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6 video di Guti per sopravvivere all'apocalisse
29 mar 2019
29 mar 2019
I migliori assist dell'artista che giocava nel Real Madrid.
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Nell’estate del 2003 il Real Madrid cede Claude Makélélé e acquista David Beckham: «Perché mettere un altro strato di vernice d’oro sulla Bentley se stai perdendo l’intero motore?»,

con un pizzico di amarezza Zinedine Zidane. Con quella trasformazione radicale il Real Madrid dei Galacticos passò dalla sua fase gloriosa e vincente a una dorata e dissoluta, come Roma passata da quella invincibile e universale dell’impero a quella decadente descritta da Petronio nel

.

 

Con Makélélé in campo i Blancos hanno vinto sette trofei in tre anni, senza di lui non ne vinceranno nessuno per tre anni, regalando però momenti di splendore calcistico forse ancora più assoluto, proprio perché senza scopo. Simbolo di quest’epoca - inaugurata dalla promessa di Florentino Perez di “Zidane y Pavones” - non è stato neanche David Beckham, nella sua versione platinata e con codino, né lo stesso Zinedine Zidane, entrato nella suo periodo ellenista, ma un giocatore minore di cui in quel momento si faticava ad afferrare il senso: José Maria Gutiérrez Hernández detto “Guti”.

 



Nel 2003 Guti aveva le meches e i capelli piastrati all’indietro, raccolti da una coda dall’aria così sfinita da sembrare di paglia. Era sempre abbronzato, con le sopracciglia tirate a lucido e degli orecchini luminescenti.

 

Si era formato come centravanti e nel 2001 Vicente del Bosque lo aveva fatto giocare al posto dell’infortunato Morientes. Aveva segnato 14 gol, dando l’impressione di poter recitare per sempre il ruolo dell’attaccante spagnolo comprimario (ruolo che poi diventerà istituzionale con Portillo, Callejon, Morata, Borja Majoral). Nel tempo, però il suo raggio d’azione si abbassa, per cercare spazio in una squadra che comprava il miglior giocatore disponibile in ogni ruolo. Guti sembrava quasi essersi rassegnato: «Tutte le porte mi si chiudevano davanti. Sono migliorato come trequartista ed è arrivato Zidane. Sono migliorato come attaccante ed è arrivato Ronaldo. Ora gioco in Nazionale da centrocampista ed è arrivato Beckham».

 

In un Real Madrid che perseguiva un ideale tecnico estremo, però, c’era posto per Guti vicino a Beckham, in un centrocampo senza compromessi e che pregava che il pallone non finisse tra i piedi degli avversari. A centrocampo Guti poteva essere quello che forse era sempre stato: un giocatore che ama esprimersi attraverso delle rifiniture raffinate e cervellotiche, assecondando uno stile di gioco che a volte lo faceva sembrare un illuminato, altre un dandy parnassiano interessato a giocare per l’arte.

 

Se scrivete “Real Madrid Galacticos” su Google immagini non ne uscirà nessuna di Guti, che di quella squadra leggendaria rimarrà sempre una figura minore. Un giocatore incompiuto, il cui talento non è forse riuscito a esprimersi all’altezza dei più grandi della sua epoca. Se nel tempo è diventato un giocatore di culto, però, non è solo perché ha sperperato parte del suo talento, ma perché questo talento è riuscito a cristallizzarsi in maniera grandiosa in un unico gesto tecnico: l’assist.

 

Girovagando su YouTube sono capitato

che riassume questo talento unico. Sono “13 assist che nessuno si sarebbe mai aspettato”: un titolo che esprime la capacità ridicola, fuori dal mondo, di Guti di mandare in porta i compagni scegliendo sempre la via più difficile e imprevista.

 

Ho scelto i miei cinque preferiti, credo sia il modo migliore per celebrare la creatività, l’istinto e il genio di un pittore.

 

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