
Durante il primo minuto la palla resta dall’altra parte del campo, a destra. Se guardate Nuno Mendes, stretto al centro vicino a Pacho, noterete che ogni tanto gira la testa a sinistra, per dare un’occhiata a Lamine Yamal rimasto largo. La palla non può arrivargli, ma è meglio non perderlo di vista lo stesso.
Poi la palla gli arriva. Un lancio di Szczesny che forse Koundé colpisce di testa oltre la linea laterale e che Lamine Yamal controlla di petto appena dentro il campo. E Nuno Mendes fa un errore che forse tradisce un desiderio subconscio di non avere niente a che fare con Lamine Yamal: si ferma. Nuno Mendes si distrae, alza il braccio e per una frazione di secondo sembra aspettarsi che l’arbitro gli assegni la rimessa. Quando riparte è già troppo tardi, Lamine Yamal ha ruotato di 45° verso il centro del campo, si è ingobbito come i piloti di Moto GP è ha aperto il gas.

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Mendes mette la mano sulla spalla di Yamal ma non serve a niente, allora prova a fermarlo in scivolata, ma non prende né palla né gamba, falcia il prato del Montjuic (lo stadio di riserva del Barcellona mentre i lavori del Camp Nou proseguono a rilento). Nuno Mendes si rialza e corre all’indietro lentamente, mentre Barcola riesce a spingere di nuovo Lamine Yamal verso il fallo laterale. Arriva Vitinha al raddoppio e Yamal sembra senza via di uscita: la trova, se la inventa, con una ruleta geniale e bruciante, una piroetta a duecento chilometri orari con cui passa in mezzo a Barcola e Vitinha come un gatto che schiva le ruote di una macchina, come Dorothy che volteggia nel tornado che la porterà nel magico mondo di Oz.
E Nuno Mendes, che aveva preso posizione senza troppa fretta, forse un po’ depresso per quel primo duello perso, se lo trova di nuovo di fronte, all’improvviso. Lamine Yamal non perde neanche una frazione di secondo e di nuovo sterza verso il centro, con un angolo così acuto e una tale rapidità che, beh, Nuno Mendes va di nuovo a vuoto con il tackle e si ritrova con il culo per terra.
Sono passati un minuto e tredici secondi dall’inizio della partita. Povero Nuno, viene da pensare. Yamal a quel punto sembra soddisfatto, sazio, ha pietrificato due volte Nuno Mendes, ha tolto la plastica dell’imballaggio a Vitinha e Barcola e adesso serve il taglio di Ferran Torres in area, il cui tiro è contrasto da Zabarny.
Nella sfida tra Barcellona e PSG mancavano molti potenziali protagonisti, tra cui il nuovo pallone d’oro Ousmane Dembélé. Forse anche per questo le attenzioni della stampa si sono concentrate sulla sfida tra Lamine Yamal e Nuno Mendes. Intervistato prima della partita, Hakimi aveva detto che Lamine Yamal se la sarebbe vista con il miglior terzino sinistro del mondo, Nuno Mendes, che aveva già dimostrato di poterlo marcare.
Lamine Yamal in passato ha detto di caricarsi con le critiche, di andarsi a leggere i messaggi degli “hater” per motivarsi meglio, e a giudicare dall’azione al primo minuto viene da pensare che ieri sera sia entrato in campo con in testa le parole di Hakimi. Intenzionato, cioè, a dimostrare che nessuno può marcarlo, neanche il miglior terzino sinistro al mondo. In un video di un allenamento di qualche giorno fa, al termine di un’azione in cui fa ammattire il suo avversario prima di crossare, Yamal cammina piano vicino alla telecamera, e guardando dritto al centro dell’obiettivo dice di se stesso: imaparable, imparable. Inarrestabile.
A questo punto va detto - anche se forse lo saprete già - che in effetti c’è una cosa che può fermare Lamine Yamal: la pubalgia, uno dei problemi muscolari più fastidiosi e tenaci con cui un calciatore possa avere a che fare, misterioso, anche, difficile da curare, e che lo ha tenuto lontano dal campo il mese scorso. Yamal con la sua solita comunicazione enfatica ha twittato: “I’m back and the mission is also back”, prima di tornare in campo per mezz’ora contro la Real Sociedad, disegnare subito l’assist per il gol della vittoria di Lewandowski e far ammattire i suoi avversari praticamente ad ogni palla toccata.
Cosa deve dimostrare Lamine Yamal? Non è chiaro. Si diverte a basta, è solo un adrenaline-junkie, come gli arrampicatori senza protezioni, o quelli che si buttano in mountain-bike dalla cima di una montagna? Ad ogni modo contro il PSG, contro Nuno Mendes, era al tempo stesso l’occasione per divertirsi e far vedere quello che sente di dover ancora far vedere, ma anche una sfida forse eccessiva per il suo stato fisico. Si è visto, cioè, che non è ancora al meglio.
Nel secondo tempo, in particolare, è sparito, insieme al resto del Barcellona, mangiato dal pressing del PSG, e in generale non è più riuscito a replicare la violenza magica di quell’azione al primo minuto, in cui sembra un mix di Harry Potter a cavallo della scopa e l’androide mutaforma di Terminator 2. Sia per il calo degli spagnoli che per la scelta di Luis Enrique di passare alla difesa a cinque (con il conseguente passaggio di consegne a Lucas Hernandez) dopo poco più di un’ora di gioco, nei secondi quarantacinque minuti il duello tra Lamine Yamal e Nuno Mendes di fatto non c’è stato.
Cinque minuti dopo la prima azione, Yamal riceve al limite dell’area, isolato a destra con Nuno Mendes lontano, aveva stretto al centro per coprire la profondità alle spalle di Pacho (Pedri era a palla scoperta). Yamal punta Mendes col pallone incollato al piede sinistro. Nessuno può neanche lontanamente pensare di toglierglielo finché lo tiene così stretto a sé, i suoi riflessi sono troppo rapidi e la sensibilità nel tocco gli permette di farlo passare sopra, sotto, a destra o a sinistra dell’avversario.
Per questo Nuno lo aspetta, forte del raddoppio di Barcola che gli copre il centro. Lamine Yamal non ha problemi ad andare lungolinea, anche lì, di solito, la sua superiore velocità gli permette di circumnavigare il blocco dei difensori prima che finisca il campo. Sembra fatto di vento e rispetto a lui Nuno Mendes sembra dover togliere i piedi da un secchio di cemento prima di inseguirlo, ma il portoghese è intelligente e usa il corpo per spostare e rallentare leggermente il suo avversario.
Mendes lo allontana dalla palla quanto basta per infilare la propria gamba destra e portargliela via. È un intervento chirurgico: il terzino del PSG rimuove la palla dai piedi di Lamine Yamal con un colpo secco di bisturi.
Si è visto anche, però, che pure non al proprio meglio Lamine Yamal resta una fonte creativa inesauribile, impossibile da difendere del tutto. O gli neghi una cosa - la profondità palla al piede - o gliene neghi un’altra - la visione di gioco.
Nel primo tempo, con Nuno Mendes pronto a ingaggiare il duello in profondità, Lamine Yamal ha potuto giocare due filtranti - nel giro di due minuti, intorno al quarto d’ora del primo tempo - potenzialmente letali per Ferran Torres e Dani Olmo. La possibilità di sfruttare lo spazio che si crea tra i terzini e i centrali di difesa è un’arma tattica che indirettamente deriva dalla pericolosità di Lamine Yamal e dal fatto che i difensori cercano di non lasciargli spazio per salire e prendere velocità.
E la sua rapidità è utile anche in fase difensiva, quando il Barça difende alto. Il gol di Ferran Torres, con lo splendido assist di Rashford, nasce da un recupero alto di Lamine Yamal, che intercetta uno dei rari passaggi imprecisi di Vitinha, proprio diretto a Nuno Mendes. E Nuno che fa, in tutto questo?
Se è il miglior terzino sinistro al mondo, Nuno Mendes, non è solo per le doti difensive - comunque non indifferenti. Dopo mezz’ora del primo tempo, con il Barça che pressava nella metà campo del PSG, c’è stata una buona occasione, anche per lui, di mettersi in mostra offensivamente.
Vitinha gli passa un altro pallone orizzontale un po’ complicato, con Yamal a pochi metri di distanza, sulle punte, pronto a saltargli addosso. Mendes usa questa aggressività a proprio vantaggio, con una finta davvero raffinatissima: apre leggermente il controllo, non va incontro alla palla ma l’aspetta sull’interno del piede sinistro spostando il peso per un attimo da quel lato, muovendo con la forza del pensiero Yamal che interpreta quel micromovimento come la volontà di Mendes di fare il giro largo, di girare verso l’esterno. Che poi, in teoria, sarebbe stata la scelta più sicura e prudente.
Ma Mendes, che probabilmente sapeva che Lamine Yamal lo avrebbe sbranato da quella parte, controlla il passaggio verso l’interno, e a quel punto se ne è andato. Supera Yamal, poi sterza verso l’interno passando tra Pedri e Olmo, infine accelera davanti a De Jong che lo porta a terra con una scivolata.
Ci sono stati altri momenti importanti, certo, ma tutti di tono minore rispetto alla prima mezz’ora. Forse allora possiamo restringere ai primi cinque minuti: a quelle due azioni in cui Yamal e Mendes mostrano, in fin dei conti, di essere alla pari, uno imparable e l’altro in grado di parar el imparable.
Forse, ai punti, il duello lo vince Lamine Yamal. Se non altro perché ha troppe frecce al suo arco. A fine primo tempo intercetta un passaggio di Nuno e parte a tutta birra, Nuno per fermarlo gli rifila una spallata che gli costa il giallo. Da una parte non è da tutti fermare Lamine Yamal anche usando le cattive - ricordo quando Alex Valle, nell’amichevole col Como, gli ha dato una spallata che lo ha fatto letteralmente rimbalzare - dall’altra giocare contro Yamal con un giallo sulle spalle è un ulteriore problema.
Dopo un quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo Nuno Mendes compie un fallo con leggerezza che potrebbe costargli il rosso. Lamine Yamal taglia in orizzontale al limite dell’area e lui si allunga in ritardo mancando il pallone e togliendogli la gamba d’appoggio. Non fa neanche in tempo a cadere a terra che Lamine Yamal sta già facendo il gesto del cartellino con la mano bendata. L’arbitro grazia Nuno Mendes e forse proprio per via di quest’azione Luis Enrique decide di cambiare.
Poco prima dell’ingresso di Lucas Hernandez per Mbaye, che porta al cambio di modulo e marcatura su Yamal, Nuno Mendes si riscatta. Lamine Yamal manda di nuovo Ferran Torres in profondità con un esterno rasoterra incantevole, Torres crossa rasoterra per Rashford e Zabarnyj respinge cadendo. Dani Olmo calcia da pochi metri e colpisce Hakimi quasi sulla riga di porta. A quel punto la palla arriva proprio a Lamine Yamal, diciamo un metro più in là, in diagonale, rispetto allo spigolo dell’area piccola.
Potrebbe tirare subito, ma non lo fa. Controlla il pallone per preparare il tiro e in quella ineffabile finestra temporale si infila di nuovo Nuno Mendes che lo chiude in angolo. Neanche lo fanno vedere nei replay, ma è un intervento decisivo.
Quindi, tutto sommato, considerando che per un difensore vincere un duello con l’attaccante significa vincerli tutti, e che a un giocatore come Lamine Yamal non serve neanche vincerne uno per essere decisivo, come è stato, direi che lo scontro è da considerare come finito in parità. E vissero tutti felici e contenti, fino alla prossima sfida tra PSG e Barcellona. Chissà, magari per giocarsi un posto in finale o qualcosa di più.