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Cosa sta succedendo con la NBA e le scommesse
24 ott 2025
Un caso che potrebbe travolgere la lega americana di basket.
(articolo)
10 min
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IMAGO / NurPhoto
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Nel pomeriggio di ieri, quando gli Stati Uniti si stavano mettendo a lavoro, ci è arrivata la notizia che Chauncey Billups, ex campione NBA nei mitici Detroit Pistons del 2004, era stato arrestato a Portland, Oregon, dove vive e lavora come allenatore dei Portland Trail Blazers. Circa un’ora prima del suo arresto (sempre nella mattinata americana e primo pomeriggio italiano) era arrivata anche quella dell’arresto di Terry Rozier da parte della FBI.

La point guard dei Miami Heat era già stato indagato in estate dalla NBA per flussi di scommesse sospetti sulle sue prestazioni in campo, in particolare quando giocava ancora negli Charlotte Hornets nel 2023. Nella conferenza stampa successiva - in cui abbiamo assistito alla scena surreale dei pubblici ministeri della FBI che chiamano i Toronto Raptors i Toronto Rangers - veniamo a sapere però che i due casi sono non sono direttamente collegati. Billups, infatti, non è stato arrestato per le scommesse ma per un giro di poker illegale che vede coinvolta anche la mafia italo-americana.

Questa notizia, per quanto assurda, ha fatto tirare un sospiro di sollievo sulla già minata “correttezza” della NBA di cui già si stava iniziando a parlare, anche se poi, come vedremo più avanti, le cose si sono complicate ulteriormente. Ma andiamo con ordine.

LA CRESCITA DELLE SCOMMESSE NEGLI STATI UNITI
Innanzitutto va detto che non sono i primi arresti in NBA relativi al mondo sotterraneo (ma nemmeno troppo) delle scommesse. Nel 2024 infatti era stato arrestato e bandito a vita dalla NBA l'ex giocatore dei Toronto Raptors, Jontay Porter, che era stato costretto a ripagare i suoi debiti di gioco truccando le sue “linee” e prestazioni sul campo comunicandole in anticipo ai creditori, che scommettevano sugli under di Porter e in cambio gli davano una percentuale.

Notare il dettaglio curioso della felpa Klutch Sports indossata da Billups

Per vedere come siamo arrivati a questo punto dobbiamo segnarci due anni: il 1992 e il 2018. Nel 1992 viene passato dal Congresso americano il PASPA (Professional and Amateurs Sports Protection Act), che di fatto vieta agli stati americani di rendere legali le scommesse sportive, ad eccezione di corse di cani e cavalli, e alcuni centri legalizzati del Nevada.

Citando guadagni mancati da parte della tassazione del circuito delle scommesse, e la conseguente crescita del mercato nero, il New Jersey, stato ricco di casinò, porta il PASPA alla Corte Suprema per poter legalizzare le scommesse sportive nello Stato. Nel 2018 la Corte Suprema dà ragione al New Jersey citando l'anticostituzionalità della norma in rispetto del Decimo Emendamento, che riguarda i poteri degli Stati federali. Da quel momento in poi il vaso di Pandora viene scoperchiato, e a cascata quasi tutti gli stati iniziano a regolarizzare le scommesse sportive, che invadono tutti i 4 major sport americani (baseball, football, basket e hockey).

È un meccanismo che in Europa conosciamo bene. Le agenzie di scommesse, come FanDuel e DraftKings, iniziano prima a venire citati e poi a prendersi sempre più spazi televisivi. E se in Italia vediamo questi spazi occupati da prodotti editoriali come l’angolo delle statistiche in chiave scommesse durante le trasmissioni sportive, negli Stati Uniti la cosa viene portata ad un altro livello. I ticker, cioè i riquadri in sovrimpressione dove vengono messe in mostra le quote, diventano sempre più grandi e gli influencer pagati per promuovere scommesse e schermate dedicate durante le partite diventano personaggi pubblici. In poco tempo qualsiasi cosa diventa oggetto di scommessa in NFL, MLB, NHL ed NBA.

In NBA, però, la quantità di statistiche su cui poter scommettere è immensa e - cosa importante ai fini di questo discorso - molto più “influenzabile” dal singolo giocatore rispetto agli altri tre grandi sport americani. Un eventuale comportamento sospetto, poi, è più difficile da individuare, perché lo si può mascherare con un finto infortunio o una palla persa o una determinata counting stat di cui non si raggiunge il minimo durante la partita, e su cui la difesa avversaria semplicemente non può fare nulla.

COSA C'ENTRA LEBRON?
Torniamo al caso di Terry Rozier. L’allora giocatore degli Hornets aveva informato il 23 marzo 2023 il suo amico d’infanzia Deniro Laster che quel giorno avrebbe giocato solo il primo quarto, fingendo un infortunio. Laster vende l’informazione a due scommettitori per 100mila dollari, e la notizia si diffonde quasi subito. Alcuni utenti su X quello stesso giorno notano infatti un flusso di scommesse sui suoi under che portano alla sospensione delle sue quote, nonostante non ci fossero notizie di infortuni o altro. Rozier gioca nove minuti ed esce per un infortunio al piede, e due giorni dopo tramite Laster arrivano 200mila dollari a casa di Rozier come percentuale sulle vincite delle scommesse.

E qui arriva il punto che unisce questi tre casi apparentemente lontani. Perché alcuni dei nomi presenti nell’inchiesta relativa al poker e in quella delle scommesse sono presenti anche nelle carte di Jontay Porter. Per esempio, Shane Hennen - accusata di essere stata coinvolta in alcune delle partite truccate - e Ammar Awawdeh - accusato di essere associato alla famiglia malavitosa dei Gambino, anch'essa coinvolta nell'alterazione di alcune partite a New York.

Chi è invischiato in entrambe le faccende è Damon Jones, ex giocatore NBA e assistente allenatore di Lakers e Cavaliers, e soprattutto uomo di fiducia di LeBron James. Proprio su LeBron si concentrano alcune delle intercettazioni, con Jones che il 9 febbraio 2023, quando era assistente dei Los Angeles Lakers, comunica agli scommettitori legati alla mafia di giocare grosse cifre sulla vittoria dei Milwaukee Bucks. Nelle intercettazioni Jones cita come motivo l’assenza di un “giocatore importante” che sarebbe il suo informatore, ancora prima che venisse diramato l’injury report in cui sarebbe appunto apparso LeBron James in dubbio per un problema alla caviglia.

Il numero 23 dei Lakers secondo la FBI era completamente all’oscuro che il suo amico Jones si vendesse informazioni interne sui suoi infortuni e quelli del resto del roster dei Lakers. Tant’è che nel gennaio 2024 Jones sfrutta di nuovo il suo status per una notizia simile e, nonostante il giocatore non sia citato direttamente nelle carte, tutti gli indizi portano ad Anthony Davis. Nei documenti della FBI viene citato tra i co-conspirators (in italiano forse lo chiameremmo: coinvolto in un'associazione a delinquere) anche un altro uomo NBA, un fantomatico numero 8 che dà informazioni sulle assenze di Damian Lillard agli scommettitori. Ci torneremo più avanti, ma intanto bisogna precisare che il direttore dell’FBI Kash Patel ha detto che alcuni nomi di altri indagati di alto livello non sono ancora usciti.

Damon Jones si lega per un altro motivo a Chauncey Billups. L’ormai ex allenatore dei Portland Trail Blazers aveva ricevuto un rinnovo pluriennale in estate, un bel voto di fiducia per una squadra giovane che quest’anno sembra proiettata verso una crescita ulteriore. Secondo la FBI, Billups e Jones erano invischiati in un giro di partite di poker illegali e truccate, con la supervisione di famiglie italo-americane di stampo mafioso come i Genovese, i Gambino e i Bonanno. Tutti nomi che evocano altre epoche o i Soprano: per dire, i carteggi della FBI sono ricchi di soprannomi come “The Albanian”.

Dalle indagini pare che Jones e Billups venissero usati come “esche” di alto profilo per attrarre giocatori facoltosi da truffare e sulle cui perdite poi ricevevano una percentuale. Le partite di poker venivano truccate con tecnologie particolari, occhiali che permettevano di vedere “dentro” le carte marchiate, videocamere nascoste, tavoli a raggi X e mischiatori truccati in grado di leggere le carte e predire la mano migliore nel tavolo. Tra l’altro l’abitudine al gioco d’azzardo di Billups era già nota in passato per altre controversie legali. Queste partite di poker sembrano essere iniziate già nel 2019.

Occhiali come questi.

Qualcuno ha collegato la vicenda all’arresto dell’ex stella NBA Gilbert Arenas a luglio, accusato di ospitare nella sua casa californiana di Encino delle partite di poker clandestine, ma le faccende non sembrano collegate e anche la mafia coinvolta (quella israeliana in quel caso) è diversa da quella del caso Billups-Jones.

QUANTO È COINVOLTA LA NBA?
L’integrità della NBA sembrava già minata dall’arresto di Rozier e i casi precedenti di Porter e Malik Beasley (su cui si attendono altri aggiornamenti da parte della FBI), ma con il coinvolgimento di un allenatore la situazione diventa ancora più grave. Torniamo al co-conspirator numero 8, che non viene nominato ma viene descritto come un giocatore NBA dal 1997 al 2014, e allenatore dal 2021 - descrizione esatta e senza equivoco di Chauncey Billups.

Il numero 8 avvisa lo scommettitore Eric Earnest che nella sfida del 24 marzo contro i Chicago Bulls i Portland Trail Blazers faranno riposare tanti giocatori, in particolare player 1, che corrisponde a Damian Lillard. La notizia in quel momento non era disponibile né negli injury report NBA né era conosciuta dai bookmaker ufficiali. Ed è da notare come nelle stesse carte venisse motivato il riposo di questi giocatori con la pratica del tanking da parte di Portland, anche qui una cosa risaputa da anni ma che fa comunque specie vedere ufficializzata in un documento di questo tipo, specialmente quando sono anni che la NBA prova a negarlo.

Rozier, Jones e Billups sono stati immediatamente sospesi dalla NBA ed è probabile che ci saranno ulteriori ripercussioni nei prossimi giorni. Dettaglio che aggiunge ulteriore assurdità alla vicenda se si pensa che Billups sta gettando all’aria una carriera da Hall-of-Famer e Rozier è nell’ultimo anno di un contratto da più di venti milioni all’anno che probabilmente verrà cancellato.

Chi ci fa la figura peggiore però è la NBA e soprattutto Adam Silver, che non solo era completamente all’oscuro delle indagini della FBI ma che secondo l’influente e ben informato Brian Windhorst di ESPN era già stato avvisato nel 2023 di flussi di scommesse anomali su Rozier. L’allora giocatore degli Hornets non aveva più giocato fino a fine stagione per un infortunio, ma l’infortunio in realtà era finto e il suo stop era dovuto a una sospensione precauzionale da parte della NBA. Evidentemente, insomma, la lega americana sapeva qualcosa, ma quell'estate dopo alcune indagini interne aveva assolto Rozier.

C'è anche una responsabilità politica. Adam Silver infatti è uno dei principali promotori delle scommesse in campo sportivo, tanto che nel 2014 (già commissioner NBA) si spese sulle colonne del New York Times a favore della loro legalizzazione. Il suo predecessore, David Stern, era invece stato a lungo contrario, almeno fino alla campagna promossa dal suo delfino Silver.

È possibile anche che ci siano dei risvolti politici più grandi. Il direttore della FBI infatti è quel Kash Patel che si era reso noto alle cronache per il suo saluto a Charlie Kirk (“see you in Valhalla”) ed è uno trumpiani più estremi dell’amministrazione statunitense. Donald Trump ha da tempo un conto aperto con Adam Silver e la NBA, da sempre la lega forse più "progressista" e impegnata politicamente delle quattro principali, e che fino al caso di Jontay Porter non era stata toccata da vicende simili, ma solo con indagini interne. Parliamo di congetture, è giusto precisarlo, ma è legittimo anche fare queste riflessioni adesso.

La NBA comunque non è del tutto nuova a questo tipo di problemi. Nel 2007 ci fu il notissimo caso di Tim Donaghy, l’arbitro condannato per scommesse, e le ombre sulle serie playoff da lui officiate nel 2002 (Kings-Lakers) e 2005 (Rockets-Mavericks). Se proprio vogliamo tornare ancora più indietro ci sono molte voci anche sul primo ritiro di Michael Jordan, che secondo una nota teoria è stato un modo di Stern di sospenderlo per faccende legate al gioco d’azzardo e alle scommesse, un tema ancora più pressante ad inizio anni ‘90, e con di mezzo la faccia più riconoscibile della NBA.

In ogni caso, la vicenda getta ombre su come la NBA gestisce le sue magagne interne. Se un giocatore arrestato dalla FBI è stato assolto poco prima dalla NBA stessa come possiamo fidarci delle sue indagini interne e soprattutto di quella in corso su Malik Beasley e sulla brutta vicenda dei pagamenti sottobanco di Kawhi Leonard? Il commissioner, subito dopo una mattinata del genere, non ci ha fatto una grande figura provando a spostare l'attenzione sulle possibili soluzioni tecniche. «Se non vuoi avere niente a che fare con le scommesse sportive, se hai un bambino piccolo in casa e non vuoi che veda quei campi, potresti proteggerli con una password», ha detto Silver. «Clic, clic, tutti quei campi spariscono e non devi più vedere pubblicità di scommesse sportive o un commentatore che commenta le probabilità».

Vedremo come si evolverà questa vicenda. Di certo, se l’indagine dovesse espandersi ulteriormente, è molto difficile che Silver possa uscirne indenne.

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