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Fabio Barcellona
Il Napoli ha vinto soffrendo
24 ott 2019
24 ott 2019
Il gioco adrenalinico del Salisburgo ha creato più di un problema.
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Fabio Barcellona
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Dopo l’entusiasmante vittoria casalinga contro il Liverpool alla prima giornata, il pareggio col Genk aveva caricato di importanza la trasferta del

a Salisburgo. La squadra della Red Bull arrivava dall’entusiasmante successo interno per 6-2 contro il Genk e dalla sconfitta per 4-3 ad Anfield, al termine di un’elettrizzante rimonta dall’iniziale 3-0 per il Liverpool, resa inutile dal gol finale di Salah. A confermare la complessità della partita che attendeva gli azzurri c’erano poi i numeri: i 9 gol realizzati nei primi due turni, le 60 vittorie e i 10 pareggi nelle ultime 70 partite casalinghe, e il ricordo dei 3 gol subiti alla Red Bull Arena negli ottavi di finale della passata edizione dell’Europa League.

 

Dall’arrivo del visionario Ralf Rangnick nel 2012 la squadra austriaca e l’intera galassia

è caratterizzata tatticamente da un calcio ad alta intensità, centrato sul pressing offensivo, utilizzato anche e soprattutto come piattaforma per ripartenze brevi e rapide, e su un gioco offensivo estremamente verticale e frenetico. Un calcio che richiede molte energie, da giocare sempre alla massima velocità e che quest’anno, dopo la partenza del tecnico Marco Rose verso il Borussia Mönchengladbach, è orchestrato in panchina dallo statunitense Jesse Marsch, giunto a Salisburgo dopo tre anni alla guida del New York Red Bulls, portato alla vittoria della MLS nel 2015 e nel 2018, e un anno da assistente di Rangnick a Lipsia.

 

Per la sfida contro il Napoli, Marsch ha abbandonato il 4-2-2-2 visto nei due precedenti impegni di Champions League per un 4-2-3-1 in cui il giapponese Minamino si è posizionato alle spalle di Haaland, accompagnato nella zona di trequarti dal coreano Hwang Hee-chan a sinistra e dallo zambiano Patson Daka a destra.

 

Ancelotti doveva invece rinunciare in difesa agli infortunati Manolas e Mario Rui e li ha sostituiti rispettivamente con Luperto e Di Lorenzo, con Malcuit schierato come terzino destro. Più avanti il tecnico azzurro ha scelto la coppia d’attacco “leggera” composta da Mertens e Lozano e ha lasciato Lorenzo Insigne in panchina, affidando la fascia sinistra a Zielinski.

 



Il contesto tattico è stato piuttosto chiaro fin dalle prime battute, definito dalle scelte, come di consueto estreme, del Red Bull Salisburgo. In particolare, a dare forma al match è stato il pressing degli uomini di Marsch, piuttosto semplice nell’ideazione, radicale nell’interpretazione ed estremamente dispendioso atleticamente nell’esecuzione. Fondamentale, in questo senso, è stato il lavoro dei quattro giocatori offensivi che, stringendosi su due linee, proteggevano il centro indirizzando chiaramente la costruzione bassa del Napoli verso i terzini.

 


I quattro giocatori offensivi del Red Bull Salisburgo proteggono il centro, inibendo la trasmissione del pallone dalla linea difensiva verso gli interni Allan e Fabian Ruiz.


 

La trasmissione del pallone dal centrale verso il terzino, innescava inesorabile il pressing della squadra austriaca che utilizzava come preziosa alleata la linea laterale. Con un grosso sforzo il trequartista esterno andava in pressione sull’esterno difensivo del Napoli, il terzino accorciava sull’esterno alto azzurro per impedirne la ricezione su un facile passaggio verticale, mentre il trequartista centrale Minamino e l’interno del lato forte si precipitavano in zona palla chiudendo gli spazi.

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La palla passa inevitabilmente dal centrale al terzino. Daka si muove in pressione verso Di Lorenzo, mentre alle sue spalle il terzino Christensen accorcia sul possibile ricevitore in verticale e Minamino chiude la “gabbia” muovendosi verso la zona palla.


 

L’incessante pressing del Red Bull Salisburgo ha trasformato la partita in un’estenuante lotta tra la volontà degli austriaci di riconquistare prima possibile il pallone e quella del Napoli di mantenerne il possesso.

 

Fino al primo gol di Mertens la lotta la stava vincendo la squadra di Ancelotti, che nei 17 minuti iniziali ha effettuato 5 dei 6 tiri messi insieme nel primo tempo e ha mantenuto il possesso per il 66% del tempo, con una precisione dell’84% dei passaggi. La chiave dell’ottimo inizio match del Napoli è stata la capacità di resistere al pressing degli avversari, piegandone addirittura a proprio vantaggio la natura estrema. In particolare, la squadra di Ancelotti attaccava con continuità lo spazio sul lato forte alle spalle dei terzini avversari, sempre alti in pressing sugli esterni azzurri.

 

Nel primo quarto d’ora del match, in particolare, Lozano è stato piuttosto abile a sinistra, con i tagli interno-esterno, ad attaccare la zona alle spalle del terzino destro Christensen. In tale maniera il messicano costringeva il centrale Ramalho a uscire sulla linea laterale e, in generale, forzava tutta la struttura difensiva del Salisburgo a muoversi trasversalmente verso il lato palla. Saltando il pressing avversario e muovendone orizzontalmente la disposizione arretrata, il Napoli è riuscito così a consolidare il possesso nella metà campo offensiva, spostando il pallone da un lato all’altro e costringendo gli avversari a inseguire freneticamente il pallone alla caccia della riconquista.

 

La possibilità di consolidare il possesso e alzare il baricentro ha consentito inoltre agli uomini di Ancelotti di giocare efficaci fasi di riaggressione avanzata, con cui il Napoli riconquistava il pallone approfittando della scarsa abitudine al palleggio basso della squadra austriaca. Il gol di Mertens ha coronato l’ottimo inizio del Napoli ed è stato paradigmatico della capacità degli azzurri di sfruttare a proprio vantaggio la costante aggressività avversaria, attaccando lo spazio alle spalle dei tentativi di anticipo dei difensori di Marsch.

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Il Napoli riesce a sfuggire al pressing e Malcuit conduce palla. Il centrale di sinistra Wöber deve scegliere se controllare Callejon davanti a sé o Mertens, che prova ad attaccarlo alle spalle. Coerentemente con l’aggressività della propria fase difensiva, Wöber esce in avanti su Callejon ma viene preso in mezzo dai due attaccanti del Napoli e Mertens realizza un gran gol attaccando alle spalle la linea difensiva avversaria, con l’altro centrale Ramalho in grosso ritardo.


 



La capacità di sfuggire al pressing avversario e di consolidare il possesso abbassando il baricentro avversario è stata la chiave dell’efficacia della prestazione del Napoli. Il gol di Mertens ha però segnato uno spartiacque tra l’ottima fase iniziale e la rimanente parte del primo tempo, in cui gli azzurri hanno perso il dominio del possesso, sporcato la loro precisione dei passaggi, scendendo a un insufficiente 78%, e subito il pressing degli avversari. Il successo del pressing, che ha fruttato agli austriaci 30 recuperi palla nella metà campo avversaria e ha forzato 28 palle perse in posizione arretrata al Napoli nell’intero match, ha creato così le condizioni necessarie allo sviluppo del gioco offensivo della squadra di Marsch.

 

Il recupero avanzato del pallone generava rapide e corte ripartenze che beneficiavano dello scaglionamento dei 4 giocatori offensivi in fase di pressing per attaccare la porta di Meret. L’idea offensiva del Red Bull Salisburgo è infatti di attaccare utilizzando rapide combinazioni ad alta velocità tra i suoi attaccanti e tagli profondi alle spalle delle difese avversarie. Il posizionamento stretto dei trequartisti in fase di pressing era quindi funzionale anche al successivo contrattacco, che trovava già correttamente posizionati sopra la linea del pallone i giocatori offensivi della squadra austriaca.

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Junuzovic recupera palla in alto in pressione su Fabian Ruiz. Le tre mezzepunte sono strette in mezzo al campo e la palla giunge facilmente a Minamino, che dialoga con Daka, che a sua volta serve il taglio di Haaland alle spalle della difesa azzurra. L'attaccante del Salisburgo, però, viene fermato da un’ottima parata in uscita di Meret.


 

Il mancato consolidamento del possesso palla ha inoltre abbassato il baricentro del Napoli (41.5 m a fine partita, piuttosto basso) rendendo più semplice al Red Bull Salisburgo, in un campo più corto, le azioni di gegenpressing ed evitando agli austriaci il problema di risalire palleggiando in un campo lungo. Le trame offensive miravano a raggiungere i trequartisti alle spalle dei due interni di Ancelotti, con l’ampiezza occupata dai due terzini Christensen e Ulmer, e l’onere dei passaggi verso la trequarti avversaria dato a Junuzovic (12 passaggi riusciti su 13 tentati verso la zona della trequarti) e dell’ottimo mancino del centrale Wöber. Proprio quest'ultimo a fine partito è risultato il giocatore della sua squadra che con 13 passaggi riusciti su 14 tentati ha raggiunto maggiormente la zona alle spalle del centrocampo azzurro. Fondamentale in quest’ottica è stata anche l’enorme mole di lavoro di Haaland che, impegnando fisicamente i centrali avversari, creava gli spazi utili alle ricezioni dei trequartisti, in particolare di Minamino.

 


Minamino è libero di ricevere alle spalle del centrocampo avversario.


 

Per tutta la seconda metà del primo tempo il Napoli ha sofferto il pressing e il ritmo offensivo del Salisburgo, che ha trovato il pareggio su rigore e impegnato più volte Meret, bravo a salvare la propria porta con interventi davvero eccellenti.

 

L’importanza per il Napoli di tenere alto il baricentro è diventata evidente nella ripresa. Dopo i primi minuti di sofferenza in continuità con il primo tempo, gli azzurri sono riusciti a giocare un numero maggiore di palloni nella metà campo avversaria. Ancelotti ha scambiato le posizioni di Fabian Ruiz (impreciso nei passaggi e nella gestione del pallone) e di Zielinski, e la mossa ha funzionato, più per la capacità individuale dello spagnolo di fare risalire la squadra palla al piede con conduzioni sulla fascia che per una maggiore precisione di Zielinski nella distribuzione del pallone (solo 27 passaggi riusciti su 40 per il polacco).

 

Alzando il baricentro il Napoli ha così costretto il Red Bull Salisburgo a fasi di difesa più tradizionali e meno radicali, esponendo gli uomini di Marsch a errori piuttosto gravi. In occasione del raddoppio di Mertens l’esterno Hwang Hee-chan, forzato a difendere negli ultimi 20 metri, si è fatto sorprendere ingenuamente alle spalle da Malcuit in una situazione tattica di facile lettura. È poi bastato un lancio lungo di Koulibaly, non pressato dagli avversari, dietro la linea difensiva per creare i presupposti del gol di Insigne. In entrambe le occasioni, la difesa dell’area su palloni provenienti dall’esterno degli uomini di Marsch ha mostrato pecche piuttosto chiare.

 


Il lancio di Koulibaly per Mertens dietro la linea difensiva del Red Bull Salisburgo.


 

Nella parte finale del match, in svantaggio di un gol, il Red Bull Salisburgo è tornato a dominare il possesso e ad avere la supremazia territoriale, senza però la brillantezza e l’intensità negli ultimi 25 metri di campo mostrata nel primo tempo. Anche il passaggio al 4-3-1-2 deciso da Marsch con l’ingresso di Ashimeru per l’incisivo Daka ha ridotto l’efficacia offensiva dei padroni di casa, costretti a una manovra più palleggiata e complessa per portare uomini all’interno dell’area di rigore del Napoli, che ha così raggiunto una vittoria fondamentale per la classifica del girone.

 



Il Napoli ha sofferto per lunghi tratti il pressing offensivo e l’impatto fisico del calcio ad alta intensità del Red Bull Salisburgo. La squadra austriaca, specie nella seconda metà del primo tempo, è riuscita a chiudere nella propria metà campo gli azzurri, giungendo più volte pericolosamente al tiro, in special modo

. Il classe 2000 ha chiuso la partita con 6 tiri, di cui 4 nello specchio della porta del Napoli, 3 dribbling riusciti su 4 tentati, ben 6 duelli offensivi vinti su 7 e una capacità davvero formidabile di tenere impegnati i centrali del Napoli, minacciando la profondità e gestendo gli scontri fisici ravvicinati.

 


Ben 2.2 (escluso il rigore) gli xG generati dal Red Bull Salisburgo contro gli 1.1 del Napoli.


 

Il Red Bull Salisburgo ha forgiato il contesto tattico della partita, disegnando un match pieno di scontri fisici (43 i tackle tentati dagli austriaci) che hanno generato tante palle perse (34 quelle del Napoli) e costretto 31 volte gli azzurri a ricorrere al dribbling per superare individualmente il pressing avversario (Zielinski, 5 dribbling riusciti su 8 tentati, e Lozano, 4 dribbling riusciti su 7 tentati, i giocatori che hanno effettuato e tentato più dribbling). Il centrocampo azzurro ha sofferto sia in fase di impostazione, con Allan e Fabian Ruiz piuttosto imprecisi nella distribuzione del pallone, sia nel difendere il campo alle proprie spalle. Pur nella singolarità di una partita contro un avversario dalle caratteristiche tattiche piuttosto peculiari, si sono intravisti alcuni problemi ricorrenti della squadra di Ancelotti, quali la gestione dei ritmi di gara e la difesa della zona tra difesa e centrocampo.

 

Sono però bastate al Napoli alcune precise fasi del match, sfuggendo al pressing e alzando il baricentro, per tirare fuori il Salisburgo dal suo ambiente tattico ideale e far pesare la maggiore qualità complessiva che ha consentito agli azzurri di segnare tre gol, con due reti e un assist del chirurgico Mertens, e portare a casa i tre punti. Il prossimo turno di Champions League vedrà nuovamente lo scontro tra Napoli e Red Bull Salisburgo e potrebbe davvero sancire il passaggio del turno per gli uomini di Ancelotti. Nonostante il pubblico amico, gli azzurri dovranno però stare molto attenti al calcio massimalista di Marsch, che ha mostrato di potere mettere in difficoltà qualunque avversario.

 

 

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