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Daniele Manusia
Il Milan sta ritrovando la sua identità?
27 feb 2023
27 feb 2023
La migliore versione del Milan da un po' di tempo a questa parte.
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Daniele Manusia
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Foto di Nicolò Campo / Imago
(foto) Foto di Nicolò Campo / Imago
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Se affrontare l’Atalanta è come andare dal dentista, che succede quando è la squadra di Gasperini ad avere una carie da togliere, o un ponte da sistemare? Ieri sera è stato il turno dei nerazzurri di subire il trattamento del Milan, neolaureato in odontoiatria e forse per questo pieno di entusiasmo ed energia. La squadra di Pioli, risorta dalle sue ceneri con il passaggio alla difesa a 3 e un atteggiamento molto lontano a quello aggressivo che l’aveva contraddistinta la scorsa stagione, cercava conferme a quanto di buono si era visto con Torino, Tottenham e Monza. Non voleva solo la quarta vittoria consecutiva, ma anche tre punti contro una concorrente diretta per un posto in Champions League, ormai obiettivo stagionale più importante. E se li è presi giocando la sua migliore partita post-crisi, magari non dal punto di vista creativo ma della strategia, dei movimenti di squadra e (soprattutto) dell’intensità, di sicuro. Appunto, è tornata quell’aggressività che sembrava svanita.

Di Atalanta-Milan abbiamo parlato in Che partita hai visto, il nostro podcast riservato agli abbonati. Se non sei ancora abbonato è strano, ma ci si abbona qui.

Da parte sua, all’Atalanta serviva una vittoria, o quantomeno un pareggio, per dare un minimo di continuità alla sua corsa al quarto posto, dopo la bella vittoria con la Lazio di due turni fa, preceduta dalle sconfitte con Sassuolo e Inter e a cui ha fatto seguito la sconfitta, anche sfortunata, con il Lecce in casa. Gasperini a fine partita è stato fatalista parlando di un Milan di una “dimensione” superiore, che aveva qualcosa in più. Ma ha anche aggiunto: «Questa (l’Atalanta) è una squadra che quest’anno ha fatto poche volte prestazioni importanti sul piano tecnico, le ha fatte sul piano della velocità». È vero che a spostare l’equilibrio della partita è stato un tiro da molto lontano che con un po’ di fortuna per il Milan ha rimbalzato sul palo e sul portiere prima di entrare in porta, ma è vero anche che l’Atalanta ha calciato verso la porta di Maignan per la prima volta al 58esimo minuto. Un tiro da fuori area arrivato dopo una delle poche azioni fluide dell’Atalanta, in cui comunque Koopmeiners ha calciato da fuori area con Tonali a un metro di distanza, che infatti lo ha contrastato. Il portiere francese - comunque importante per la qualità dei suoi lanci lunghi - non ha dovuto fare neanche una parata in tutta la partita. Il gol di Theo Hernandez, oltretutto, non è stato del tutto casuale ma frutto della migliore interpretazione della gara da parte della squadra di Pioli. Non solo sul piano della tecnica ma anche su quello della tattica collettiva e individuale. [gallery columns="9" ids="89186,89187"]

Vedremo tra poco come la posizione stretta di Leao ha messo in difficoltà l’Atalanta prima del gol. In quell’occasione erano addirittura 3 i giocatori del Milan posizionati tra le linee dell’Atalanta, con Toloi, Zappacosta e Djmsiti che scappano all’indietro seguendo Giroud. Sulla sua sponda Theo è completamente solo. Anche se non avesse calciato di prima intenzione al volo, ne sarebbe potuto nascere qualcosa di pericoloso.

La tecnica non è nulla senza sapere cosa farciSi diceva, quindi, di due dentisti a confronto. Il più feroce dei quali, quello meno attento a non soffrire il paziente, è stato proprio il Milan. Due squadre che hanno giocato in modo simile la fase difensiva, alzando e abbassando il baricentro a seconda dei momenti ma mantenendo invariata l’aggressività sui riferimenti offensivi avversari. Anche quella dell’Atalanta è stata partita difensiva di alto livello, con grande applicazione dei singoli - Toloi è arrivato addirittura a 9 interventi tra tackle e intercetti, Scalvini a 5, Ederson 4, Zappacosta e Djimsiti 3 (tutti i dati vengono dalla piattaforma IQ Soccer di Statsbomb) - e al netto di una pressione leggermente migliore del Milan, più efficace a tutto campo - Messias e Kalulu sono arrivati a 8 interventi, Tonali e Tomori a 6, Krunic e Thiaw a 5 - la differenza l’ha fatta l’interpretazione della partita con la palla. Perché se gli spazi dove correre in velocità sono pochi, o non ci sono affatto, allora bisogna essere in grado di crearli.Rasmus Hojlund non ha avuto a disposizione metri sufficienti per esprimere la sua velocità e la potenza vista nelle partite passate e raramente è riuscito a liberarsi della marcatura di Thiaw (in posizione centrale) e di Kalulu (quando si allargava sul lato sinistro). Ci è riuscito ad esempio al 44', girandosi sulla trequarti, controllando una palla con Thiaw alle spalle e girando con l’esterno sinistro per sfuggire al raddoppio di Krunic, provando poi a servire l’inserimento di Koopmeiners con un esterno troppo difficile che è scivolato sul fondo. Hojlund deve senz’altro migliorare nel gioco di prima (che, come ha raccontato lui stesso, è tra le cose che gli chiede Gasperini) e spalle alla porta. Olivier Giroud in questo senso gli ha offerto una lezione individuale su come un centravanti può fare da cardine, ricevendo di testa i lanci lunghi di Maignan, quando la pressione nerazzurra spingeva il Milan all’indietro, ma soprattutto con movimenti incontro e sponde di prima di grande qualità sui passaggi rasoterra. Ma è stata l’Atalanta ad interpretare la partita con eccessiva rigidità, isolando i suoi tre giocatori offensivi, favorendo raddoppi e allontanando eccessivamente Mahele e Zappacosta dalla trequarti offensiva. [gallery columns="6" ids="89188,89189,89190"]

Due esempi della libertà offensiva con cui si è mosso Theo Hernandez, dopo appena due minuti. Il suo inserimento centrale, con la palla che da destra va a sinistra grazie alla capacità di Giroud, lo porta a ricevere come giocatore più avanzato e a conquistare una punizione dal limite.

Il Milan è stato più compatto e fluido sia nelle marcature, con scambi continui per non scombinare troppo le posizioni, sia negli smarcamenti e nel gioco in verticale. Anche prima del gol Theo Hernandez ha creato parecchi problemi di lettura alla difesa di Gasperini, in particolare a Zappacosta e Toloi. Se Messias dalla parte opposta tendeva a restare in una posizione più larga, Theo non aveva paura a venire a giocare dentro alle marcature dell’Atalanta insieme a Tonali e Brahim Diaz, scambiando la posizione con Leao che teneva bloccato Zappacosta. Il Milan ha giocato molto bene con le marcature dell’Atalanta, girandogli attorno quando si compattava, allargando gli spazi tra i giocatori nerazzurri per poi tornare a giocare all’interno del campo. Con frequenti scambi di posizione e inserimenti senza palla: cosa che è pressoché mancata all’Atalanta. [gallery columns="6" ids="89191,89192,89193"]

Un altro esempio di come il Milan ha giocato agilmente in mezzo allo schieramento dell’Atalanta, grazie anche alla libertà di Theo Hernandez che dopo aver palleggiato con Tonali e Brahim Diaz corre nello spazio alle spalle di Toloi. Peccato che la palla di Tonali sarà lunga.

Il Milan ha ritrovato la sua identità verticaleNel secondo tempo il Milan ha concesso più possesso all’Atalanta, che però ha allungato il campo a disposizione delle ripartenze del Milan continuando a scontrarsi con i suoi limiti offensivi. Gasperini ha cambiato modulo tra primo e secondo tempo allargando Koopmeiners a destra, passando da un 5-2-1-2 con il trequartista a un 5-2-3 (o 3-4-3 che dir si voglia) forse proprio anche per bloccare la posizione di Theo Hernandez. Ma non è cambiata la sostanza di una partita davvero troppo povera dal punto di vista offensivo. Gli ingressi di Boga (che in mezz’ora ha fatto 3 dribbling, più di tutti i suoi compagni) e Muriel hanno agitato le acque ma senza grande efficacia, sono mancate le connessioni, le relazioni, che invece nel Milan sono sembrate al livello dei suoi momenti migliori. L’azione del tiro di Koopmeiners, per quanto inoffensivo per Maignan, non un vero e proprio pericolo, è significativa per due ragioni. La prima è che l’Atalanta è stata troppo poco coraggiosa e creativa nella gestione della palla e nei movimenti offensivi: in quel caso sono arrivati al tiro dopo un bel inserimento profondo di Scalvini, che ha scambiato di tacco con Lookman al limite dell’area. Un’idea, non di più, di quella che sarebbe potuta essere la partita dell’Atalanta. [gallery columns="8" ids="89202,89204,89203,89205"] Ma è un’azione importante anche perché, una volta recuperato il possesso, il Milan è arrivato al tiro con fraseggio lungo e articolato chiuso con una bella giocata verticale. Tonali si è allargato a sinistra e ha rallentato, giusto per rifiatare, mentre Theo Hernandez si muoveva in verticale, piano, e Leao tagliava sull’esterno. Sotto pressione Tonali si è girato verso la propria porta, Thiaw si è smarcato alzando la propria posizione e ha evitato il ritorno di Hojlund con un controllo di tacco all’indietro. A quel punto è andato con tutto comodo su Kalulu che si stava allargando a destra, che a sua volta ha servito Messias, libero di salire fino alla trequarti e poi giocare una palla verso il centro, con Brahim che di tacco ha messo Giroud davanti alla porta. [gallery columns="9" ids="89194,89195,89196,89197,89198"]

Da notare dove ha finito l’azione Theo Hernandez.

Il guardalinee aveva segnalato il fuorigioco ma l’arbitro ha dato il vantaggio dopo la parata di Musso. L’Atalanta ha provato ad andare subito in verticale da Hojlund, mangiato stavolta da Tomori e dopo neanche un minuto, dopo un’altra giocata di prima di Giroud, Leao è arrivato di nuovo al tiro. Molte altre azioni dicono della maggiore comodità tecnica con cui si sono trovati i giocatori del Milan. La squadra di Pioli ha creato le occasioni più pericolose: il non-tiro di Leao, dopo una bellissima combinazione Giroud-Tonali-Leao-Brahim, che poi manda in area Tonali che la passa a Leao a porta vuota; l’errore di Messias dopo che Theo recupera una palla sulla riga di fondo e trova Leao al centro dell’area, che trova Messias totalmente solo sul secondo palo a un paio di metri dalla porta. Soprattutto, il Milan ha saputo costruirsi le sue occasioni in modo ogni volta diverso, alternando palleggi conservativi a blitz rapidi in verticali. Un esempio particolarmente brillante: al 26esimo l’Atalanta batte un fallo laterale all’altezza dell’area di rigore milanista. Hojlund e Mahele si calpestano i piedi, inciampano quasi sulla palla e Kalulu senza pensarci troppo su la passa di esterno a Giroud, venuto incontro all’interno della metà campo. Giroud gioca di prima, di tacco, per Tonali che a sua volta di esterno va in diagonale su Leao. Leao è solo contro Toloi e si sposta la palla di punta verso l’interno, eludendo la scivolata di Toloi che ferma la palla col braccio. È un’azione (su cui il Milan chiede l’espulsione e Leao si fa anche ammonire) giocata tutta di prima, con due passaggi di esterno e una sponda di tacco. [gallery columns="7" ids="89201,89199,89200"] Anche all’interno di una gabbia tattica differente e con un uomo in meno in attacco, sacrificato per avere maggiore solidità difensiva (nel passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-1-2), il Milan ha ritrovato la solidità dei principi di Pioli. Ha ritrovato quel gioco verticale, tecnico e associativo che richiede non solo grandi energie - è indubbio che il Milan abbia ritrovato una brillantezza fisica superiore a un mese fa - ma anche grande intelligenza affinché la squadra non si spezzi. Contro l’Atalanta abbiamo rivisto il Milan in cui giocano tutti bene - non ho parlato della partita di Krunic, fondamentale per coprire con Tonali tutto il centro del campo - e soprattutto in cui giocano bene tutti insieme. La povertà dell’offerta offensiva dell’Atalanta è preoccupante per le ambizioni di Gasperini, ma non toglie nulla alla grande prestazione difensiva - collettiva e individuale - del Milan, che il meglio lo ha fatto comunque con la palla tra i piedi. La partita “da dentista” della squadra di Pioli, la grande aggressività, è servita per creare i presupposti per giocare una partita brillante anche in fase offensiva sfruttando le proprie migliori qualità. La vertigine verticale che crea associazioni spontanee tra giocatori molto dinamici e tecnici, in spazi che sfruttavano o si creavano con il palleggio e movimenti senza palla. Se dopo la partita con il Tottenham Pioli poteva dire che la squadra era “guarita” ora forse può spingersi un pochino più in là: è tornato il vero Milan.

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