«Jurgen dovrebbe essere ricompensato ora. Sembra che nel calcio aspettiamo che le persone invecchino prima che i loro risultati siano pienamente riconosciuti. Quando Klopp gli consegnerà la Premier, a Liverpool dovrebbero già iniziare a lavorare su una sua statua». Le parole con cui Steven Gerrard ha provato a spiegare il senso di riconoscimento dei tifosi del Liverpool verso il proprio allenatore ci dicono del valore simbolico che, ancora oggi, diamo alle statue.
Le statue sono una celebrazione di grandezza e nessuno oggi è più grande dei calciatori, o degli allenatori, in casi come quello di Klopp, per i loro tifosi: sono l’equivalente contemporaneo dell’ideale patriottico di eroe giovane e bello che combatte per una giusta causa – giusta, se è la tua squadra ovviamente. In altri tempi forse li avremmo scolpiti sopra a cavalli di razza mentre guidavano il popolo, con in mano una sciabola e sul petto lo stemma. Ma non ci sono più le guerre di liberazione di una volta e i calciatori costruiscono la propria estetica con i gol, i gesti atletici, le esultanze: sono queste che le cose celebriamo con bronzo e ferro fuori dagli stadi o nelle piazze.
Insomma, non vi stupirà: il mondo è pieno di statue di calciatori, ma raramente la loro rappresentazione simbolica riesce a combaciare con quella reale. I calciatori sono belli in campo, ma brutti quando proviamo a renderli immortali in una posa. Certo c’è qualche eccezione, ma per ogni Titì Henry che scivola immortale fuori da Highbury, esiste un Ibrahimovic cristologico che non restituisce l’onnipotenza del calciatore (e francamente sembra appena uscito da due mesi di dissenteria).
Leo Messi come lo rappresenti immobile? Non funziona.
Il disastro con il busto di Ronaldo, poi, lo conosciamo tutti.
Realizzare una statua è un lavoro complicato: non si può puntare all’eleganza senza tempo di Canova, ma neanche ai giochi di luce di Medardo Rosso. Chi si trova a dover realizzare una statua di un calciatore deve affidarsi alla fantasia, al simbolismo, alla fortuna, spesso poi si tratta di omaggi che vengono dal cuore ma che mancano dei finanziamenti o del talento necessario: slanci che finiscono male dal punto di vista figurativo, ma non da quello emotivo, perché dopotutto chi non vorrebbe dedicare una statua al proprio calciatore preferito?
Alcuni ci hanno provato, e questo è il risultato.