Domenica pomeriggio l’Arsenal ha pareggiato 0-0 con il Leeds, arrivando alla quinta partita consecutiva senza segnare su azione in Premier League. Sulla trequarti, alle spalle di Aubameyang, si sono alternati Pépé, espulso per una testata, Willian, uscito a fine primo tempo per un problema muscolare, Willock, Nelson e Saka. Özil, intanto, era a casa, a twittare incitamenti ai compagni. Il trequartista tedesco non gioca una partita dal 7 marzo, non è in panchina dal 25 giugno.
Dopo la vittoria ai rigori contro il Liverpool nel Community Shield e un paio di convincenti prestazioni contro Fulham e West Ham nelle prime due giornate, la squadra di Arteta si è inceppata, soprattutto per quanto riguarda la produzione offensiva. In Premier League 14 squadre hanno segnato più dei 9 gol dell’Arsenal, ben 6 ne hanno segnati almeno il doppio. Le cose non migliorano neanche andando a guardare gli xG prodotti (10.1, dodici squadre hanno fatto meglio), dimostrando come il problema non sia magari una temporanea imprecisione degli attaccanti, ma qualcosa di più profondo. L’evidenza di questa asfissia offensiva si trova nei numeri di Aubameyang, che l’anno scorso era stato il vice-capocannoniere della Premier con 22 gol. Nelle prime 9 partite di questa Premier ha segnato appena due volte, di cui una su rigore. Ma come dovrebbe fare gol? Aubameyang tira 1.4 volte ogni 90’, circa un terzo di quanto fanno i migliori attaccanti della Premier League (Salah, ad esempio, sta tirando 4.3 volte ogni 90’).
È banale da dire, quasi ridondante, ma Özil è proprio il giocatore che servirebbe all’Arsenal. Un trequartista in grado di creare occasioni per i compagni e rendere fluido un gioco che in questo momento fluido non è. Il tedesco è il giocatore con la miglior media assist per 90 minuti di questo millennio (0.39) e, pure senza aspettarsi il picco della stagione 2015/16, è facile immaginare come il suo modo di giocare a calcio possa dare qualcosa di diverso rispetto a giocatori come Pépé (0.6 passaggi chiave ogni 90’), Saka (0.8) e Willian (1.3). Il solo Kane ha fatto più assist di tutto l’Arsenal (9 l’attaccante del Tottenham, 6 la squadra di Arteta). Dopotutto Özil ha solo 32 anni, non si può pensare che sia un calciatore finito.
Tuttavia un ritorno da salvatore della patria di Özil è improbabile: a inizio stagione è stato escluso dalla lista dei 25 giocatori utilizzabili di Premier League, qualche settimana prima era stato escluso da quella dell’Europa League. Una scelta estrema, ma in linea con quanto avvenuto dopo il ritorno in campo estivo. Contro il Manchester City, la prima partita dopo la lunga pausa per il lockdown, la sua assenza era stata giustificata da Arteta come un'esigenza tattica. Dopo ulteriori esclusioni contro Brighton e Southampton, l’allenatore aveva invitato Özil a reagire: «Mi aspetto che un giocatore che non gioca si senta ferito e deluso». Non era successo però un granché: Özil aveva saltato qualche partita per un infortunio alla schiena, poi era finito in tribuna, con Arteta che gli aveva preferito addirittura dei giovani della squadra riserve. Özil era assente, partito per la Turchia, anche durante la finale di FA Cup, mentre Martinelli e Mustafi erano in campo a festeggiare con le stampelle.
L’immagine di Özil che si ripara dal sole in panchina con un ombrello è ragionevolmente l’ultima che vederemo come giocatore dell’Arsenal.
Paradossalmente i problemi tra Özil e l’Arsenal, ma verrebbe da dire anche tra Özil e il gioco del calcio, sono iniziati appena dopo la firma su un contratto faraonico da 18 milioni di sterline a stagione, arrivata nell’ultimo giorno di gennaio del 2018, appena prima di poter essere libero di firmare con chi preferisse. Recentemente il suo agente ha fatto sapere che se avesse lasciato l’Arsenal, di sterline Özil ne avrebbe guadagnate 30 milioni.
Qualche mese dopo era stato fortemente criticato in patria per una foto con Erdogan, tanto da spingerlo a lasciare la nazionale accusando la Germania di razzismo e mancanza di rispetto nei suoi confronti. In mezzo c’era stato un Mondiale molto deludente. La stagione successiva era stato limitato da problemi fisici che gli avevano fatto saltare oltre 20 partite. Secondo il portale Wasted on Fornite l’utenza riconducibile al giocatore era attiva per circa 5 ore al giorno durante il periodo della sua riabilitazione. Trattandosi di un infortunio alla schiena, si era ipotizzato come l’utilizzo dei videogiochi potesse rallentarne il recupero.
Poi era stata la volta del tentativo di rapina subito mentre era insieme alla moglie davanti alla casa di Kolasinac, con il giocatore bosniaco a difendere fisicamente la coppia da un rapinatore con un coltello in mano. Un episodio che aveva turbato particolarmente il trequartista dell’Arsenal. Poco dopo Özil aveva espresso solidarietà in favore degli Uiguri, minoranza musulmana perseguitata in Cina. L’Arsenal aveva subito preso le distanze dal suo giocatore con un comunicato ufficiale, ma non era bastato a evitare che la partita con il City venisse oscurata dalla televisione televisione di stato di Pechino.
Ai problemi fuori dal campo era corrisposto un calo nelle prestazioni di Özil. Nella stagione 2018/19 gli assist in Premier League erano stati 2, ben 10 compagni ne avevano fatti di più. Se è vero che è stato spesso infortunato è altrettanto vero che in diverse partite importanti è stato lasciato fuori per scelta tecnica da Unai Emery, che ha trovato grandi difficoltà nell’inserire Özil nel suo sistema in modo proficuo. Arteta era arrivato sulla panchina dell’Arsenal anche per provare a cambiare il destino di Özil. Nel colloquio avuto con i dirigenti, lo spagnolo si era detto certo di poter risollevare la carriera dell’ex compagno di squadra. Effettivamente Özil aveva giocato quasi tutte le partite con il nuovo allenatore, arrivando a dieci presenze da titolare consecutive prima che la pandemia fermasse il calcio. Dopo, come abbiamo visto, è sparito.
In mezzo c’era stata la lotta del tedesco contro la richiesta di accettare la riduzione del 12,5% dello stipendio fatta dell’Arsenal ai suoi giocatori. Per Özil e il suo agente era una mossa affrettata, presentata senza le giuste risposte. Cosa sarebbe successo se il calcio fosse tornato, con gli stessi introiti di prima? Effettivamente molte società avevano trattato con i loro giocatori un taglio momentaneo degli stipendi, in attesa di capire come sarebbe evoluta la stagione. Alla fine Özil aveva rifiutato il taglio dello stipendio, passando per l’avido attaccato ai soldi.
In estate l’Arsenal ha provato a liberarsi di lui, senza però trovargli una collocazione. L’Al Nassr pare gli abbia offerto un contratto da 16 milioni di sterline, ma il calciatore è stato perentorio a riguardo: in un’intervista a The Athletic ha esposto la sua posizione in maniera netta: «Io resterò qui fino all’ultimo giorno del mio contratto e darò il massimo per l’Arsenal. Situazioni come queste non mi spezzeranno mai, mi rendono solo più forte. In passato ho dimostrato di poter tornare in squadra e lo dimostrerò di nuovo». Negli stessi giorni l’Arsenal aveva annunciato il licenziamento di 55 dipendenti, additando le perdite economiche dovute alla pandemia come motivazione. Era stato facile guardare al rifiuto di Özil di toccare il suo stipendio da 350 mila sterline a settimana e metterlo in rapporto con le 55 famiglie che all’improvviso si sarebbero viste private di un reddito decisamente inferiore. Al tedesco erano arrivate critiche da tutte le parti, come se il suo stipendio arrivasse direttamente dalle tasche dei dipendenti licenziati e non da una società dal valore di 6,5 miliardi di dollari.
Tra loro c’era anche Jerry Quy, l'uomo all'interno del costume di Gunnersaurus, mascotte dell’Arsenal con le sembianze di un dinosauro molto amata dai tifosi. La notizia aveva fatto il giro del mondo, dimostrandosi una pessima mossa a livello di pubbliche relazioni per la società. Appena saputo, Özil si era reso disponibile a farsi carico del suo stipendio. Era stato un momento strano del rapporto tra uno dei calciatori più iconici di questo secolo e una delle squadre più amate anche fuori da Londra. Era sembrato come se Özil stesse trollando l’Arsenal, e probabilmente era così.
Prima della partita di Europa League contro il Rapid Vienna Arteta ha detto di aver fallito con Özil. «Mi prendo la piena responsabilità. Devo essere io quello che ottiene il meglio dai giocatori. [L’esclusione di Özil] non ha niente a che fare con i suoi comportamenti o, come ho letto, con i tagli di stipendio. Non è vero. È una mia decisione, se qualcuno deve essere incolpato quello sono io». L’agente di Özil aveva riposto che l’allenatore aveva fallito nell’essere onesto con il suo assistito piuttosto. Arteta sta provando a far diventare l’assenza di Özil una sua decisione, riportandola quindi su un piano puramente tecnico. Una visione totalmente respinta dal calciatore tedesco, che su Twitter continua a postare foto e video dei suoi allenamenti, dicendosi in piena forma per giocare e sottintendendo che i motivi per cui non viene utilizzato sono altri. Economici, per via della sua decisione di non accettare il decurtamento dello stipendio e politici, per la sua presa di posizione contro le violenze del governo cinese verso gli uiguri.
Tra Arteta, in rappresentanza della società, e Özil è in corso una guerra. L’allenatore è tornato sull’argomento pochi giorni fa sostenendo come lo addolori lasciare il tedesco fuori dal suo progetto, aggiungendo però sibillino: «Da quando sono arrivato si è visto dove erano alcuni giocatori e dove sono adesso. Abbiamo dato loro le opportunità e le hanno colte». Özil, pur senza parlare direttamente, è molto chiaro nella sua intenzione di esporre l’Arsenal alle sue responsabilità, fargli ammettere che i motivi per cui non gioca sono tutti da ricercare fuori dal campo.
Anche i tifosi, che non sono mai stati teneri con lui negli ultimi anni, hanno iniziato a chiedersi il senso di questo esilio. Nelle ultime settimane è stato creato l’hashtag #FreeOzil e insomma è sempre più strano vederlo presente solo con i suoi continui tweet di incitamento ai compagni mentre loro sono in campo, incapaci di creare gioco offensivo. Questo Arsenal asfittico è opposto all’idea universale che abbiamo dell’Arsenal, ovvero quella di una squadra dal gioco spettacolare e offensivo, che al massimo finisce per sprecare troppo o difendere troppo male per essere vincente.
Non si può scrivere di Özil senza mettere un video delle sue giocate.
In qualche modo Özil è l’ultima reminiscenza dell’Arsenal di Wenger, non quello degli Invincibili certo, ma quello arrivato dopo, in grado di creare momenti di assoluta bellezza senza però avere la stabilità per competere in un campionato sempre più impegnativo. Presentando il suo libro, Wenger ha provato a spiegare perché secondo lui i calciatori hanno bisogno di un allenatore: «Quando le persone si uniscono, possono creare magia», ha detto, «A volte la loro energia sale a un livello in cui diventa arte. L'arte di volare insieme». Una frase che può sembrare da santone olistico, ma che in qualche modo sintetizza quello che era il suo calcio.
Özil aveva il compito di facilitare questa possibile trascendenza. L’Arsenal tuttavia ha fatto capire chiaramente di non essere più intenzionata a essere quel tipo di squadra, nel bene e nel male, e sradicare Özil era uno dei passi da compiere a riguardo. Alla fine di questa stagione riusciranno a farlo anche a livello economico e a quel punto speriamo il trequartista tedesco abbia ancora voglia di provare a produrre quel tipo di magia e che ad accoglierlo sia una squadra che quella magia la va cercando, non ripudiando.