Nagelsmann il secchione
L’Hoffenheim è ancora imbattuto in Bundesliga e il suo allenatore deve ancora compiere 30 anni.
Fluidità
Per Nagelsmann i moduli di gioco sono irrilevanti, perché come ha sottolineato «è una questione di 5-10 metri se una formazione è schierata con il 4-4-2 o il 4-2-3-1». Lui ha utilizzato principalmente il 4-3-3 e una serie di variazioni sul tema del 3-5-2, ma effettivamente le formazioni sono sempre e solo state un mezzo con cui esaltare le qualità dei singoli e sfruttare i punti deboli degli avversari.
L’Hoffenheim ha iniziato questa stagione con il 4-3-3 e pur avendo ottenuto buoni risultati, erano emerse alcune criticità che hanno poi portato al passaggio al 3-5-2. C’erano infatti problemi sia in fase difensiva, che in fase offensiva. Senza la palla, gli uomini di Nagelsmann si orientavano sull’uomo, considerato anche il largo uso del 4-2-3-1 in Bundesliga, cercando di bloccare la costruzione avversaria lungo la fascia. Il problema era che la compattezza locale che si veniva a creare lungo la linea laterale, sguarniva il lato debole: se l’esecuzione non era perfetta, la trappola di pressing veniva disinnescata e l’Hoffenheim era costretto a retrocedere. Inoltre, anche l’approccio uomo a uomo della linea difensiva non era ideale, poiché in più di un’occasione portava i difensori fuori posizione e comprometteva l’ampiezza della linea. Problemi di natura strutturale rimanevano anche con la palla: l’abbassamento del regista (Eugen Polanski) in mezzo ai difensori, stabilizzava l’inizio azione, ma ne pregiudicava lo sviluppo, peggiorando le connessioni con il resto della squadra. In particolare i due interni di centrocampo erano difficilmente raggiungibili e isolati.
Così Nagelsmann ha rispolverato il 3-5-2, o meglio il 3-1-4-2, utilizzato già nella passata stagione. In porta c’è Baumann, uno dei migliori portieri tedeschi, mentre solitamente la difesa a tre è costituita dall’ex mediano Vogt come difensore centrale, Bickacic sul centro-sinistra e il 21enne Sule, l’elemento più solido e talentuoso del pacchetto arretrato (non a caso già prenotato dal Bayern Monaco per la prossima stagione) sul centro-destra. Rudy (che continuerà a giocare con Sule in Baviera), un po’ il jolly della squadra, è passato da terzino o mezzala a giocare davanti alla difesa, con il sorprendente Demirbay e il gioiellino Amiri oppure Rupp da mezzali. A destra il titolare è il ceco Kaderabek, mentre a sinistra abbiamo visto alternarsi Toljan e Zuber, più pericoloso negli uno contro uno. In attacco è diventato insostituibile Wagner, già autore di 10 gol, che di solito gioca accanto a Kramaric, 6 gol, tanti quanti Uth, la prima opzione offensiva in panchina.
Il 3-1-4-2 ha nettamente migliorato le connessioni della squadra. La linea difensiva a tre permette di non sacrificare il mediano costringendolo ad abbassarsi, che invece rimane davanti ai tre difensori per formare una sorta di rombo d’impostazione. Vogt parte infatti più basso rispetto ai centrali di fascia, che si allargano il più possibile sugli interni per rendersi meno vulnerabili al pressing avversario e permettere ai fluidificanti di alzarsi e allargarsi fino a pestare la linea laterale.
La struttura del 3-1-4-2 in possesso: difensori laterali e mezzali si posizionano sui mezzi spazi, mentre i fludificanti si allargano anche molto. Generalmente i due attaccanti giocano vicini nel tentativo di innescare una combinazione in seguito ad un passaggio in verticale.
Le due mezzali si posizionano a loro volta sui mezzi spazi, cercando di assumere posizioni che aprano linee di passaggio percorribili per i compagni e di fatto costituendo due triangoli con gli esterni e i centrali di fascia. I due attaccanti, soprattutto Wagner, sono perfettamente a proprio agio nel giocare spalle alla porta e non è rado vedere un passaggio giungere da uno dei difensori direttamente sui piedi delle punte.
Nell’Hoffenheim di Nagelsmann si possono riconoscere alcuni elementi del gioco di posizione, che in un certo senso sono stati rielaborati e amalgamati con principi più tipici del calcio tedesco. Infatti c’è una tendenza al gioco verticale abbastanza netta, per cui non di rado il centrocampo viene saltato, ma in generale le opzioni di passaggio, soprattutto diagonali, non mancano.
La ricerca della verticalità è uno dei principi più importanti del modello di gioco dell’Hoffenheim.
In una recente intervista a The Ringer, l’allenatore del TSG ha dichiarato che a suo dire l’importanza del pallone sta venendo sottovalutato ultimamente, tanto che a suo dire in Bundesliga ci sono solo tre squadre che cercando di risolvere le partite con la palla, mentre le altre si concentrano sulla fase difensiva. Certo è più complicato allenare la fase di possesso e sviluppare idee originali, ma se tutti la tralasciassero il calcio sarebbe più noioso. Ecco perché bisogna avere il coraggio di sperimentare.
È molto interessante vedere come, a seconda dei movimenti dei compagni, i giocatori reagiscano con azioni di supporto o contro-movimenti che non compromettono le connessioni e, anzi, aumentano invece le possibilità di una combinazione. Su questo aspetto incidono le istruzioni individuali e gli allenamenti di Nagelsmann, uno a cui piace sperimentare molto, tanto che difficilmente ripete lo stesso esercizio nel corso di una stagione.
Nagelsmann considera la flessibilità posizionale uno dei cardini del calcio del futuro: “Ci sarà la possibilità di spostare un difensore centrale in posizione di mediano, un mediano in attacco e far abbassare un attaccante a centrocampo. I giocatori devono essere flessibili: più variazioni di posizioni puoi offrire, più sarai pericoloso.”
Manie di controllo
Nell’economia dell’attacco sono molto importanti i calci piazzati, sempre ben curati ed efficaci, tanto che circa un terzo dei 28 gol segnati in campionato hanno avuto origine su un calcio da fermo. Altrettanto pericolose le transizioni, come hanno potuto provare sulla propria pelle sia il Bayer Leverkusen (sconfitto 3-0 alla BayArena) che il Borussia Dortmund (2-2). Proprio nella partita contro le “aspirine” Roger Schmidt è stato espulso per aver urlato «Chiudi il becco e vatti a sedere! Pensi di aver inventato il calcio?» a Nagelsmann, reo di essere un po’ troppo espansivo nel suo dirigere la squadra dalla panchina.
In fase difensiva gli orientamenti sono piuttosto variegati e dipendono dall’avversario. Solitamente coesistono l’orientamento sull’uomo e sulla posizione dei compagni ma le gerarchie dei riferimenti possono cambiare da gara a gara. L’Hoffenheim fa un largo uso del deckungsschatten, cioè la schermatura delle linee di passaggio che si ottiene con il posizionamento del difensore tra il pallone e il potenziale ricevitore, tanto che lo staff di Nagelsmann ha sviluppato un indice che permette di misurare quanto tempo i giocatori avversari, o i propri uomini, vengono mantenuti in zona d’ombra. “Ogni contrasto aggiunge casualità al gioco, quindi preferisco cercare di intercettare il pallone bloccando le linee di passaggio” è stata la spiegazione del 29enne allenatore.
La squadra pressa in un 5-1-2-2, con gli attaccanti che cercano di orientare il gioco dei centrali verso le fasce, schermando la ricezione sui centrocampisti e il fluidificante del lato palla che assume un posizionamento anche decisamente aggressivo (ma che cambia leggermente tra destra e sinistra), mentre la linea difensiva scivola e di fatto si riorganizza a quattro. Con l’aiuto della mezzala e l’utilizzo di marcature preventive l’obiettivo è quello di isolare il portatore di palla, ingabbiandolo in una situazione di inferiorità numerica che lo costringa a cedere il possesso.
In zone più basse di campo l’Hoffenheim cerca sistematicamente di diminuire le opzioni a disposizione del portatore di palla per costringerlo a prendersi scelte rischiose che incrementino le probabilità di recuperare il possesso del pallone.
Due esempi in cui l’Hoffenheim ha praticamente tolto ogni linea di passaggio al portatore di palla avversario, tratti dalle partite contro Bayern Monaco e Borussia Dortmund.
Se c’è un difetto è quella della difesa della propria area di rigore. Ci sono ancora meccanismi da sistemare: non di rado quando c’è da mantenere il risultato, i difensori perdono i propri riferimenti e questo spiega perché è capitato già diverse volte che l’Hoffenheim, una volta passato in vantaggio, si sia fatto raggiungere.
Certo, non è facile chiedere di più a una squadra che sta già andando nettamente oltre le aspettative e che, se il campionato finisse oggi, sarebbe qualificata alla prossima Champions League. La tendenza al perfezionismo di Nagelsmann fa però sperare in nuovi miglioramenti. Tanto più che pur essendo cosciente del fatto che aspirare al titolo già nei prossimi anni sia utopico, considera quello con l’Hoffenheim un progetto decennale, con la volontà di vincere qualche trofeo come principale fonte di motivazioni. Il confine tra arroganza e ambizione è sempre sottile, ma d’altronde accontentandosi non si va molto lontano nella vita.