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Marco Vettoretti
L'NBA veste moda: City Edition
10 gen 2018
10 gen 2018
Le trenta City Edition disegnate da Nike per la NBA, dalla 30 alla 1.
(di)
Marco Vettoretti
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Una delle quattro uniformi a non essere ancora stata presentata ufficialmente da Nike, nonché una delle meno riuscite: una sostanziale fotocopia della Icon Edition, con un

frontale che vuole omaggiare la nutrita comunità cinese locale e asiatica, dove i Rockets sono amatissimi. Grande marketing, poca fantasia.

 





Idea più che apprezzabile — rendere omaggio al ponte di Brooklyn, simbolo per eccellenza della Grande Mela — ma applicazione rivedibile: la scritta frontale è molto arcuata, forse troppo, e la trama che ricalca i lunghi cavi di acciaio è un richiamo forse un po’ troppo vago e difficilmente visibile da schermo.

 





Il motto “

" è efficace e d’impatto, al contrario della canotta su cui compare, la quale per le sue tinte inusuali — la combo giallo-grigio è un inedito in casa Cavaliers — prende spunto dalle imponenti sculture che adornano l’Hope Memorial Bridge di Cleveland, chiamate Guardians of Transportation. Se è la prima volta che la sentite, siete scusati: non si tratta esattamente di un’attrazione turistica da top-10 negli States.

 





Incapaci di discostarsi dal layout già utilizzato sulla Statement Edition, con lo sperone ed il numero disposti asimmetricamente sul fronte dell’uniforme, gli Spurs omaggiano i militari statunitensi in servizio nelle diverse basi di San Antonio — non a caso soprannominata Military City USA. Per quanto il principio alla base sia onorevole, però, la canotta pecca di originalità: da un mondo ricco di simbolismi come quello delle forze armate poteva uscire qualcosa di più.

 





Ereditata la combo

della vecchia Alternate Jersey, la City Edition dei Raptors è un omaggio neanche troppo velato a Aubrey Graham, ambasciatore della franchigia canadese meglio noto come Drake, sulla cui

, però, è sorto più di qualche dubbio.

 





C’era grande attesa per il ritorno del

sulle uniformi dei Sacramento Kings, ma il risultato finale non è certamente stato all’altezza dell’hype che l’ha preceduto. Il logo utilizzato frontalmente è uno dei meglio riusciti del set presentato nel 2016, e andava forse premiato con qualche centimetro quadrato in più. Peccato.

 





Più pertinente di quanto possa sembrare a una prima occhiata, la canotta bianca con inserti rossi e celesti è figlia legittima della bandiera della città di Chicago, mentre la scritta in corsivo strizza l’occhio alle uniformi vestite dai Bulls nei tardi anni Ottanta, i primissimi dell’era Michael Jordan.

 





Una delle prime City Edition ad essere presentata ufficialmente, la canotta dei Denver Nuggets rinuncia — come Spurs e Kings — al

frontale, puntando tutto su un grande logo centrale con vette innevate e picche incrociate. L’elemento migliore dell’uniforme sono i pantaloncini, con il conto dei piedi 

al centro della cintura e un accattivante motivo grafico sulla parte inferiore. Peccato non bastino a risollevarne la valutazione complessiva.

 





Inesorabilmente legati al destino e alla storia di Martin Luther King, i Grizzlies omaggiano ancora una volta l’attivista ucciso il 4 aprile del 1968 al Lorraine Motel di Memphis, dove si era recato a supporto delle proteste dei lavoratori locali. È proprio da quelle proteste, e dai cartelli usati dai manifestanti che l’uniforme dei Grizzlies prende ispirazione: nonostante il prodotto finale non entusiasmi, la scelta della franchigia rimane encomiabile.

 







Mescolare passato e presente è un esercizio di stile visto e stravisto, ma spesso efficace, al quale non si sono sottratti gli Atlanta Hawks. Sulla loro City Edition

, infatti, i Falchi sono andati a posizionare una linea in

che va a ricalcare quella delle uniformi utilizzate per due sole stagioni ad inizio anni Settanta, mentre un pannello laterale è dedicato alla trama a triangoli che da un paio di stagioni caratterizza le uniformi degli Hawks.

 





Ispirata alla sottovalutata (a loro dire)

di Dallas, la canotta dei Mavericks è semplice e minimalista: il lettering frontale è essenziale, forse troppo, mentre una linea bicolore verde e blu scorre su bordi e fianchi. Un po’ poco.

 





Disegnata in collaborazione con Kobe Bryant in persona, più che City Edition la quarta canotta presentata dai Los Angeles Lakers andrebbe chiamata Mamba Edition: totalmente nera con un effetto pelle-di-serpente molto realistico, l’uniforme è una licenza — più che comprensibile — che i Lakers si sono concessi nella stagione in cui le due maglie di Bryant sono state ritirate. Le altre della linea nei prossimi anni celebreranno altre leggende della storia della franchigia: il materiale umano a cui attingere non manca.

 





Un grande classico: vista la prima volta quando la franchigia ancora non si chiamava Pelicans, la colorata uniforme ispirata al Mardi Gras è prevalentemente viola con inserti bianchi, gialli e verdi, e il caratteristico lettering di tutte le uniformi indossate da Anthony Davis e compagni. Curioso il posizionamento danzante dei numeri. Verranno indossate unicamente nel corso del Carnevale di New Orleans: se vi capita di essere là, l’acquisto è quasi obbligatorio.

 





 




Andare all-in su un singolo colore è una strada intrapresa da diverse franchigie all’interno della collezione City Edition e dalla quale non si sono sottratti i Suns. L’uniforme di Phoenix gioca su diversi toni di quel viola classico della franchigia dell’Arizona, strizzando l’occhio alla folta comunità ispanica con le due scritte frontale — “Los Suns”, grande e posta in diagonale sul petto, e “Somos PHX”, più piccola, e posizionata sul bordo inferiore della canotta.

 




C’era grande attesa per il ritorno della canotta dedicata a Motor City — una delle uniformi più apprezzate dai tifosi dei Pistons da quando è stata introdotta ormai 5 anni fa. Il look blu scuro è accattivante e, nel caso non bastasse il wordmark frontale, gli inserti cromati sono un ulteriore omaggio all’industria automobilistica di Detroit, vero e proprio orgoglio di una città che sta lentamente uscendo dal baratro dove era caduta dopo la bancarotta del 2013.

 




Il secondo completo bianco nel corredo degli Washington Wizards è un elegante e rispettoso inchino verso la capitale degli Stati Uniti d’America, dell’intero District of Columbia e dei molti monumenti che vi si trovano. Oltre al più che esplicito lettering frontale, la canotta presenta una trama marmorea sui due fianchi e una numerazione dagli angoli smussati: due dichiarati riferimenti alle diverse attrazioni storiche di Washington, DC.

 




Jack Ramsay fu il coach che nel 1977 guidò al titolo i Portland Trail Blazers di

. E lo fece non solo alla loro prima esperienza in post-season, ma anche indossando una serie di giacche e completi talmente unici da rimanere indelebilmente nella storia della franchigia. È proprio da quelle giacche che la City Edition dei Trail Blazers prende ispirazione, presentando le medesime grafiche su diversi toni di nero, sia sul fronte che sul retro dell’intera uniforme, con sprazzi di rosso ad accendere i fianchi e la grande scritta centrale Rip City.

 


 

 




A proposito di grigio… Per quanto non faccia parte della

ufficiale dei Boston Celtics — e per quanto ogni suo precedente utilizzo da parte di Boston si sia rivelato un fallimento — la City Edition cucita attorno ai diciassette volte campioni NBA si gioca il jolly del leggendario parquet incrociato, ottenendo un effetto visivo piacevole e sicuramente evocativo. Una chicca: il centro della cintura dei pantaloncini non vede utilizzato un logo secondario, bensì una versione in miniatura del banner del titolo vinto nel 2008.

 




 

Dopo i risultati clamorosamente negativi raccolti con il loro rebranding del 2015, gli L.A. Clippers hanno risollevato le sorti del proprio look con pochi, calibrati accorgimenti. Non ultimo quello di una City Edition ispirata ai trascorsi della franchigia a San Diego, con azzeccati inserti su entrambe le gambe dei pantaloncini e il monogramma LAC a decorare la cintura.


 

 







 






 






 






 






 






 







Can you feel the hype?


 






 






 




 



 


Tanto bella da richiedere un parquet dedicato, alla sua altezza


 


 

 



 

 

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