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I migliori gol di giugno 2020
01 lug 2020
01 lug 2020
Tantissimi, nonostante il calcio sia appena ripartito.
(articolo)
12 min
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Giugno 2020 verrà ricordato come il primo giugno della storia della Serie A pieno di gol bellissimi. Ovviamente i motivi che hanno spinto il nostro campionato fino al mese solitamente riservato ai grandi tornei internazionali sono tristemente noti, noi quello che possiamo fare è catalogare i gol belli che, anche se i giorni di calcio sono stati a mala pena una decina, sono stati tantissimi. È vero che i ritmi sono accelerati e si gioca praticamente ogni giorno, ma la qualità e la quantità di grandi gol registrati dalla Serie A è semplicemente assurda, come se i calciatori dopo quasi quattro mesi fermi dovessero sfogare tutta la loro creatività realizzativa. Noi ringraziamo e abbiamo scelto i migliori 11.

Douglas Costa a giro contro il Genoa

In questa stagione Douglas Costa sta tirando meno che nel resto della carriera (1.8 tentativi per 90') - un po' perché Sarri gli chiede di arrivare sul fondo, un po' perché già ci pensano Dybala e Ronaldo. In questo campionato, per dire, non aveva ancora mai segnato, ma ieri apparentemente c'era qualcosa di magico nei pressi dell'area di rigore del Genoa.

Il sinistro a giro con cui si è aggiunto ai due compagni d'attacco nella sagra dei gol belli è praticamente un ricamo, una curva disegnata con le mani piuttosto che con i piedi. Anche il modo in cui si infila all'incrocio, quasi poggiandosi sulla rete e seguendone le trame. Eravamo abituati a conoscere Douglas Costa come un tiratore istintivo, che imprime al pallone strane traiettorie, calcia più forte che preciso, almeno questa era l'idea che avevamo di lui. Forse è la vicinanza con Dybala - che ogni volta che calcia sembra poter segnare questo tipo di gol qua, di interno piede, di precisione - ma insomma il ritorno del calcio dopo quattro mesi ci ha anche ricordato che i calciatori raramente sono l'idea che noi ci siamo fatti di loro.




Classic Gervinho contro l'Inter

Gervinho ci tiene a ricordarci chi è. Dentro e fuori dal campo, per questo gira con un cappello con sopra scritto il proprio nome. Quando gioca, poi, anche se dopo tutti questi anni rischia di suonare un po’ ripetitivo, ci ricorda di cosa è fatto il suo brand: agilità, rapidità, leggerezza. Il gol contro l’Inter è al tempo stesso furbo - almeno rispetto a Candreva che abbocca alla finta di cross e scivola come se avesse appena segnato lui - ed essenziale: il tiro è secco, immediato, una frazione di secondo più veloce dei riflessi di D’Ambrosio e Handanovic. Il primo non accorcia sulla palla, il secondo non scende con le mani a terra. Il messaggio di Gervinho è chiaro: gol così, ne faccio finché campo.

Che dire però della palla di Kucka? Della visione di gioco e della sensibilità che ci vuole per giocare una palla curva del genere? Di un esterno del piede che pare un rovescio a incrociare, forte e teso, che taglia davanti alla faccia di D’Ambrosio disorientandolo, che indica a Gervinho il punto dell’area di rigore in cui trovarsi prima ancora che Gervinho abbia capito che correndo così profondo “Kuco” avrebbe potuto fargli arrivare la palla. Anche perché, parliamoci chiaro, quel passaggio sono in grado di pensarlo pochi giocatori e ancora di meno sono in grado di eseguirlo. Un gol che rende alla perfezione il meglio della qualità della classe media del calcio italiano, troppo spesso sottovalutata. Come Kucka, appunto.


Il vecchio Ribery contro la Lazio

L’unica cosa più incredibile del fatto che Ribery stia giocando alla Fiorentina è vedere che tipo di giocatore sia diventato in Italia. L’ala che rimaneva con i piedi sulla linea del fallo laterale per tagliare dentro al campo in conduzione, che viveva per dribblare il terzino avversario, in maglia viola si è trasformata in un falso nove raffinatissimo che gioca spalle alla porta e si associa con i centrocampisti. Forse anche per questo motivo questo gol è così bello, perché con il suo doppio dribbling ai limiti dell’area di rigore e la sua finta di tiro che trasforma Acerbi in una statua di sale ci ricorda di quando Ribery al Bayern Monaco sembrava potesse rientrare sull’esterno destro per sempre e noi avevamo 20 anni.


La potenza di Malinovskyi contro la Lazio

Non c’è passaporto migliore dell’eccezionalità di Malinovskyi di questo gol molto importante segnato alla Lazio. Non solo perché arriva da fuori area, e l’ucraino è il giocatore col numero più alto di tentativi dalla distanza in Serie A (3,7 per novanta minuti); ma soprattutto perché nel controllo con cui si aggiusta la palla, con l’interno del piede, esprime la dolcezza tecnica del suo sinistro mentre nel tiro ne esprime la potenza mostruosa. Il tiro viaggia attorno ai 130 km/h, siamo sulle velocità della traversa di Adriano contro il Palermo. Qui la palla non ha colpito un legno che poteva restituire il timbro sonoro della potenza del tiro, ma con lo stadio vuoto possiamo ascoltare il rumore della rete, diverso da quello dei gol normali, con la palla che viene risputata nelle mani di Zapata sul dischetto dell’area, come in quei mini-basket delle sale giochi. Vista la sua tecnica di tiro, aspettiamoci altri gol alieni.


La punizione di Muriel contro l'Udinese

Luis Muriel a 29 anni ha battuto il proprio record stagionale di gol: 16, 3 in più dell’annata 2016/17 con la maglia della Sampdoria. Lo ha fatto partendo dalla panchina: con neanche 1000 minuti giocati ha una media di 1,4 gol ogni 90 minuti. Sulla media gol dei subentranti ci sono due scuole di pensiero: chi crede sia in fondo più semplice segnare a partita in corso, con le difese stanche e con gli spazi aperti, o magari nel momento più disperatamente offensivo della propria squadra; c’è chi invece crede sia più difficile, in fondo, segnare con pochi minuti a disposizione, col piede e la mente freddi. Muriel non ha nessuno di questi problemi: un giocatore celebre per la propria discontinuità, a Bergamo nella discontinuità del minutaggio si è esaltato. In un sistema funzionale, e forse con la libertà mentale di essere ambizioso quanto vuole, a Muriel riesce tutto.

All’Udinese in mezz’ora per poco non faceva quattro gol uno meno verosimile dell’altro. Questo su punizione è splendido, pur in una giornata di grandi punizioni, in cui bisogna per forza citare quella di Medhi Bourabia. Lo scorso anno Muriel aveva segnato una punizione magica contro l’Inter, con la maglia della Fiorentina. Una punizione molto diversa da questa, da destra, da molto più lontano, calciando con grande slancio e potenza. Qui calcia quasi da fermo, con la gamba più morbida e leziosa, e il pallone prende un giro impossibile. Muriel oggi restituisce un senso di onnipotenza che, come sempre, si porta dietro il velo melanconico di cosa sarebbe potuto essere e non è stato.


L'effetto sorpresa di Cornelius contro il Genoa

Il quinto gol di Cornelius al Genoa quest’anno, sui sei segnati in tutto, è il più bello, e quello che meno ci aspetteremmo da una fiera medievale alta due metri e che dovrebbe avere oggettivi problemi di agilità. Qui segna uno di quei gol lievi e aerei che associamo ai centravanti slanciati ed eleganti, come van Basten o Lewandowski, o a quelli super flessuosi come Ibra. Cornelius è un freak e il suo gioco è una continua sorpresa. Quando è arrivato quel cross fuori misura di Laurini sul secondo palo era difficile immaginare che Cornelius sarebbe riuscito a controllare la palla, e quando questa si è defilata fino a un punto improbabile dell’area di rigore, chi avrebbe scommesso non dico sul gol, ma persino sul tiro? Una effetto sorpresa che probabilmente ha spiazzato anche i giocatori del Genoa, in ritardo nel chiudergli lo spazio, o con le gambe troppo aperte sul suo tiro, come al solito secco e violento.


Il gol da tedesca di Stepinski contro il Sassuolo

Quanto valeva un gol di petto quando giocavamo a “tedesca” (o come chiamavate quel gioco con uno in porta e ogni gol che gli scala i punti fino all’eliminazione)? Esisteva forse una variante specifica per il tipo di assist? Non ricordo, ma gol di petto + assist di esterno è una combo che difficilmente troverete in qualche campetto e - per i paradossi del professionismo - ancora più difficilmente nei migliori campionati europei.

Ma chiamiamo le cose con il loro nome: quella di Lazovic è una splendida trivela di quaresmiana memoria.

Quindi: trivela + gol di petto.

Avanti, cercate altri gol segnati in questo modo, vi aspetto.

Ancora niente?

No?

Sicuri?

Cercate bene, dai.

Niente, vero?

Ecco quanto è eccezionale questo gol di Stepinski. Che ci ricorda che dentro ogni calciatore c’è un ragazzino che se potesse fermerebbe il pallone sulla riga di porta, si inginocchierebbe e la spingerebbe dentro di testa.




Il piacere atteso del gol di Rogerio contro il Verona

Sassuolo-Verona è stata una partita pazza, con 6 gol segnati solo nel secondo tempo e questo pareggio senza senso di Rogerio al 97esimo minuto. Nel silenzio del Mapei Stadium quando la palla esce dal piede di Rogerio si sente un primo “Sììì”, poi il rumore sordo del palo - un rumore di plastica dura e cava - un secondo “Sììì” e poi il rumore del secondo palo, stavolta un suono più secco, perché la palla lo tocca sulla parte laterale, praticamente già dentro la linea di porta. Un piacere prolungato, atteso come ogni gol all’ultimo secondo e improbabile quanto lo sono la maggior parte dei tiri da fuori area che gira verso l’incrocio con una traiettoria a uscire. Il gol di Rogerio chiude una partita da sogno che è sembra una specie di promessa: continuate a guardarci, non abbandonate il calcio, immaginate che effetto farà quando in una partita del genere ci sarà anche il pubblico.


La tecnica di calcio di Dybala contro il Lecce

Inseriamo il gol di Dybala al Lecce come tributo ai gol di interno piede (quello di Boga, da fermo, contro il Verona, merita una menzione) ma anche ai due gol di Dybala in questo mese. Un tributo al suo sinistro speciale, quindi. Non che dovesse dimostrare qualcosa, ma nel calcio contemporaneo - in particolare in questo col calendario intasato - si fa presto a dimenticare tutto. Così Dybala ci ha ricordato che è forse il miglior tiratore da fuori area in Serie A. Non so sia il più potente, ma di sicuro è il più preciso. Da quando è alla Juve un terzo dei suoi gol sono arrivati da fuori. Secondo il Corriere dello Sport, dal 2015 solo Messi ha segnato più reti da fuori nei cinque maggiori campionati europei.

A guardarli al replay, i gol di Dybala da fuori sembrano facili. Sembra semplicemente calciare nell’angolo sgombro della porta. Ma è la sua tecnica fuori scala a farli sembrare facili, a fargli colpire la palla un po’ più pulita degli altri, più forte e più precisa pur senza sforzo apparente. È forse proprio nel tiro da fuori che il talento di Dybala si esprime nella sua forma più pura.


Il gol di Di Carmine come nel rugby contro il Cagliari

Di Carmine ha l’aurea del centravanti di Serie B, quelli che nella serie cadetta fanno sempre bene, ma che non appena provano il salto finiscono respinti, panchinati da qualche vecchio leone o venduti a gennaio con uno score di uno o due gol. Forse per questo Di Carmine ha aspettato i 32 anni per provare la Serie A per la prima volta. In una squadra che ruota molto i suoi attaccanti, Di Carmine si è tolto qualche soddisfazione, soprattutto nella prima mezz’ora della prima partita dopo la pausa, contro il Cagliari. Prima un gol di testa, da vero centravanti, poi questo gol pazzesco, forse la rappresentazione più pura del calcio heavy-metal di Juric.

Di Carime comincia l’azione strappando - letteralmente - il pallone dai piedi di Ceppitelli piombandogli alle spalle come un falco. Poi lo difende senza toccarlo, come se stesse giocando a rugby, per lasciarlo a Verre che, anche lui come se stesse giocando a rugby, lo raccoglie e corre verso la meta smarcandosi tra quattro avversari che non riescono a buttarlo giù. L’azione è così di stampo rugbistico che Verre quando capisce che non può più andare in verticale si ferma, si gira su se stesso e poi serve - rigorosamente non in avanti - Di Carmine, che dopo aver difeso il pallone ha risalito il campo alle spalle come un fedele scudiero. Il passaggio di Verre non è perfetto, all’attaccante è richiesto un controllo di piatto sporco, leggermente dietro al corpo che gli fa allungare la palla verso destra, ma in maniera non naturale. Invece di alzare bandiera bianca - dichiarare l’azione sfumata e tornare nei ranghi - Di Carmine in preda alla foga pianta il piede perno nel terreno e roteando l’anca come un pugile colpisce il pallone dritto per dritto appena in anticipo sul recupero di Pellegrini. Il pallone fila via dal suo piede che è un piacere, si infila sotto l’incrocio più vicino senza che Cragno batta ciglio. Non sappiamo se Di Carmine segnerà molti altri gol in Serie A, probabilmente quasi nessuno sarà così bello, tuttavia che bel modo di timbrare una stagione obiettivamente eccezionale del Verona.


La coordinazione di Dzeko contro la Sampdoria

Non so se si può definire Dzeko come un giocatore elegante, soprattutto quando calcia al volo, quando sembra costringere il suo corpo a movimenti a cui non è stato programmato. Lo avevamo già notato nel celebre gol al Torino della scorsa stagione, quando aveva colpito con una specie di interno volante con la gamba leggermente piegata a mezza altezza per indirizzare il pallone al sette più lontano, ed è ancora più chiaro in questo gol alla Sampdoria, un altro tiro al volo ma infinitamente più complesso.

Dzeko non ha quel tipo di eleganza innata tipica dei gatti, che sanno cadere in piedi da qualunque posizione contorcendo il corpo nei modi più assurdi ma non perdendo mai in naturalezza - sembra più che altro puntare all’efficacia al netto di un corpo che può coordinarsi in maniera complessa solo restituendo sempre un minimo senso di meccanicità. Una rigidità nelle articolazioni naturale per un giocatore fisicamente così imponente, ma che assume contorni leggermente comici quando Dzeko tenta giocate così difficili, facendolo assomigliare a come penso si muova un orso in equilibrio su una fune al circo. È per questo che per apprezzare questo gol non si può che parlare della sua difficoltà tecnica più che della sua eleganza, perché la palla di Pellegrini è geniale ma anche incredibilmente complessa da trasformare in qualcosa di utile e ha senso solo con un attaccante tecnicamente sublime come Dzeko.

Al contrario del gol con il Torino, in cui Dzeko poteva sempre tenere gli occhi fissi sulla palla mentre caricava il tiro, in questo gol c’è infatti un momento in cui l’attaccante bosniaco è “cieco”, perché il pallone gli arriva dalle spalle e deve staccare lo sguardo dalla traiettoria della palla per coordinarsi per il tiro. Questo gol, insomma, non è difficile solo perché va colpita una palla al volo di collo pieno mandandola sotto la traversa, ma soprattutto perché va fatto senza sapere esattamente dove cadrà il pallone una volta che ti è passata sopra la testa. La cosa più vicina nella realtà a quelli che vengono chiamati “occhi dietro la testa”, che di solito vengono tirati in ballo per i creatori di gioco geniali più che per gli attaccanti alti due metri.


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