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Dricus Du Plessis si tiene la cintura
19 ago 2024
UFC 305 è stata la consacrazione del fighter sudafricano.
(articolo)
4 min
(copertina)
IMAGO / AAP
(copertina) IMAGO / AAP
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Col titolo dei pesi medi in palio, il main event di UFC 305 ha rappresentato uno scontro stilistico e personale come non se ne vedevano da tempo, tra due campioni africani: Dricus Du Plessis, sudafricano e campione in carica, e Israel Adesanya, ex campione nato in Nigeria, naturalizzato neozelandese. Adesanya tornava in gabbia promettendo ferro e fuoco, dopo la sconfitta subita a UFC 302 contro Sean Strickland; che Du Plessis invece ha battuto lo scorso gennaio (per risalire a una sconfitta, delle 2 in carriera di Du Plessis, bisogna tornare al 2018, sei anni fa).

Il primo round è partito in maniera intensa: se Adesanya ha cercato le misure per trovare il suo range ideale, Du Plessis ha provato ad accorciare con dei blitz, con lo stile impetuoso che lo contraddistingue: si chiude a riccio per contenere gli attacchi, poi scatta come una molla sul piede posteriore e prepara degli attacchi incontenibili, le cui combinazioni vanno spesso e volentieri a segno. Anche Adesanya è stato sorpreso da queste uscite, ma inizialmente è riuscito a contenere le sfuriate del campione, ferendolo alla fronte con una gomitata.

Du Plessis, comunque, varia molto, non è un fighter capace di andare solo in verticale, cambia stance quasi a piacimento, copre bene l’ottagono e soprattutto ha un arsenale molto vasto e le mani pesantissime. Dopo il primo round, andato idealmente nelle sue mani, anche se non aveva ancora sfoggiato la sua qualità nel grappling, nel secondo round Du Plessis ha inserito una marcia più alta e ha tentato cinque takedown, quasi tutti a segno. Izzy si è rialzato seppur con difficoltà, subendo dei colpi in ground and pound e un tentativo di rear-naked choke sventato. Il secondo round è stato quello della caccia per Du Plessis, ma anche quello della stabilizzazione e della gestione per Adesanya, che ha messo a segno ottimi middle kick, buoni jab e ganci al corpo da manuale.

Per quanto possibile, Adesanya è parso al suo meglio in quelle fasi dell’incontro che parevano volergli dare l’inerzia. Con un fighter anomalo come Du Plessis, però, ogni sensazione dura poco. A fasi alterne, i due hanno scambiato e anche il sudafricano ha trovato la via per il corpo di Izzy con buoni middle e fulminei headkick, contenuti da Adesanya. Anche i jab votati all’inseguimento e a mangiare spazio, hanno fatto la loro parte. Alle volte Adesanya pareva non capire come un fighter dall’allungo più breve riuscisse a penetrare la sua difesa con semplicità.

Sul mio personale cartellino, si era entrati nel terzo con due round in favore di Du Plessis, ma proprio nel terzo è sembrato che l’inerzia iniziasse a girare in favore di Adesanya. Pareva aver trovato un range ideale per pizzicare ed uscire - e quando diciamo pizzicare, parlando di Adesanya, significa comunque che i colpi a segno fanno male. Il corpo di Du Plessis è diventato il bersaglio principale ed il lavoro in counter di Adesanya avrebbe dovuto scoraggiarne l’avanzamento: così non è stato. Oltre a dei pugni granitici, Du Plessis è in grado di incassare molto bene e, a dispetto della sua mole, scatta come una molla quando è ora di contrattaccare, coprendo delle distanze inusuali in slancio. Senza paura del counter, proseguendo anzi le sue combinazioni in un modo che i suoi avversari non riescono a leggere. Raddoppiando i colpi, fintando il jab ed affondando con l’overhand; insomma, confondendoli.

Neanche Adesanya è stato immune alla versatilità di Du Plessis, che ha avuto difficoltà a ristabilire il dominio nel terzo, forse il round migliore per “The Last Stylebender”. Anche il quarto pareva essere partito in favore di Adesanya. Ma il campione non si è arreso e anziché indietreggiare ha sfidato quasi all’incrocio Adesanya, mancando una combo pericolosa con diretto e montante. Messo Izzy sulla gamba posteriore, l’ha inseguito con una combo fatta di doppio jab, un diretto a vuoto e ben tre ganci mentre Adesanya era girato in pieno arretramento.

Portato sulle ginocchia con una cintura alla vita, Adesanya non ha difeso il collo, come nel primo round ma in maniera più chirurgica. Du Plessis, però, ha messo i ganci e completato una letale rear-naked choke che non ha lasciato spazio al suo avversario, costretto a cedere.

«Ho vinto contro uno dei migliori striker nella storia della divisione», ha detto Du Plessis al microfono di Daniel Cormier «grazie ai miei takedown. Mi serviva il takedown, l’ho messo a segno, l’ho tenuto giù, lui che è il migliore a tornare in piedi dopo essere stato messo giù. Ho preso qualche colpo, ma penso di aver vinto il match negli scambi. Sono vivo, ed è un premio in più. Ero venuto con l’intenzione di morire piuttosto che lasciare la cintura. Fortunatamente non è successa nessuna delle due cose. Sono qui, ancora campione!».

Poi, Du Plessis ha speso delle bellissime parole su Adesanya, indicandolo come una leggenda dell’ottagono e futuro hall of famer, sostenendo di avere immenso rispetto per lui e per ciò che ha fatto per lo sport. Anche Adesanya si è complimentato con «l’uomo migliore della serata», trasformando una rivalità amara in una storia marziale di rispetto, conclusasi con un match fantastico e un abbraccio finale da pelle d’oca.

Adesso, con quota otto vittorie consecutive e nessuna sconfitta in UFC, a Du Plessis non importa chi sarà il suo prossimo avversario, e questo fa di lui (qualora ci fossero ancora dubbi) un campione ancora più rispettabile. Per quanto riguarda Adesanya, questa sconfitta toglie poco alla sua leggenda e se vorrà tentare un ultimo assalto titolato, due vittorie convincenti dovrebbero bastare. Chissà, magari un rematch contro Sean Strickland.

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