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Come lo vedete il Mondiale ogni due anni?
23 set 2021
23 set 2021
Una proposta che fa luce sui contrasti tra UEFA e FIFA.
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Mentre i club si mettono definitivamente alle spalle la prima pausa per le Nazionali e anche le coppe europee cominciano ad entrare nel vivo, il piano della FIFA va avanti a fari tutt’altro che spenti. La proposta era stata messa sul tavolo per la prima volta durante il 71esimo congresso della FIFA di Zurigo dello scorso 21 maggio, quando la federazione saudita aveva proposto di condurre un piano di fattibilità per accorciare la pausa tra un Mondiale (sia maschile che femminile) e l’altro da quattro anni a due. Nelle settimane successive, però, si è presto capito che quella della federazione saudita non era una proposta di un dirigente isolato con strani grilli per la testa, ma solo il primo passo di un piano di persuasione dell’opinione pubblica nei confronti di una riforma voluta dalla FIFA stessa. D’altra parte, visti i rapporti strettissimi che intercorrono tra il presidente della FIFA, Gianni Infantino, e il governo di Riyad, non era poi così difficile aspettarselo.


 



Un video in cui Gianni Infantino balla con una scimitarra per un video di promozione del governo saudita? Eccovelo qua.


 

Fatto sta che nelle ultime settimane la FIFA ha fatto di tutto per far sì che si parlasse di questa idea e per dimostrare che il mondo del calcio nella sua interezza fosse dalla sua parte. La massima istituzione calcistica mondiale, in collaborazione con l’agenzia YouGov, ha condotto un sondaggio tra oltre 15mila tifosi i cui risultati erano stati inizialmente presentati come prova del supporto popolare di questa riforma: il 55% degli intervistati si diceva a favore di una Coppa del Mondo più frequente rispetto a quella attuale. Nel report successivo al primo comunicato, però, si specificava che quella percentuale fosse in realtà il risultato della somma degli intervistati a favore di ogni proposta minore ai quattro anni (cioè di un Mondiale ogni anno, ogni due e ogni tre) mentre il mantenimento dello status quo da solo aveva dalla sua parte il 45% degli intervistati, più di ogni altra proposta.


 

La FIFA ha cercato di fare pressione sull’opinione pubblica anche attraverso le dichiarazioni di alcune vecchie glorie, o legends se preferite il nuovo nome da videogioco. In un evento organizzato a Doha, in Qatar, lo scorso 8 settembre ne ha riunite diverse per discutere delle “potenziali alternative all’organizzazione attuale del calcio maschile”, ovvero per esprimersi a favore di un Mondiale ogni due anni. Tra loro, oltre a Tim Cahill, Peter Schmeichel e Roberto Carlos, anche Ronaldo “Il Fenomeno” secondo cui «se chiedeste a Messi o a Cristiano Ronaldo se vorrebbero più opportunità di vincere un Mondiale, sono sicuro che vi risponderebbero di sì». «Penso che nessuno fosse contrario alla frequenza del Mondiale ogni due anni», ha aggiunto Schmeichel «Le discussioni sono state più su come andrebbe riformato il calendario, il numero di partite e i periodi di riposo».


 

La vera punta di diamante della campagna a favore del Mondiale ogni due anni è però Arsene Wenger, allenatore assurto a padre nobile del calcio inglese e francese, e oggi Chief of Global Football Development della FIFA, qualsiasi cosa significhi. Wenger ha parlato della proposta il 3 settembre - pochi giorni prima dell’incontro delle FIFA Legends a Doha, quindi - in un’intervista a l’Equipe, che lo ha messo in copertina con uno sguardo interlocutorio e accanto il titolo: “Really, Mr Wenger?” (in inglese nell’originale). L’allenatore francese ha posto l’accento soprattutto sulla riorganizzazione del calendario calcistico tra club e Nazionali, un problema che, come ha dimostrato il caos della partita di qualificazione ai prossimi Mondiali tra Argentina e Brasile, nell’era pandemica è più pressante che mai. «La grande idea è di raggruppare le qualificazioni in due finestre, a ottobre e marzo», ha spiegato Wenger «Alla fine di ogni stagione dovrebbe svolgersi un torneo importante, un Mondiale o un Europeo. Oggi le partite di qualificazione generano poco entusiasmo, il pubblico non vuole che la prima fase richieda un anno e mezzo. Possiamo concentrare tutto in 4/5 settimane. I club hanno tutto da guadagnare dato che avrebbero i giocatori con sé per sette mesi». Al di là delle questioni logistiche, però, la giustificazione più profonda è la stessa di chi pochi mesi fa cercava di trasformare la Superlega in realtà: il calcio è vecchio e il pubblico è cambiato. «Dobbiamo riconoscere che la società vuole sempre più big match decisivi ed emozionanti», ha dichiarato ancora Wenger «Persino Euro 2020, che si è tenuto due mesi fa, oggi sembra molto più lontano nel tempo».


 

In un’epoca in cui la tradizione sembra ormai svuotata di ogni forza, la proposta di Wenger e della FIFA apparentemente non sembra avere pieghe: perché non raddoppiare il numero dei Mondiali nei prossimi anni se l’unico prezzo da pagare è fare le cose diversamente da come abbiamo sempre fatto? In questo senso, ha ragione Infantino nel sottolineare che la convenzione di giocare i Mondiali ogni quattro anni è vecchia di quasi un secolo. Era il 1928 quando la FIFA, riunitasi ad Amsterdam in occasione dei Giochi Olimpici, decise di concretizzare l’idea di organizzare un Mondiale di calcio scegliendo tra tutte la proposta di Henri Delaunay, che aveva ideato una competizione quadriennale aperta alle squadre di tutte le federazioni affiliate senza distinzioni nello status dei giocatori (allora era ancora forte il dualismo tra dilettantismo e professionismo). È interessante notare che una delle proposte scartate, quella del tedesco Felix Linnemann, prevedeva invece la creazione di due Mondiali, uno biennale per i professionisti e uno quadriennale per i dilettanti: qualcosa di non molto diverso da come funzionerebbe il calcio mondiale per Nazionali se passasse la riforma di Infantino, sempre che il torneo olimpico di calcio per Under 21 sopravviva. Se non è affatto nuova l’idea di giocare il Mondiale ogni due anni, non è nuova nemmeno quella di trasformarla in realtà. Già nel 1999, infatti, Sepp Blatter proponeva di giocare la Coppa del Mondo ogni due anni definendo come “datato” l’attuale format: «Risale agli anni ’30 quando le squadre viaggiavano lentamente da un continente all’altro con le navi».


 

Che il calcio sia cambiato nell’ultimo secolo è un’evidenza che però anche chi si oppone alla proposta di giocare i Mondiali ogni due anni tende ad indicare. E rispetto agli anni ’30 le squadre non solo volano più velocemente in aereo ma giocano anche decine e decine di partite in più. «Non c’è un altro sport al mondo con un calendario senza sosta come il calcio», ha dichiarato Jurgen Klopp, che si è detto fortemente contrario alla proposta: «Ci sono sicuramente sport più faticosi, come l’atletica o la maratona, ma chi li fa non corre 20, 30 o 40 volte l’anno». A fare da eco all’allenatore del Liverpool ci si è messo anche Julian Nagelsmann, che con il punto di vista più tedesco possibile ha messo anche in luce i risvolti finanziari di un calendario così fitto: «Se ci sono sempre più partite, che siano di club o per le Nazionali, allora le rose devono diventare sempre più grandi e questo porta a un’esplosione dei costi». Non tutti gli allenatori d’élite del momento, però, si sono opposti. Pep Guardiola, per esempio, si è schierato dalla parte di Wenger, anche se con un punto di vista più sottile e tagliato dei suoi colleghi. «La Coppa del Mondo è fantastica: è il torneo più importante e da spettatore mi diverto sempre a guardarla. Se potessi vederla ogni due anni sarei contento» ha detto l'allenatore catalano, che poi ha aggiunto: «Non bisogna criminalizzare le idee. I club e i campionati difendono la loro posizione, la FIFA difende la propria e la UEFA lo stesso. Non dico che bisogna eliminare le Nazionali o la Champions League o la Premier League o tutte le coppe, ma dobbiamo trovare una soluzione».


 

Guardiola fa bene a inserire la discussione all’interno del contesto della lotta di potere nel mondo del calcio, in primo luogo perché se il calendario è così fitto di certo non è colpa solo della FIFA. In questo senso, se da un lato appaiono assurde le giustificazioni di Wenger, che da allenatore si era più volte lamentato degli impegni dei suoi giocatori in Nazionale e che oggi dice che la proposta della FIFA «non ha alcuna intenzione finanziaria dietro», dall’altro sembra altrettanto ipocrita la posizione del presidente della UEFA, Aleksandr Ceferin, che si è opposto al Mondiale biennale tirando in ballo la necessità dei giocatori di avere periodi di recupero poche settimane dopo aver approvato un nuovo formato della Champions League che quasi raddoppia le partite totali. Se l’opposizione del sindacato internazionale dei calciatori e delle leghe europee sembra quindi genuina, la dura opposizione della UEFA è invece in primo luogo una reazione di difesa di fronte a una proposta che minaccia uno spazio (anche e soprattutto commerciale) per adesso di sua competenza: con il Mondiale biennale, ad esempio, come verranno riorganizzate le qualificazioni agli Europei? Che fine farà l’incomprensibile Nations League? Ceferin ha subito messo mano alla fondina dichiarando non solo che l’Europeo rimarrà quadriennale in ogni caso, ma anche che la UEFA è pronta a boicottare il nuovo Mondiale: «Da quello che so, i sudamericani sono sulla mia stessa posizione. Quindi buona fortuna con un Mondiale di questo tipo [cioè senza squadre europee e sudamericane, nda]». Il successivo comunicato della UEFA, arrivato ieri, in realtà ha sfumato leggermente le sue dichiarazioni, auspicando «un approccio onnicomprensivo più che speculativo» su questioni come l’Europeo biennale.


 


Foto di Mike Hewitt - FIFA/FIFA via Getty Images


 

In ogni caso, il contrasto tra UEFA e FIFA non nasce con la proposta del Mondiale biennale e le questioni che oggi solleva, come la diluizione dell'importanza e del valore della Coppa del Mondo (altro punto su cui Ceferin ha insistito molto) o la salute dei giocatori. La FIFA, infatti, aveva già provato ad attaccare questo spazio commerciale prima con la riforma del Mondiale per club, il cui nuovo formato doveva debuttare quest’estate in Cina prima che la pandemia facesse slittare gli Europei e la Copa America di un anno (Europa e Sud America, ancora loro), poi con il sostegno silente e segreto promesso ai fondatori della Superlega, svelato dal New York Times. Secondo il quotidiano statunitense, l’organizzazione capeggiata da Gianni Infantino aveva promesso il suo supporto istituzionale alla nuova competizione europea in cambio della rinuncia da parte delle squadre della Superlega ai pagamenti che avrebbero ottenuto partecipando al nuovo Mondiale per club, per una cifra intorno al miliardo di dollari. La ratio di un accordo simile per i top club europei era quello di evitare sanzioni e squalifiche per i propri giocatori in Nazionale dopo l’annuncio della Superlega - ironico oggi che il progetto è miseramente fallito (rinnegato ufficialmente anche dalla FIFA) e che alcuni club inglesi sono stati minacciati dalla stessa FIFA per aver impedito ai propri giocatori sudamericani di partire per le qualificazioni ai Mondiali per evitare di perderli al loro ritorno per via delle regole del governo britannico sulle quarantene.


 

Il problema, per la FIFA, è che oltre allo spazio della UEFA, il Mondiale biennale rischia di intaccare anche lo spazio di altri attori, forse meno potenti ma non per questo meno rilevanti. È il caso in primo luogo degli sport olimpici, che vedrebbero l’alternanza Mondiali-Olimpiadi, nata ad Amsterdam in quel congresso di 93 anni fa, definitivamente cancellata. «Capisco gli interessi legittimi ma per gli sport estivi è già abbastanza dura prendersi il proprio spazio nel mondo dei media tradizionali e digitali», ha dichiarato Sebastian Coe, presidente della World Athletics e membro del CIO «Un Mondiale biennale si scontrerebbe inevitabilmente con i Giochi Olimpici». Allo stesso modo, anche il calcio femminile, che organizza il proprio Mondiale un anno dopo quello maschile proprio per avere una propria esclusività ed evitare di venire schiacciato dal suo peso mediatico, vedrebbe il proprio spazio invaso da una nuova competizione.


 

Il calcio maschile, però, quasi mai si è pensato come parte di un organismo più grande e la proposta del Mondiale biennale in un certo senso lo conferma. Forse è per questo che mentre di queste preoccupazioni si fa fatica a trovare traccia nei documenti ufficiali, l’ombra della Superlega è invece ben presente. Quello della CONCACAF, per esempio, ha ricordato alla UEFA del suo supporto quando «furono esplorate le minacce alle sue strutture delle competizioni per club». La Confederazione del Nord America, del Centro America e dei Caraibi si è detta aperta a discutere del Mondiale biennale e forse non potrebbe essere altrimenti. La CONCACAF, infatti, sarebbe una delle confederazioni, insieme a quella africana e quella asiatica, che ci guadagnerebbe di più dall’avere il doppio delle opportunità di qualificarsi e, chissà, un giorno vincere un Mondiale. Alla fine, ancora prima della Superlega, il conflitto nato intorno a questa proposta rimane il riflesso di quello tra la sua tradizione eurocentrica e latinoamericana, e la sua “recente” spinta verso il resto del mondo, prima con Havelange, poi con Blatter e oggi con Infantino. Tutto il resto, come sempre, può aspettare.


 

 

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