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In Olanda c'è un nuovo allenatore rivelazione
05 giu 2025
Paul Simonis sta facendo grandi cose ai Go Ahead Eagles.
(articolo)
11 min
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IMAGO / Goal Sports Images
(copertina) IMAGO / Goal Sports Images
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Tra i nominati al Rinus Michels Award 2025, il premio assegnato olandese all’allenatore dell’anno, accanto agli scontati Peter Bosz e Francesco Farioli (che si sono combattuti il campionato fino all'ultima giornata alla guida del PSV e dell'Ajax) c’è Paul Simonis. Se i primi due tecnici sono ampiamente conosciuti, l’ultimo fino a poco tempo fa era noto solo agli addetti ai lavori: pensate che in occasione della finale di coppa d’Olanda dello scorso 21 aprile tra il suo Go Ahead Eagles (d'ora in poi: GAE) e l’AZ Alkmaar, uno steward del De Kuip gli chiese il biglietto per poter accedere allo stadio. «Sono l’allenatore e vorrei provare a vincere la coppa», è stata la sua pacata risposta in quell'occasione. Ce l’avrebbe fatta, superando contro i pronostici l’AZ ai rigori e mettendo nella bacheca del GAE la prima coppa nazionale della sua storia, da affiancare ai quattro campionati vinti a cavallo tra il 1915 e il 1933.

Prima di questa stagione, Simonis non aveva mai guidato una prima squadra. Eppure fino a pochi giorni fa il suo nome si trovava in pole position nell’elenco dei candidati per la sostituzione di Farioli all’Ajax (che alla fine ha virato su Heitinga, ex vice allenatore di Slot al Liverpool). Lui comunque aveva già risposto rinnovando del contratto con il Go Ahead Eagles.

Si dice che certi treni passano una volta sola, ma nella storia di Simonis, autentico self-made man privo di alcuna esperienza da giocatore nel calcio professionistico, le occasioni sono sempre state valutate con molto senso pratico. Due anni fa, dopo un biennio come assistente di Kees van Wonderen sulla panchina del Kowet (il nomignolo del club, olandesizzazione di Go Ahead), la dirigenza del club di Deventer gli offrì la panchina proprio in sostituzione del suo mentore, accasatosi all’Heerenveen. Simonis declinò dicendo di non sentirsi ancora pronto e seguì Van Wonderen in Frisia. Oggi, con lo stesso pragmatismo, si è chiamato fuori dalla corsa alla panchina dell’Ajax.

Alla guida del Go Ahead Eagles, Simonis ha ottenuto risultati eccellenti partendo da premesse difficili. Quello di Deventer è un club di provincia che nelle ultime stagioni aveva acciuffato la promozione in Eredivisie attraverso i play-off e cercava di rimanere attaccato con le unghie alla categoria. Non esisteva altro obiettivo che la salvezza. Poi, nella stagione 2023/24, con René Hake era arrivato un sorprendente nono posto finale, miglior piazzamento della squadra dal 1979 che aveva garantito l’accesso ai play-off della Conference League. All’inizio della preparazione estiva, però, Hake aveva ricevuto la chiamata di Erik ten Hag a Manchester e non aveva potuto dire di no. Per la seconda volta, il direttore sportivo del club Paul Bosvelt aveva composto il numero di telefono di Simonis. «Tra tre settimane abbiamo il turno preliminare di Conference contro il Brann. Saresti disponibile?».

Nonostante la prematura eliminazione dalla coppa contro i norvegesi, e un inizio di Eredivisie con 3 sconfitte nelle prime 4 gare, Simonis ha migliorato quanto fatto dal suo predecessore, chiudendo il campionato al settimo posto e conquistando l’Europa per via diretta, vincendo la coppa d’Olanda. Un successo che consentirà al Kowet di accedere direttamente alla fase a gironi dell’Europa League, dove disputerà in una stagione più partite europee di quanto mai fatto nella propria storia (8 contro 6), escludendo la Coppa Intertoto e la pionieristica Coppa delle Nazioni – il torneo creato nel 1930 come risposta alla Coppa del Mondo della FIFA e che vide "le Aquile" affrontare il Bologna campione d’Italia.

Classe 1985, Simonis arriva dal nulla, calcisticamente parlando. Modesta carriera da ruvido difensore centrale in vari campionati dilettantistici, alla quale ha per diverso tempo affiancato una soddisfacente esperienza nel judo, dove invece è cintura nera. Simonis aveva scelto di diventare insegnante di ginnastica e, dopo il liceo, si era iscritto a un corso di Sport e Movimento presso il college di formazione sportiva CIOS.

Lì è entrato in contatto con il mondo del calcio professionistico, ha iniziato il corso come allenatore delle giovanili e, dopo uno stage, ha trovato un posto allo Sparta Rotterdam. «Quando però ho detto loro che mi sarei iscritto al corso per allenatore senior, sono rimasti scioccati. Mi chiedevano se ero impazzito, visto che non avevo mai giocato a calcio a un certo livello e non avevo mai allenato niente sopra l’Under 15». Poi è arrivato l’incontro con Van Wonderen e il colloquio con il GAE per diventare suo assistente. «Eravamo 5-6 candidati. Ci chiesero di scrivere una tesina. Dovevamo analizzare una partita. Il tema era: se dovessi prendere il posto dell'allenatore, esponi come imposteresti l’allenamento e quali risultati immediati vorresti vedere la settimana successiva».

Dal De Adelaarshorst, lo stadio del GAE, che letteralmente è chiamato "Nido delle Aquile", ha mosso i primi passi come allenatore Erik ten Hag, assieme a Arne Slot l’allenatore più interessante espresso dall’Olanda negli ultimi anni. Simonis, però, ha pochi punti in comune con l’ex Ajax finito in quel buco nero chiamato Manchester United, se non quello di non aderire ciecamente alla classica tradizione calcistica olandese, implementando per contro elementi provenienti da altre scuole. Per certi versi, l’allenatore più simile a Simonis è Farioli, quanto meno per l’approccio ragionato alla partita, che spesso è stata proprio la principale critica rivolta all’italiano nel corso della stagione. Simonis difficilmente propone un pressing intenso e aggressivo, gioca spesso nella propria metà campo e cerca di mantenere il controllo in tutte le fasi di gioco. Eppure secondo diversi commentatori olandesi quello del Go Ahead Eagles è il miglior calcio giocato nella Eredivisie. Una potenziale contraddizione che si spiega nelle radici ibride alla base delle idee del tecnico.

Una delle vittorie più clamorose in questa stagione: il 5-0 al NEC all'inizio di dicembre.

Uno degli aspetti nel quale il GAE è migliorato ulteriormente rispetto alla passata stagione riguarda la costruzione dal basso - e questo nonostante per Simonis il calcio rimanga «uno sport di corsa» in cui, seguendo l'approccio argentino, alla fine conti la lotta su ogni pallone. Non a caso in fase difensiva il suo riferimento è l’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone, con un 4-4-2 composto da due blocchi centrali che spingono gli avversari al gioco sulle fasce. Nessuna squadra in Eredivisie ha subito più cross del Go Ahead Eagles (594), che punta su due centrali forti e ben piazzati quali Gerrit Nauber e Joris Kramer per neutralizzare le minacce aeree e spazzare l’area, spesso aiutati anche dal mediano Enric Llansana che, abbassandosi, diventa il quinto di difesa (come Jordan Henderson all’Ajax con Farioli).

Altre due statistiche illustrano la fase difensiva attendista e compatta degli Eagles: 14.8 è la media di passaggi effettuati dagli avversari prima di un intervento difensivo (la terza più alta dopo l’RKC, retrocesso, e il Willem II, finito ai play-out); 198 il numero di palloni recuperati dalla propria trequarti in avanti (la terza più bassa dopo i soliti RKC e Willem II).

I dati però si ribaltano quando si passa alla fase di transizione e a quella offensiva, nelle quali invece il Go Ahead Eagles veleggia con le prime della classe, alternando rapide azioni di rimessa a prolungato possesso palla alla ricerca dello spazio giusto. Assieme al Feyenoord, il GAE è la squadra che ha segnato più gol da attacchi diretti in questa stagione (9). Con attacchi diretti si intende il numero di azioni offensive che iniziano nella propria metà campo, dove almeno il cinquanta percento del movimento è diretto verso la porta avversaria, e che si concludono con un tiro o un tocco nell'area di rigore avversaria. Dopo il PSV, il GAE è la squadra che ha effettuato più attacchi diretti (72), beneficiando della forza fisica dell’attaccante Victor Edvardsen e della profondità garantita da Oliver Antman, il giocatore rivelazione della Eredivisie, sul quale torneremo.

Simonis combina il gioco diretto con la progressione controllata, e quando non c’è possibilità di aggredire subito lo spazio, allora il Kowet diventa una fabbrica di passaggi. Da quando sono in Eredivisie e da quando questo dato ha iniziato ad essere registrato - incredibile ma vero - i giallorossi non avevano mai fatto registrare un possesso palla medio a partita superiore al 50%, come in questa stagione.

Altri dati: con 332 attacchi da azione di gioco con più di 10 passaggi il GAE è quinto in graduatoria dietro PSV, Ajax, Feyenoord e AZ; con una percentuale di 50.4% di passaggi effettuati nella propria metà campo sul numero totale (15.556) sono al primo posto quale squadra che non gioca principalmente nella metà campo avversaria. Anche in questo caso c’è un punto in comune tra Simonis e Farioli e riguarda la pazienza nel combinare alla ricerca del momento giusto per trovare l’occasione buona. Le affinità con l’italiano però finiscono qui a livello offensivo, perché Simonis predilige un centrocampo a tre con due mediani e un solo giocatore offensivo, e due terzini meno bloccati di quelli dell’Ajax. La ricerca dell’occasione più pulita possibile però è un punto fermo per Simonis, come dimostrato dalla qualità media per tentativo di gol misurata tramite gli Expected Goal: 0.111 xG per tiro (rigori esclusi), terza squadra del campionato dietro Ajax (0.126) e Psv (0.120).

Simonis si è dimostrato essere un allenatore malleabile, che non forza i giocatori in uno schema tattico fisso, ma è disposto ad adattare le sue idee ai contesti e alle situazioni che si presentano. A gennaio il Go Ahead Eagles cede il miglior giocatore della squadra, l’ala sinistra Oliver Edvardsen, all’Ajax. Di fronte a una simile chiamata, e ai soldi che arrivano, per un piccolo club non esistono altre opzioni. Lo sostituisce con Mathias Suray, che di fatto è un numero 10 riconvertito in esterno. Lo fa per non riportare il finlandese Antman sulla sinistra visto che, piazzato sul lato opposto rispetto alla sua posizione originale, il giocatore stava facendo sfracelli, tanto che a fine stagione chiuderà come miglior assist-man della Eredivisie (15) e giocatore rivelazione del campionato.

Poco dopo la cessione di Edvardsen, contro l’Ajax si rompe il piede il trequartista Jakob Breum, altra intuizione di Simonis (il danese è tra i cinque nominati al premio di talento dell’anno della Eredivisie), che a inizio stagione lo aveva spostato dall’ala sinistra alla zona centrale dietro la punta. È in quel momento che è nata l'idea di spostare in quella zona una punta, Victor Edvardsen (da non confondere con l'appena citato Oliver Edvardsen, con cui non ha rapporti di parentela), per sfruttarne al meglio l’abilità nella corsa e le qualità tecniche. È dello svedese il gol partita che permette al Go Ahead Eagles di sbancare il Philips Stadion nella semifinale di coppa contro il PSV.

In finale invece il protagonista è Jari De Busser, portiere belga che para un rigore nei regolamentari e due nei supplementari. Era diventato titolare solo da gennaio, e non perché il predecessore Luca Plogmann avesse commesso errori marchiani, ma solo perché Simonis era convinto che nell’interpretazione del ruolo De Busser avrebbe potuto offrire di più, specialmente con i piedi, visto che nessun portiere tocca più palloni in fase di costruzione di quello del Go Ahead Eagles.

Il concetto su cui insiste Simonis è quello di «garantire la compattezza, il che equivale a creare un gruppo che attacca, difende e effettua la transizione assieme, il tutto a un ritmo molto elevato, come richiesto dal calcio moderno». Questo è ciò che rende speciale il Go Ahead Eagles, squadra che già la stagione precedente con Hake era considerata tra le migliori d’Olanda a livello di gioco. Simonis ha variato alcune cose, mantenendone intatte altre. «Ci sono allenatori che dicono: questo è il mio modo di giocare a calcio e non lo faccio mai in modo diverso», dice il tecnico. «Ma ci sono anche allenatori che guardano al materiale disponibile e al percorso intrapreso in precedenza, e costruiscono partendo da quello. Io appartengo alla seconda categoria».

Esiste una lunga, sottile linea che unisce il Go Ahead Eagles promosso anni fa dalla Eerste Divisie, nonostante avesse il decimo budget della categoria, a quello che ha conquistato l’Europa per due anni consecutivi, diventando una società modello per le realtà medio-piccole. Una continuità garantita da una organizzazione stabile che ormai da anni fa capo alla coppia Jan Willem van Dop e Paul Bosvelt, rispettivamente direttore generale e direttore tecnico (nonché capo scout, abbattendo di fatto una posizione gerarchica). Un’organizzazione che non è stata scossa nemmeno dalla scomparsa improvvisa, avvenuta la scorsa estate, di Kees Vierhouten, proprietario e principale finanziatore del club, le cui redini sono state prese dai famigliari.

Tra la dirigenza e Simonis la sinergia è stata immediata, forte anche della già acquisita conoscenza da parte dell’allenatore della realtà di Deventer e del GAE. In un’epoca lontana lontana la squadra si chiamava si chiamava Be Quick, nome già utilizzato però da un’altra squadra e quindi cambiato in Go Ahead, da un’idea di Han Hollander, il primo giornalista sportivo radiofonico olandese. Eagles fu invece aggiunto nel 1971 dall'allenatore inglese Barry Hughes per distinguere la squadra professionistica da quella amatoriale, che avrebbe proseguito come DVV Go-Ahead. Hughes era un monumento all’eccentricità: un allenatore che arrivava allo stadio lanciandosi in voli acrobatici con un MGB Spitfire color rosso fuoco e atterrando nello spazio oltre la vecchia cancellata di ingresso al De Adelaarshorst. Oggi l'allenatore del GAE non è altrettanto istrionico, ma almeno lo spettacolo si è spostato in campo.

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