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Dario Pergolizzi
Milan-Inter è già la partita dell'anno?
04 set 2022
04 set 2022
La squadra di Pioli ha vinto un derby spettacolare.
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Dario Pergolizzi
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Sportinfoto/DeFodi Images via Getty Images
(foto) Sportinfoto/DeFodi Images via Getty Images
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Siamo solo all'inizio della stagione ma non è così peregrino candidare già il derby di Milano di ieri tra le partite dell'anno. Una sfida di intensità e agonismo fino agli ultimi istanti, ma anche di giocate individuali e azioni collettive risultate decisive.

Una danza ai margini del caos che ha infine visto trionfare il Milan su più aspetti, mentre l’Inter ne è uscita con più dubbi che certezze.

La nuova mossa di Pioli

Complice forse anche l’atteggiamento in non possesso scelto da entrambe le squadre, abbastanza cauto sulla prima costruzione avversaria, i primissimi minuti di gioco sono stati caratterizzati da giocate meno dirette, manovre più spezzettate, diversi duelli sulle palle vaganti. Via via che la l'incertezza si è diradata, però, la partita si è aperta un po’ di più e i contorni delle rispettive strategie si sono visti più nitidamente, insieme alle dinamiche di gioco che ne sono poi scaturite.

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I rispettivi piani per quanto riguarda il pressing, entrambi poco diretti sulle prime linee e più orientati all’aggressione nella zona centrale del campo ma diversi in forma e sostanza. Il Milan con il triangolo rovesciato a centrocampo e l’intensità uomo contro uomo, l’Inter che utilizza la superiorità numerica nell’ultima linea per assorbire gli inserimenti e dare coperture.

Il Milan ha scelto di pressare la costruzione dell’Inter tenendo stretti i due esterni di fianco a Giroud così da mandarli in pressione sui braccetti della difesa nerazzurra, mentre Brozovic veniva preso in consegna da de Ketelaere e le due mezzali Calhanoglu e Barella da Tonali e Bennacer. A questo punto l’abbinamento tra quinti e terzini e tra centrali e punte veniva abbastanza naturale, secondo i principi difensivi di assoluta parità numerica della squadra di Pioli. Dall’altra parte, l’Inter adottava un atteggiamento per certi versi ancora più cauto, con un baricentro leggermente più basso e le due punte più attente a occupare lo spazio centrale, con Calhanoglu e Barella pronti a uscire ai loro fianchi, ma più per coprire la palla quando andava ai terzini e chiudere le traiettorie di passaggio che per tentare effettivamente di rubarla con il pressing.

Da questo punto di vista si è vista forse la novità più interessante a livello tattico della partita. Quando gioca contro squadre che impostano tenendo il terzino sinistro bloccato l’Inter tende a utilizzare Barella in prima pressione laterale insieme alle punte. L’influenza sul gioco dei rossoneri di Theo Hernandez, ormai lo sappiamo bene, può essere distribuita su più livelli, tanto che il francese viene utilizzato da Pioli più o meno dentro o fuori, avanti o indietro a seconda delle esigenze. Questa volta, l’idea era quella di tenerlo bloccato e poco più al centro (cosa fatta anche in altre partite) ma allargando contemporaneamente Tonali in fascia.

Pioli richiama Tonali a inizio partita per chiedergli di stare più stabilmente aperto. L’assetto del Milan complessivo possiamo vederlo bene nella seconda immagine (a palla ferma dall’altro lato del campo, con Leao a giocare tra l’interno e l’esterno della fascia sinistra).

Pioli nel post partita ha dichiarato che questa scelta era inizialmente indirizzata a poter iniziare l’azione palleggiando a sinistra con la tranquillità della superiorità numerica, sovraccaricando con Tonali la fascia in modo da creare un due contro uno con Barella, e costringere Brozovic a scalare in supporto (anche grazie ai movimenti di de Ketelaere), creando così i presupposti per un cambio di lato rapido (passando da Bennacer). In questo modo il Milan avrebbe potuto attaccare rapidamente sulla fascia opposta sfruttando il posizionamento avversario.

Non sono state molte le occasioni in cui questo tipo di azione si è concretizzata, però la posizione di Tonali e le dinamiche che si sono create tra lui, Theo e Leao hanno avuto un certo peso nella partita. Leao poteva rimanere più in alto grazie alla posizione di Tonali, e in teoria era Dumfries a doversene occupare, anche in maniera abbastanza aggressiva, sfruttando ogni mezzo a disposizione per disturbarlo. Di fatto però l’olandese si è trovato a uscire qualche volta verso Tonali, con Barella che restava su Theo, e lasciando così Leao abbastanza isolato contro Skriniar.

Qua sopra due azioni interessanti nate dal lato sinistro del Milan. Nella prima, Tonali che lancia Giroud dal suo posizionamento defilato, trovando un angolo più agevole rispetto alla sua posizione teorica di mediano centrale. Nella seconda, in seguito a una ripartenza, ci sono le prime avvisaglie della buona vena di Leao e della difficile partita difensiva dell’Inter: Brozovic accorre in soccorso a Skriniar, però nessuno dei due disturba abbastanza Leao, che crossa indisturbato. A ridosso del dischetto, Giroud appoggia poi per l’accorrente de Ketelaere, che non riesce però a finalizzare.

Un’Inter incompiuta con e senza palla

Che Leao potesse essere in serata di grazia lo si poteva fiutare già dal suo coinvolgimento nei primi minuti, quando in un paio di occasioni ha immediatamente cercato il duello per andare sul fondo o per liberarsi al tiro, e anche se per certi versi possiamo dire che non sia stato mai direttamente trovato in una situazione pericolosa attraverso una combinazione a tre con Tonali e Theo, il modo in cui il Milan ha trovato solidità nel possesso e ha occupato gli spazi offensivi alla lunga può aver contribuito a stressare la difesa interista. Una buona sintesi di questi aspetti della partita si è avuta nel secondo e nel terzo gol del Milan.

Nel terzo gol è stato Tonali a lanciare per il movimento di Giroud verso sinistra, che ha attirato a sé de Vrij e poi servito Leao con una bellissima sponda che è stata il preludio perfetto alla successiva magia del portoghese, ritrovatosi in mezzo a tutti e tre i centrali nerazzurri, senza che nessuno sia riuscito a disturbarlo. Nel secondo, invece, è stata preoccupante l’incoerenza tattica e di atteggiamento dell’Inter in area di rigore.

Ma a rendere complicata la partita dell’Inter è stata anche la difficoltà nel costruire azioni pulite. Anche se il Milan ha adottato un atteggiamento attendista, non significa che non sia stato in grado di rompere il palleggio della squadra di Inzaghi anche in zone più avanzate, ne sono la dimostrazione il primo gol di Leao con l’intercetto di Tonali, ma anche un altro paio di azioni nate dallo stesso Tonali e da Theo Hernandez, entrambe concluse con un tiro in porta.

È inutile cercare di trovare una singola spiegazione a queste difficoltà dell’Inter nel costruire azioni manovrate, nonostante ci abbia abituato negli ultimi anni, con entrambi gli allenatori e in maniera diversa, a standard abbastanza alti della manipolazione della pressione e della fluidità di movimento. Però ci sono delle piccole sfumature nello stile di pressione del Milan che possono aver contribuito a rallentare le esecuzioni e togliere sicurezze e immediatezza ai portatori dell’Inter.

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Qui per esempio vediamo come Leao, dopo che il passaggio di Brozovic verso Barella lo ha superato, non va né in pressione su Barella, né sotto la linea del pallone, ma si sposta direttamente su Skriniar andando a ostacolare il possibile passaggio “di riciclo” del centrocampista sardo. Barella viene chiuso da Tonali, e con Brozovic marcato da de Ketelaere sceglie di giocare in avanti su Correa, che come per la maggior parte della partita, viene controllato efficacemente da Tomori. Il Milan chiudeva spesso l’Inter in una strada senza uscita, da cui i nerazzurri non riuscivano a venire fuori con la consueta fluidità posizionale, e nemmeno potevano sfruttare alternative come la progressione attraverso dribbling o giocate più dirette e immediate sulle punte. Qualcosa di meglio si è visto quando l’Inter è riuscita a costruire allargando abbastanza Skriniar e/o Bastoni e spingendo più in alto Dumfries e Darmian o sfruttando i movimenti sulla propria fascia sinistra

Le progressioni più riuscite dell’Inter sono arrivate a sinistra, con i movimenti defilati di Lautaro (pima immagine sopra) o l’avanzamento di Bastoni (seconda immagine). Troppo poco però per creare pericoli, anche in termini di continuità. Emblematico però che dopo pochi minuti dal suo ingresso, Mkhitaryan (terza immagine), subentrato a Barella come interno destro, si sia portato dall’altro lato del campo creando una triangolazione decisiva con Darmian nell’azione del gol di Dzeko. A volte l’Inter è sembrata avere bisogno di forzare un po’ di più questo tipo di combinazioni, anche in spazi più piccoli, circostanze che magari non vengono sollecitate spesso anche a causa delle caratteristiche degli esterni. L’azione migliore della partita della squadra di Inzaghi, quella del gol di Brozovic, ha invece messo in mostra cosa può essere l’Inter quando riesce a manipolare l’avversario al centro, sfruttando in questo caso una verticalizzazione del portiere verso la punta, una combinazione tra le due punte e un inserimento da dietro.

Vale la pena soffermarsi su questa azione non solo per la bravura dei giocatori dell’Inter, ma anche per la presenza di uno dei possibili cortocircuiti che possono accadere con l’approccio difensivo del Milan, che rimane comunque di altissimo livello. Notiamo come Tomori, che aveva seguito il movimento incontro di Correa, dopo il suo passaggio continua a seguirlo invece di lasciarlo a Bennacer per posizionarsi accanto a Kalulu, che intanto era impegnato in un duello con Lautaro. Nel frattempo, l’inserimento di Brozovic è seguito in ritardo da de Ketelaere, e questo rimane l’errore che da fuori possiamo evidenziare con più facilità. Più interessante sarebbe invece capire se la scelta di Tomori sia dovuta ai principi difensivi del Milan, o se invece si tratta anche in questo caso di un errore.

Al di là di queste situazioni, però, l’Inter non è riuscita a mettere alla prova il Milan più di tanto, nonostante la mobilità di entrambe le punte e la propensione di Brozovic e Barella ad andare tra le linee a riempire gli spazi. Anche questa è una cosa su cui Inzaghi vorrà presumibilmente lavorare, data l’assenza prolungata di Lukaku. Certo, l’impatto di Dzeko dalla panchina potrebbe mettere in discussione la composizione dell’attacco già dalla prossima, delicata, partita in Champions League, contro il Bayern Monaco.

Per l’ambiente interista il modo in cui è maturata questa sconfitta può essere forse più duro della sconfitta stessa. Anche se la squadra di Inzaghi avrebbe potuto persino pareggiarla nella parte centrale del secondo tempo, la partita ha restituito una distanza tra le due squadre più grande di quella che pensavamo ci fosse prima del fischio di inizio. Tra gli alti e i bassi emotivi di questa partita, il Milan è sembrata la squadra più solida, più sicura. E questa immagine potrebbe pesare sul lungo periodo anche più dei semplici tre punti.

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