto che dalle sue palle da destra a sinistra sono arrivati gran parte dei 30 gol totali segnati da Cody Gakpo, Diogo Jota e Luis Diaz, sempre prontissimi ad attaccare il secondo palo quando l’egiziano riceve il pallone e comincia a entrare dentro il campo.
Salah ha concluso la sua stagione con 29 gol e 18 assist, ha vinto i premi di capocannoniere, miglior assistman e miglior giocatore della Premier League – il primo a riuscirci nella storia – e nel frattempo ha anche scalato la classifica all time dei marcatori della lega fino al quinto posto, con davanti a sé ancora due anni per ritoccare i suoi numeri e stabilirsi una volta per tutte tra i migliori giocatori della storia del campionato.
TREQUARTISTA CENTRALE: MORGAN ROGERS (ASTON VILLA)
Pur con funzioni diverse rispetto al passato, tante squadre di Premier League hanno fatto tornare di moda i numeri 10 e quindi anche questa Top XI non poteva esimersi. Tanti giocatori meritano una menzione, come Gibbs-White, Damsgaard e Justin Kluivert, ma forse il migliore rimane Morgan Rogers.
Per essere nato come un classico esterno dribblomane, Rogers è abbastanza atipico: non ha i controlli morbidi con l’esterno alla Neymar e non ha i filtranti luccicanti di De Bruyne. È un dribblatore essenziale, che fa quasi tutto usando le sue letture, il suo fisico e il suo interno del piede. Allo stesso tempo non è un giocatore particolarmente riflessivo e più che un rifinitore classico è quasi ibrido tra una mezzala e una seconda punta, che pulisce i palloni e li fa avanzare trovando nel frattempo anche delle giocate decisive. Nel 4-4-2 di Emery è nominalmente la seconda punta alle spalle di Watkins ma ha una grande fluidità posizionale: può aprirsi nel mezzo spazio sinistro per ricevere e rientrare sul destro, può venire incontro per ricevere spalle alla porta e trasmettere il pallone in verticale, può addirittura lanciarsi in area.
A livello di Premier League questa è la miglior stagione dell’inglese, che ha prodotto 8 gol e 10 assist, riuscendo a prendersi il ruolo di miglior giocatore dell’Aston Villa, un risultato straordinario considerando che, nelle formazioni di inizio anno, non sembrava neanche dovesse fare il titolare.
ESTERNO SINISTRO: ANTOINE SEMENYO (BOURNEMOUTH)
Per gran parte della stagione il Bournemouth di Iraola è stato una delle squadre più esaltanti del campionato e, pur mancando la qualificazione in Europa, è riuscito a ritoccare il record di punti del club già stabilito nella scorsa stagione. In questo percorso, Iraola ha esaltato alla grande il talento di diversi giocatori – Huijsen, Kerkez e Kluivert su tutti – ma forse il vero MVP delle “Cherries” è Antoine Semenyo, un giocatore che sembra nato per le idee del basco.
Semenyo è il giocatore più caotico del sistema di Iraola: è rapidissimo già sui primi passi e ha una dimensione di gioco perfetta per la verticalità che il tecnico basco chiede alla sua squadra. Partendo sia da destra che da sinistra, il ghanese gioca moltissimo con la linea difensiva avversaria sia quando riceve sui piedi (gli riescono 3.20 dribbling per 90 minuti) che, ancora meglio, quando può aggredire la profondità. Il modo di giocare del Bournemouth, infatti, esalta a meraviglia la rapidità di Semenyo, che a sua volta si appoggia molto sulle qualità del ghanese.
Una doppietta contro il Leicester per convincervi delle sue qualità.
Il difetto più vistoso di Semenyo è la sua imprecisione in fase di finalizzazione. Nonostante questo, il suo grande volume di gioco gli ha permesso comunque di collezionare 11 gol e 5 assist in stagione, più che in qualsiasi altra della sua carriera.
PUNTA: ALEXANDER ISAK (NEWCASTLE)
È stata una grande stagione per il Newcastle: si è qualificato in Champions League per la seconda volta in tre anni ed è tornato a vincere un trofeo dopo sessanta. In questo percorso è stata fondamentale la presenza di Alexander Isak, senza dubbio il miglior numero 9 di questa stagione e ormai anche uno dei migliori in Europa.
Per esaltare le qualità di Isak, Eddie Howe ha cercato di costruire una squadra più prolifica nel fornirgli palloni comodi dentro l’area: a destra è diventato fondamentale un esterno che gioca sul piede forte come Jacob Murphy – che in questo modo ha prodotto 12 assist, meno del solo Salah – e in difesa hanno preso spazio due terzini più creativi e offensivi come Hall e Livramento, che rendono le fasce del Newcastle molto più imprevedibili da controllare.
Questi aggiustamenti hanno fatto sì che Isak venisse riempito di palloni soprattutto nella zona centrale dell’area, a ridosso proprio dell’area piccola, dove lo svedese si è confermato praticamente inarrestabile e da cui ha infatti segnato la grandissima maggioranza dei suoi 23 gol stagionali.
In questa stagione, oltre a segnare più che in qualsiasi altra della sua carriera, Isak si è dimostrato anche un attaccante incisivo nelle partite pesanti: ha segnato a tutte le prime sette della classifica in campionato e si è poi ripetuto sia nella semifinale di andata che nella finale di Coppa di Lega contro Arsenal e Liverpool. Più di così era difficile chiedere.