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La redenzione di Julius Randle
20 mag 2025
Era difficile aspettarselo, ma Randle è uno dei migliori giocatori di questi playoff.
(articolo)
7 min
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Non è la prima volta che scrivo di Julius Randle per Ultimo Uomo. La prima volta era il 2021 e Randle era stato l’artefice del ritorno dei New York Knicks ai playoff dopo otto anni. Nel mentre sono cambiate un po’ di cose: la squadra di Thibodeau non è riuscita a fare il passo in avanti, almeno fino a questi playoff, e l’importanza di Randle è declinata. In estate New York lo ha spedito a Minnesota, in una trade di cui si è parlato molto. I primi difficili mesi ai Timberwolves sembravano confermare quello che di lui si dice ormai da anni: Randle è un giocatore troppo condizionante su entrambe le metà campo per far parte di una squadra che punta a fare strada nei playoff.

Il suo rendimento nelle ultime settimane di regular season, e soprattutto in questi playoff, però, ha oggettivamente sorpreso molti. Randle è diventato il secondo violino – e a tratti anche il primo – di una squadra che ha raggiunto le Finali di Conference nel feroce Ovest per il secondo anno di fila.

A CAVALLO TRA DUE DECENNI
Randle ha uno stile di gioco che mescola l’aggressività sotto canestro e la forza bruta tipica degli anni ’90 con le qualità che devono avere i lunghi moderni: le due serie giocate contro Lakers e Warriors riassumono tutto questo. Ai playoff Randle sta tenendo medie di 23.9 punti, 5.9 rimbalzi e 5.9 assist con il 51% al tiro dal campo e il 34.5% da 3, tutti career high a eccezione dei rimbalzi.

Finora ha avuto alcune buonissime serate al tiro da 3, ma è rimasto prima di tutto un giocatore che ti punisce spalle a canestro. A eccezione di Draymond Green, che però è uno dei migliori difensori della storia del gioco, quando Randle ha fatto a spallate in post è riuscito a sovrastare pressoché chiunque. Con i Warriors, in particolare, ha esposto i loro problemi di taglia sotto canestro:

In regular season Randle produceva di più spalle a canestro (1.09 punti per possesso, contro gli 0.92 attuali), ma in questa classifica è comunque il sesto giocatore più prolifico dei playoff. Il suo stile di gioco ti logora possesso dopo possesso. Randle non ama correre – è quintultimo per frequenza di utilizzo del contropiede in questa post season – ma Minnesota cerca di utilizzarlo sui contropiedi come venivano utilizzati i lunghi vecchio stampo: si cerca di passare loro la palla in post quando la difesa non è sistemata e gli accoppiamenti sono favorevoli per l’attacco.

In queste 10 partite di postseason ha anche raggiunto un livello più alto anche come giocatore di pick and roll, situazione che esplora poco (8.5% di frequenza di utilizzo) ma in cui è chirurgico (1.59 punti per possesso). Randle è sufficientemente grosso e abile in post per punire i giocatori più piccoli, ma se gli metti alle calcagna un centro “vero”, allora diventa difficile corrergli dietro per il campo. Già passare sopra i blocchi di Randle vuol dire schiantarsi contro un blocco di amianto: quando poi il gioco a due si sviluppa con Anthony Edwards, allora la gravità esercitata da AntMan ha effetti sul gioco del lungo, che per forza di cose gode di spazi più ampi.

VERA POINT FORWARD
Soprattutto nella serie di secondo turno, Randle è stato l’apriscatole della difesa dei Warriors, con il tiro ma anche con gli assist. È sempre stato un buon passatore come tecnica, decisamente meno come tendenza però. In questi playoff invece sta giocando in maniera molto più controllata e intelligente, segnando quando deve segnare e agevolando il lavoro dei compagni in altre circostanze. Quando è spalle a canestro, è lui a ricevere le attenzioni delle difese, ed è qui che le sue doti di passatore tornano utili, sia per le triple piedi per terra, che per i tagli senza palla dei compagni.

Poi è chiaro che gli assist, per essere tali, vanno trasformati in canestri. Se Donte DiVincenzo sta faticando terribilmente al tiro, Edwards è stabile (38.5% da tre), mentre Naz Reid è decisamente caldo (46.7% da 3). Randle è sì un giocatore che va a un ritmo tutto suo, più basso rispetto al resto della squadra (Minnesota è quinta ai playoff per frequenza di utilizzo del contropiede e per punti per possesso in questa situazione), ma sa anche come condurre un contropiede, servire un compagno con un passaggio vincente o mettersi in proprio.

È nono in punti a partita (9.6) prodotti tramite penetrazioni a canestro, cifra quasi raddoppiata rispetto alla regular season (erano 5.9). La sua prolificità come passatore è evidenziata anche dai 15.6 punti prodotti a partita dai suoi assist in questi playoff: l’unico lungo vero davanti a lui in classifica è Nikola Jokic. In squadra è secondo per passaggi effettuati di media a partita dietro solo a Edwards. Nel momento più importante della stagione, Randle si è evoluto in un giocatore all-around, capace di riempire il foglio delle statistiche a tal punto da diventare il primo Timberwolves dai tempi di Garnett a realizzare una tripla doppia ai playoff.

Randle non è decisivo solo nella metà campo offensiva. Quando c’è stato bisogno di lui, soprattutto nella serie contro i Lakers, ha mostrato una notevole applicazione difensiva soprattutto contro Luka Doncic. D’accordo, lo sloveno non era nelle migliori condizioni psicofisiche, ma Los Angeles era contenta di metterlo nei pick and roll per costringere Randle a marcarlo. Il risultato sono stati 22 punti in 5 partite per Doncic quando direttamente marcato da Randle, realizzati con il 32% dal campo e il 14% da 3.

I FISCHI E IL RISCATTO
Oltre al titolo NBA, la squadra di Chris Finch si sta giocando tanto, almeno come composizione del roster. Minnesota ha il secondo monte stipendi della NBA, che però in estate potrebbe alleggerirsi, non senza conseguenze. Lo stesso Randle è uno di quelli che ha più da perdere in questi playoff, avendo sul contratto una player option da poco più di 30 milioni. A maggior ragione visto il rendimento delle ultime settimane, l’ex Knicks non dovrebbe esercitarla, per ottenere un salario più elevato. Stessa sorte attende Naz Reid e Nickeil-Alexander Walker fondamentali elementi della rotazione di Minnesota che diventeranno unrestricted free agent. Minnesota è una delle tre squadre – assieme a Phoenix e Boston – sopra il secondo apron, soglia del salary cap oltre la quale scattano le restrizioni più rigide: lo scorso anno Karl-Anthony Towns fu ceduto essenzialmente per questo motivo, e questa estate sembra che una situazione analoga possa ripetersi.

Dal suo rientro dopo l’infortunio, Randle ha realizzato 18.2 punti di media in 31 minuti con ottime percentuali (52.3 dal campo e 39.8 da 3), con Minnesota che ha perso solo 6 partite, di cui 2 finora ai playoff. A New York sembrava potesse diventare un perno della squadra di Thibodeau, ma lo scarso rendimento ai playoff, riassunto nel 34% dal campo in due edizioni di post season, lo aveva reso un nemico dei tifosi Knicks, notoriamente agli estremi, sia in positivo che in negativo.

A gennaio 2022, pochi mesi dopo la luna di miele dei playoff 2021, fu una partita con i Celtics a far precipitare la relazione tra i tifosi di New York e il lungo. Quella partita finirono per vincerla i Knicks con una rimonta incredibile, non prima però di essere fischiati mentre erano pesantemente sotto nel punteggio. Niente di nuovo al Garden, se non fosse che, dopo un canestro nel bel mezzo della rimonta, Randle decise di sfidare gli spettatori facendo il pollice verso e dicendo loro in conferenza stampa di starsene muti. Di certo il pubblico di New York non poteva non legarsela al dito, né tantomeno limitarsi a fischiare un giocatore che gli aveva mancato di rispetto. Dopo l’eliminazione da parte degli Heat in gara-6 delle semifinali di Conference 2023, sul suo poster appeso nei corridoi del Garden fu scritto Trade me, “scambiatemi”, con una bomboletta spray: la gigantografia fu poi strappata e calpestata e il tutto fu ovviamente ripreso e caricato sui social. Randle terminò quell’elimination game con 15 punti e 3-14 dal campo.

A proposito di quanto detto poco fa sulla volubilità del tifo e della stampa newyorkese, le sue prestazioni in questi playoff non sono passate inosservate anche nella Grande Mela. Sui siti locali e nelle immancabili conversazioni su Reddit in molti si sono chiesti: ma non è che abbiamo sbagliato a giudicare Julius Randle? Ora non sono solo i punti che segna, ma anche le sensazioni che trasmette: quelle di un giocatore più maturo che ha capito cosa deve fare per far vincere i suoi. Nella conferenza stampa dopo gara-3 contro i Lakers c’è stato uno scambio di battute tra lui ed Edwards che riassume bene la mentalità con cui ora approccia le partite:

Anthony Edwards si prende le copertine per il suo modo di essere e di giocare, ma Julius Randle finora è stato al suo livello. I playoff NBA 2024-25 sono anche questo.

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Michele Serra nasce nel 1993 a Bologna dove studia Lingue e Letterature Straniere. Ama seguire gli sport americani, ascoltare musica e giocare a basket. Scrive anche per Football Nation e Fuori Dagli Schemi.

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