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Daniele Manusia
Cosa può diventare Rasmus Hojlund
23 feb 2023
23 feb 2023
Quali sono i margini di crescita dell'attaccante danese?
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Daniele Manusia
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IMAGO / sportphoto24
(foto) IMAGO / sportphoto24
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Tempo fa in un podcast danese Rasmus Hojlund venne paragonato a un altro numero nove danese, Andreas Cornelius. Con la giusta mentalità del giocatore che vuole crescere imparando da tutti quelli venuti prima di lui, impossessandosi dell’anima dei centravanti più vecchi come quelle versioni fumettistiche di selvaggi temevano fosse possibile con gli apparecchi fotografici, Hojlund parla con rispetto delle qualità di Cornelius. In particolare del suo colpo di testa, cosa che Hojlund ritiene di dover ancora migliorare. Mentre parla gli viene in mente la partita tra Danimarca e Tunisia, giocata poco prima durante il Mondiale. Partita in cui Cornelius ha fallito un’occasione di testa a un metro dalla porta. Su un cross tagliato da sinistra, che aveva rimbalzato davanti a lui, Cornelius si è piegato per schiacciare la palla, riuscendo solo a sfiorarla con la fronte e a mandarla sul secondo palo alla sua destra. Allora Hojlund commenta con scandinava innocenza e altrettanto scandinava arroganza: «Beh io quel gol lo avrei segnato di cazzo».

«È un ragazzo che ha spirito» ha detto Gasperini di Hojlund dopo la recente partita con la Lazio. «Ha un’energia, un’intensità, una continuità… ma anche qualità tecniche». Fino a qualche tempo fa il discorso comune sui centravanti era che ormai non bastasse più fare gol. Non solo quello, il gol era diventato un pre-requisito ma un attaccante doveva anche saper giocare con la squadra, spalle alla porta, tra le linee, eccetera eccetera. Il che è ancora d’attualità ma qualcosa sembra cambiato: oggi gli attaccanti più eccitanti, quelli che i tifosi vorrebbero nelle proprie squadre e che gli allenatori, anche i più raffinati come Guardiola, tengono lì davanti, sono degli squali, sbranano le difese e arrivano sui palloni con la bava alla bocca. Sono quegli attaccanti che una palla a mezza altezza la spingono dentro con il cazzo. È questa qualità mentale e anche tecnica - in fin dei conti tutto è tecnica nel calcio - che rende eccitante Rasmus Hojlund e che spinge a paragoni magari esagerati. Il contesto in cui parlava Gasperini come detto era quello della partita con la Lazio, senza dubbio la migliore del danese in Serie A finora, in cui ha messo in mostra una velocità eccezionale. L’azione in cui si autolancia nella metà campo della Lazio a inizio del secondo tempo, passando tra Hysaj e Luis Alberto come se loro corressero in salita e lui in discesa, spostando poi Luis Alberto come un bullo che gli passa davanti alla fila per un cocktail, ha spinto al paragone - più lusingante di quello con Cornelius - con l’archetipo dell’attaccante scandinavo alto e veloce, ovvero Erling Haaland. E in effetti questo tipo di superiorità atletica e fisica sugli avversari ce l’hanno in pochi. Appunto Haaland, Mbappé (che giusto lo scorso week-end è passato attraverso due difensori del Lille che non sono riusciti a neanche a placcarlo), Osimhen. Dopo essere arrivato a tu per tu con Provedel, però, Hojlund ha mancato la parte più facile dell’azione: la conclusione, calciandogli addosso di sinistro. Per questo è più significativa quell’altra azione contro la Lazio, quella del gol del 2-0, per chiarirci le idee su cosa vogliamo da un attaccante, oggi, e su cosa vogliamo da Hojlund in prospettiva. Se possibile, una volta a partita o di più. In quel caso la velocità di Hojlund è altrettanto evidente: quando l’Atalanta recupera palla, a ridosso della metà campo, lui è cinque o sei metri più indietro rispetto alla linea difensiva laziale, addirittura dietro a Koopmeiners che però corricchia in direzione dell’area mentre Hojlund brucia l’erba del prato dell’Olimpico non appena Lookman prende palla. Ma in questo caso ha anche la sensibilità giusta per frenare una volta arrivato sulla linea di Patric, così da non andare in fuorigioco, e aspettare il passaggio, su cui poi si avventa in scivolata per essere sicuro di metterla dentro in qualche modo (anche con quella parte del corpo che avete capito da soli).

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