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I migliori gol del Real Madrid dei Galacticos
27 mar 2020
27 mar 2020
12 reti di tanti talenti clamorosi.
(articolo)
15 min
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«Nel calcio attuale la cosa importante è riuscire a gestire le caratteristiche dei singoli giocatori», diceva Sacchi anni fa. «Il singolo ha trionfato sul collettivo», constatava con sconforto. E l’esempio peggiore per lui era il Real Madrid dei Galacticos, dove Florentino Perez lo aveva chiamato a fare da Direttore Tecnico nel 2005. Ma non c’era un progetto, ricorda ancora Sacchi, era un calcio «basato sulla reazione. Non moltiplica le qualità dei giocatori a livello esponenziale». Il discorso tattico di Sacchi è chiaro, ma non è così semplice rispondere alla domanda che ne scaturisce, cioè: è davvero possibile moltiplicare le qualità di gente come Zinedine Zidane, Luis Figo, David Beckham, Ronaldo il fenomeno? Di più: riguardando i migliori momento del Madrid galattico viene il sospetto che è proprio affiancando giocatori di quel livello, che parlano una lingua calcistica che non parla nessun altro, che si può moltiplicare il loro talento.

Un video YouTube ci viene in aiuto. Potete guardarlo tutto (lo trovate qui) oppure guardare quelli che abbiamo scelto e commentato qui sotto.

Raul vs Saragozza 2004-05

Una delle domande più frequenti - negli anni in cui il Real Madrid continuava ad accumulare talento offensivo come scorte di legumi noi in questi giorni - era: sì, ma come li metti in campo? In questa partita, per esempio, le cronache raccontano di un 4-2-3-1 in cui Zidane e Beckham sono i due centrocampisti, Raul il trequartista e Solari e Figo le due ali a supporto di Ronaldo. La realtà è probabilmente diversa e mai a nessuna squadra era chiesta una maggiore connessione tra i giocatori nell’occupare gli spazi.

Qui ad esempio c’è Helguera, il difensore centrale, che recupera una palla nella metà campo avversaria e trova Zidane tra le linee con un rapido filtrante. Ora possiamo considerare la posizione del francese, di Ronaldo e di Raul casuale, oppure davvero qualcosa che rappresenta la vera natura di questa squadra, la capacità di avere una concezione dello spazio unica. I tre sono disposti perfettamente a triangolo. Zidane è l’appoggio in zona centrale, Ronaldo la punta che si allarga per aprire i due centrali, Raul lo spillo che taglia dentro. Se sei al posto giusto, al momento giusto, le cose diventano poi facili: Zidane e Ronaldo toccano il pallone di prima - anche se soprattutto il tocco del brasiliano mostra una sensibilità unica, su una palla che rimbalza gli da una stoccata con l’interno per farla filare veloce - a Raul basta stoppare d’interno e ripetere un tocco sotto che gli abbiamo visto fare altre mille volte con la stessa efficacia.


David Beckham vs Albacete 03-04

Di Beckham scrivevamo che «l’effetto sorpresa» è fondamentale nel suo stile. «Almeno tanto quanto l’eleganza dei suoi movimenti, il braccio sinistro che si alzava quasi per sottolineare il movimento opposto della gamba destra, allungata all’indietro per prendere lo slancio come una mazza il driver di un golfista; il piede d’appoggio sinistro, che con la torsione della gamba sinistra si piegava finendo per poggiare a terra con l’esterno anziché con la pianta. Quando la palla usciva dal piede di Beckham solo lui sapeva dove sarebbe atterrata, perché solo lui aveva davvero presente la potenzialità del suo calcio».

È altrettanto bella, però, la sensazione che anticipa un suo tiro o un suo cross. Sapere che da quel piede sta per fiorire un arcobaleno. È quello che sembra pensare Zidane, quando gli passa la palla distrattamente, a venticinque metri più o meno dalla porta. La coordinazione di Beckham, così manierista, ci dice che lui era consapevole di quanto fosse bello vederlo calciare. Il problema non è se la palla entra in porta o no, perché nel suo caso la bellezza e l’efficacia non sono in conflitto. Anzi, più è bello il tiro, più sarà imparabile. La traiettoria a uscire, con la palla che sembra continuare ad accelerare anche mentre è in viaggio, che passa sopra la testa del portiere e scende appena prima di entrare in porta: più che un tiro da fuori sembra di aver visto il nastro di una ginnasta tirato per aria che cadendo si è incastrato alla perfezione tra le dita del suo piede. Beckham ammira se stesso per qualche secondo, poi esulta con un compagno a caso perché, be’, perché in fondo è bello anche condividere momenti del genere.




Michael Owen vs Levante 2004-05

Se mi avessero chiesto di elencare le squadre in cui ha giocato Michael Owen, quasi sicuramente avrei dimenticato il Real Madrid. L’inglese è rimasto in Spagna per una sola stagione (2004/05) ed è sembrato più un personaggio di contorno del film Goal! che non uno dei migliori attaccanti della sua epoca. Anche le epopee più gloriose hanno un lato oscuro, soprattutto quelle scritte dalle inscalfibili leggi di mercato e Owen si è trovato a pagare per tutti il fallimento di quella stagione, chiusa con zero trofei e tre allenatori. Pur avendo segnato 16 gol, meno solo di Ronaldo, giocando poco più della metà dei minuti. Ha segnato anche più di Raul, giocando meno, eppure è stato ceduto subito, come se non fosse abbastanza galattico.

Tuttavia Owen avrebbe anche avuto la caratteristica perfetta per essere il terminale di una squadra piena di giocatori in grado di centrare una monetina dentro un'area di rigore affollata da trenta metri. Quanti di questi palloni filtranti in area su cui fiondarsi gli avrebbe potuto mettere Guti? E Zidane o Beckham? Ovviamente però non siamo qui per parlare di Owen, ma di un giocatore che in qualche modo è riuscito a costruire un culto sul proprio gioco pur essendo anche lui in quella zona d’ombra del Real Madrid dei Galattici, più in panchina che in campo. Ci sono dei momenti in cui Guti sembra semplicemente il giocatore più forte del mondo e questo è uno di quelli. Lo sembra perché ha quel dono raro dei fenomeni, vedere le cose prima e meglio.

Come spiegare altrimenti l’anticipo con un tocco sotto per passare in mezzo a due avversari che contemporaneamente decidono di fare lo stesso movimento? O il tacco a cambiare direzione sul recupero dell’avversario, ma soprattutto non tanto il passaggio, quanto la precognizione che il difensore davanti a lui avrebbe cercato di sbarrargli fisicamente la strada come un portiere di calcetto, creando un tunnel tra il piede destro e il ginocchio sinistro.

Insomma Guti non è neanche uno dei Galacticos, piuttosto un pavone (così venivano chiamati i giovani arrivati dalla cantera), eppure la sua influenza su quel Real Madrid, sui suoi picchi estetici, è rimasta sempre fondamentale. In una squadra che si basava sul numero di stelle messe in campo, Guti poteva ribaltare qualunque assunto, con un passaggio, con uno sguardo, con l’abilità unica di essere davanti a tutti.




David Beckham contro il Cadice 2005/06

In cinque stagioni col Real Madrid David Beckham ha segnato solo 13 gol, in compenso tutti belli - questo è già il suo secondo nella classifica. Questo calcio di punizione è l’idea platonica di David Beckham: calcia con un’eleganza tale che è l’unico per cui vale la pena concentrarsi sul movimento del suo corpo piuttosto che sulla traiettoria della palla.

Roberto Carlos gli aggiusta la palla di qualche metro sulla destra per permettere alla traiettoria di prendere una curva esterna e rientrare. La cosa più impressionante di questo calcio di punizione è il fatto che fosse molto ravvicinato alla porta. Da quella distanza si calcia forte sul palo del portiere, oppure, se si vuole tirare sopra la barriera, bisognerebbe farlo molto dolcemente. Beckham invece era così tecnico nelle sue esecuzioni che poteva permettersi di calciare forte sopra la barriera.




Zinedine Zidane vs Valladolid - 2003/04

David Beckham è probabilmente il giocatore che più di qualunque altro ha spostato in avanti il limite tra un assist e un gol - tra il merito di chi mette effettivamente il pallone in rete, cioè, e quello di chi mette l’attaccante nelle condizioni di farlo. Molti dei suoi assist, soprattutto del suo periodo al Real Madrid, sono talmente ben calibrati rispetto al movimento dei suoi compagni e degli avversari che forse avremmo potuto trasformarli in gol persino noi, mio caro lettore, rendendo ancora più chiaro che quei gol, in realtà, sarebbero stati di Beckham e non nostri. Ma, come appare chiaro anche a una visione superficiale, questo gol di Zidane al Valladolid non è uno di quei gol: insomma, stiamo pur sempre parlando di un tiro al volo con un angolo strettissimo di una palla spiovuta dal cielo dopo un viaggio di una cinquantina di metri.

E quindi è lecito chiedersi: questo è più un gol di Zidane che riesce a incrociare in maniera perfetta o più un gol di Beckham che lo pesca dall’altra parte del campo con una parabola talmente dolce da ricordare quella di un frisbee? Proprio nell’impossibilità di dare una risposta netta e univoca a questa domanda risiede la bellezza di questo gol. I due momenti sono fatti per essere interdipendenti e, anzi, la classica coordinazione di Beckham con il braccio sinistro alzato in diagonale e la gamba rigida sembra coreografata con il saltino di Zidane con cui riesce a colpire il pallone al volo, quasi un Grand Jetè di danza classica. D’altra parte, il DNA del Real Madrid non è mai cambiato, allora quando Zidane era giocatore come adesso che è diventato allenatore, e da sempre si basa sulle possibilità che nascono associando giocatori fuori dall’ordinario.


Raul vs Valladolid - 2003/04

Tra i grandi finalizzatori del calcio, Raul è tra quelli che ha usato peggio il suo piede debole. Come molti mancini ultra-tecnici, adottava soluzioni incredibilmente creative per non usare il destro. Questo colpo di tacco da circo, dopo un movimento rapido sul primo palo, era l’unico modo con cui Raul poteva segnare di sinistro. Il senso di eleganza e perfezione aumenta guardando la leggera giravolta che fa Raul dopo aver colpito il pallone per voltarsi verso la rete. Poi va a ringraziare Figo ma il gol se l’è inventato lui.

Le azioni dei Galacticos riescono ad avere questa compiutezza estetica anche perché davanti c’era un finalizzatore elegante e vellutato come Raul, tra i pochi centravanti in grado di mettere in secondo piano la dimensione pratica di un gol.


Guti vs Celta - 2001/02

Questo gol esprime bene il senso edonistico con cui giocava il Real Madrid dei Galacticos, e non a caso lo ha segnato Guti, che nello splendore dorato del Real era quello che suonava la cetra. Un giocatore particolarmente attento a confezionare giocate “belle”, che se riceveva un passaggio di Zidane come quello non poteva fare un tiro “normale”.

Guti e Zidane in quest’azione - ma anche Figo e Makelele che giocano delle pallette molto tecniche con sufficienza - sembrano giocare al parco. Questo gol, come tanti altri dei Galacticos, sembrano irreplicabili nonostante i loro interpreti sembrano eseguirli senza sforzi. Era il frutto dell’associazione di alcuni dei giocatori col senso estetico più spiccato, nell’ultima epoca in cui il talento non doveva lottare per la conquista del tempo e dello spazio.




Zinedine Zidane vs Siviglia

Al genio di Guti abbiamo dedicato un articolo a parte, in cui scrivevamo anche di questo assist: «Nella maggior parte degli assist guardiamo l’azione e individuiamo le sue condizioni di possibilità. Possiamo vedere i movimenti dei giocatori e aspettarci che chi ha il pallone tra i piedi li assecondi o meno. In quest’azione il nostro cervello non ha mai accarezzato la possibilità di un filtrante verso Zidane – anche la telecamera è costretta a una brusca virata verso l’area di rigore – che arriva improvviso. Forse però neanche chi era allo stadio, neanche chi era in campo, aveva avuto quell’idea. Tra le migliaia di persone che assistevano alla partita, e tra le 22 che erano in campo, probabilmente Guti era l’unico ad aver immaginato quella soluzione. E non c’è forse nessuna migliore patente artistica dell’originalità. Dopo il gol Guti corre a esultare da solo come il vero autore del gol, quando si dice che ci sono giocatori a cui un assist dà più gioia di un gol».


Figo vs Celta 2000/01

Un altro giocatore di cui ci ricordiamo solo per alcune cose specifiche, uno «specialista» come direbbe Sacchi, ma che in realtà aveva qualità che gli hanno concesso attimi di reale, concreta onnipotenza, era Luis Figo. Prendete questo gol: il primo controllo non può essere perfetto, perché la palla di Makelele è piuttosto forte e rimbalza poco prima di raggiungerlo, un avversario gli va addosso e Figo lo salta all’indietro, con un tocco sotto totalmente controintuitivo, più simile a un sombrero che a un dribbling di esterno. Poi avanza di un paio di un metro o due e fa in tempo a toccare la palla solo una volta prima di trovarsi davanti un nuovo avversario. E qui viene il genio. Figo non solo decide di saltarlo alzandosi di nuovo la palla, ma già che c’è se l’allunga oltre un secondo difensore, che non fa in tempo a intervenire prima della conclusione. Il difensore che salta alza il braccio pensando l’abbia passata a un compagno invisibile in fuorigioco, poi si accorge di cosa succede e avverte l’altro difensore quando ormai è troppo trardi. Questo gol pare che Figo lo abbia fatta saltando su delle rocce a pelo d’acqua mentre attraversava un fiume di corsa. E mentre i suoi avversari provavano a morderlo senza riuscirci come i coccodrilli dei cartoni animati.


Guti vs Villarreal - 2000/01

Guti, quindi, per quanto sia stato una figura minore all’interno dei Galacticos, è stato al contempo il giocatore che meglio ne rappresentava l’essenza artistica e dissoluta, quel gusto unico nell’ambire al bello senza scopo. Non a caso, Guti era uno specialista degli assist complessi e controintuitivi e per questo motivo ritrovarlo spesso in una classifica di gol ci dice anche quanto il suo talento fosse vasto e onnicomprensivo. Anche perché difficilmente si vedono gol più belli di questo.

L’azione parte da una verticalizzazione di Figo proprio verso Guti che, venendo incontro sulla trequarti, apre a sinistra con l’interno mentre sta per girarsi verso destra con un movimento a mezza luna - qualcosa che già ci dice molto di quanto la sua ambizione fosse perfettamente sorretta da una coordinazione cervello-corpo raffinatissima. Il pallone arriva a sinistra, dove Roberto Carlos sta avanzando con una fluidità di corsa che sembra futuristica ancora oggi. Nel momento in cui il pallone arriva al terzino brasiliano, però, lo scorrere degli eventi smette di essere lineare e si entra in una successione di gesti tecnici del tutto inaspettati. Prima Roberto Carlos che decide di cambiare gioco di prima verso Guti dall’altra parte invece di sfruttare l’enorme spazio davanti a lui in progressione. Poi Guti che, invece di controllare il pallone, decide di calciare al volo. E non di collo destro, come forse ci si aspetterebbe in quella situazione, ma di piatto sinistro. Una scelta talmente controintuitiva che Guti per colpire il pallone in questo modo è costretto a una specie di passo di can-can che dopo il tiro gli annoda le gambe costringendolo ad accasciarsi a terra. Il motivo di un gesto atletico così complesso viene svelato dalla traiettoria che riesce ad imprimere al pallone subito dopo - una specie di pallonetto teso sul palo più lontano che supera il portiere ancora prima che questo avesse mostrato l’intenzione di uscire per chiudere lo specchio della porta al suo avversario.

Esattamente come faceva con gli assist, molti dei quali prendevano di sorpresa persino i suoi stessi compagni, Guti ha anticipato il futuro prima ancora che il portiere del Villarreal riuscisse a vederlo. Anche perché per prevedere il futuro immaginato da Guti ci voleva un tipo di fantasia a cui solo i giocatori più creativi al mondo possono ambire.


Ronaldo vs Atletico Madrid 2003/04

Questo di Ronaldo è un gol ideale, l’archetipo di quella che poteva essere in potenza ogni singola partita di una squadra in grado di schierare insieme Roberto Carlos, Beckham, Zidane, Raul, Figo e Ronaldo. O almeno come la immaginavo io prima di prendere confidenza con termini tattici come equilibrio, transizioni negative. Cinque giocatori diversi toccano il pallone con leggerezza, prima che uno che chiamano Il Fenomeno decida che per fare gol basta passare in mezzo alla difesa come un coltello bollente ne burro. Niente di più facile.

Da una parte questo gol ha il fascino malinconico dello sprazzo di Ronaldo quando era Ronaldo, un’immagine così nitida che possiamo rivedere anche chiudendo gli occhi, ma che in quegli anni era già quasi un ricordo sfumato; dall’altra è anche l’idea della superiorità quasi ridicola del collettivo del Real Madrid, in grado di segnare un gol da calcio d’inizio senza far toccare il pallone agli avversari come se fosse una cosa naturale, quasi ovvia. Il senso dei galacticos era proprio quello: tutto poteva accadere quando avevi così tanto talento in campo. Le partite potevano finire 10 a 0, il Real Madrid poteva segnare ogni volta che voleva, bastava deciderlo. La realtà però lo sappiamo è diversa, il calcio è uno sport strano in cui non sempre il risultato è la somma degli addendi. In quella partita il Real Madrid segnò solo un altro gol, senza giocare particolarmente bene. Alla fine di quella stagione il blancos arrivarono 4° in campionato, perdendo le ultime 5 partite; furono eliminati ai quarti della Champions dal Monaco e persero la finale di Coppa del Re.


Zinedine Zidane vs Deportivo

È uno dei gol più famosi e incredibili di Zidane, ma dopo aver visto tutti quelli qui sopra sembra in qualche modo più “normale”. E poi, adesso che avete capito il clima culturale a metà tra popolo eletto e Bauhaus, guardate quel passaggio sciatto di Figo e pensate che ogni tanto anche i galacticos erano spettatori della loro stessa grandezza. Certo nessuno poteva pensare che Zidane si bevesse mezza difesa del Deportivo come fosse uno shottino di vodka in una notte fredda. Ci balla, anche se è un ballo violento, un tango della morte o una cosa del genere che sicuramente si trova in un film di Tarantino. Il primo dribbling, con cui rientra verso destra, è una cattiva idea. Zidane invece di ricavarsi lo spazio per il tiro si ritrova davanti altri due giocatori, oltre a quello che ha appiccicato. La sua rapidità di gambe però eccezionale e mentre il primo difensore sta ancora cercando di tornare indietro lui con la suola e con l’esterno si è già allungato la palla sul sinistro. Il tiro dopo non sembra irresistibile ma è comunque violento e il portiere non ha i riflessi per arrivarci. Questo gol è un capolavoro di improvvisazione, di calcio reattivo, di individualismo: un uomo solo contro un’intera difesa, elegante e spietato. In fondo non era questa l’idea di calcio dietro ai Galacticos?


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