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La guida al fantabasket NBA 2022-23
11 ott 2022
11 ott 2022
La tradizionale Top-50 per sbaragliare la concorrenza.
(copertina)
Marty Jean-Louis/Sipa USA
(copertina) Marty Jean-Louis/Sipa USA
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Come sostiene Federico Buffa, i mondiali di calcio hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno i tempi di quelli che verranno. Anche la nostra nobile disciplina non scherza a questo proposito e se è vero che in diversi Draft di quest’anno Trae Young rischia di essere selezionato prima di Steph Curry, qualche riflessione sul tempo che trascorre impetuoso si riverbera sui nostri fanta-taccuini. Giova ricordare che per allargare il più possibile la platea dei partecipanti, ci affidiamo ancora una volta al formato collaudato di punteggio standard e la nostra classifica è stata concepita per assecondare questa metrica:

Points: 1.0, Rebounds: 1.0, Assists: 1.0, Blocks: 1.0, Steals: 1.0, Turnovers: -1.0

Il sito di riferimento resta sempre lo stesso e ormai molti di voi sono felicemente invischiati in leghe dallo sviluppo pluriennale che sono il perfetto carburante per un po’ di sano trash talking tra amici e conoscenti. È quel periodo dell’anno dove il lavoro o lo studio vengono in parte stravolti dal ritmo del Draft e il vostro smartphone saltella sul comodino in piena notte: sulla chat di lega vi stanno probabilmente insultando per aver bloccato il nono giro alle tre del mattino (sacrilegio!). Buon campionato a tutti, ricordate che ogni lega non dorme mai.

Andiamo a svelare la nostra graduatoria:

1. Nikola Jokic, Denver Nuggets

Una scelta prevedibile come la conduzione di Amadeus nel contesto nazionalpopolare di Sanremo. Come preconizzato nella guida dello scorso anno è ulteriormente salito di livello, scollinando agilmente i 40 fantapunti con questa metodologia di punteggio. Il ritorno in pianta stabile di Jamal Murray e Michael Porter Jr. potrebbe incidere negativamente sul fatturato, ma dopo l’avventura estiva in nazionale, un supporto di qualità appare indispensabile per distribuire le forze durante la stagione. La produzione a rimbalzo è salita a livelli da specialista anni ‘90 con quasi 14 carambole a sera e questo potrebbe essere l’anno giusto per assestare una stoppata di media. Denver si presenta ai nastri di partenza con voglia di riscatto e l’impellente necessità di recuperare il terreno perduto nella corsa al titolo. Fattori che spingono a rifugiarsi nel vecchio adagio: pivot che vince non si cambia.

2. Giannis Antetokounmpo, Milwaukee Bucks

Le precarie condizioni del ginocchio che hanno contrassegnato la sua offseason 2021 hanno solo parzialmente offuscato la personale fantastella. I Bucks hanno imparato ad utilizzarlo con parsimonia come attestano le 65 partite di media distribuite nell’arco di tre stagioni (al netto di quella accorciata): una gestione che lo avvicina più a Joel Embiid che a Nikola Jokic in termini di appetibilità. Con l’approssimarsi della maturità dei 30 anni, i tiri liberi potrebbero flirtare con una percentuale vicino al 75% e da questo punto di vista le prestazioni offerte con la Grecia hanno fornito indicazioni confortanti. Rispetto allo scorso anno si attendono piccoli ma significativi progressi anche a livello di palloni persi mentre il minutaggio compresso non dovrebbe consentire margini di crescita a livello di stoppate e rimbalzi. Milwaukee ha confermato un solido cast di supporto e la possibilità di una nuova corsa per l’MVP è un bonus prezioso.

3. Joel Embiid, Philadelphia 76ers

L’avvento di James Harden e la pesante assenza di Ben Simmons gli hanno consegnato a tutti gli effetti le chiavi della squadra, ormai cristallizzata intorno alle sue caratteristiche. Il suo Usage Rate ha toccato quota 37% e solo Luka Doncic si è spinto vicino a queste vette monopolistiche nel 2021-22. Artista assoluto nella metà campo offensiva, vale da solo un attacco dal rendimento efficace come attestano gli oltre 30 punti per partita e le tonnellate di spaziature fornite gratuitamente ai compagni. Spinto dalla necessità, ha prodotto il maggior numero di presenze in stagione regolare della carriera (68) con un minutaggio di poco superiore ai 30 minuti. Il potenziale di Tyrese Maxey e la ritrovata vena di Harden potrebbero limare i numeri totali, ma è ancora più importante che Coach Rivers non lo utilizzi selvaggiamente nei momenti di stanca. Ha compiuto un altro salto di qualità.




4. Luka Doncic, Dallas Mavericks

Uno dei principali artefici del colpo di stato che ha destituito Rick Carlisle, l’affiatamento tecnico con coach Kidd ha fatto ricredere la critica NBA che aspettava con i fucili spianati. La forma fisica resta ondivaga, la sete instancabile di possessi parzialmente mitigata e l’affiatamento con Jalen Brunson ha fatto davvero la differenza. Con la partenza del compagno di reparto in direzione New York Knicks diventerà vitale il talento tecnico e fisico di Christian Wood, arrivato a sua volta per riempire il vuoto lasciato da Kristaps Porzingis. Questi stravolgimenti minacciano di rallentare la crescita di una superstar di soli 23 anni che è ormai entrata stabilmente nel gotha della NBA. Una certa indolenza difensiva e i numeri scadenti a livello di conversione dei tiri liberi (un mesto 74% per la dolcezza di quelle mani), sono le uniche note stonate di un giocatore che vive costantemente nella dimensione della tripla doppia. Può ancora scalare una marcia?

5. Ja Morant, Memphis Grizzlies

Colpo di scena? Fino a un certo punto. Arriva da una stagione regolare dove si è accomodato tra i top-10 e ha incrementato il fanta bottino di una decina di punti (quasi 34). Lo stile di gioco dispendioso e perennemente a rischio infortunio consigliano di optare per scelte più conservatrici, ma seguendo lo spartito si vince raramente (e ci si diverte meno). Come potenziale è certamente uno dei protagonisti più appetibili dopo gli irraggiungibili primi quattro della classifica: la freschezza, la “fame” tecnica e una squadra schiacciata sulla sua leadership potrebbero significare una crescita capace di fare la differenza. Rispetto i primi due anni nella lega è migliorata la selezione di tiro (50% dal campo) e la capacità di incidere anche a rimbalzo (quasi 6 per serata). Il rischio di una piccola stagnazione dei numeri è possibile, ma se avete il miocardio debole, occhio alle palpitazioni quando si lancia ad attaccare il ferro.

Un po’ di Vince Carter e un po’ di Derrick Rose?

6. Kevin Durant, Brooklyn Nets

Costretto a fare gli straordinari per le scelte di vita di Kyrie Irving, i numeri che ha prodotto hanno dato ragione ai suoi affezionati ma il bottino di 55 partite (e l’anno prima solo 35) ne ha minato l’appetibilità complessiva. A complicare la situazione, dobbiamo aggiungere alla lista la richiesta di trade che fin qui non è andata a buon fine e la gestione erratica di Steve Nash che ha faticato parecchio a governare la nave. A rigor di logica il minutaggio dovrebbe scendere più vicino ai 30 che ai 40 minuti per gestire al meglio un fisico che ha ridefinito i canoni della leggiadria offensiva nella lega. Rispetto alla sua esperienza in maglia Warriors gli viene richiesta una maggiore responsabilità nello sviluppo del gioco, ma a dispetto del numero di assist che è cresciuto, anche i palloni persi hanno cominciato a drenare le statistiche. Safe Pick di grana finissima, solo un poco appannata dal tempo e dagli eventi.

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7. Trae Young, Atlanta Hawks

Tornato ai fasti di un paio di anni fa, ha chiuso la stagione sfiorando i 37 fantapunti che gli hanno permesso di surclassare buona parte della concorrenza, almeno a livello di esterni. L’inserimento di Dejounte Murray va certamente analizzato con attenzione perché potrebbe influenzare negativamente la totale libertà offensiva di cui ha beneficiato fino a questo momento. Young non ha ancora 25 anni e i margini di crescita non vanno sottovalutati soprattutto se consideriamo il fatto che ha guidato la lega per punti e assist totali nella stagione appena trascorsa: un vertice statistico griffato in precedenza da Tiny Archibald e che nessun giocatore aveva avvicinato dal lontano 1972-73. In questo momento storico è probabilmente sottovalutato dalla stampa e i tifosi: merita una possibilità in alta lotteria.

8. Jayson Tatum, Boston Celtics

Solido come una roccia a dispetto della giovane età, sembra pronto ad avvicinarsi al muro dei 35 fantapunti anche se le medie di produzione al minuto non fanno gridare al miracolo. Un’ala moderna e versatile che sta migliorando anche nella gestione dei possessi ed è ormai una certezza di assoluto livello anche in difesa: nei ranking di inizio stagione sta sgomitando con Jimmy Butler e Kawhi Leonard per il riconoscimento simbolico di miglior ala piccola della NBA. Tatum ha ritoccato in alto la sua media punti (26.9), rimbalzi (8.0) e di assist (4.4) ogni stagione con impressionante regolarità. La convivenza con Jaylen Brown è diventata molto più redditizia del passato grazie al lavoro tecnico e psicologico di Coach Udoka che non ha esitato a mettere sotto pressione il duo biancoverde. Quanto peserà questa assenza?




9. James Harden, Philadelphia 76ers

La produzione comparabile al 2014-15 e la muscolatura sempre più fragile gli hanno fatto perdere parecchie posizioni, tanto che nei Draft più alternativi potrebbe navigare anche abbastanza distante dai primi 10 selezionati. Per i più ottimisti siamo di fronte a un possibile candidato ombra per il titolo di MVP, mentre più di qualche detrattore usa da mesi l’etichetta di bollito. La verità sta probabilmente nel mezzo, ma una maggiore confidenza con lo staff tecnico e i compagni potrebbe consentire uno scatto in avanti dei suoi numeri. Tyrese Maxey sgomita per conquistare maggiori responsabilità e forse il giovane compagno potrebbe aiutarlo ad allentare la pressione che le difese avversarie esercitano senza soluzione di continuità quando giostra in campo. Siamo di fronte alla stagione spartiacque della carriera?

10. LeBron James, Los Angeles Lakers

Stessa spiaggia, stesso mare: la medesima posizione in classifica dello scorso anno e stiamo parlando ormai di un arzillo 38enne. Per picchi di produzione e i mesi di grande forma in cui vi farà vincere in carrozza diverse partite, dovete considerare quelli in cui sarà fisiologicamente costretto a riprendere fiato. La dicotomia tecnica dei Lakers e la situazione da (apparente) separato in casa di Russell Westbrook non induce allo smodato ottimismo riguardo il buon senso della sua gestione fisica. L.A. ha una finestra abbastanza piccola per rientrare in gioco a tutti gli effetti ed eventuali operazioni di mercato a effetto potrebbero ulteriormente incidere sul fanta-rendimento dei giocatori più rappresentativi. Sia quel che sia, a queste latitudini rappresenta un'occasione troppo ghiotta per cercare reali alternative.

Il treno di LeBron non accenna a rallentare.

11. Stephen Curry, Golden State Warriors

Ci avviciniamo a grandi passi verso i 35 anni e se mettiamo un attimo da parte l’emotività legata alla conquista dell’anello, dobbiamo annotare che rispetto alla stagione regolare precedente ha perso circa 6 fantapunti di produzione. Il calo va spiegato in parte per i numeri irripetibili del 2020-21, in parte con la politica sempre più green degli Warriors e il ritorno in pianta stabile di Klay Thompson. È presumibile una strategia di risparmio delle energie sempre più importante per Steph con il passare degli anni, quindi non lasciatevi cogliere impreparati ma provvedete a schierare una nutrita batteria di esterni di riserva per far fronte ad eventuali tagli estemporanei di minutaggio.

12. Karl-Anthony Towns, Minnesota Timberwolves

Scivolato più in basso rispetto al solito, questa posizione non è da intendere come una critica al rendimento ma al riconoscimento del talento diffuso su cui possono contare a Minneapolis dopo la trade per Rudy Gobert. KAT rischia di scivolare fuori dalla zona di confort sia dal punto di vista difensivo (pazienza, è il suo tallone d’Achille), sia da quello offensivo dove ha pochi rivali quando si tratta di mettere punti a referto. Come se non bastasse, a turbare il quadro c’è la prepotente salita di Anthony Edwards, che è già riuscito a conquistare dei giochi in attacco disegnati apposta per lui. Il suo compito principale, almeno al principio, dovrebbe essere quello di spaziare il campo grazie alla precisione nel tiro da fuori. Potrebbe essere una stagione votata a un maggior sacrificio sull’altare del successo di squadra?


13. Devin Booker, Phoenix Suns

Inseguito per anni dall’etichetta “tanto buono nella realtà quanto poco al fantabasket”, è finalmente riuscito a salire i gradini per entrare nel salotto buono della nostra specialità. Ha toccato i 30 fantapunti complessivi e soprattutto sfiorato la produzione di un punto al minuto, un vero lusso per un esterno con le sue caratteristiche. Forse ci sono safe pick con più garanzie a ridosso della posizione numero 10, ma vale sempre la pena investire riguardo l’upside statistico di un giocatore che compirà 26 anni solo a fine mese (e comincia la sua ottava stagione in NBA). L’avvento di Chris Paul ha contribuito a migliorare il suo gioco ma almeno dal principio ha compromesso la produzione di assist che ha sofferto per un paio di anni. Leggermente migliorato a rimbalzo (ne cattura 5 a partita), ha registrato più di un pallone recuperato per partita. Una sicurezza?

14. Anthony Davis, Los Angeles Lakers

Se analizziamo freddamente il numero delle presenze, la quota si ferma malinconicamente a 76 in due anni. Quando è in campo il (fanta) rendimento resta quello di un giocatore di riferimento assoluto per la disciplina, ma il suo status fisico resta più volatile di una promessa elettorale. Quest’anno è chiamato alla stagione del definitivo riscatto e la pressione aggiuntiva potrebbe valere una scommessa rischiosa, anche perché con lui terminano a tutti gli effetti i lunghi in grado di contrastare gli Jokic di questo mondo. Selezionare un giocatore che sulla carta ha finito tutti gli alibi spesso è una buona idea e con un un buon mesetto di regular season potrebbe avere un valore raddoppiato per eventuali scambi. Sostanzialmente va scelto con una buona indole speculativa, alla stregua di una criptovaluta. Se succede…

15. LaMelo Ball, Charlotte Hornets

Nel 2021-22 lo abbiamo inserito nei primi 40 e alla fine il creativo quanto poco convenzionale playmaker degli Hornets ci ha regalato più di qualche soddisfazione. Con questo formato i momenti negativi al tiro dovrebbero incidere davvero poco: almeno a livello di Eastern Conference pochi esterni possono vantare il suo luccicante upside. Lascia qualche dubbio l’abbinamento con Coach Clifford ma a questo punto della carriera (21 anni) è più utile un mentore che un guru offensivo. Varie guide di categoria ottimiste lo consigliano persino nei primi 10 posti, ma forse è il caso di evitare voli pindarici anche per la spinosa situazione di Miles Bridges, che rischia di minare il potenziale della squadra. 30 fantapunti sembrano tranquillamente alla sua portata, come attesta l’ottimo rendimento dopo febbraio.

16. DeMar DeRozan, Chicago Bulls

La firma a Chicago lasciava presagire una tranquilla parabola discendente e invece il giocatore arrivato dai San Antonio Spurs ha dato vita a una delle migliori annate in carriera. Coinvolto a pieno merito nelle discussioni per l’MVP, ha sfiorato i 30 punti segnati per sera e si è rivelato un jolly fenomenale per i lungimiranti proprietari che lo hanno ingaggiato. Ci sono diversi dubbi che riesca a replicare o avvicinare la produzione del 2021-22, ma se cercate una buona ala non spedite le vostre labbra a un indirizzo nuovo. Prima della partita delle stelle ha circumnavigato i 40 fantapunti di media crivellando la retina avversaria senza apparente coscienza. Oltre a tutto questo, va considerato il grande numero di partite giocate (76) che ha cambiato l’oroscopo delle sue squadre. In fondo ha solo 33 anni.

L’MVP sentimentale del 2021-22?




17. Pascal Siakam, Toronto Raptors

Archiviati definitivamente i problemi fisici e il momento di involuzione tecnica successivo alla bolla di Orlando, il campione NBA 2019 sembra finalmente sul punto di tornare ai vertici assoluti. Versatile su entrambi i lati del campo, perfettamente integrato nella realtà canadese dove è ormai considerato un ambasciatore della franchigia, siamo di fronte a un tuttofare statistico che potrebbe essere colpevolmente ignorato dai vostri avversari. Alla vigilia del training camp ha lanciato messaggi bellicosi al resto della lega e ha apertamente dichiarato l’ambizione di diventare un top-5 a breve. Deve migliorare nei tiri liberi (il 75% è poco lusinghiero) ma ormai sfiora stabilmente il 50% dal campo e il 35% nel tiro pesante. La quota di recuperi e stoppate può conoscere un interessante margine di crescita. Accattivante.

18. Damian Lillard, Portland Trail Blazers

Per anni ci ha abituato ad imprese fanta-epiche, ci ha viziato con un rendimento stellare che ci ha intrattenuto e quasi commosso allo stesso tempo per la encomiabile continuità. Dopo stagioni e stagioni spese a giocare sopra gli infortuni e a convivere con il dolore, lo scorso anno ha deciso di fermarsi e di andare sotto i ferri dopo che il suo gioco era palesemente sceso di livello. Le “basse” cifre inchiostrate sui libri non vanno prese per oro colato (24 punti con un allarmante 40% complessivo dal campo) perché sono probabilmente destinate a lievitare verso l’alto. I cambiamenti di status da certezza a possibile scommessa fanno sempre tremare i polsi nei primi giri di selezione, più che mai per i soggetti over 30. Tuttavia è con queste decisioni che si separa il grano dalla crusca: dalle parti di Portland si dice stia scalpitando.

19. Bam Adebayo, Miami Heat

Sedotti e in buona parte abbandonati: il pupillo di Pat Riley nel 2021-22 non solo ha fallito l’aggancio con le prime 20 posizioni del ranking che sembrava alla portata, ma ha persino ridotto la produzione lasciando costernati chi ha scommesso su di lui. Senza il compagno di merende Duncan Robinson sul parquet (finito sul fondo della panchina di coach Spoelstra) la sua capacità di produzione assist si è inceppata (da 5.4 a 3.4) e l’infortunio al dito che ha limitato le presenze ne ha fatalmente rallentato il ritmo. Gli Heat lo stanno impostando come realizzatore e, a giudicare dai rumors di inizio stagione, l'obiettivo a breve termine è quello di scollinare i 20 punti a partita e di mantenere la doppia cifra nei rimbalzi. Per età (25) e mezzi fisici resta un'opzione lussureggiante che finalmente potrebbe pagare un dividendo generoso.

20. Domantas Sabonis, Sacramento Kings

Il lituano è una garanzia da diverse stagioni: pur allergico alle stoppate e troppo incline ai palloni persi (ai Kings navighiamo su una media agghiacciante di 3.5 a partita), non possiamo trascurare la sua candidatura. Un’abbondante doppia doppia di media è pronta a giustificare la fiducia e questa encomiabile quantità potrebbe fare molto comodo nella fase iniziale della stagione, quando i vostri avversari si perderanno dietro a nomi più strombazzati ma forse meno solidi. La dirigenza di Sacramento lo ha circondato di tiratori come Keegan Murray e Kevin Huerter che potrebbero agevolare i tradizionali scivolamenti in vernice e giovare alla quota di assist totale. Ancora distante dai 30 anni di età, il suo sviluppo tecnico potrebbe conoscere progressi, a patto di trovare maggiore intesa con De'Aaron Fox.




21. Kyrie Irving, Brooklyn Nets

Se state cercando alacremente un esterno in grado di fare numeri da primato a queste latitudini, siete indubbiamente degli ottimisti. E quale scommessa è più affascinante di questa? Nelle ultime cinque stagioni Kyrie ha dilapidato anni di prime tecnico e fisico e ha fatto calare sulla sua testa una quantità tale di red flag da far impallidire il Dennis Rodman dei tempi migliori. Quando riesce a scendere in campo e a non polemizzare con l’ambiente che lo circonda è ancora uno dei primi della pista, status che ha ribadito anche nel pieno della passione per le sue posizioni no-vax. Come la proverbiale scatola di cioccolatini non sapete mai che Irving vi capita: gli scenari possibili da qui alla fine del 2023 rasentano i 14 milioni di Doctor Strange-iana memoria. In ogni caso siamo di fronte a 27.4 punti per allacciata di scarpe: al vostro buon cuore.

22. Tyrese Haliburton, Indiana Pacers

I più smaliziati hanno imparato a memoria i numeri che il playmaker alla corte di Rick Carlisle ha prodotto nella sua avventura a Indianapolis. Navighiamo sulla soglia dei 30 fantapunti che vanno ovviamente inquadrati alla luce di sole 26 presenze con la nuova maglia. Ci sono i presupposti per restare a livelli di produzione simili, ma le difese saranno meno inclini a lasciarsi cogliere di sorpresa. La doppia cifra in assist sembra alla portata ma è il 50% dal campo che forse sarà più difficile replicare nell’arco di una stagione. il suo Usage Rate si ferma a quota 19.5, una caratteristica che lo rende un beniamino dello staff tecnico e dei compagni di squadra. Per i soli parziali, considerate che anche Chris Paul nell’ultima stagione e il Kyle Lowry campione a Toronto sono rimasti ben sotto la soglia dei 20. Wow!

23. Paul George, L.A. Clippers

Le ali di buon lignaggio spesso scarseggiano, mentre un esterno in grado di mettere insieme numeri decorosi è rintracciabile anche dopo i primi 5-6 giri con un po’ di fiuto e di sangue freddo. Seguendo questo mantra, è meglio inserire nel roster un giocatore con le sue caratteristiche, a dispetto della pericolosa fragilità fisica che gli ha garantito solo 31 presenze nell’ultima annata spesa ai Clips. Il rientro di Kawhi Leonard rischia di asciugare numeri e minutaggio che in ogni caso dovrebbero ampiamente giustificare il suo inserimento all’interno del vostro roster. La consistenza è il più grande punto interrogativo ma le skill fisiche e tecniche, oltre a un'estate spesa a lavorare sul corpo nonché la voglia di riscatto consentono un moderato ottimismo. Lecito sperare almeno in 26/28 fantapunti comodi?

24. Anthony Edwards, Minnesota Timberwolves

Minnesota è una squadra ancora insondabile e ricca di mistero, eppure tra le poche certezze sembra spuntare la sagoma torreggiante dello swingman che ha contribuito a riaccendere le speranze di una tifoseria seriamente provata. Nei primi due anni di carriera ha esibito una prepotenza tecnica e fisica che lascia ben sperare anche se l’efficienza non è certamente tra i fiori all’occhiello del suo contributo sul campo. Cresciuto in difesa molto più di quanto la critica abbia recepito (1.5 furti di media), la selezione di tiro e le frequenti pause che spezzettano il suo gioco sono aspetti su cui deve ancora lavorare con cura. Quando è in serata i suoi movimenti sono praticamente immarcabili e se il tiro da fuori lo assiste compiutamente diventa sostanzialmente un caterpillar. Un rischio che dovete correre.

Nessun ferro è stato maltrattato in questo filmato.




25. Jimmy Butler, Miami Heat

Sono tre stagioni che non supera la quota di sessanta partite giocate ma è difficile pensare di rinunciare ad una produzione offensiva che resta costante negli anni e sembra immune dalle offese del tempo. Nel 2021-22 ha fornito un contributo meno significativo del solito in difesa ma replicare i 2.1 palloni scippati a partita era un'impresa davvero proibitiva. Al di là di qualche fisiologica fluttuazione numerica, il suo ruolo negli schemi degli Heat sembra scolpito nella roccia e con la maggior parte dei compagni l’intesa è ormai telepatica. La partenza di P.J. Tucker potrebbe dirottare parte del minutaggio da 4, ad ogni modo secondo i bene informati, il suo tiro da tre in estate ha compiuto progressi. Quando arrivano i playoff può trasformarsi in Godzilla, ma va bene anche la versione in borghese.

26. Cade Cunningham, Detroit Pistons

Il nuovo che avanza. Il suo anno da matricola non è partito in modo scintillante ma dopo la pausa per la partita delle stelle, le sue cifre hanno visto una clamorosa impennata. A partire da febbraio ha messo insieme oltre 21 punti, 6.5 assist, quasi 6 rimbalzi e oltre un pallone recuperato per partita. Durante la offseason ha lavorato per migliorare la tolleranza ai contatti in vernice e si è ripresentato ai compagni con almeno 5 chili di muscoli in più. In ascesa.

27. Rudy Gobert, Minnesota Timberwolves

Gode di una cattiva stampa abbastanza universale e ha certamente contribuito a qualche tensione all’interno del roster degli Utah Jazz. Nella terra dei mormoni ha però rappresentato quasi da solo un intero sistema difensivo e a Minneapolis non chiedono di meglio per cominciare a risalire la china verso i playoff. Towns rischia di renderlo meno fanta-appetibile, ma una solida doppia doppia sembra aleggiare ancora nel prossimo futuro.

28. Kawhi Leonard, L.A. Clippers

Un clamoroso terno al lotto. Secondo i bollettini medici la condizione è incoraggiante ma ha da poco ripreso le partitelle di allenamento 5 contro 5, pur con le cautele del caso. Impossibile stabilire il numero di gare in cui verrà gestito (probabilmente i back to back) ma giova ricordare che talento e mezzi fisici sono da prima classe. In maglia Clippers non ha mai superato le 57 gare ed è improbabile che il record venga ritoccato a stretto giro di posta.

29. Bradley Beal, Washington Wizards

Ci sono 251 milioni di ragioni per credere alla stagione della rinascita. Beal è crollato anche a causa dei problemi al polso che hanno condotto ad una operazione chirurgica, ma a pieno regime può sgomitare per le prime 15 posizioni di questo formato e l’istinto realizzativo dovrebbe essere intatto. Il record di carriera in assistenze (6.6) simboleggia una maggiore assertività verso i compagni? Svalutato come la sterlina inglese.


30. Darius Garland, Cleveland Cavaliers

Ha chiuso il 2021-22 su note altissime e le sue ultime 30 partite hanno scioccato buona parte degli addetti ai lavori della Eastern, ridefinendo in alto le potenzialità dei giovani Cavaliers. A fargli compagnia è arrivato Donovan Mitchell senza il quale avrebbe veleggiato nelle prime 20 posizioni della classifica con il braccio fuori dal finestrino. A questo punto è una vera incognita, ma con un poco di fortuna potrebbe rivelarsi un furto davvero clamoroso.

31. Scottie Barnes, Toronto Raptors

Matricola dell’anno, insieme a Coach Nurse ha trovato la quadra di un talento multiforme che si sposa bene con la filosofia tecnica e difensiva dei canadesi. Lecito attendersi un fatturato più importante in termini di punti e rimbalzi, non va trascurata la possibilità di gestire il pallone per lunghi tratti delle partite, VanVleet permettendo. Ci sono margini per una crescita vicino ai 4-5 fantapunti per assicurare il suo nome accanto alle ali di riferimento.

32. Dejounte Murray, Atlanta Hawks

Nel recente passato abbiamo compiuto diversi errori di valutazione ma abbiamo visto giusto con Murray, che lo scorso anno a livello di numeri totali ha fatto saltare il banco. Dovrà giocare con Young, sacrificarsi in difesa e muoversi di più lontano dal pallone: più o meno lo stesso outlook che lo aveva messo in crisi con DeRozan. La specialità offensiva della casa è il tiro dal mid range che di solito scatena dopo lunghi palleggi, deve reinventare il suo gioco agli Hawks.

Il nuovo Plastic Man?

33. Donovan Mitchell, Cleveland Cavaliers

Trattasi di un clinic offensivo che in pianta stabile ha garantito ai Jazz 25 punti e 5 assist, ma la convivenza con Garland è ancora da sperimentare e limitare i suoi momenti di visione ossessiva del canestro potrebbe richiedere tempo. L’elevato numero di palloni persi (3) va registrato prima possibile: la missione di Cleveland è quella di trasformarlo in un giocatore ancora più efficiente. Da tempi non sospetti, più valido nel mondo reale che al fantabasket.

34. Julius Randle, New York Knicks

Involuto dal punto di vista tecnico e qualche volta in difficoltà anche su quello fisico, il segreto di pulcinella di Tom Thibodeau ha sofferto un'annata che ha finito per metterne in discussione il futuro nella grande mela. Il texano ha risposto con una offseason in cui ha aggiunto ancora più muscoli e ha cercato di adattare il suo gioco lontano dal pallone visto l’imminente arrivo di Jalen Brunson. Può ancora valere una doppia doppia e diversi assist?


35. Zion Williamson, New Orleans Pelicans

Solo un paio di anni fa aveva scollinato i 30 fantapunti e superato le sessanta partite stagionali, poi l’infortunio al piede, le notizie nebulose dei report medici e il buio pesto. Gli astri sembrano allineati per il suo ritorno, il peso sotto controllo (?), ma un anno di ruggine va tenuto in conto e la nuova fisionomia tecnica del quintetto con dei realizzatori come McCollum, Ingram e Valanciunas metabolizzato. Un pick intriso di vero romanticismo.

36. Shai Gilgeous-Alexander, OKC Thunder

In due stagioni ha giocato più o meno le partite di Kevin Durant: la strategia di tanking selvaggio dei Thunder poi ha fatto il resto, inabissando le quotazioni di Shai. Peggiorato contro ogni previsione nel tiro pesante (30% di media), le statistiche difensive hanno sostanzialmente retto ma resta forte l’impressione che SGA sia un pesce fuor d’acqua nel delicato meccanismo di ricostruzione di OKC. Giddey potrebbe limitare le sue statistiche.

37. Deandre Ayton, Phoenix Suns

Le grandi aspettative riposte nei suoi confronti hanno generato una pressione che ha faticato a gestire in campo e fuori. Sembra che non abbia un rapporto idilliaco con coach Williams e in generale le pubbliche relazioni non sono la specialità della casa. Siamo in ogni caso di fronte a una doppia doppia automatica anche se perde più palloni del previsto (1.6) e contribuisce con pochi assist alla causa (1.4). A soli 24 anni può ancora avere importanti margini.

38. Zach LaVine, Chicago Bulls

DeRozan gli ha sottratto spazio, gli infortuni hanno fatto il resto, in particolare ha passato 6 mesi con un ginocchio in disordine e forse la recente operazione ha risolto definitivamente il problema. Difficile pensare ai picchi produttivi del passato quando era il punto di riferimento assoluto dei Bulls, è saggio mettere in preventivo una quota di partite giocate poco sopra le 65 unità. Ha ridotto i palloni persi (2.6), ma in in difesa produce pochissimi recuperi (0.6).

39. Jaylen Brown, Boston Celtics

Se cercate un affidabile giocatore di rotazione da circa 70 partite, in grado di performare senza grandi picchi positivi o negativi, è il vostro uomo. La contemporanea presenza di Derrick White e di Malcom Brogdon lo rende meno appetibile del passato ma il futuro della squadra passa ancora saldamente dalle sue mani. Una ventina di punti per gara non dovrebbero certo mancare, a tutto questo miscela attitudine a rimbalzo (6.1) e tanta garra.

40. De'Aaron Fox, Sacramento Kings

Reduce da una stagione in cui è andato tutto storto, ha pagato a caro prezzo la nuova struttura fisica che ha peggiorato la meccanica del tiro e la presenza di Sabonis che gli ha scippato il “pallino” del gioco. A 25 anni non è il caso di drammatizzare e in fondo nella passata stagione sembrava pronto al salto di qualità definitivo. Concedere una prova di appello potrebbe essere una buona idea anche perché il potenziale resta davvero intrigante.


41. Evan Mobley, Cleveland Cavaliers

Una linea Maginot con le movenze di un ballerino del Bolshoi. Ha giocato talmente bene nel primo anno da professionista che i Cavaliers hanno già scelto nel Draft successivo il fratello. Se vi serve ancora un lungo non esitate, ma vista la presenza di Jarrett Allen non chiedetegli la luna.

42. Kristaps Porzingis, Washington Wizards

Chiuso il capitolo di Dallas e prima ancora di New York, questo ex unicorno del gioco deve ancora trovare una dimensione tecnica ideale e dei compagni pronti a sposare la sua causa. Nella capitale ha ripreso entusiasmo sotto le plance ma il rischio infortuni resta altissimo.

43. Desmond Bane,Memphis Grizzlies

Ha raddoppiato i suoi numeri al secondo anno e la sensazione diffusa è che abbia preparato il terreno per scippare minuti e preziosi possessi offensivi al lunatico Dillon Brooks. 18 punti a sera, 43.6% dalla lunga distanza, 90% ai liberi e siamo solo al principio. È già un must-have.

44. Robert Williams III, Boston Celtics

Il fatturato è cresciuto ad oltre 20 fantapunti e l’impatto difensivo è ormai vitale per garantire i meccanismi di squadra. L'operazione al ginocchio ne penalizza il ranking, ma la prospettiva di una doppia doppia e il conforto delle solite stoppate (2.2) vale certo l’attesa.

Ministro della difesa

45. Nikola Vucevic, Chicago Bulls

Veterano di mille battaglie, difensivamente sospetto ma a livello di produzione statistica resta una piccola macchina da guerra, se pensiamo agli anni di carriera e al chilometraggio. Il tiro da fuori è però peggiorato (solo il 30% di media) e i palloni persi sono in aumento (1.9).


46. Brandon Ingram, New Orleans Pelicans

Il ritorno di Williamson e la nuova strutturazione tecnica lo penalizza in termini di contributo offensivo. Come mezzi fisici e morbidezza dei polpastrelli meriterebbe una classifica migliore ma quello che lascia davvero perplessi è senza dubbio la tenuta fisica nelle ultime due stagioni.

47. Terry Rozier, Charlotte Hornets

Specializzato nella pratica del catch-and-shoot, con il tempo si è dimostrato una spalla di tutto rispetto per Ball. Affidabile (circa 70 presenze), abbastanza versatile (oltre 4 assist e 4 rimbalzi) e pronto a incrementare il bottino di fantapunti per l’assenza di Miles Bridges.

48. Chris Paul, Phoenix Suns

Contro ogni previsione il minutaggio è cresciuto (33 minuti) ed è tornata a far capolino la doppia cifra negli assist (10.8) che mancava dal 2016. Sono almeno 3 o 4 anni che si attende un drastico calo del fatturato, ma Chris si diverte a smentire la critica e le sue ginocchia.

49. Khris Middleton, Milwaukee Bucks

I problemi fisici che si è trascinato da febbraio non sono ancora finiti perché tutto lascia presagire che per le prime partite non sarà disponibile. Ci avviciniamo alle negoziazioni del nuovo contratto, un fattore che potrebbe dare più pepe alla sua produzione. Solida certezza.

50. CJ McCollum, New Orleans Pelicans

Per i soli parziali, ai Pelicans ha registrato 24 punti, 4.5 rimbalzi e quasi 6 assist.Leader tecnico/emotivo del gruppo, i numeri dovrebbero scendere sensibilmente ma è lecito attendersi un contributo importante. La variabile impazzita resta la durabilità di Zion.


On the Bubble:

Jrue Holiday, Milwaukee Bucks - Da tre stagioni di fila da 25 fantapunti tondi.

Fred VanVleet, Toronto Raptors - Minutaggio generoso ma poco upside.

Jarrett Allen, Cleveland Cavaliers - Doppia doppia e quasi il 70% dal campo.

Jalen Green, Houston Rockets - Partenza complessa, buon finale di stagione.

Tyler Herro, Miami Heat - Pronto a ricevere più minuti e responsabilità?

Russell Westbrook, L.A. Lakers - 10 fantapunti in meno, ma chi non risica…

John Collins, Atlanta Hawks - Due anni di rendimento deludente. Redenzione?

Jalen Brunson, New York Knicks - Con Doncic infortunato ha fatturato molto.

Alperen Sengun, Houston Rockets - Senza Wood la tavola sembra apparecchiata.

Paolo Banchero, Orlando Magic - Best case: i numeri di Mobley e di Barnes?

Appena fuori:

Ben Simmons, Brooklyn Nets - Triple o non triple? Ben, alzati e cammina.

Myles Turner, Indiana Pacers - Fragile, discontinuo e pure sul mercato, però…

Christian Wood, Dallas Mavericks - Sesto uomo di notevole impatto?

Tyrese Maxey, Philadelphia 76ers - Può flirtare con i 30 fantapunti, in teoria.

D'Angelo Russell, Minnesota T’Wolves - 7.1 assist di media, ma poche stats difensive.

Keldon Johnson, S.A. Spurs - 26 fantapunti tra marzo e aprile. Ha perso 9 chili!

Klay Thompson, G.S. Warriors - Numeri simili al passato, tenuta da verificare.

Jabari Smith, Houston Rockets - Enorme talento, discretamente NBA-ready.

Jakob Poeltl, San Antonio Spurs - Potenziale da doppia doppia, passatore sottovalutato.

Kyle Kuzma, Washington Wizards - Con Beal al 100%, difficile replicare il 2021-22?

Gli Sleeper, aka le possibili sorprese per anticipare la concorrenza:

Isaiah Jackson, Indiana Pacers (range ideale, pick 140/170)

La sua energia accende le partite, è una calamita per i lob dei compagni e qualche occasionale licenza nei passaggi lascia intendere che sia un elemento speciale. Davanti a lui ci sono Myles Turner e Jalen Smith ma potrebbe farsi spazio nella vostra rotazione con il passare dei mesi e del mercato. In 15 minuti di utilizzo ha registrato oltre una stoppata di media. Meditate.

Josh Giddey, OKC Thunder (range ideale, pick 70/90)

Chip Engelland sta lavorando con lui da settimane e se l’australiano aggiusta la mira nel tiro da fuori, le cose potrebbero farsi interessanti. Già immerso in numeri che hanno la fragranza della tripla doppia, il minutaggio suggerisce una centralità nel progetto che merita la scommessa. Potrebbe valere come un giocatore da top 50/60 ma selezionato in anonimato.

Onyeka Okongwu, Atlanta Hawks (range ideale, pick 150/180)

Coach McMillan sta quasi gettando la spugna con questo progetto e la nouvelle vague di questa stagione è la sua riconversione come mini-Adebayo. Questo sulla carta può voler dire più responsabilità offensive, ma siamo nel team di Young, Murray e Collins. Giunto al terzo anno il tempo stringe e se chiudete un occhio sulla produzione al minuto, può valere la scommessa.

Josh Primo, San Antonio. Spurs (range ideale, pick ben oltre il 200/undrafted)

Con Murray ad Atlanta, gli analisti suggeriscono comprensibilmente di puntare forte su Devin Vassell e Tre Jones che rischiano di finire entrambi nei primi 80/90 selezionati. Il ragazzino potrebbe giocare più di 20 minuti e a livello di intangibles è clamorosamente attraente. Osservatelo con la coda dell’occhio, pronti a rischiare il 12esimo o 13esimo slot.

Collin Sexton, Utah Jazz (range ideale, pick 80/100)

Anno zero per i Jazz che devono in tutti casi mettere punti a referto e recuperare il vestito della festa per stemperare il tanking conclamato. Collin ha giocato solo 11 partite per infortunio e deve recuperare ritmo di gioco e fiducia nei suoi mezzi offensivi, che sono più che discreti anche se troppo simili a Jordan Clarkson. Quinto anno nella lega, è il suo momento.

Franz Wagner, Orlando Magic (range ideale, pick 90/110)

Già abbastanza celebre per un primo anno di ottimo lignaggio, il discreto miglioramento in termini di maturità e di talento di Orlando potrebbe agevolare questa macchina da catch-and-shoot. La produzione dello scorso anno, inferiore ai 20 fantapunti, sembra solo indicativa a patto di aumentare il fatturato di rimbalzi e assistenze ai compagni. Sexy pick.

Bones Hyland, Denver Nuggets (range ideale, pick oltre il 200)

Mezzi offensivi di tutto rispetto, si è pazientemente fatto plasmare da Coach Malone che nel pieno della emergenza dello scorso anno lo ha cavalcato senza troppi scrupoli. Si candida a rilevare il ruolo di play di riserva e tutto lascia presagire che dalla panchina il suo impatto potrebbe farsi notare. La selezione di tiro lascia interdetti, ma è una ventata di aria fresca.




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