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Contro l'Atalanta si sono visti pregi e difetti del Milan di Pioli
26 lug 2020
26 lug 2020
Nonostante le assenze i rossoneri non hanno snaturato la loro identità.
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Foto di Marco Luzzani/Getty Images
(foto) Foto di Marco Luzzani/Getty Images
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Anche se ha allontanato l’obiettivo fissato nelle ultime giornate, ovvero il sorpasso sulla Roma al quinto posto, il pareggio del Milan contro l’Atalanta è comunque un risultato che conferma la crescita dei rossoneri. L’Atalanta è in questo momento la squadra più in forma in Italia, una delle migliori in Europa dal punto di vista statistico, e il Milan l’ha affrontata senza la difesa titolare - mancavano Conti e Romagnoli, infortunati, e Theo Hernández, squalificato come nella gara d’andata, il punto più basso della stagione milanista - e senza Bennacer, un giocatore fondamentale per il sistema e uno dei più in forma nelle ultime partite. Come il Milan ha limitato l'attacco dell'Atalanta Nonostante le assenze, e in generale con un atteggiamento più prudente del solito, non ci sono stati periodi in cui il Milan si è fatto schiacciare nella sua metà campo dal palleggio atalantino, una sorta di tassa che sono costrette a pagare quasi tutte le avversarie della “Dea” (è successo anche alla Juventus di recente). E anche se l’Atalanta ha creato di più, la partita è stata sempre in equilibrio. Non era scontato ed è un’altra conferma dei progressi fatti dal Milan, specie se si fa il confronto con la gara d’andata, persa 5-0. I rossoneri hanno limitato il possesso dell’Atalanta stando un po’ più bassi rispetto alle ultime partite (il baricentro, a 40,4 metri, è il più basso registrato dalla ripresa del campionato) ma senza rinunciare alla loro aggressività, forse il tratto che più caratterizza il loro gioco. Il pressing iniziava solo dopo la prima circolazione dell’Atalanta, con scalate particolari per gestire le sue catene laterali. Sul lato sinistro atalantino, individuato evidentemente come il più pericoloso, Pioli ha preferito tenere Calabria vicino a Kjaer, per non concedere spazi ai tagli dietro la linea difensiva di Zapata e di Gosens, e per impedire all’attaccante colombiano di girarsi, marcandolo a turno con uno tra Kjaer o Calabria. Per non scomporre la linea difensiva, quindi, su Gosens si abbassava Saelemaekers, mentre Kessié usciva lateralmente su Djimsiti, che come al solito partecipava alla manovra anche in zone avanzate.

Saelemaekers ha seguito Gosens, vicino a lui Calabria marca Zapata e Kessié esce a destra su Djimsiti.

Le scalate del Milan lasciavano un uomo libero a inizio azione, ovvero uno tra Freuler o Gómez, che abbassandosi nello spazio interno liberato dal movimento ad aprirsi di Djimsiti mettevano in inferiorità numerica Calhanoglu, ma sono state abbastanza precise da impedire all’Atalanta di creare pericoli risalendo il campo a sinistra. Gosens ha crossato una sola volta e Zapata non riusciva a farsi trovare tagliando tra centrale e terzino avversario, un movimento che cerca spesso e che l’Atalanta di solito utilizza per avanzare velocemente a sinistra. Di fatto la difesa del Milan era spesso a cinque e per coprire il centro del campo doveva abbassarsi Calhanoglu, visto che Kessié scivolava verso destra e Biglia gli dava copertura accorciando alle sue spalle. Da mesi ormai Pioli ha trovato la stabilità difensiva in mezzo al campo affiancando Bennacer e Kessié, entrambi aggressivi e capaci di coprire molto campo in orizzontale, spostandosi dal centro verso le fasce e poi di tornare velocemente al centro sullo sviluppo dell’azione. Biglia non può garantire lo stesso dinamismo e, costretto ad accorciare lateralmente, faceva più fatica a rientrare per proteggere la difesa. Il pressing del Milan ha limitato la catena sinistra atalantina ma è stato più volte bucato nello spazio alla sinistra o alle spalle di Biglia, dove si muoveva Malinovskyi, anche perché Gabbia è sembrato un po’ timido nelle uscite dalla linea. È capitato ad esempio nell’azione che ha portato proprio Malinovskyi a conquistare un rigore (che poi ha sbagliato), per un pestone di Biglia sulla sua gamba. Sulla trequarti sinistra Gómez è tornato indietro da Djimsiti, un passaggio che ha attirato in avanti sia Calhanoglu che Biglia. Djimsiti, però, non è stato pressato e ha fatto passare il pallone alle loro spalle trovando Malinovskyi, che è entrato in area e ha subito il fallo dopo essere scivolato a terra.

Inizialmente la difesa del Milan è a cinque, con l’abbassamento a destra di Saelemaekers. Kessié pressa Gómez, Calhanoglu è rientrato al suo fianco mentre Biglia resta al centro. Gómez allora torna indietro e Djimsiti trova Malinovskyi dietro Biglia.

I limiti del Milan nel contrastare il pressing La partita contro l’Atalanta ha confermato il buon momento di forma del Milan, ma allo stesso tempo è servita a mostrarne alcuni limiti. Il più evidente era la facilità con cui perdeva la palla quando costruiva l’azione, un problema che ha limitato la sua pericolosità. I rossoneri hanno tirato solo due volte in porta e hanno creato 0,7 xG, la seconda peggior prestazione offensiva dopo quella contro il Napoli da quando è ripreso il campionato.

Atalanta e Napoli sono squadre con principi quasi opposti: aggressiva e poco attenta ad avere una struttura ordinata la prima, attendista e meticolosa nel controllo degli spazi e della distanza tra i reparti la seconda. Entrambe hanno però mostrato le difficoltà del Milan quando deve muovere la palla in modo ordinato. Per aprire spazi all’interno dello schieramento di squadre chiuse come il Napoli, o per uscire dalla metà campo e far arrivare la palla sulla trequarti avversaria contro una squadra aggressiva come l’Atalanta. Per pressare meglio la prima costruzione milanista, Gasperini ha anche cambiato sistema nel corso della partita. All’inizio aveva schierato Gómez da trequartista e aveva previsto di marcare il triangolo centrale del Milan, formato dai mediani (Kessié e Biglia) e dal trequartista (Calhanoglu), con la coppia di centrocampisti centrali, Freuler e de Roon, che si occupavano di Kessié e Calhanoglu, e appunto Gómez, che da trequartista seguiva Biglia. Come prevede spesso il sistema di marcature atalantino, il giocatore libero a inizio azione era il terzino destro, Calabria, su cui usciva Djimsiti.

Le marcature organizzate da Gasperini all’inizio. Donnarumma riceve da Gabbia e allarga su Calabria, sul quale si alza Djimsiti.

Anche se Calabria non è in pratica mai riuscito a utilizzare la libertà di cui godeva a inizio azione per far avanzare la manovra in modo pericoloso, Gasperini a un certo punto ha deciso di cambiare le marcature. Ha allargato Gómez a sinistra avvicinandolo a Calabria, ha portato in modo più naturale de Roon su Biglia e alzato Djimsiti su Calhanoglu. Poco dopo il cambio di marcature l’Atalanta ha pareggiato proprio con un’azione iniziata con un recupero all’altezza del centrocampo, dopo aver spinto Calabria ad alzare la palla per uscire dalla sua trequarti. Saelemaekers ha perso il duello aereo con Gosens, Freuler ha recuperato il pallone e poi è avanzato fino al limite dell’area. Il suo tiro respinto da Gabbia ha fatto arrivare la palla a Zapata sul lato sinistro dell’area piccola, e l’attaccante colombiano ha segnato calciando a incrociare col sinistro.

Le nuove marcature dell’Atalanta. Gómez è vicino a Calabria e lo va a pressare spingendolo a un lancio in direzione di Saelemaekers. Gosens vince il duello aereo e, dopo aver recuperato la palla, Freuler scappa alle spalle di Kessié.

È vero che durante l’azione ci sono stati errori difensivi e circostanze fortuite come il rimpallo tra Kessié e Gabbia (in un primo momento Kessié aveva recuperato Freuler e allungando il piede da dietro lo aveva anticipato), o ancora la respinta del giovane difensore milanista che ha fatto finire la palla sui piedi di Zapata. Però uscire dal pressing dell'Atalanta è sempre stato difficile per il Milan. In questo senso non vanno dimenticate le assenze di Romagnoli e Bennacer, due riferimenti a inizio azione per la loro abilità a verticalizzare, e di Theo Hernández, capace di portare da solo il pallone nell’area avversaria. L'identità del Milan di Pioli Ma i limiti che a volte affiorano nella circolazione della palla sono strutturali e hanno a che fare con l’identità data alla squadra da Pioli. Il Milan si esalta nel caos, cavalca il disordine e non prova mai a gestirlo. Va in crisi se deve ragionare per risalire il campo con pazienza ma se trova spazi ci mette pochissimo ad arrivare nell’area avversaria. Contro l’Atalanta, ad esempio, per risalire il campo e conquistare la punizione trasformata in gol da Calhanoglu è bastato un passaggio di Laxalt a Rebic, che ha messo quest’ultimo in condizione di puntare Tolói vicino al lato sinistro dell’area. L’occasione più grande è arrivata invece dopo un duello aereo vinto da Ibrahimovic sulla sinistra. La palla è arrivata a Leao, che ha bruciato Hateboer in velocità, sterzato all’indietro col tacco e servito Saelemaekers a centro area con un passaggio in orizzontale. L’esterno belga, però, non è nemmeno riuscito a calciare, colpendo in modo goffo la palla nel tentativo di tirare in porta col sinistro.

Ibra vince il duello aereo, Leao arriva in area a sinistra e appoggia la palla a Saelemaekers, che però non riesce a centrare la porta.

Provare sempre a risalire il campo nel modo più veloce, senza pause, aumenta gli errori e impone un’estrema precisione nelle giocate. Il Milan non è ancora così ricco di qualità per alzare i ritmi senza perdere precisione contro una squadra aggressiva come l’Atalanta, e può diventare prevedibile contro squadre chiuse perché non sempre riesce a forzare il disordine nello schieramento avversario col palleggio, ma è diventata una delle squadre più pericolose del campionato ad attaccare dopo il recupero della palla. A volte è bastato aspettare l’errore di un avversario, come nei gol segnati da Rebic alla Roma e alla Juventus, il primo innescato da un retropassaggio di Zappacosta intercettato dallo stesso attaccante croato, il secondo da uno strano cambio di gioco di Alex Sandro intercettato in area da Bonaventura. In altre occasioni il Milan è stato più abile a forzare gli errori con il suo pressing, o ad approfittare degli sbilanciamenti avversari, segnando ad esempio due volte, con Rebic contro il Lecce e con Ibrahimovic contro il Sassuolo, dopo i calci d’angoli battuti dalle sue avversarie. Anche contro l’Atalanta il Milan avrebbe potuto segnare dopo un calcio d’angolo battuto da Gómez, ma il contropiede guidato da Leao si è concluso con il palo colpito da Bonaventura con un tiro da fuori area. https://youtu.be/RplhkWpOaEM?t=200

In sette secondi Leao porta la palla dalla trequarti difensiva all’area dell’Atalanta. La rifinitura, però, è imprecisa e costringe Bonaventura a un tiro difficile, che colpisce il palo.

Da quando è ripreso il campionato il Milan è quasi sempre stato più intenso e più aggressivo delle sue avversarie, la squadra più in condizione nei momenti in cui le distanze si allungano e ci sono più spazi per arrivare velocemente nell’area avversaria. Come è facile intuire, Pioli ha molti meriti. Ha dato fiducia a un gruppo di giocatori coerente con le sue idee ed è stato abilissimo a utilizzare la regola delle cinque sostituzioni, ribaltando diverse partite con i suoi cambi. Ha recuperato giocatori in difficoltà come Calhanoglu e Kessié che, in accordo con le loro qualità, si sono esaltati in una squadra con una forte tensione verticale. Ha valorizzato Rebic e Bennacer, che hanno alzato il livello della squadra dopo essere stati giudicati troppo presto come acquisti sbagliati. Ha ritagliato per Leao un ruolo minore ma comunque importante, utilizzandolo soprattutto per cambiare le partite dalla panchina. Ha inserito Ibra senza trasformarlo nel sole attorno a cui girano i compagni, rischiando quindi di impoverire il sistema. Nei momenti di difficoltà il lancio su Ibra è sempre la soluzione più facile e più ricercata per arrivare nella trequarti avversaria - contro l’Atalanta era in pratica l’unica giocata che permetteva ai rossoneri di uscire dalla loro metà campo. Ma per la pericolosità della squadra Ibra è meno importante di prima. Adesso il Milan ha più soluzioni per creare pericoli e più giocatori in fiducia a cui affidarsi per trovare la giocata decisiva. La sua produzione offensiva non cala anche partite in cui Ibra è poco preciso e deve fare i conti con la distanza che separa le sue ambizioni da ciò che gli riesce ancora in campo. Per certi versi la trasformazione del Milan è inspiegabile. Prima della sosta aveva segnato appena 28 gol in 26 giornate ed era settimo, vicino a Verona, Parma e Bologna. Dalla ripresa ha segnato 28 gol in 10 partite ed è al secondo posto per punti conquistati (24), dietro l’Atalanta, che però ha giocato una partita in più. Se è vero che la lungimiranza, la capacità di visione a lungo termine sono regole essenziali di buona gestione, per una società calcistica è importante anche saper interpretare il momento, cogliere le occasioni, in situazioni spesso instabili in cui tutto può cambiare da una partita all’altra. Forse la gestione della trattativa con Rangnick e il repentino cambio di idea che ha portato al rinnovo di Pioli sono stati poco trasparenti, e di certo hanno creato divisioni nella dirigenza, tra la parte sportiva, e quindi Maldini, Massara e Boban, licenziato dopo un’intervista in cui aveva criticato la proprietà quando hanno iniziato a uscire le voci su Rangnick, e quella finanziaria-amministrativa, cioè l’ad Gazidis. Nessuno può sapere adesso se è stata fatta la scelta migliore, quel che è certo è che i miglioramenti del Milan sono stati troppo evidenti per non pensare che Pioli si sia meritato la conferma.

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