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Tommaso Clerici
Si può diventare un buon fighter di MMA restando in Italia?
04 feb 2021
04 feb 2021
Abbiamo chiesto ad alcuni esperti le differenze tra allenarsi per competere nelle MMA nel nostro Paese rispetto agli Stati Uniti.
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Tommaso Clerici
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I fighter italiani di alto livello che attualmente vivono e si allenano negli Stati Uniti sono due: Marvin Vettori e Mara Romero Borella. I risultati sono contrastanti: Vettori, che ha iniziato a frequentare la California nel 2015, ha chiuso l’anno come quinto al mondo tra i pesi Medi UFC; nella stessa promotion, invece, Borella ha perso gli ultimi 4 incontri disputati, finendo per essere tagliata dall'organizzazione. In Italia si è spesso dibattuto sulla necessità, o meno, di emigrare per avere una reale speranza di carriera nelle MMA, prendendo come esempio Vettori e i suoi successi.

 

Effettivamente nel 2020 il bilancio dei risultati degli atleti italiani, o stranieri che si allenano nel nostro Paese, quando combattono all’estero è severo: 12 vittorie e 20 sconfitte. Solo per citare le promotion più importanti, in UFC ha vinto solamente

, in due occasioni, mentre Borella e Alessio Di Chirico hanno rimediato 4 sconfitte in totale (

si è rifatto a inizio 2021, con una vittoria fondamentale per la sua permanenza in UFC); in Bellator invece hanno combattuto 9 fighter italiani, di cui solo

e Daniele Scatizzi sono riusciti a uscire vincitori dall’ottagono.

 

È anche vero, però, che una certa alternanza di risultati è parte di uno sport imprevedibile come le MMA, in cui oltretutto si combatte non più di un paio di volte all'anno. Ad esempio, il 2018 era stato un anno d’oro per le arti marziali miste del nostro Paese e l'UFC aveva addirittura visitato Roma per girare un episodio della serie

con protagonista il team Gloria Fight Center in cui si alleva Di Chirico.

 

https://youtu.be/lZDMfZB46QI?t=882

 

Il 2021 è iniziato con la già citata vittoria di Di Chirico, tanto spettacolare quanto importante, arrivata contro un avversario più quotato e considerato, prima dell’incontro, un possibile astro nascente in UFC. Interpellato sulla scelta di allenarsi in Italia nei giorni precedenti alla sfida, Di Chirico 

: «Muhammad Ali diceva: “I campioni non si fanno nelle palestre, […] si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. La più grande motivazione per me è che un ragazzo veda il mio percorso e pensi: Allora posso farcela anch’io, dall’Italia, da Roma, ad allenarmi per poter arrivare ad altissimi livelli in questo sport».

 

Secondo la sua visione non è necessario «spendere migliaia di euro per andare in team che badano solo al business e che ti buttano nella mischia senza tutelarti […] Accolgo i consigli e i suggerimenti, le critiche di chi sostiene che io debba emigrare, ma voglio rispondere: dimostrerò che vi sbagliate». Lo stesso Di Chirico, però,

, dopo la vittoria che «[Nelle MMA italiane] non era tutto da buttare prima e non è tutto perfetto oggi. Sappiamo dove migliorare».

 

Insomma, c'è ambivalenza. Alcuni tra gli appassionati e gli addetti ai lavori sostengono che i pessimi risultati del 2020 rappresentino uno smacco, forse definitivo, per il movimento italiano, arrivato sì sul palcoscenico internazionale ma troppo acerbo per fare un definitivo salto di qualità; altri gioiscono per la crescita del numero di atleti italiani presenti nelle gabbie di tutto il mondo, cosa che fino a pochi anni fa rappresentava una pura utopia, e sono convinti che i risultati arriveranno con la perseveranza. La questione è molto più complessa di quello che appare e per discuterne a fondo, considerando tutti gli aspetti coinvolti, ho interpellato alcuni protagonisti delle MMA italiane.

 

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