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Chi crediamo di essere? Chi vogliamo essere?
09 giu 2025
Forse per la Nazionale è arrivato il momento di prendere le sconfitte in maniera costruttiva.
(articolo)
12 min
(copertina)
IMAGO / Mark Jacobs
(copertina) IMAGO / Mark Jacobs
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“Meno male c’è Sinner” ha titolato la Gazzetta dello Sport sabato mattina, il giorno dopo la sconfitta della Nazionale di calcio in Norvegia, che poi era anche il giorno dopo la vittoria di Sinner in semifinale di Roland Garros contro Djokovic. E proprio prima che Jannik Sinner entrasse in campo e scambiasse le prime palle della finale con Carlos Alcaraz, domenica dopo pranzo Luciano Spalletti ha annunciato in conferenza stampa di essere stato «sollevato» dall’incarico di commissario tecnico.

Forse la tempistica era dovuta all’inconscia speranza che un’eventuale vittoria di Sinner potesse invertire definitivamente le gerarchie delle prime pagine; immaginando cioè che i giornali di lunedì dedicassero solo una striscia, un angolino, al cambio in corsa dell’allenatore della Nazionale tra la prima e la seconda partita delle qualificazioni al prossimo Mondiale; che Sinner, cioè, potesse coprire da solo il baratro sempre più profondo in cui è finita la Nazionale.

Chissà, magari potremmo diventare un Paese primariamente tennistico, far finta che a noi in realtà il calcio non sia mai interessato, non pensarci proprio ai Mondiali. D’altra parte sembriamo così a corto di idee che forse forse ci conviene.

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