
Forse c'era bisogno dell'incredibile incontro tra Caio Borralho, ormai ex numero 12 di categoria, e Jared Cannonier, veterano ed ex numero 5, per ricordarci quanto eccitante sia la categoria dei pesi medi in questo momento. D'altra parte, anche andando al di là di questo singolo momento, è forse la categoria che sta dando più soddisfazioni agli spettatori, con capovolgimenti e conferme che hanno scritto la storia.
All’UFC Apex, quindi, il sorridente Caio Borralho ha affrontato uno degli spauracchi più temuti della divisione: il quarantenne Jared Cannonier. Nonostante l’età non più verde, Cannonier aveva superato fighter quotati e si era preso con la forza la top 5, battendo Sean Strickland e Marvin Vettori dopo una sconfitta per il titolo contro Israel Adesanya. È stata poi la sconfitta contro Nassourdine Imavov e proprio quest'ultima contro Borralho a farlo uscire dalla top 5. Insomma, è stata la conferma che l’intera divisione, soprattutto nelle sue posizioni di vertice, è popolata di squali che possono cambiare tutto in ogni singolo incontro.
Nella notte di Las Vegas, Borralho, non senza difficoltà, ha imposto la propria qualità nello striking contro uno degli striker più potenti e pericolosi di categoria, certificando il suo valore e mostrandoci anche qualità che non gli riconoscevamo. Inoltre ha superato la soglia del terzo round, come mai era ancora successo, confermando quanto di buono aveva messo in mostra anche dal punto di vista della resistenza e del cardio. Un affresco, insomma, delle sue capacità nella gestione delle energie e nel comprendere i momenti dell’incontro.
Tra questi ha contato soprattutto, nell’ultimo round, un uno-due piantato al volto di Cannonier che lo ha visto cadere in maniera plastica ed inizialmente senza difese (forse c'erano addirittura gli estremi per il KO), prima di subire un’infinità di colpi in ground and pound. Cannonier ha provato a tornare in sé per cercare una posizione comoda spalle a terra che gli consentisse di finire il round, sperando nella grazia dei giudici, ma non c'è stato nulla da fare. Borralho ha così fatto il salto tra i grandissimi e non ha perso occasione per sfidare Dricus Du Plessis (e chi altri, se no?), puntando direttamente all’oro e proponendo un incontro in Sudafrica.
Per Borralho affrontare il sudafricano non sarà semplice. Du Plessis ha dimostrato di essere un freak naturale. Capace di adattarsi allo stile dei suoi avversari, a sfruttarne i punti deboli. Du Plessis non ha paura a scambiare con gli striker così come non ha paura di lottare coi grappler. È dotato di una potenza intimidatoria nei colpi e quando pare sul punto di cedere è sempre pronto a tirare fuori il proverbiale coniglio dal cilindro, com’è successo nella scorsa card numerata contro Adesanya. Lo si vede spesso accartocciarsi su se stesso ed alzare la tibia per incassare, facendo affidamento su un fisico granitico e muscoloso, e se all’inizio pareva soffrire qualcosa in termini di cardio, anche quel sembra adesso essere risolto.
La sua evoluzione, oggi, appare completa. Il suo stile non è facilmente interpretabile, ed è capace di esplodere da un momento all’altro, anche dopo essersi chiuso. Du Plessis a volte si lancia col piede posteriore in avanti in delle azioni illeggibili che riescono a fregare anche il più abile degli striker, divorando le distanze e la differenza di allungo che si è spesso trovato ad affrontare. Insomma è un campione e l’ha dimostrato, finalizzando due fuoriclasse come Adesanya e Whittaker e superando di misura Sean Strickland. Dove può arrivare davvero non lo sa ancora nessuno, il sudafricano ha detto anche di non aver bisogno di un Pereira che scenda di peso per avere concorrenza, e che in caso salirebbe addirittura lui nei massimi-leggeri. Non sembra avere insomma il minimo timore reverenziale nei confronti del campione più impressionante dell’anno in corso.
E se il campione in carica pare essere saldo, chi si trova sotto di lui non vuole essere da meno. Per un Adesanya che ha perso a UFC 305 e vuole ricostruire la sua legacy affrontando avversari di alto livello, senza voler sentire parlare di ritiro, c’è un Sean Strickland che sta facendo ferro e fuoco per ottenere un rematch titolato. È vero, Strickland ha perso davvero di nulla e tutt’ora c’è chi è convinto che quel match l’abbia vinto lui, ma è vero altrettanto che lo statunitense non ha messo a segno nemmeno una difesa titolata e sembra quindi improbabile che gli possa venire concesso subito un rematch. Battuto Paulo Costa nel mese di giugno, Strickland però ha ricominciato la sua campagna per ottenere un’altra chance titolata. C'è da dire che il brasiliano rientrava da una sconfitta e quindi le sue possibilità di un futuro match titolato passano da altre due o tre vittorie importanti.
Chi sembra più vicino ad una chance titolata, anche se per motivi diversi, sono Whittaker e Chimaev, e i due combatteranno il 26 ottobre, nella card numero 308. In realtà avrebbero già dovuto affrontarsi, ma a causa dell'infortunio del secondo, Whittaker ha dovuto affrontare Ikram Aliskerov, russo duro e puro veterano del Brave CF, la cui unica sconfitta era avvenuta proprio per mano di Chimaev. Whittaker ha fatto un'ottima figura, ottenendo un KO al primo round che ne ha valorizzato l’ultima evoluzione a seguito della sconfitta contro Du Plessis. Con tutta probabilità, quindi, a UFC 308 conosceremo il nome del prossimo sfidante al titolo.
Nel frattempo, Marvin Vettori, al momento al numero 6 di categoria, sta guarendo dall’intervento chirurgico subito alla spalla, che l’ha tenuto fuori per un periodo prolungato. È tornato alla ribalta sui media di settore per la sfiorata rissa in un casinò durante un evento PFL con Brendan Allen, altro fighter in crescita che al momento si trova alla posizione numero 7. I due avrebbero dovuto affrontarsi ad aprile, ma il fighter italiano ha annunciato di non poter più partecipare per via di alcune complicazioni legate al suo infortunio.
Il 29 settembre però Allen affronterà un altro dark horse della divisione: il francese Nassourdine Imavov, numero 4 di categoria. Con una vittoria, Allen si troverebbe sopra a Vettori nei ranking divisionali, e questo potrebbe spingere il fighter italiano a intavolare una trattativa per una sfida al rientro, visti anche i fatti personali tra i due. Il ventinovenne Imavov però non è da prendere sotto gamba: capace sia di destreggiarsi da striker che di comportarsi bene nelle fasi a terra, il francese è convinto dei propri mezzi e sta scalando le gerarchie per trovare un match titolato. Dopo una sconfitta all’esordio della sua carriera nelle MMA subita per sottomissione, Imavov non è mai stato più finalizzato da nessuno e anzi ha battuto grandi nomi guadagnandosi la quarta posizione con merito. In UFC ha perso soltanto di misura con Phil Hawes e con Sean Strckland, collezionando teste importanti come quelle di Edmen Shahbazyan, Joaquin Buckley ed in ultimo Jared Cannonier, messo TKO a giugno di quest’anno. Insomma, per superare Imavov, Allen dovrà faticare non poco.
Il fighter americano però vuole puntare in alto. Con le sue qualità atletica fuori dalla media e la capacità di destreggiarsi in ogni fase del combattimento, a soli 28 anni ha già la chance di entrare in top 5. È a quota 7 vittorie di fila, in UFC ha perso solo contro Chris Curtis (una sconfitta che ha vendicato proprio ad aprile di quest’anno, con una vittoria di misura) e contro Sean Strickland, superando fighter come Bruno Silva e Paul Craig (quest'ultimo per sottomissione).
E Paulo Costa? Il fighter di Belo Horizonte ha perso due treni importantissimi, l'incontro con Robert Whittaker e poi, in un match un po’ più equilibrato, quello con Sean Strickland. Forse non è stata l’idea migliore fermarsi un anno nel proprio prime per portare a termine un trapianto di capelli. A 33 anni compiuti, Costa si ritrova con quattro sconfitte nelle ultime cinque uscite, durante le quali ha trovato la vittoria solo contro un Luke Rockhold nel suo match di ritiro. Costa ha la capacità di svoltare la sua carriera per un ultimo grande ciclo, ma deve volerlo davvero, mettendo le MMA davanti a tutto il resto e tornando ad essere, almeno per il suo canto del cigno, la macchina quasi perfetta che aveva affrontato Yoel Romero.
La situazione invece si fa complicata per Jared Cannonier. Pur avendo ancora il carattere e le capacità di combattere a denti stretti per cinque riprese, i suoi tempi migliori sembrano passati e, ad oggi, si può definire quello con Vettori, nel quale stabilì il record di colpi in un match tra pesi medi, forse il suo ultimo incontro ad alti livelli. Certo, la sua trasformazione fisica - da peso massimo a medio, passando per i massimi-leggeri - è d’ispirazione per chiunque e la sua capacità di competere al livello più alto a quarant’anni suonati lo rendono uno dei fighter più longevi dell’era moderna ma è anche vero che è reduce da due sconfitte consecutive e sembra ormai agli sgoccioli della sua carriera.
In ogni caso la situazione nella divisione dei pesi medi è aperta e il livello degli atleti è davvero alto. Fighter dotati di una completezza eccezionale, con l’obiettivo di arrivare a una corona che nel giro di un anno ha visto tre padroni, da Adesanya a Du Plessis, passando per Strickland. Con una concorrenza così agguerrita è difficilissimo fare pronostici: Dricus Du Plessis è fighter da battere, quello più in grado di tenersi la cintura ma ad oggi sembra mancare ciò che è stato Anderson Silva agli albori o Israel Adesanya per un periodo della sua carriera: il campione dominante che regna sovrano sulla categoria.
Magari il fighter sudafricano riuscirà a trasformarsi in qualcosa di simile, ma la strada per arrivarci sembra più difficile che mai.