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Quanto sono lunghi 48 minuti contro i Bucks
15 lug 2021
In gara-4 Milwaukee ha imposto la propria superiorità fisica, facendo pagare ogni errore di Phoenix.
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Le prime tre partite della serie finale tra Milwaukee Bucks e Phoenix Suns hanno lasciato un filo di amaro in bocca. Per quanto la battaglia tattica tra le due panchine e l’intensità messa in campo dalle due squadre siano state di alto livello, e certamente degne di una serie finale, il fatto che nessuna delle prime tre gare si sia conclusa punto a punto aveva tolto un po’ di pathos alla prima parte della serie. Gara-4 doveva quindi rappresentare non solo il punto di svolta tra una serie corta (in caso di vittoria dei Suns) o lunga (in quello contrario), ma anche un momento “Instant Classic” di queste Finals, quello di cui ci saremmo ricordati negli anni a venire ricordando questa serie. In un modo o nell’altro nel quarto periodo quel momento è arrivato.

La stoppata di Giannis Antetokounmpo su Deandre Ayton a 74 secondi dalla fine con i Bucks avanti di due lunghezze ha dato fortissime vibes da LeBron James su Andre Iguodala nelle Finals del 2016, non tanto per la dinamica (Giannis in gara-1 aveva già replicato la chasedown di James) quanto per l’impatto emotivo che ha avuto sulla partita. Nonostante i Bucks non siano riusciti a segnare sul possesso successivo alla giocata del due volte MVP, i Suns hanno fatto ancora peggio perdendo un pallone sanguinosissimo con Chris Paul (il quinto della sua partita), permettendo a Khris Middleton in contropiede di segnare il canestro del +4 a 27.2 secondi dalla fine e chiudere di fatto la partita, fissando la serie sul 2-2.

I problemi in transizione dei Suns

Proprio quell’ultima azione ci permette di affrontare uno dei temi che hanno deciso la partita e in parte anche questa serie: i problemi dei Suns a difendere in transizione contro i Bucks. Un problema evidente soprattutto in gara-3, quando i Bucks hanno cominciato oltre il 20% dei loro possessi in transizione, e che non è stato del tutto risolto in gara-4, per quanto quella percentuale sia scesa sotto il 13%. Come per molte difficoltà che stanno trovando i Suns in questa serie, quello della transizione difensiva è quasi strutturale per come attacca la squadra di coach Monty Williams: Phoenix piazza sempre due uomini negli angoli e lascia il centro del campo a Chris Paul e Devin Booker per giocare i pick and roll con Deandre Ayton, ma questo sbilancia la squadra che — in caso di palla persa o di errore al tiro — si trova spesso con quattro uomini sotto il livello della palla, esponendosi enormemente al contropiede avversario.

Tre palle perse prese in momenti diversi della partita. Nella prima foto si notano sia Bridges che Crowder piazzati sul perimetro, ma sono troppo lontani per poter dare una mano a Chris Paul (mentre i Bucks hanno già tre giocatori nella zona della palla); nella seconda ci sono tre giocatori ben al di sotto la linea della palla quando Booker la perde; la terza è l’ultima azione su cui Middleton segna il già citato canestro del +4, con Bridges e Crowder talmente lontani da confondersi con Cam Johnson in panchina.

Per tutta la stagione i Suns hanno ottemperato a questo problema di sbilanciamento perdendo un numero bassissimo di palloni, grazie alla maestria di Chris Paul e alla capacità di Booker di crearsi sempre un tiro in ogni situazione. La lunghezza delle braccia e l’intensità difensiva dei Bucks sta però prendendo il sopravvento in questa serie, e lo si nota soprattutto quando Milwaukee non riesce a metterla tutta in campo. A inizio partita, ad esempio, la squadra di coach Budenholzer non è riuscita a essere intensa e i Suns sono riusciti continuamente a creare buoni tiri, scappando sul +9 a metà primo quarto con la fluidità di gioco a cui ci avevano abituati, pur senza trovare alte percentuali al tiro.

Gli aggiustamenti positivi di Phoenix

In gara-4 poi i Suns hanno fatto un aggiustamento largamente atteso nel chiudere il più possibile l’area sfidando al tiro gli avversari, costringendo i Bucks a prendersi 13 tiri dal palleggio sui primi 18 tentati e forzando cattive percentuali (4/18 nel primo quarto fuori dalla restricted area). È stato il leit-motiv di tutta la partita: i Bucks hanno chiuso con il 40% dal campo e appena il 24% da tre punti (7/29), costruendo appena 6 triple dagli angoli in tutta la gara e convertendone appena due.

Questa foto si potrebbe mettere su Wikipedia al posto della foto del Mar Rosso.

I Suns sono stati molto bravi anche nel limitare Antetokounmpo, non solamente alzando il famoso “muro” per negargli le penetrazioni al ferro quanto piuttosto togliendogli le ricezioni profonde che avevano fatto malissimo nelle ultime due partite. Antetokounmpo ha comunque lasciato la sua impronta gigantesca sulla partita con 26 punti, 14 rimbalzi, 8 assist, 3 recuperi e 2 stoppate, ma ha tirato “solo” 19 volte (segnandone 11) ed è andato in lunetta 8 volte (segnandone 4) in quasi 43 minuti di gioco, cifre su cui prima della partita i Suns avrebbero messo ampiamente la firma.

Avere Ayton in campo senza problemi di falli per quasi 39 minuti sicuramente aiuta, ma i Suns hanno fatto un lavoro migliore nel collassare in area contro il greco, imparando dai propri errori.

Cavalcando un piano gara difensivo decisamente migliore e un Devin Booker semplicemente spettacolare nei due quarti centrali della gara — 30 dei suoi 42 punti finali sono arrivati tra la metà del secondo quarto e la fine del terzo con un pazzesco 12/15 al tiro, senza neanche una tripla a segno —, i Suns sono saliti fino al +9 in apertura di quarto periodo e sembrava che la partita fosse saldamente nelle loro mani, pronti a rubare il fattore campo per andare a chiudere la serie in casa in gara-5. Ma quasi senza che ne accorgessero i Bucks li stavano già cucinando a fuoco lento, aspettando il momento per approfittarne.

La fisicità dei Bucks paga sul lungo periodo

Nonostante siano stati avanti praticamente per tutta la partita, i Suns non sono mai riusciti a toccare la doppia cifra di vantaggio e hanno visto erodere il loro vantaggio di 9 lunghezze a inizio quarto periodo un piccolo crollo alla volta. Prima è stata una tripla fondamentale di Pat Connaughton (+21 di plus-minus in 32 minuti, di gran lunga il miglior dato della partita) a ricucire le distanze per non far scappare via i Suns, poi una sequenza di sfortunati eventi tutti girati dalla parte sbagliata per gli ospiti. Una deviazione di piede di PJ Tucker giudicata in maniera errata dagli arbitri, che hanno dato la palla persa contro Booker; un rimbalzo offensivo concesso troppo facilmente ad Antetokounmpo per dare un altro tiro a Holiday; soprattutto il banale quinto fallo commesso dallo stesso Booker per provare a tagliare fuori Tucker che si era catapultato a rimbalzo arrivando dall’angolo, una delle chiavi per i Bucks; infine un canestro di Holiday mettendosi spalle a canestro per sfruttare il mismatch su Cameron Payne, appena subentrato a un furente Booker per evitare che commettesse il suo sesto fallo troppo in fretta.

In quel parziale di 5-0 che ha permesso ai padroni di casa di tornare a -4 hanno raccolto tutti i semi che avevano sparso lungo la partita. I Bucks nel primo tempo erano stati bravi a caricare di falli gli avversari, specialmente Holiday e Middleton proprio nell’andare a “stanare” Booker in difesa per creare contatti e potenziali fischi. Milwaukee poi ha approfittato della ritrosia dei Suns a correre in contropiede (stanotte zero punti in campo aperto) per mandare ancora più uomini a rimbalzo d’attacco anche e soprattutto arrivando da lontano, catturandone ben 8 nel solo ultimo quarto sui 17 finali (contro i soli 5 di tutta Phoenix). E infine hanno forzato 5 delle 17 palle perse finali degli ospiti, un numero totalmente fuori scala per quelle che sono le abitudini dei Suns (in questi playoff solo in gara-3 contro i Lakers ne avevano commesse di più, e in regular season è accaduto solo sette volte che ne commettessero più di 17).

L’indiziato numero uno per tutti questi errori si chiama inevitabilmente Chris Paul, che ha commesso 15 palle perse nelle ultime tre partite come non gli capitava ai playoff dal 2012. Sulla quarta palla persa Booker è costretto a spendere il suo sesto fallo, che per un evidente errore (ammesso anche dagli arbitri) non è stato fischiato. Il risultato finale della partita ha risparmiato un bel grattacapo alla NBA.

Se i Suns sono stati bravi a togliere l’area ad Antetokounmpo, fino a questo momento i Bucks sono stati eccezionali nel togliere Chris Paul dalla serie. Dopo i 32 punti di gara-1 il suo rendimento è andato sempre in calando, fino a toccare i soli 10 punti di questa notte con tanti canestri (5 su 13 tentativi) quante palle perse (sempre 5) e “appena” 7 assist. Paul ha giustamente concesso il palcoscenico a un Devin Booker in grande serata, accendendosi solamente una volta (due canestri in fila nel terzo quarto, non a caso appena Booker era uscito dopo aver commesso il suo quarto fallo) e per il resto ha faticato enormemente a trovare i suoi soliti spazi, dando anche l’impressione di faticare a controllare bene il pallone in palleggio.

Paul in alcune occasioni è sembrato non avere proprio le gambe per giocare a questo livello di intensità: nel secondo errore contro Antetokounmpo si nota come provi ad affrettare il caricamento e il movimento di tiro per anticipare l’arrivo dell’avversario, ma è totalmente fuori dal suo ritmo. Allo stesso modo, sul suo ultimo errore non ha una chance di sfuggire alla rimonta di Giannis che lo sovrasta come un Nazgul. I Bucks stanno riuscendo a far sembrare Chris Paul un 36enne alto meno di un metro e 80 per la prima volta in questi fenomenali playoff.

La partita di Khris Middleton da Khris Middleton

Le due palle perse commesse da Paul nel quarto periodo sono arrivate in momenti chiave per rimettere in partita i Bucks, che dopo essersi riavvicinati si sono affidati anima e corpo al loro “closer” naturale, Khris Middleton. Dopo tre partite sotto i suoi standard, era inevitabile che il miglior realizzatore con la palla in mano dei Bucks salisse di livello, e per fortuna di Milwaukee la prestazione monstre è arrivata nel momento del bisogno, sopperendo alle serate offensive non eccezionali dei suoi compagni con una prova da 40 punti. Il numero 22 dei Bucks si è tenuto il primo “quarantello” dei suoi playoff — in cui è andato sopra 30 in altre quattro occasioni, tutte coincise con una vittoria — anche senza tirare sopra il 50% dal campo, realizzando 15 canestri sui 33 tiri presi (il suo massimo in questa post-season).

Soprattutto però li ha realizzati nel momento più importante, mettendone 14 nel quarto periodo di cui 10 negli ultimi due minuti e mezzo di gara, firmando tre canestri uno più pesante dell’altro.

Il suo pick and roll con Antetokounmpo è tutt’ora irrisolvibile per i Suns. In questa partita Middleton ha approfittato delle attenzioni che Ayton doveva riservare al greco (per quanto la posizione del bahamense potesse sicuramente essere più “alta”) creando spazio per il suo amato tiro dalla media distanza, suggellando poi il tutto con il contropiede concluso di sinistro dopo il contatto con Booker.

Middleton è stato sempre presente nei momenti difficili, ad esempio fermando un parziale di 7-0 degli avversari con Antetokounmpo in panchina firmando una tripla fondamentale a fine terzo periodo, ed è riuscito a sfuggire sempre più facilmente a un difensore del livello di Mikal Bridges, aiutato dai blocchi granitici di Giannis contro cui si è sempre stampato l’esterno di Phoenix — che a un certo punto è stato messo in panchina da coach Williams, anche perché i Suns hanno prodotto solamente due triple dagli angoli in tutta la partita.

I Bucks non hanno battuto i Suns con fenomenali sequenze di passaggi, con raffinate letture tattiche o con eccezionali prestazioni al tiro. Li hanno battuti con tutti quegli aspetti brutti e sporchi delle partite di pallacanestro che non finiscono in una compilation di highlights ma, accatastati uno sopra l’altro, creano una montagna insormontabile. Milwaukee ha vinto la battaglia a rimbalzo (48-40) e dominato quella sotto i tabelloni offensivi per procurarsi punti da seconda opportunità (19-7). Ha corso in contropiede a ogni occasione, vincendo per 15-0 i punti segnati in campo aperto. Soprattutto ha imposto la propria superiorità fisica in entrambe le metà campo, anche picchiando quando necessario pur di fermare la fluidità offensiva degli avversari. E ha fatto pagare ogni singolo errore commesso dai Suns (24 punti realizzati da palle perse avversarie) arrivando sempre per prima sui palloni vaganti, che per segnare contro di loro sembrano sempre dover fare uno sforzo in più e che potrebbero festeggiare ogni rimbalzo difensivo come un gol, visto quanto è importante per loro cercare di resistere sotto il tabellone.

Questi Milwaukee Bucks non sono e non saranno mai la squadra più bella della lega, ma arrivati a questo punto possiamo dire che sono la più difficile da battere. Ai Phoenix Suns tocca il compito di farlo altre due volte per potersi prendere questo titolo della stagione 2020-21, e non sarà per niente facile.

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