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Daniele V. Morrone
Perché il Bayern Monaco ha esonerato Nagelsmann?
04 apr 2023
04 apr 2023
Razionalizzare l'uscita di scena dell'allenatore tedesco non è semplice.
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / MIS
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Quando parla in pubblico Julian Nagelsmann sorride spesso. Sembra sempre sapere quello che fa e disponibile a spiegarti come lo fa, nella maniera più semplice possibile. A 35 anni è già piuttosto sicuro di sé, consapevole di essere arrivato presto all'eccellenza nel suo campo, dove raggiungere la cima è tutt’altro che facile. Anche per questo può risultare non proprio simpaticissimo, diciamo, apparire un allenatore di talento ma anche saccente. «Non pretendo che tutto quello che dico sia giusto» ha detto ,«ma preferisco avere una mia opinione. Perché non credo che sarei più felice senza un'opinione». Nagelsmann è il migliore tra quelli che in Germania vengono chiamati laptop trainer, cioè allenatori che non hanno avuto un passato da giocatori professionisti, ma che si sono formati all’interno della Federazione tedesca, quando questa ha deciso di aprirsi all’esterno. Quando ha iniziato, Nagelsmann era più giovane dei suoi stessi calciatori e non aveva neanche il patentino, eppure in panchina era già deciso e determinato, tanto da sfociare nella tracotanza. Al suo primo anno su una panchina di Bundesliga, all'Hoffenheim (dove lo chiamavano "Mini-Mourinho"), l'allenatore avversario (allora al Leverkusen) Roger Schmidt gli urlò in faccia: «Chiudi il becco e vatti a sedere! Pensi di aver inventato il calcio?», irritato dai modi teatrali con cui Nagelsmann si stava rivolgendo ai suoi giocatori e all'arbitro. Un po’ stereotipo del personaggio giovane e ambizioso, non ha mai nascosto la sua anima progressista in uno sport conservatore. Nagelsmann è arrivato al successo usando metodologie innovative, droni e maxischermi per filmare e rivedere allenamenti e partite, lavorando su aspetti anche minuziosi in maniera scientifica, applicando l’analisi dei dati e l’uso delle statistiche in maniera massiccia. Eppure è anche un allenatore che ha detto che la tattica conta per il 30%, mentre il restante 70% dell’essere allenatore è rappresentato dalle proprie competenze socio-relazionali; che raccontava di voler sviluppare di più nei giocatori l’aspetto cognitivo in campo. Quando era ancora all’Hoffenheim, Flavio Fusi ne scriveva così: «Per Nagelsmann i moduli di gioco sono irrilevanti, perché come ha sottolineato «è una questione di 5-10 metri se una formazione è schierata con il 4-4-2 o il 4-2-3-1». Lui ha utilizzato principalmente il 4-3-3 e una serie di variazioni sul tema del 3-5-2, ma effettivamente le formazioni sono sempre e solo state un mezzo con cui esaltare le qualità dei singoli e sfruttare i punti deboli degli avversari». Il titolo del pezzo citato era "Nagelsmann il secchione”. Nagelsmann è diventato un personaggio in Germania prima ancora di vincere qualcosa in carriera. La sua influenza tattica si è fatta sentire quando ancora allenava una squadra di provincia come l’Hoffenheim. Eppure non gli piace essere accostato a quegli allenatori che parlano solo di calcio: «Sono un ragazzo giovane e ci sono altre cose che amo fare nella mia vita e dopo averle fatte sono totalmente concentrato quando torno in campo». Fuori dal campo sono celebri le sue foto che mostrano la passione per gli sport all’aria aperta: foto sullo skateboard, sullo snowboard, sciando, sulla mountain bike, in moto, facendo parapendio.

Con l’Hoffenheim è riuscito per due volte consecutive a qualificarsi in Champions League (quarto nella stagione 2016/17 e terzo nella stagione 2017/18). Passato a Lipsia ha trasformato la franchigia della Red Bull in qualcosa di più della semplice squadra tutta intensità e gegenpressing da Bundesliga. Con lui è arrivata una semifinale di Champions League e soprattutto la consapevolezza di potersela giocare con il Bayern Monaco in patria. Per i risultati che ha avuto, il suo passaggio proprio al Bayern è sembrato naturale, nonostante la sua giovanissima età e relativa esperienza: in Germania quasi tutti i migliori giocatori e allenatori alla fine finiscono nella squadra bavarese, al di là della carta d'identità. Le sue squadre hanno sempre un'identità estremamente definita. Il suo RB Lipsia combinava i dettami del gioco di posizione con quelli della scuola del gegenpressing di Rangnick. Una squadra all'avanguardia, o forse addirittura oltre, in termini di fluidità tattica, senza perdere lo strabordante strapotere atletico. Esattamente cioè ciò che voleva il Bayern Monaco dopo per aver vinto tutto con Flick. Nagelsmann, forse anche perché tifoso del Bayern, ne incarna l’anima stessa di squadra che vuole giocare bene ma soprattutto vincere, una squadra per cui vincere è la normalità e ogni sconfitta è vissuta come un terremoto, una fase di sconcerto di fronte alla natura aleatoria del gioco del calcio. Con Nagelsmann, il board bavarese sperava, il Bayern Monaco sarebbe tornato ad essere la squadra più attrattiva del mondo, quella che domina l’avversario sotto ogni aspetto come ai tempi di Guardiola. Un matrimonio perfetto sulla carta che però ha avuto uno sviluppo meno idilliaco del previsto. La prima stagione aveva mostrato tante luci, alcune prestazioni da miglior Bayern possibile, ma alla fine è stata oscurata dalla sconcertante eliminazione in Champions League per mano del Villarreal di Unai Emery. La vecchia volpe basca è riuscita a portare lo scontro sul piano a lui congeniale, con un Bayern Monaco tutto riversato in avanti e che soffre le ripartenze mirate degli avversari. «Non credo che questo sia sufficiente per il Bayern. Avevamo la semifinale come obiettivo minimo e non l'abbiamo raggiunta. È una delle mie tre peggiori sconfitte», dirà dopo la partita. «Alla fine ci è mancato il secondo gol. La pressione è stata buona. Abbiamo difeso bene. Li abbiamo dominati per gran parte della partita, ma conta poco perché siamo stati eliminati».

Nonostante la tranquilla vittoria della Bundesliga, il legame tra lo spogliatoio e Nagelsmann non si è forse mai veramente ripreso dall’eliminazione col Villarreal. Anche Nagelsmann, probabilmente, ci ha messo il suo carico emotivo, d'altra parte sembra una persona che non è in grado di accettare le sconfitte come parte naturale del calcio. «Mi vergogno dopo le sconfitte», ha detto una volta, «Sono autocritico e metto in dubbio molte cose». In estate, poi, sono usciti fuori apertamente malumori, li descrive così l'esperto di Bundesliga Raphael Honegstein su The Athletic: «I giocatori si erano lamentati del fatto che l'allenatore complicasse troppo le cose in allenamento, facesse troppi cambi durante le partite e non comunicasse abbastanza con loro. Nagelsmann ha promesso di ascoltare di più e di adottare un approccio più stabile alla selezione». Voci che sono fuoriuscite dallo stesso spogliatoio che si lamentava degli allenamenti blandi e troppo semplicistici sotto Ancelotti, ma che hanno acceso una sirena d'allarme. Il messaggio è arrivato all’allenatore, che ha cambiato approccio per questo inizio di questa stagione: «Nell'ultima stagione ho imparato quanto sia importante ogni singolo giocatore. Questo è ancora più importante della tattica». Sono parole in realtà non nuove nella storia di Nagelsmann, e che anzi fanno eco ad altre che aveva già pronunciato a Lipsia: «Avere a che fare con tutte queste personalità diverse e metterle nella giusta direzione è la parte più difficile del mio lavoro». Nonostante ciò, l’esperienza della prima stagione al Bayern Monaco sembrava davvero aver marcato profondamente il suo sviluppo per quella successiva. «Ho parlato al telefono con diversi giocatori durante le vacanze. Ho parlato loro di ciò che voglio adeguare: più attenzione a noi stessi e meno all'avversario. Ho anche chiesto loro un feedback». Le parole di Nagelsmann sembravano presagire una grande stagione. E in effetti guardare il suo Bayern a inizio stagione era uno spettacolo unico nel calcio contemporaneo. Una squadra che sembrava aver trovato la perfetta sintesi tra gioco di posizione e calcio funzionale. Il Bayern partiva da binari conosciuti, quelli del gioco di posizione, ma poi sapeva come scombinare lo spartito, seguendo le intuizioni e le associazioni tra i giocatori offensivi. Una squadra che inizialmente si schierava con un 4-2-2-2 privo di centravanti, con Mané e Gnabry davanti a Müller e Musiala sulla trequarti, tutti giocatori dinamici e interscambiabili tra loro. Una risposta sul campo alla domanda che venne fatta a Nagelsmann su come il suo Bayern avrebbe reagito alla partenza di Lewandowski. A seconda della partita lo schieramento poteva avere i due esterni più o meno larghi, passando dal 4-2-2-2 al 4-2-4 con due ali pure come Sané e Coman, sempre però senza un centravanti e con ampia libertà di movimento per il fronte offensivo. Quello che rimane sempre è la presenza di 7 giocatori nella costruzione della manovra: il portiere, i due difensori centrali, i due terzini e i due centrocampisti centrali. Questa era l'impostazione di base, ma il Bayern sapeva giocare anche in altri modi. Nagelsmann a volte spostava il baricentro della squadra più indietro per crearsi più campo da attaccare in profondità con gli scambi imprevedibili dei 4 attaccanti. In questi casi, la squadra bavarese si muoveva meno per stritolare l’avversario, coprendo meglio l'ampiezza e attaccando in verticale ad una velocità impressionante. L’idea è di migliorare la qualità delle conclusioni limitandone il volume, trovando l’azione giusta al momento giusto.

A un certo punto, però, qualcosa si è rotto. Non sappiamo cosa in realtà, perché non c’è stato un vero momento negativo in termini di risultati. Il suo nuovo Bayern ha perso solo una partita a settembre, contro l’Augsburg, tra la vittoria per 2-0 contro il Barcellona in Champions League e quella per 4-0 contro il Bayer Leverkusen. Sì, aveva pareggiato per tre volte consecutive in campionato, ma in mezzo c’era stata la vittoria per 2-0 contro l’Inter. In ogni caso, con l’arrivo dell’autunno il Bayern ha virato verso una versione più simile a quella della scorsa stagione, con un calcio di posizione più ortodosso, con una squadra che fissa le coordinate del campo attraverso l’ampiezza degli esterni e la profondità del suo centravanti, e organizza la manovra coinvolgendo i centrocampisti offensivi nei mezzi spazi. Non era in ogni caso una squadra convenzionale, anzi. Ogni tanto in Bundesliga il Bayern Monaco giocava nella sua versione più estrema, con un 3-6-1 con un fronte offensivo a 7 che a destra vedeva la presenza di Cancelo (arrivato a gennaio dal Manchester City) e a sinistra di Davis. Ma nelle partite importanti si è tornato a vedere Coman al posto di Cancelo (che sembra essersi già fatto dei nemici anche a Monaco) con il Bayern tornato al canonico (si fa per dire) 3-2-5, quello che perse il doppio confronto la scorsa stagione contro il Villarreal in Champions League, solo con Choupo-Moting al posto di Lewandowski in avanti.

Il simbolo del suo ritorno alla versione precedente è proprio Choupo-Moting. Diventato titolare della squadra da ottobre, nella vittoria per 5-0 contro il Friburgo, è sembrato fin da subito un passo indietro. Ha detto Nagelsmann durante la stagione: «Sono sempre aperto alle critiche concrete. Rifletto molto e ho adattato molte cose al Bayern: alla squadra, alla qualità dei giocatori, alle dimensioni del club». Per l’allenatore che aveva detto che avrebbe sostituito con il gioco Lewandowski, trovarsi dopo pochi mesi ad avere una punta statica titolare è stato uno smacco. Ma anche uno dei compromessi con cui evidentemente un allenatore di una grande squadra deve scendere all’interno della stagione: Choupo-Moting non ha aiutato la manovra del Bayern, non è stato all’altezza dei compagni tecnicamente e i suoi appoggi erano scolastici, lontani anni luce dal lavoro che sa fare Lewandowski, ma ha segnato con continuità e tanto è bastato per giustificarne il ruolo. È partito titolare nelle partite di Champions League di ritorno contro il Barcellona e l’Inter e poi entrambe nell’ottavo contro il PSG. Il suo gol all’ora di gioco nel ritorno ha di fatto chiuso l’eliminatoria a favore di Nagelsmann.

Ma anche questo evidentemente non è bastato. «Mette il sistema al di sopra delle esigenze dei giocatori», è una frase di cui non conosciamo l'origine ma che è continuata a circolare sopra la testa di Nagelsmann. Il giocatore che più si è schierato a suo favore è stato Joshua Kimmich, che ha detto che Nagelsmann è nella top 3 dei suoi allenatori (non male per uno che, tra gli altri, è stato allenato da Guardiola e Ancelotti). Se Kimmich rappresentava una parte dello spogliatoio, ce n'era però anche un'altra che invece si è schierata nel campo opposto. Tra questi, probabilmente, i senatori Neuer e Müller, ma anche Gnabry, tutti per motivi diversi (secondo alcune fonti, il primo pare per via della scelta di Nagelsmann di sostituire il suo storico preparatore dei portieri, Müller per la gestione del turnover e Gnabry per come ha gestito una non meglio specificata questione extracampo). A Monaco, insomma, tirava una brutta aria anche prima dell'esonero. Il CEO del Bayern e ex leggenda della squadra Oliver Kahn, che ne aveva difeso apertamente le capacità durante tutta la stagione, ha giustificato la scelta presa in modo così improvviso parlando in modo vago di recenti prestazioni e risultati negativi: «Dopo la Coppa del Mondo abbiamo giocato sempre meno con successo e in modo attraente, le forti fluttuazioni nelle prestazioni hanno messo in discussione i nostri obiettivi in questa stagione, ma anche oltre questa stagione. Ecco perché abbiamo reagito ora». Se si va a vedere i risultati, però, da quando il 20 gennaio ha ripreso il calcio tedesco dopo la lunga pausa invernale iniziata a metà novembre, il Bayern ha perso 2 partite su 13 totali, entrambe in trasferta contro il ‘Gladbach e contro il Bayer Leverkusen (3-2 e 2-1). Ha pareggiato 3 partite consecutive in Bundesliga appena ricominciato a giocare, ma nel mezzo ha vinto per 3-0 lo scontro diretto in vetta contro l’Union Berlino e eliminato il PSG dalla Champions League agli ottavi (con un 3-0 nel doppio confronto). La squadra è ampiamente in corsa nelle tre competizioni che sta giocando, anche se sicuramente faceva rumore (probabilmente soprattutto nella dirigenza del Bayern) l'allora secondo posto dietro il Borussia Dortmund (superato poi con la netta vittoria per 4-1 in casa). È probabile però che la sua esperienza sarebbe comunque finita a fine stagione, proprio per i dissapori che abbiamo raccontato, e questo aiuta a razionalizzare il perché di una scelta così repentina e inaspettata da parte del Bayern Monaco. Ha poi pesato anche la paura di perdere il suo successore, Thomas Tuchel, che si diceva stesse studiando lo spagnolo in vista di un futuro incarico a Madrid in estate. Già nell’estate del 2018 il Bayern Monaco aveva pensato a lui come allenatore ma, ironia della sorte, avevano mancato la sua firma a danno del PSG perché presi da un dialogo interno sulla sua capacità di gestire lo spogliatoio del Bayern. Forse il club bavarese non voleva ripetere lo stesso errore. La dirigenza del Bayern Monaco quindi ha solo aspettato il casus belli, se così possiamo chiamarlo, che è arrivato con la sconfitta per 2-1 in casa del Bayer Leverkusen lo scorso 19 marzo. Dopo quella caduta il DS Salihamidžić ci è andato giù pesante: «Il Bayern non è questo. Così poca grinta, mentalità, assertività. È una cosa che ho vissuto raramente». A nulla sono valse le parole di circostanza del presidente Herbert Hainer, che aveva rinnovato pubblicamente la fiducia ad un allenatore per cui avevano pagato 25 milioni di euro nell’estate 2021 e che aveva firmato un contratto di cinque anni. In ogni caso il Bayern Monaco ha raggiunto così il suo obiettivo, quello di avere un nuovo allenatore in vista del momento clou della stagione: allo scontro diretto vinto contro il Borussia Dortmund, seguiranno le sfide con il Friburgo in Coppa di Germania e in campionato, e ovviamente i quarti di finale contro il Manchester City. Tutto nell’arco di tre settimane scarse. L'esonero di Nagelsmann però lascia comunque delle macerie. A venirne sporcata in primo luogo è l'immagine del Bayern Monaco come squadra virtuosa dove regna la programmazione e l’organizzazione. In realtà, quella bavarese è sembrata una squadra come lo sono molte tra l'élite del calcio europeo: troppo grande e con troppi interessi confluenti per poter dare anche solo il sentore di non stare col vento in poppa. Da quando è andato via Pep Guardiola nell’estate 2016, sono saltati senza troppi complimenti a stagione in corso: Ancelotti, Kovac e addirittura Flick, che, pur vincendo tutto, era stato messo alla porta già la stagione successiva. Le vecchie leggende sono in dirigenza e hanno la loro visione di cosa debba essere il Bayern, che non è la stessa né dei senatori dello spogliatoio né delle grandi aziende bavaresi che hanno quote nella società, e nemmeno della tifoseria, schierata sul polo opposto rispetto al capitale tedesco. Noi lo chiamiamo Bayern Monaco, i tifosi lo chiamano solo Bayern, i media tedeschi e i tifosi avversari invece lo chiamano FC Hollywood perché non c’è mai un giorno in cui non succeda qualcosa. In una squadra così, un allenatore anche solo leggermente eccentrico come Nagelsmann ha visto i propri caratteri ingigantiti. Persino girare in overboard per gli spostamenti interni al centro dall’allenamento, oppure il fatto di essere fidanzato con una giornalista della BILD (giornale molto critico con il Bayern Monaco). https://twitter.com/SebSB/status/1639195286235930626 Il lavoro di Nagelsmann comunque non è passato sotto traccia. Si è parlato di un suo arrivo in Premier League, con il Tottenham che dopo Conte pare lo abbia subito provato a reclutare senza successo, ma anche di Real Madrid, come possibile erede di Ancelotti. D'altra parte, per quanto è giovane, è possibile addirittura che in un futuro prossimo ritorni al Bayern, magari quando i senatori saranno andati via, come nel caso del ritorno di Mourinho al Chelsea. Chelsea che è un'altra delle squadre che sembrano interessate a lui, dopo aver licenziato Potter proprio qualche giorno dopo il suo addio alla panchina del Bayern. Qualunque sia il suo futuro, di sicuro Nagelsmann, dopo questo esonero bruciante, sentirà di avere ancora qualcosa in sospeso in Baviera.

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