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Come Arne Slot ha domato la Premier League
16 mag 2025
Vincere il titolo così facilmente dopo solo una stagione dall'addio di Klopp non era semplice.
(articolo)
15 min
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IMAGO / NurPhoto
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Jurgen Klopp è su un piccolo palchetto allestito nel cerchio di centrocampo di Anfield. Indossa una tuta, delle sneakers e un cappellino, tutti neri. Sopra una felpa rossa col cappuccio sul cui petto è raffigurato un cuore con dentro l’immagine della Kop e intorno la scritta “Thank you luv”. Di fronte a lui diversi suoi giocatori, leggermente emozionati.

Klopp sembra sereno, sorridente, come al solito vagamente ironico. È il suo discorso d'addio al Liverpool. «Il cambiamento fa bene», dice. «Non sai cosa aspettarti ma se approcci con il giusto atteggiamento allora tutto andrà bene». È lui stesso a lanciare, per la prima volta, un coro per Arne Slot, sulla base di Live Is Life. Tutto Anfield lo segue, prima timidamente e poi con sempre più entusiasmo. Arne Slot! Na na na na naaa!

È un incipit di una storia che sarebbe potuta andare molto diversamente. Slot è arrivato a Liverpool in quello che sembrava un momento delicatissimo per la storia recente dei "Reds". Klopp se n'è andato dopo un percorso decennale, in cui il Liverpool è evoluto costantemente fino ad assumere la forma che più o meno tutti hanno conosciuto con la vittoria della Champions nel 2019 e della Premier League nel 2020. Il cambiamento, insomma, poteva apparire radicale.

Inizialmente lo è sembrato davvero. Le trasformazioni che hanno portato alla squadra che con Slot è tornata a vincere la Premier League sono iniziati persino prima del suo arrivo: nell’estate 2023, con le uscite di Fabinho, Henderson, Firmino e Milner, il Liverpool si era infatti sganciato da un gruppo di giocatori che era stato strutturale per il percorso intrapreso da Klopp e al loro posto aveva introdotto figure più giovani ed energiche: Alexis Mac Allister, Dominik Szoboszlai, Ryan Gravenberch. Un cambio di rotta ulteriore rispetto alla versione più calma e controllata del Liverpool di Klopp, che cercava maggiori momenti di gestione della partita attraverso giocatori più riflessivi e cerebrali con la palla – uno su tutti Thiago Alcantara, che poi si è ritirato alla fine di quella stagione.

Un ritorno alle origini, se vogliamo, che ha reso il Liverpool più fragile e quindi ha costretto Klopp a delle contromosse. Spostare Mac Allister dal ruolo di lone six, come in Inghilterra chiamano il vertice basso di centrocampo, a quello di mezzala; inserire a centrocampo un giocatore più difensivo in senso stretto come Wataru Endo, preso a fine mercato per sostituire numericamente Fabinho.

L’avvento di Slot, quindi, è stato parte di una transizione generazionale messa in atto dalla dirigenza del Liverpool al di là dell'allenatore, ma l'allenatore olandese ha avuto il talento per renderla meno immediata e violenta di quanto accaduto in altri contesti. Pensate all’addio di Ferguson allo United, di Wenger all’Arsenal o anche al primo di Allegri alla Juventus. Una transizione dolce che si vede anche dagli affari più periferici del suo calciomercato: per esempio l'acquisto di Mamardashvili, che verrà aggregato la prossima estate al gruppo e che in prospettiva dovrà sostituire Alisson.

Slot ha quindi lavorato nel segno di una continuità sostanziale con il suo predecessore: lui stesso, nelle celebrazioni per il titolo che hanno seguito la vittoria contro il Tottenham, ha dedicato parole molto dolci a Klopp e al suo staff. E alla fine anche lui ha cantato lo stesso coro che gli aveva dedicato Klopp mesi prima, con il nome del suo predecessore.

Pur non essendo stato il nome primo a cui la dirigenza del Liverpool si è rivolta – quello era Xabi Alonso – Arne Slot alla fine si è rivelato essere l'allenatore perfetto per ricominciare un progetto tecnico nuovo senza sganciarsi in modo traumatico dall’impianto costruito da Klopp.

L'allenatore olandese ha iniziato a fare i suoi ritocchi gradualmente. Il primo è stato l’inserimento di Gravenberch nel ruolo di vertice basso del centrocampo al posto di Endo. Rispetto al giapponese, Gravenberch ha un modo di concepire il gioco più versatile e rischioso in possesso, tanto che, nelle poche partite giocate con Klopp, era spesso finito a muoversi più come mezzala che non come regista.

È qualcosa che aveva notato già Michele Cecere lo scorso dicembre. Slot si aspettava di farlo giocare da interno ma, dopo averlo impiegato come regista in pre-season ed essere rimasto impressionato dalle sue prestazioni, ha deciso di lasciarlo lì.

Il suo inserimento nell’undici ha permesso a Slot di guadagnare una velocità superiore nell’uscita palla: come tanti centrocampisti formati nella scuola olandese, Gravenberch ha una conoscenza certosina del campo e dei suoi spazi, e questo gli consente di svariare maggiormente in fase di uscita palla e di girarsi più rapidamente per risalire il campo, anche usando le sue eleganti conduzioni in verticale.

Pur avendo limiti quando è costretto a giocare in maniera più ragionata, alla fine Gravenberch è diventato uno dei punti di forza di questo nuovo Liverpool, uno dei giocatori che hanno fatto la differenza. L’ex Ajax è diventato a tutti gli effetti un mago nell’eludere la pressione e la sua ambizione con il pallone ha sbloccato la fluidità centrale del centrocampo, permettendo a Szoboszlai, Mac Allister e Jones di scambiarsi più facilmente di posizione sia tra loro che con lo stesso Gravenberch, segnando il vero cambiamento nelle potenzialità del Liverpool a centrocampo.

MODULARE L'INTENSITÀ
L’inserimento di Gravenberch come regista ha segnato la transizione dal sistema di Klopp a quello di Slot, ma lo ha fatto in un modo immediatamente non percettibile. Sembrava che fosse una mossa mirata a recuperare controllo sul possesso, e invece il Liverpool è rimasta una squadra che ama pressare alto e giocare in maniera diretta.

Come il suo predecessore, in realtà, Slot impernia tutto il suo gioco attorno al pressing. Nella partita contro il Manchester United di inizio stagione, per esempio, i primi due gol del Liverpool, entrambi di Luis Díaz, sono arrivati su due recuperi alti e se sul primo si può contestare la poca lucidità di Casemiro nel cercare di aprire il gioco sulla sinistra, sul secondo è chiaro come il recupero alle spalle del colombiano abbia fatto la differenza favorendo la transizione di Mac Allister. Da quel recupero bastano un paio di tocchi e di secondi perché Salah infili un tocco d'esterno verso il centro dell’area, accomodando la palla sul destro del colombiano.

Ten Hag, dopo questi due gol, ha deciso di togliere Casemiro dal campo all’intervallo – certificando anche la rottura definitiva con lui – ma la situazione si è ripetuta quasi identica nel secondo tempo, con Mac Allister che strappa un pallone dai piedi di Mainoo e la palla che in un paio di tocchi arriva a Salah, che stavolta va a chiudere il 3-0 in prima persona.

Nella conferenza stampa che ha seguito la partita, Slot ha evidenziato come questo approccio sia quello prediletto per la sua squadra: «Vogliamo sempre pressare alto. Jürgen lo faceva e vogliamo continuare a farlo». Secondo i dati raccolti da Hudl StatsBomb, il Liverpool rimane una delle prime squadre in Premier League per PPDA e, in misura minore, pressioni portate nel terzo offensivo di campo.

È vero però che il Liverpool di Slot ha iniziato a modulare diversamente il suo pressing, anche con l’intenzione di regolare meglio il dispendio di energie dei suoi giocatori durante i 90’ di partita e soprattutto durante una stagione che è molto più lunga rispetto alle precedenti. Nello scorso anno, l’intensità estrema di Klopp era costata cara al Liverpool in primavera, quando molti suoi uomini chiave avevano avuto un crollo fisico e in poche partite avevano visto bruciare la possibilità di vincere sia la Premier League che l’Europa League.

Il Liverpool di Slot ha invece giocato partite anche importanti con un approccio più morbido e un pressing meno esasperato, forse proprio per preservare le energie. Un esempio pratico è la vittoria di fine ottobre contro il Chelsea per 2-1, in cui il blocco medio dei "Reds" ha permesso agli avversari di costruire con più calma e mettere anche diversi singoli tra le linee pur avendo diverse occasioni per forzare recuperi alti e pericolosi.

In una partita in cui il Chelsea è riuscito spesso a superare la prima pressione del Liverpool, non sono comunque mancati i recuperi alti, tipo questo in cui Sanchez viene mandato totalmente in crisi da Gakpo.

Naturalmente c’è qualche contrappasso da pagare per questo approccio: sul gol dell’1-1 di Jackson, per esempio, Curtis Jones si fa attrarre lateralmente da Palmer e lascia Moises Caicedo al centro con una copertura decisamente blanda. L’ecuadoriano può ricevere comodamente e mandare in profondità Jackson con un filtrante piuttosto facile per un giocatore come lui.

I PROBLEMI E LE SOLUZIONI
Non è stato però tutta gestione della fatica: ci sono stati effettivamente anche dei limiti tattici. Il Liverpool ha dimostrato di soffrire le situazioni in cui gli avversari riuscivano ad allargare le distanze dei suoi giocatori o a sovraccaricare le zone centrali: l’esempio più chiaro è arrivato dal doppio confronto di Champions con il Paris Saint-Germain, in cui i movimenti da falso nove di Dembélé sono riusciti a creare diverse situazioni di inferiorità numerica per il Liverpool.

La sostenibilità di questo approccio, però, ha fruttato sul lungo periodo, cioè nella seconda parte di stagione, dove i giocatori di Slot semplicemente sono sembrati più brillanti dei loro avversari. Di fatto il Liverpool ha perso solo contro squadre dalle rose molto profonde e dalla qualità molto alta, come i già citati Chelsea e PSG, o anche il Newcastle, contro cui il Liverpool è uscito sconfitto in finale di League Cup.

In questo percorso, che sembra avere ancora notevoli margini di miglioramento, il talento di Slot sembra risiedere in quello che Alec Cordolcini, parlando del suo Feyenoord nel 2023, ha definito un "approccio fluido, che parte da un’idea forte e definita – intensità, aggressività, dinamismo e pressing – per plasmarla e integrarla con una serie di input provenienti da approcci diversi”.

L’allenatore olandese, in altre parole, non si fa troppi scrupoli a cambiare quando è necessario. Per dire, tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, Slot ha cominciato ad adattare la sua disposizione in fase di non possesso in modo da proteggere al meglio le catene laterali, dove le disattenzioni di Trent Alexander-Arnold e il crollo fisico di Andy Robertson si sono rivelati come alcuni dei principali punti deboli della difesa del Liverpool. Slot ha quindi invertito il triangolo di centrocampo, abbassando Mac Allister sul centrosinistra e allargando Gravenberch a destra con l’intento di dare maggiore supporto ai due terzini senza far spendere eccessivamente i suoi attaccanti – soprattutto Salah, ma ci torneremo – in fase di ripiegamento. Con questo aggiustamento, agevolato dalla crescita di Gravenberch anche in fase di non possesso e dall’energia quasi infinita di Mac Allister, il Liverpool ha superato la fase più critica del suo campionato, a gennaio, con due pareggi contro Forest e Manchester United e una vittoria molto sofferta contro il Brentford.

Può suonare assurdo parlare di due pareggi come una fase critica e infatti questo ci dice molto di quanto il Liverpool sia stato dominante in questa stagione. Il momento in cui la squadra di Slot ha definitivamente chiuso la corsa al titolo è arrivato circa un mese e mezzo dopo, a fine febbraio, con la vittoria all’Etihad contro il Manchester City. Una prestazione di dominio totale avvenuta neanche 24 ore dopo la sconfitta dell’Arsenal nel derby con il West Ham, e che ha fatto apparire lo storico duello tra Guardiola e Klopp come un lontano ricordo. Nel match all’Etihad, Slot ha risposto all’assenza di Luis Diaz e alla pessima forma di Nunez impiegando un sistema a “doppio 10”, costituito da due mezze ali come Jones e Szoboszlai a fare da attaccanti.

La bontà dell'idea di Slot è stata confermata dallo sviluppo della partita, in cui il City ha avuto quasi sempre il controllo del pallone senza però avere gli spazi per essere pericoloso. Il Liverpool ha infatti stretto molto bene il blocco centrale, costringendo i "Citizens" ad appoggiarsi ciecamente su Doku e Savinho, che hanno prodotto tantissimi dribbling e isolamenti ma poche vere occasioni.

Contro il City, il Liverpool ha adottato un gioco molto diretto e verticale – per molti aspetti più aderente alle idee di Klopp – in cui i continui interscambi di posizione tra Jones e Szoboszlai hanno mandato in costante cortocircuito la linea del City.

Prendiamo il gol del 2-0: Jones parte come riferimento più avanzato, fissando la profondità con Szoboszlai più arretrato sul centro-sinistra. Quando la palla arriva ad Alexander-Arnold, però, Jones viene incontro ed è l’ungherese ad attaccare la linea, scappando in fuorigioco ma attirando l’attenzione di Aké. Sul lancio di Trent è Salah, in posizione regolare, a ricevere aperto, con Szoboszlai che rallenta e si stacca dalla linea difensiva, seguito alle spalle da Jones.

A questo punto, con la difesa scappata dentro l’area, Jones taglia profondo, attirando l’attenzione di Khusanov e lasciando Szoboszlai al limite dell’area completamente libero. Nel momento in cui Salah scarica, Khusanov prova ad accorciare sull’ungherese, che però ha già calciato, facendola passare tra le sue gambe e lasciando Ederson piantato a guardare la palla che entra.

Da questa partita, la stagione del Liverpool è stata di fatto una passerella fino alla certificazione di un titolo mai veramente in discussione. A sporcare questa lunga attesa sono state l'eliminazione con il PSG in Champions e quella con il Newcastle in League Cup, due delle rare occasioni in cui il Liverpool è apparso inferiore ai propri avversari in termini di intensità e in alcuni casi anche di qualità tecnica.

COSTRUIRE UN AMBIENTE POSITIVO
Nel conquistare emotivamente tifosi e giocatori, Slot aveva un compito forse anche più difficile che nel proporre le sue idee in campo. Klopp, con la sua figura piacevole, mai troppo seriosa e anche a tratti divertente, è stato fenomenale a costruirsi un’immagine convincente per l’ambiente. Slot, al contrario, sembrava piuttosto trasmettere un’idea di sé più fredda, rigida e distaccata. Questa idea è stata poi rinforzata all’esordio stagionale con l’Ipswich, quando l’olandese è scappato nel tunnel dopo la vittoria senza andare a festeggiare con i tifosi in trasferta, andando poi a ribadirlo in conferenza stampa: «Non aspettatevi di vedermi sventolare i pugni dopo le partite».

Con il tempo, va detto, Slot si è ammorbidito e le uniche volte in cui lo si è visto davvero arrabbiato – nel finale del Merseyside Derby di andata, pareggiato per 2-2 e in cui è stato espulso dopo il gol del pari, e nella vittoria per 3-1 contro il Southampton, in cui il Liverpool era sotto 1-0 all’intervallo – hanno finito per fare addirittura notizia. Certo, la stagione del Liverpool è stata relativamente semplice da gestire da questo punto di vista, ma non sarebbe stata la prima volta che un allenatore si mette in crisi da solo.

Slot è sembrato anche molto interessato alla gestione umana, uno dei fiori all'occhiello di Jurgen Klopp. L'allenatore olandese ha dimostrato di essere più amichevole e aperto verso i suoi giocatori di quanto qualcuno forse potesse pensare, cercando di costruire un collettivo molto solido mentalmente e unito al di là dei semplici aspetti di campo.

Uno degli aspetti più interessanti è stata l’apertura di un bar all’ingresso del centro sportivo. Quest’idea, ispirata da molti club di Serie A, ha contribuito a creare uno spazio di socializzazione per i giocatori prima degli allenamenti. In particolare, ha spiegato James Pearce su The Athletic, i più entusiasti sono stati Salah e Szoboszlai, che hanno stretto un ottimo rapporto con il loro barista.

Anche in allenamento, spiegano nello stesso pezzo, le idee e i metodi di Slot hanno contribuito a far crescere alcuni giocatori in un sistema funzionale. La scorsa estate Curtis Jones si è detto «felice come non mai» di lavorare con Slot. «Ha sempre il sorriso sul volto. Ci puoi parlare quando vuoi e chiedergli cosa vuoi. Ha inoltre portato un assistente che ci mostra i video degli allenamenti e ci dice cosa facciamo bene e cosa possiamo migliorare. Lo considero un grande aiuto». Nei fatti, questa stagione di Jones è stata con ampio margine la migliore della sua carriera e gli ha consentito di competere quasi alla pari con Szoboszlai per un posto da titolare.

Non troppo diversamente è andata con Salah. A Sky Sport, l’egiziano ha rivelato di aver parlato con Slot a inizio stagione, confrontandosi sulle idee da mettere in campo. Nel concreto, il risultato è stato che, nel 4-2-4 che Slot ha costruito in non possesso, all’egiziano è stato effettivamente richiesto pochissimo lavoro in copertura, esaltando quindi la sua pericolosità negli ultimi 30 metri, dove non solo si è confermato il finalizzatore straordinario che è, ma anche un inedito rifinitore.

Numericamente, questa è diventata una delle migliori stagioni della carriera di Salah – un dato doppiamente significativo visti i suoi 32 anni – con 33 gol e 23 assist in 48 partite in tutte le competizioni, con la quasi certezza del premio di MVP della Premier League e una forte candidatura al prossimo Pallone d’Oro.

«Non ho mai avuto la presunzione di poter migliorare individualmente i giocatori», diceva Slot quando era all'AZ Alkmaar «Solo la squadra nel suo insieme può rendere giustizia e far eccellere le qualità del singolo». Questa dichiarazione, forse fraintesa in quel momento, parla molto del lavoro di Slot, che ha dimostrato di saper costruire grandi gruppi, al di là dei risultati. È un aspetto che, tra gli altri, ha sottolineato anche Orkun Kökçü, quando era un suo giocatore al Feyenoord, a dimostrazione di come questa qualità non sia certo una novità.

Slot si è quindi calato nella realtà del Liverpool come una figura positiva e collaborativa, lontana dall’immagine un po' dittatoriale che si era costruito in Olanda (dove una volta ha esaltato l'importanza di un «contesto gerarchico e disciplinare»).

Con il suo approccio calmo, trasparente ma sempre attivo, Arne Slot ha guidato il Liverpool attraverso una fase delicatissima della sua storia recente nel modo migliore possibile, creando un ambiente positivo e legittimando tutto il suo lavoro con la vittoria, per giunta netta e meritata, di un titolo. Adesso il futuro, per lui e per il Liverpool, è pieno di possibilità.

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