
Con la Lottery avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì si è delineato l’ordine di scelta definitivo del prossimo Draft NBA: a gioire sono state Phoenix, Sacramento e Atlanta che avranno a disposizione le prime tre scelte, mentre Dallas e Orlando hanno maledetto l’urna delle palline che ha fatto perdere loro le posizioni “duramente” conquistate durante la regular season.
Questo Draft si prospetta molto buono all’interno delle prime diece scelte, mentre in quelle successive tenderà ad essere molto più imprevedibile, con picchi nella fascia 20-45 dove tanti valori potrebbero essere molto più vicini di quelli indicati dall’ordine di scelta. Ora che abbiamo la lista ufficiale delle pick, possiamo quindi dare via alla stagione dei Mock Draft con la nostra primissima previsione delle scelte al primo giro.
PHOENIX SUNS - DeAndre Ayton (C, Arizona)
È molto probabile che il testa a testa tra Luka Doncic e DeAndre Ayton per la corsa alla prima scelta assoluta si protrarrà fino alla notte del 22 giugno, con aggiornamenti e rumors che tenderanno a saltare da una parte all’altra con tempistiche incessanti.
Sebbene l’arrivo di Igor Kokoskov sulla panchina dei Suns possa far pensare a una preferenza verso il fenomeno sloveno (con il quale ha vinto Eurobasket 2017), la dirigenza potrebbe voler rifondare il suo parco lunghi su una figura come Ayton per il modo in cui il centro bahamense riesce ad abbinare una componente fisico-atletica di primissimo livello a una varietà di skills offensive che gli permettono di segnare in più modi.
Ayton è un lungo scolpito nel granito, dotato di atletismo e mobilità superlativi grazie a gambe alla dinamite che gli permettono una velocità di elevazione che lo avvicina alla prima versione di Dwight Howard. A queste e ad altre doti fisiche aggiunge una dimensione frontale, con range e capacità di mettere palla a terra, tali da renderlo estremamente pericoloso in fase offensiva, considerando tutte le armi a disposizione.
Non mancano i campanelli d’allarme a livello difensivo (ha piedi rapidi per cambiare sugli esterni, ma protezione del ferro e istinti non sono naturali) e di letture, ma nel Draft di quest’anno non ci sono giocatori capaci di garantire allo stesso tempo un impatto immediato e margini di miglioramento così ampi.
Delle caratteristiche di Ayton ne ha parlato benissimo il nostro Lorenzo Bottini, quindi meglio approfondire sulla personalità.
SACRAMENTO KINGS - Luka Doncic (G, Real Madrid)
I Kings a questo punto sono obbligati a stare alla finestra in attesa di capire cosa lasceranno loro i Suns con la scelta precedente, ed è difficile pensare che la franchigia prenda strade diverse da questa.
La scelta di Doncic quindi a questo punto sarebbe automatica e permetterebbe a coach Dave Joerger di avere fin da subito un giocatore capace di poter inserirsi sin da subito in un contesto di gioco già avanzato grazie all’incredibile tecnica individuale, un feeling per il gioco innato e una mentalità adulta, di chi è abituato già da tempo a togliere le castagne dal fuoco a livello professionistico.
Ancora più intrigante saranno le possibilità di vederlo affiancato ad altri due trattatori di palla come De’Aaron Fox e Bogdan Bogdanovic in un backcourt che può garantire tempi di gioco differenti, estrema versatilità e creatività dal palleggio su vari livelli. Con questa scelta i Kings possono inserirsi nella direzione tattica presa dalla Lega negli ultimi anni, sperando che la dirigenza formata da Vivek Ranadive e Vlade Divac ritrovi un po’ di senno dopo anni di scelte quantomeno discutibili.
ATLANTA HAWKS - Jaren Jackson Jr (FC, Michigan State)
Negli ultimi anni abbiamo constatato che per avere una buona carriera da lungo in NBA devi avere tre principali caratteristiche tecniche: qualità “stretch” per aprire il campo, protezione del ferro e capacità di accettare cambi di marcatura contro gli esterni, anche i più rapidi.
Jaren Jackson è un classe ‘99 che risponde a tutte le caratteristiche appena elencate. Non è dotato di talento individuale quanto altri giocatori nel suo range, ma la sua versatilità sui due lati del campo lo rende automaticamente un giocatore su cui poter ancorare il futuro di una squadra. La ricostruzione di Atlanta è appena cominciata e con questa scelta metterebbe un’ottima base nel frontcourt (con John Collins e Taurean Prince) per pensare positivamente alle prospettive della squadra.
Questo era Jackson alla seconda partita stagionale: particolarmente a suo agio.
MEMPHIS GRIZZLIES - Marvin Bagley (FC, Duke)
Quello che salta subito all’occhio nello stile di gioco di Marvin Bagley non è tanto l’atletismo in sé (irreale per rapidità e mobilità), ma quanto questo sia produttivo in quello che vuole fare in campo, soprattutto in attacco. Con un primo passo fulmineo e un trattamento del pallone solido per un giocatore con le sue misure, il prodotto di Duke può creare vantaggi da ogni parte del campo e portare le difese a fare una scelta nel momento in cui riceve palla.
Questa è la base di partenza di un lungo che mostra ancora delle carenze non indifferenti, tra cui il tiro discontinuo e nozioni difensive mediocri, ma già capace di poter sfruttare le sue qualità fisico-atletiche per dare un contributo.
A Memphis un giocatore del genere può fare molto comodo, sia per allungare carriera e rendimento di Marc Gasol che per mettere le prime basi di crescita su lui e Mike Conley.
DALLAS MAVERICKS - Mohamed Bamba (C, Texas)
L’estenuante ricerca dei Mavs di un lungo capace di ancorare la difesa per gli anni a venire potrebbe arrivare alla conclusione con questo Draft.
Bamba non è un giocatore capace di poter dare un contributo dal primissimo giorno a causa di un fisico ancora acerbo e un baricentro troppo alto per tenere i contatti, ma l’altezza e le braccia infinite modello Ispettore Gadget (236 centimetri di apertura alare, la più ampia di sempre assieme a Rudy Gobert) unite a un tempismo naturale e istinti eccellenti lo rendono il rim-protector più interessante del lotto. Un progetto vero e proprio, in fase embrionale dal punto di vista tecnico ma con margini di crescita molto ampi.
ORLANDO MAGIC - Trae Young (PG, Oklahoma)
È sottodimensionato per il ruolo, ha doti atletiche sotto media, va nascosto in difesa, tende a perdere molti palloni… ma nonostante tutto è difficile trovare un giocatore così a suo agio in tutte quelle qualità tecniche che servono per ricoprire il ruolo di point guard nella NBA. Con la palla in mano è realizzatore e creatore, ha range di tiro illimitato e visione di gioco totale, qualità da cecchino e passaggi con entrambe le mani, facilità nel costruirsi il tiro anche contro maggior fisicità e leggere le risposte della difesa.
Nessuno più di lui ha una tale purezza nel pensare e agire, e a Orlando un giocatore del genere manca come l’aria. I problemi sopra elencati sono legittimi, ma è un rischio da correre.
CHICAGO BULLS - Michael Porter (F, Missouri)
Porter ha passato tutta la scorsa stagione ai box a causa di un brutto infortunio alla schiena, salvo poi apparire nelle ultime due partite di Missouri senza riuscire a dimostrare un granché, evidentemente limitato dal periodo di inattività.
Sebbene questo gli abbia fatto perdere qualche posizione nei ranking, il talento realizzativo del ragazzo rimane un fattore da non sottovalutare, considerando che stiamo parlando di uno scorer che si avvicina ai 210 centimetri di altezza con facilità di tiro e tanti aspetti su cui lavorare (primi tra tutti: scelte e trattamento di palla) non così lontani rispetto a quanto si possa pensare.
Ai Bulls manca tremendamente un giocatore con punti nelle mani che possa garantire maggior libertà lontano dalla a Lauri Markkanen, forse l’unica vera nota positiva della stagione di Chicago insieme al Kris Dunn pre-infortunio.
CLEVELAND CAVALIERS (da Brooklyn) - Wendell Carter (C, Duke)
La scelta dei Cavaliers rischia di essere complicata non solo perchè esce da quella lista di 7 nomi che compongono una fascia di prospetti molto più talentuosa, ma anche perchè dovrà essere una decisione che dovrà anticipare le intenzioni di LeBron James con il mercato dei free agent in arrivo.
Carter è il giocatore più solido in entrambi i casi, dotato di qualità tecniche che potrebbero permettergli un rapido inserimento nelle rotazioni (doppia dimensione offensiva, difensore attento senza essere eccezionale) e garantire un minimo di futuribilità alla franchigia nel caso in cui il Re decidesse di portare ancora una volta i suoi talenti altrove.
NEW YORK KNICKS - Mikal Bridges (SF, Villanova)
Giocatore con ruolo definito, uno dei più interessanti in quella categoria di ali moderne 3&D che le franchigie cercano con insistenza Bridges è probabilmente il meno futuribile tra i giocatori da prendere in lottery, ma se riesce a confermare le aspettative può far parte di un quintetto NBA per tutta la durata della sua carriera.
Considerando l’infortunio di Porzingis, per New York si prospetta un’altra annata di attesa e iniziare a mettere pezzi “pronti” per un futuro non così lontano potrebbe essere la scelta migliore.
PHILADELPHIA 76ERS (dai Lakers) - Miles Bridges (F, Michigan State)
Philly ha stupito tutti con una pallacanestro position-less soprattutto sul fronte difensivo, e un giocatore come Miles Bridges potrebbe essere un innesto perfetto nel sistema di Brett Brown.
Saltatore incredibile, offensivamente il prodotto di Tom Izzo potrebbe fare onde accanto a Simmons ed Embiid per la capacità di correre il campo e impattare atleticamente sul gioco a metà campo, mentre in difesa ha corpo e tecnica per marcare quattro ruoli. Non una stella, ma sicuramente uno che può dare equilibrio a tante tipologie di quintetti grazie alla sua poliedricità.
11.CHARLOTTE HORNETS- Collin Sexton (PG, Alabama)
Prendere una point guard pura senza avere ancora ceduto Kemba Walker potrebbe non sembrare una delle migliori decisioni, ma è chiaro che, viste le recenti vicende dirigenziali degli Hornets, un cambiamento dovrà arrivare. E mettersi dei paletti in sede di Draft per un giocatore che ha mercato e che non sembra essere nei piani di ricostruzione potrebbe essere un grande errore.
Al college gli è toccato anche trascinare la squadra quando si è trovata… due contro cinque. Sconfitta scontata, ma beast mode e 40 punti per lui.
Sexton è un giocatore con qualche difetto tecnico su cui bisogna lavorare ma è dotato di carisma, grande durezza mentale e uno stile di gioco adulto per come sa usare il corpo nel traffico. Charlotte avrebbe così una buona alternativa nel ruolo nel caso le strade tra loro e Walker si separassero.
L.A. CLIPPERS (da Detroit) - Shai Gilgeous-Alexander (G, Kentucky)
L.A. CLIPPERS - Robert Williams (C, Texas A&M)
Doc Rivers non è mai stato un allenatore capace di sviluppare i rookie e/o i sophomore, quindi vedere due scelte così ravvicinate in Lottery è una situazione tanto nuova quanto particolare.
Shai Gilgeous Alexander è una point guard con stazza, un facilitatore che in mezzo al talento può fare bene, mentre in difesa può marcare anche gli esterni più fisici. Se mettesse a posto il tiro da 3 (carente ma con buoni spunti per migliorare) potrebbe valere qualche posizione in più.
Williams invece è un lungo atletico, fisico e con tecnica scarsa che probabilmente lo scorso anno, con la decisione di uscire dal Draft, ha perso l’occasione di venir scelto più in alto rispetto a oggi (e quindi perdere soldi). Sottodimensionato ma aggressivo e verticale, in difesa le braccia lunghe e i piedi rapidi potrebbero diventare un incubo al ferro e sul perimetro.
DENVER NUGGETS - Zhaire Smith (SF, Texas Tech)
Arrivato dal nulla, non molto considerato in uscita dal liceo ma venuto fuori prepotentemente nell’anno da freshman grazie ad una verticalità debordante che fa di lui uno dei migliori atleti del Draft - se non il migliore.
Difensivamente ha corpo per tenere più ruoli e offensivamente, sebbene sia a uno stadio tecnico ancora basico, riesce a usare la sua incredibile esplosività per attaccare il ferro con aggressività. Un po’ come Marvin Bagley, ma nel corpo di un esterno.
Denver scarseggia nel ruolo e con lui potrebbe chiudere un parco esterni (con Gary Harris e Jamal Murray) che nel giro di cinque anni potrebbe fare le fortune della franchigia.
WASHINGTON WIZARDS - Kevin Knox (F, Kentucky)
Gli Wizards e specialmente Scott Brooks hanno sempre avuto un debole per le combo-forward dotate di centimetri, duttili sui due lati del campo e con potenziale da sfruttare. Knox risponde perfettamente all’identikit e, sebbene non sia capace di creare palla in mano, può costruirsi una buona carriera da finalizzatore grazie al tocco e alle dimensioni notevoli (208 centimetri) per il ruolo.
PHOENIX SUNS (da Miami) - Jontay Porter (C, Missouri)
Fratello minore del Michael di cui abbiamo parlato qualche riga più in su, Jontay si presenta al Draft come il prospetto più giovane del lotto e come uno dei pochi lunghi con uno stile di gioco moderno, perfettamente in sintonia con la direzione in cui la NBA sta andando. Stretch-big vero, dotato di tocco al tiro (36% con più di 3 conclusione a partita) e un’incredibile naturalezza nel mettere palla a terra con entrambe le mani e in difesa, seppur ancora indietro in qualche aspetto, mostra conoscenza del gioco. Da tenere d’occhio: se fa bene ai workout individuali può ambire alla Lottery.
Il ragazzo sa decisamente muovere i piedi e in più aggiunge un QI molto interessante per un lungo.
MILWAUKEE BUCKS - Troy Brown (GF, Oregon)
Arriva da una stagione a Oregon tutt’altro che esaltante, ma Brown rimane un progetto molto interessante per la capacità di creare dal palleggio, giocare i pick and roll e difendere sull’uomo. Facendo della versatilità il suo tratto distintivo, diventa automaticamente un tipo di prospetto che in casa Bucks potrebbe far comodo in uno svecchiamento generale del roster.
SAN ANTONIO SPURS - Keita Bates-Diop (F, Ohio State)
Una delle cose più difficili all’interno della materia Draft è capire quale potrebbe essere la versione di quest’anno del “profilo Spurs”, squadra che difficilmente tende a sbagliare le scelte.
Bates-Diop è un giocatore su non si è parlato molto, ma tanto della buona stagione di Ohio State dopo tanti anni di buio passa dai suoi miglioramenti: al tiro, nella lettura delle partite e per come interpreta nel migliore dei modi la difesa multi-posizionale. Il tutto in un corpo strutturato centimetro per centimetro per essere un’ala anche a livello NBA.
ATLANTA HAWKS (da Minnesota) - Lonnie Walker (SG, Miami)
A questo punto del Draft le squadre tendono a cercare i diamanti grezzi, e se cascasse fino a questo punto sarebbe un delitto per gli Hawks non mettere le mani su questa guardia esplosiva che, nonostante l’inconsistenza, ha mostrato qualche flash di talento molto interessante, oltre a un ottimo telaio. Un giusto investimento.
MINNESOTA TIMBERWOLVES (da Oklahoma City) - Jacob Evans (GF, Cincinnati)
La provenienza - Cincinnati, college dove prima si insegna a difendere aggressivo e poi (forse) tutto il resto - dovrebbe aver già messo in allarme coach Thibodeau. Scherzi a parte, altro profilo 3&D per un giocatore con il potenziale per diventare la versione più difensiva di Will Barton.
UTAH JAZZ - Kevin Huerter (SG - Maryland)
Ancora non sicuro di lasciare il college, Huerter è un giocatore con caratteristiche fisico-atletiche intriganti. Bianco magrolino di 2 metri con gambe esplosive e tiro più che affidabile, mostra QI cestistico e istinti nelle giocate importanti. Tutto il resto è da costruire, ma rimane un prospetto da seguire per una squadra che ha bisogno di potenziale basato su atletismo e tiro.
Rinominato “Red Mamba” dai tifosi di Maryland, impressiona per la facilità di rilascio. Naturalissimo.
CHICAGO BULLS (da New Orleans) - Mitchell Robinson (C, High School)
Quello di Robinson è un profilo abbastanza rischioso dal punto di vista caratteriale dopo che ha lasciato Western Kentucky a meno di un mese dall’inizio della stagione regolare NCAA per allenarsi individualmente in vista del Draft, di fatto saltando una stagione di basket agonistico.
L’invito alla Draft Combine fa però capire che l’interesse da parte delle squadre è alto per questo lungo da corsa, che fa della verticalità e della mobilità la propria forza. Chicago potrebbe rischiare la scelta, visto che comunque parliamo di un ruolo molto delicato nella costruzione delle squadre.
INDIANA PACERS - Khyri Thomas (SG, Creighton)
Uno dei giocatori più divertenti da vedere agire in difesa per come riesce sempre a fronteggiare il proprio uomo e a lavorare in anticipo con braccia infinite per una guardia. A questo aggiunge anche grande pericolosità perimetrale nel tiro piedi-per-terra e intelligenza nel giocare lontano dalla palla. Una safe pick.
PORTLAND TRAIL BLAZERS - De’Anthony Melton (G, USC)
Melton è un altro giocatore che non è riuscito a calcare il parquet in questa stagione a causa di una sospensione da parte della sua scuola (soldi percepiti da familiari, quindi neanche lo riguarda direttamente), ma questo non dovrebbe in qualche modo compromettere quello che viene comunemente chiamato “Draft stock”.
Il perché è facilmente intuibile: Melton è un difensore super aggressivo sulla palla con reattività funzionale a tutto quello che fa nella metà campo difensiva, dove è anche un ottimo intimidatore per il ruolo. Dimensione offensiva da costruire (soprattutto al tiro), ma ha offerto buoni spunti nel suo primo anno mostrando buon playmaking.
LOS ANGELES LAKERS (da Cleveland) - Shake Milton (G, SMU)
Milton sembra avere tutte le caratteristiche per essere un ottimo fit all’interno dei giovani Lakers di coach Walton: giocatore versatile sia in attacco che in difesa, può giocare vari ruoli in entrambi i lati del campo, è un tiratore affidabile e sa fare letture semplici senza forzare e riconoscendo perfettamente i propri limiti. Aggiunge ottime misure per una combo così duttile.
PHILADELPHIA 76ERS - Bruce Brown (SG, Miami)
Anche Brown si presenta al Draft come una guardiona con playmaking e una forte dimensione difensiva, efficace a giocare sull’uomo grazie a una struttura fisica compatta e abile a leggere le situazioni all’interno della difesa di squadra, dove ha capacità di anticipo e intuito. Il prodotto di Miami, come Robert Williams e Miles Bridges, è tra quelli che rischia di pentirsi di aver scelto di tornare al college lo scorso anno, quando era proiettato ai piedi della Lottery: ora lotta per rimanere nel primo giro.
BOSTON CELTICS - Dzanan Musa (F, Cedevita)
Ala dinoccolata che, come Luka Doncic, in Europa gioca come un veterano grazie a talento e versatilità offensiva. Eroe in Bosnia per avere portato in patria il primo titolo nazionale (Europeo Under-16) della storia, a Boston potrebbe far comodo in prospettiva futura e prenderlo nei prossimi anni quando ha raggiunto la maturazione necessaria per fare il salto dell’Oceano.
GOLDEN STATE WARRIORS - Jalen Brunson (PG, Villanova)
Dopo aver dominato la stagione NCAA vincendo il suo secondo titolo con Villanova e il premio di Giocatore dell’Anno, Brunson arriva al Draft con aspettative ridotte a causa di atletismo e stazza mediocri rispetto ad altri prospetti nel ruolo. Nessuno però sa giocare e pensare basket come lui, con la stessa fiducia di un veterano: doti che lo rendoni perfetto per un ruolo di backup. Gli Warriors stanno diventando i nuovi Spurs per la capacità di pescare bene con pick basse e svilupparli con calma (come avrete notato con Kevon Looney ai playoff): che questa sia una nuova conferma?
BROOKLYN NETS (da Toronto) - Hamidou Diallo (SF, Kentucky)
Lo scorso anno aveva stupito alla Draft Combine per le incredibili qualità atletiche, ma al suo primo anno in NCAA sotto coach Calipari si è visto quanto sia ancora lontano dalla completa maturazione cestistica. Progettone da evolvere in G-League: chi meglio dei Nets può offrirgli pazienza e un programma di sviluppo di alto livello?
ATLANTA HAWKS (da Houston) - Anfernee Simons (G, High School)
Rimaniamo nell’ambito dei progetti con questa guardia che arriva direttamente dal liceo e che colpisce per la fluidità con cui gioca in attacco e lavora con atletismo. Giovane e grezzissimo su altri aspetti, ma come detto in precedenza gli Hawks al momento sono nella posizione per prendersi rischi del genere.