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Flavio Fusi
Nelle mani di Big Sam
09 set 2016
09 set 2016
L'esordio della nuova Inghilterra non è stato incoraggiante. Allardyce ha molto da lavorare, ma per ora sembra preferire l'auto-gestione.
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Flavio Fusi
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In seguito alla

, ultima gara del fallimentare Europeo dell’Inghilterra, Roy Hodgson aveva presentato le sue dimissioni. Come suo successore, la Federazione inglese ha scelto l’ex allenatore del Sunderland, Sam Allardyce, che ha firmato un contratto fino al 2018.

 

Oltre ad aver dichiarato di considerarsi “estremamente fortunato” ad avere ottenuto l’incarico come CT della Nazionale, Allardyce ha subito messo in chiaro che, a suo modo di vedere, la squadra avrebbe potuto vincere Euro 2016. Evidentemente “Big Sam” ha molta fiducia nei suoi giocatori: la sua prima decisione ufficiale è stata quella di

prevista per il primo settembre a Wembley contro la Croazia. Così la sua prima partita sulla panchina della Nazionale è stata la gara di qualificazione ai Mondiali a Trnava contro la Slovacchia, formazione già incrociata durante l’Europeo, che aveva costretto gli inglesi allo 0-0, costatogli la testa del girone vinto dal Galles.

 

Allardyce ha riproposto otto giocatori che erano già in campo nella disfatta contro l’Islanda. Nel 4-3-3 Joe Hart ha difeso i pali della porta; in difesa Cahill e Stones hanno formato la coppia di centrali, mentre i due terzini del Tottenham, Walker e Rose, hanno preso posto rispettivamente a destra e a sinistra. A centrocampo Dier ha giocato davanti alla difesa, con Henderson sul centro-destra e Rooney sul centro-sinistra. In avanti, Lallana a sinistra e Sterling a destra hanno supportato l’unica punta Kane.

 

Una delle sorprese è stato sicuramente il ruolo di Rooney. Dopo il fallito esperimento di Euro 2016, che aveva visto il numero 10 del Manchester United giocare da centrocampista centrale o mezzala, stampa e tifosi si aspettavano Rooney nuovamente da trequartista, ruolo che ricopre stabilmente nell’undici di Mourinho. Nonostante le formazioni ufficiali riportassero il capitano inglese alle spalle di Kane in un 4-2-3-1, è stato evidente da subito come Rooney agisse in posizione di mezzala sinistra.

 

Quando l’Inghilterra cominciava l’azione, come già accaduto durante gli Europei, Dier si abbassava in mezzo ai centrali, formando una linea a tre, mentre i due terzini si alzavano. Fin troppo spesso, Rooney si abbassava a sua volta, andando a mettere in difficoltà i compagni piuttosto che facilitarli. Il risultato, con il pressing della Slovacchia che difficilmente cominciava prima del cerchio di centrocampo, erano quattro giocatori molto ravvicinati, a volte persino in linea, e una notevole disconnessione con il resto della squadra, visto che Henderson avanzava anche molto sul centro-destra, quasi in posizione di attaccante aggiuntivo. La notevole vicinanza, soprattutto tra Rooney e Dier, non faceva che facilitare il compito agli avversari, rendendo i due centrocampisti inglesi decisamente più vulnerabili al pressing.

 


Rooney e Dier sono vicinissimi, i centrali Stones e Cahill, allargatisi in precedenza per permettere al centrocampista del Tottenham di prendere posto tra di loro, sono ai lati e formano una strana linea a quattro che non permette di far progredire il pallone e amplifica le distanze con il resto della squadra.


 

C’è da dire che nemmeno il resto dei compagni ha fornito un supporto adeguato, muovendosi troppo poco e in maniera discontinua, venendo di fatto risucchiati all’interno del blocco slovacco, che come dimostrato agli Europei, per compattezza e intensità, è tutt’altro che facile da scardinare. Di conseguenza, Kane è rimasto isolato per larghi tratti della partita, anche a causa dell’inconcludenza di Sterling. Il numero ‘7’ avrebbe dovuto fare da connettore fra i due tronconi della squadra, grazie ai suoi strappi in dribbling o in accelerazione, ma alla fine non ha combinato granché negli spazi risicati e lungo la linea laterale in cui era costretto ad agire. Praticamente tutte le occasioni create dai “Tre Leoni” sono nate da iniziative individuali o da errori della difesa avversaria.

 


Rooney è addirittura ultimo uomo. Stavolta si è abbassato anche Henderson, ma c’è praticamente un’intera metà-campo a superare il portatore di palla dai giocatori offensivi.


 

A rendere ancor più paradossali le cose ci hanno pensato

nel post-partita di Allardyce, che ha detto che Rooney “ha giocato dove voleva, perché come capitano dell’Inghilterra ha molta più esperienza di me”. Ha aggiunto poi che non sta a lui dire dove debba giocare, ma piuttosto è Rooney stesso (la cui partita è stata definita “brillante” dal CT) a dover mettersi a disposizione come uomo squadra e agire dove più gli pare, anche se effettivamente aveva giocato più basso di quanto pensasse.

 

In una partita che sembrava molto difficile da sbloccare, Skrtel ha dato una mano a “Big Sam”, quando al 57.esimo ha rifilato a Kane un folle pestone dopo che già lo aveva atterrato con un contrasto, rimediando la seconda ammonizione e lasciando i suoi in dieci. Allardyce ha quindi richiamato in panchina un evanescente Henderson e inserito Dele (che non ne vuole più sapere di farsi chiamare

) e l’auto-gestito Rooney ha deciso di affiancare Dier a centrocampo nel nuovo 4-2-3-1 dell’Inghilterra.

 


Il 4-2-3-1 dell’Inghilterra con il doble-pivote formato da Rooney e Dier e Alli da trequartista.


 

La Slovacchia, che fin lì aveva retto alla grande, pur non producendo nulla dal punto di vista offensivo, è stata costretta a retrocedere sempre di più, subendo gli attacchi dell’Inghilterra, che, al 95.esimo minuto, ha finalmente sbloccato il risultato, grazie ad un conclusione ravvicinata di Lallana, bravo a raccogliere il corto rinvio di Pekarik dopo un cross di Rose.

 

Come gli ultimi otto CT dell’Inghilterra, Allardyce è dunque riuscito a vincere all’esordio, ma non si può certo dire che la sua squadra abbia brillato. Le problematiche rimangono le stesse della gestione Hodgson e sicuramente l’approccio scelto dal nuovo tecnico riguardo la questione Rooney, sembra il peggiore possibile. L’Inghilterra ha un gruppo di qualificazione relativamente agevole, ma è indubbio che qualsiasi squadra abbia bisogno di certezze e di una guida precisa da parte del proprio allenatore, non di autogestione.

 



 

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