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Flavio Fusi
L'inverno è arrivato
28 giu 2016
28 giu 2016
Mentre l'Islanda raggiunge un risultato incredibile l'Inghilterra sprofonda, sprofonda e sprofonda.
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Flavio Fusi
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La prima volta che Inghilterra e Islanda si erano “affrontate” su un campo di calcio risale al 1946. Una rappresentativa islandese giocò cinque amichevoli su suolo inglese contro squadre amatoriali: ne vinsero solo una, contro l’Ilford. Un ottimo risultato, come racconta

, autore di un libro in due parti sulla storia del calcio nel suo Paese, considerato che in Islanda si giocava a pallone rigorosamente su terreno vulcanico: la prima partita su un campo in erba fu disputata solo nel 1957.

 

60 anni dopo, l’Islanda ha incontrato davvero l’Inghilterra, stavolta in un ottavo degli Europei. Un risultato insperato anche per i calorosi tifosi islandesi: sulla manica delle magliette celebrative dell’evento lanciate dalla Henson c’erano stampate solo le tre partite del girone, con tanto di spazio per annotare il risultato. Dopo la qualificazione agli ottavi, l’azienda produttrice ha dovuto stampare in fretta e furia altre magliette, stavolta con anche l’ottavo con l’Inghilterra.

 

 



 

Nonostante la pletora di talento a disposizione, l’Inghilterra aveva disputato una fase a gironi molto deludente, qualificandosi come seconda, seppur con il maggior numero di tiri tentati di tutto il torneo (65). Ovviamente non erano mancate le critiche per il secondo posto dietro al Galles: in molti aspettavano quindi Hodgson al varco.

 

L’Islanda si è schierata con il suo tipico 4-4-2. Linea difensiva a quattro con Saevarsson, Arnason, Ragnar Sigurdsson e Skulason a protezione della porta di Halldorsson. A centrocampo il capitano Gunnarsson accanto a Gilfy Sigurdsson, con Gudmundsson largo a destra e Bjarnason a sinistra. In avanti coppia d’attacco con Sigthorsson e Bodvarsson.

 

Hodgson ha invece schierato i suoi in un 4-3-3. Hart in porta, difeso da Walker, Cahill, Smalling e Rose. A centrocampo Dier davanti alla difesa con Rooney e Alli ai suoi fianchi. Tridente con Kane centrale, Sterling a sinistra e Sturridge a destra.

 

La partita è sembrata subito in discesa per gli inglesi, passati in vantaggio al quarto minuto, dopo che nel girone non erano nemmeno mai riusciti a segnare nel primo tempo. Sturridge ha recuperato palla sulla destra e dalla parte opposta ha visto il taglio verso l’area di rigore del suo ex-compagno al Liverpool Sterling. Saevarsson ha intuito il passaggio con un attimo di ritardo e l’ala del City è arrivata a tu per tu con l’estermo difensore Halldorsson, che lo ha atterrato. Rigore ineccepibile trasformato da Rooney.

 


Il taglio perfetto di Sterling servito dal passaggio altrettanto perfetto di Sturridge.



 

L’Islanda ha però pareggiato dopo appena due minuti, sfruttando l’ormai famosa rimessa laterale del capitano Gunnarsson, che già nel girone aveva propiziato un gol (proprio per questo è incredibile l’impreparazione inglese). Come al solito, la lunghissima traiettoria della rimessa è andata a cercare un giocatore in area di rigore, stavolta Arnason, che svettando su Rooney ha fatto da torre per l’inserimento nell’area piccola dell’altro difensore centrale, Ragnar Sigurdsson, che ha riportato il risultato in parità con un tiro al volo.

 



 

Dopo il gol dell’1-1, gli uomini di Lagerback hanno potuto riavviare il loro piano gara basato sul soffocamento della manovra avversaria e transizioni in appoggio alle due boe in avanti. Il vantaggio è però arrivato da un attacco posizionale, cominciato al 18.esimo da un'altra rimessa lunga di Gunnarsson. L’Islanda ha mantenuto il possesso sulla sinistra, prima di tornare dal proprio capitano che ha cambiato il fronte del gioco per Saevarsson. Il terzino destro ha cominciato una combinazione al limite dell’area avversaria che è passata per i piedi di Gudmundsson, Gilfy Sigurdsson, Bodvarsson ed infine Sightorsson che ha segnato la rete del 2-1 anche grazie alla complicità di Hart.

 



 

 



 

L’ottimo inizio dell’Inghilterra si è trasformato in un incubo e l’inerzia psicologica della gara si è ribaltata completamente. Hodgson ha reagito al vantaggio invertendo il triangolo di centrocampo, con Alli che si è posizionato alle spalle di Kane, un po’ trequartista un po’ seconda punta, considerando i movimenti del compagno del Tottenham che veniva fin troppo incontro alla palla lasciandolo uomo più avanzato.

 



 

 

Anche con Alli mezzala, l’Inghilterra non riusciva a uscire palla al piede e dopo una serie di passaggi che non permettevano di far progredire il gioco, calciava lungo.



 

Dier è rimasto relativamente centrale mentre Rooney è rimasto ad orbitare sul centro-sinistra, tanto che a più riprese si è venuta a creare una sorta di asimmetria, con una falla sul centro-destra della struttura inglese che peggiorava ulteriormente le già sub-ottimali connessioni tra gli uomini di Hodgson.

 


Dier non si è abbassato in mezzo ai centrali ed è allora Walker a stringersi ed assicurare la circolazione bassa. Il solo Sightorsson porta pressione sui tre, ma per il terzino degli Spurs non ci sono possibilità di avanzare, viste le distanze troppo ravvicinate con i difensori e la marcatura di Bodvarsson su Dier. Inoltre è evidente la “falla” sul centro-destra della struttura inglese e lo sbilanciamento verso il centro-sinistra, dove è posizionato Rooney e il reparto offensivo, con Alli molto vicino a Kane.



 

Il problema della marcatura o schermatura di Dier da parte di Sightorsson e di Bodvarsson si è rivelato quasi insolubile per l’Inghilterra, che aveva immense difficoltà a far passare il pallone dal centro del campo. Tra l’altro anche quando la palla giungeva a Rooney o Alli, le ricezioni erano spesso spalle alla porta e la compattezza verticale dell’Islanda permetteva di portare pressione e recuperare palla con relativa facilità.

 

Il supporto a Smalling e Cahill della salida lavolpiana di Dier, sembrava più un modo per far ricevere palla al mediano del Tottenham che un reale mezzo per facilitare la fase di uscita. Difatti Sightorsson e Bodvarsson non attuavano mai un pressing offensivo quando Dier si abbassava, sia per non allungare la propria squadra, sia perché a questo punto, con Rooney che scalava, potevano coprirlo e dirottare la manovra verso le fasce come da piano gara, visto che ormai il centro era quasi completamente svuotato. Più e più volte l’Inghilterra ha manovrato in orizzontale all’interno della propria metà-campo senza riuscire a progredire, per poi lanciare un pallone lungo sugli esterni, affidandosi alla velocità di Sterling e Sturridge.

 


Dier scala in mezzo a Cahill e Smalling, con Sightorsson e Bodvarsson che non lo pressano, ma si stringono impedendo a Rooney di ricevere palla, su cui anche Gunnarsson è pronto a intervenire. Alli è già posizionato oltre la linea a 4 del centrocampo islandese e per Dier è impossibile far avanzare il gioco.



 

Dopo aver bloccato l’accesso al centro del campo, il passo successivo per l’Islanda era quello di costringere la palla a giungere sugli esterni, dove il portatore veniva pressato diagonalmente, allo scopo di minimizzare le possibilità di ritornare nel mezzo. Quando la palla veniva giocata su uno degli esterni o comunque portata sulle fasce, il compito di Sightorsson e Bodvarsson era quello di dividere il campo, impedendo il cambio di gioco ed indirizzando la manovra verso le zone di maggiore densità del blocco islandese, posizionato ad un’altezza media.

 


Il pressing diagonale islandese. Dier si è allargato, ma non c’è traccia di un compagno da servire, visto che hanno tutti preferito occupare il blocco islandese e che Sightorsson e Bodvarsson rendono difficoltoso anche un passaggio all’indietro. Solo quando Kane decide di abbassarsi per ricevere palla, Dier trova un’opzione, ma l’attaccante, di spalle, ricomincerà da Cahill.



 

A questo punto, lo scenario ideale era quello in cui, approfittando della restrizione della linea laterale, uno degli esterni recuperava palla con un contrasto.

 


Tutti i contrasti tentati dai giocatori islandesi. È evidente la distribuzione dei tentativi sulle corsie.



 

Quando poi difendevano l’area le due linee di difesa e centrocampo di Lagerback erano schiacciate una sull’altra, nel tentativo di impedire l’ingresso in area degli inglesi. È vero che questo schieramento non facilitava le transizioni, spesso condotte in solitaria da uno tra Bjarnason e Gudmundsson, ma è anche vero che i passaggi avversari giunti all’interno dei sedici metri si contano con le dita di una mano e, soprattutto, che l’Islanda era già in vantaggio. Quando poi il giocatore alla testa del contropiede riusciva a difendere palla, il supporto non tardava ad arrivare e anche quando il pallone veniva perso, se l’Islanda aveva abbastanza giocatori intorno alla palla, approfittava della distanza dalla propria porta per attuare anche il gegenpressing. La stessa cosa accadeva in seguito ai calci piazzati.

 



 

 



 

Hodgson ha compreso le difficoltà del proprio regista, tutt’altro che aiutato dai propri compagni, e alla ripresa del gioco dopo l’intervallo ha mandato in campo Wilshere al posto di Dier. La situazione non è cambiata più di tanto, se non per il fatto che l’Inghilterra ha abolito la salida lavolpiana e schierato un doble pivote più ortodosso, ma comunque poco efficiente. A questo punto Sightorsson e Bodvarsson si sono ritrovati a marcare due centrocampisti invece che uno, ma l’Inghilterra ha avuto le stesse identiche difficoltà a costruire occasioni.

 


È il secondo tempo: l’Inghilterra costruisce a centrocampo con Sightorsson che copre Wilshere e Bodvarsson Rooney, costringendo Smalling ad allargare su Rose.



 

Ma evidentemente all’ex allenatore dell’Inter piacciono le asimmetrie, visto che all’ora di gioco ha tolto Sterling e mandato dentro Vardy. L’attaccante del Leicester si è messo più centrale e il terzino sinistro Rose, per compensare, ha giocato quasi da ala, come Sturridge sulla fascia opposta

 


Dall’ingresso di Vardy in poi, Rose ha fatto praticamente l’ala, giocando alla stessa altezza di Sturridge.



 


Né Vardy, né Rashford entrato a tre minuti dalla fine, sono però riusciti a trovare il gol del pareggio e l’Inghilterra ha fallito per l’ennesima volta una competizione internazionale. Le dimissioni di Hodgson, incapace di dare un gioco a questa squadra (solo con la Slovacchia si è vista una prestazione convincente da questo punto di vista) sono giunte immediatamente dopo la partita.

 

Se l’Inghilterra, fuori dall’Europa e dall’Europeo, senza primo ministro e ora anche senza commissario tecnico, non vive di certo il miglior momento della sua storia, l’Islanda è invece in paradiso. Lagerback e il pari-grado Hallgrimsson hanno dato una vera e propria lezione al collega, dimostrando che la cura di ogni minimo dettaglio tattico può portare a risultati davvero impensabili. Adesso ai quarti incontreranno la Francia, un’altra squadra che potrebbe trovare difficoltà contro il 4-4-2 islandese. Ancora non sappiamo come andrà a finire, ma una cosa è certa: la Henson dovrà stampare altre magliette.

 

 

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